Eh si, sapevo che questo momento
sarebbe arrivato, ahimè! xD
Questa è una
one-shot riguardante la morte di George (O'Malley), sono pensieri,
riferimenti, sensazioni, non saprei come chiamarli.
Semplicemente pensavo al
personaggio di Geroge, a quanto sia stata dispiaciuta della sua morte e
a quanto ha lasciato in Grey's Anatomy.
Per il momento questa
rimarrà una one shot, ma se riuscirò potrei
trasformarla in una raccolta di racconti riguardanti la serie tv.
Vabbè, ciancio
alle bane, vi lascio leggere xD Spero vi piaccia e di sapere presto le
vostre opinioni ♥
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007.
E’
tutto così intenso.
Le strade di Seattle erano gremite di persone e
veicoli. L’aria era riempita dai suoni insistenti di clacson
e motori, mentre
un vento leggero sfiorava le foglie degli alberi facendole danzare.
Era tutto così dannatamente imperfetto da farlo
sembrare reale e vivo. Arrivava dritto all’anima, era una
questione di
percezione di ciò che mi circondava e di ciò che
i miei sensi vivevano in
quegli istanti.
Poi lei era lì, una chioma chiara che camminava da
un confine all’atro. Non c’era
nient’altro da fare. Non c’era altra soluzione.
Le persone ora sembravano lontanissime, come
evaporizzate nel fumo delle marmitte delle auto silenziose. Zitti i
clacson e i
motori. L’ultima soffiata di vento. Ogni minima cellula del
mio corpo avvertì
la brezza leggera che mi invase solo perché dopo pochi
attimi questa era
impercettibile.
Un vuoto infinito mi risucchiò in un boccone,
bruciato come dal fuoco. Ma non ero ancora cenere, ma non era ancora
tutto buio
e inesistente.
Tornare lì non mi dispiaceva infondo. Le luci dei
corridoi bianchi. Il completo dal colore celeste che esplodeva sotto il
bianco
di un camice conosciuto. Non sentivo voci, non vedevo volti, non
percepivo il
tatto né tantomeno l’aria. Solo quel suono, il
costante rumore delle piccole
ruote della barella. Ora scricchiola e ora fischia.
Poi il tocco. Un infinità di linee di pelle sotto le
mie cellule. Il suo odore. Il vuoto aumentava, ma mi apparve un
pensiero come
fosse quel vento che per l’ultima volta mi aveva avvolto.
Una saetta di aria colma di numeri.
007.
007.
007.
007.
007.
007.
Poi credo che semplicemente il vuoto sia aumentato.
Ora
è intenso. Ora davvero lo è.
Le porte scorrono in armonia tra loro, dividendosi. Mi
appare un abito color cipria.
I suoi occhi mi parlano di una vita che quasi non
ricordo più. Un’intera vita in pochi secondi. Un
incontro, un arrivo, una scelta,
una perdita, un dolore, un rischio, una delusione, una corsa, una
risata, una
mano, un bacio, una mattina, una paura, una fuga, un coraggio, una
soddisfazione, una birra, un auto, un amicizia, un amore.
Non riesco a smettere di guardarla, di capirla, di
sfiorarla con gli occhi, non riesco a smettere di amarla con il mio
sguardo.
Sembra come se io da lei stessi prendendo ricordi ed
emozioni e lei da me sta rapendo speranza e opportunità.
Eppure il vuoto è qui che mi aspetta, lo sento che
mi attira che non va via, non sparisce.
Vorrei toccarla, vorrei cercarla, vorrei vivere
ancora solo di lei.
Tutto scompare. Non c’è l’ascensore, non
c’è lei,
non ci sono io.
Uno 007.