Famiglia: C18/Crilin

Note: Nessuna

          Api e Fiori
          

“È impossibile!”
Crilin passeggiava nervosamente nel piccolo salottino della Kame House.
All’interno della stanza C18, apparentemente poco interessata ai movimenti nervosi del marito, fissava con fare distaccato il mare oltre la finestra, chiedendosi silenziosamente la motivazione di un tale comportamento. Da quando aveva deciso di rimanere sulla terra, accanto all’uomo che aveva imparato a modo suo ad amare, era maturato dentro di lei un particolare interesse per le mille sfaccettature del carattere umano.
Ma alcune cose continuavano a darle sui nervi. 

“Potresti stare fermo?”
Chiese allora, spazientita. Il ragazzo si fermò a fissare la compagna con fare incredulo.
“Stare fermo? Tu non ti rendi conto! Io non pensavo… non può essere! Dobbiamo andare in città.”

Il semplice fastidio si tramutò in forte irritazione, l’androide odiava non essere al corrente dei piani altrui. Anche quando erano solo lei e suo fratello la ragazza aveva sempre avuto il controllo, pianificava ed organizzava. Era una dominatrice, nata per essere al comando.
Come poteva pensare ora Crilin di fare qualcosa senza che lei ne fosse al corrente?
“Smettila. Non capisco quale sia il tuo problema, ma se andare in città ti farà stare finalmente fermo e zitto, andiamo.”
Crilin guardò la moglie stranito, possibile che non avesse capito, o quantomeno non avesse notato alcun cambiamento? L’androide intanto era già sulla spiaggia, pronta a spiccare il volo verso la città. Qualunque cosa Crilin avesse in mente, lei l’avrebbe presto scoperto.

L’ospedale era come al solito affollato e caotico, pieno di pazienti e visitatori. Crilin atterrò tutto trafelato, mentre una sempre più scocciata C18 lo seguiva nervosamente. 
“Dottore, grazie per essere venuto con così poco preavviso.”
Crilin, visibilmente imbarazzato, avvicinò un uomo di mezza età.
Il dottore strinse la mano ai due coniugi, e invitò la ragazza a seguire una giovane infermiera.
Mentre il dottore parlava concitatamente col marito, C18 affiancava l’infermiera che si teneva ad una certa distanza, intimorita dall’algido comportamento del cyborg. 

“Dottore, pensa sia possibile?”
“Tecnicamente, secondo quello che mi hai raccontato, è più che possibile figliolo, quasi certo! Poi hai visto la sua condizione, giusto? Mi pare evidente.”
Crilin sbiancò, non aveva mai calcolato una simile evenienza. Non che in una certa ottica questa situazione gli dispiacesse, ma di certo era inaspettata.

Passò mezz’ora, o forse di più, Crilin aveva oramai perso la cognizione del tempo.
“Gli esami l’hanno confermato ragazzo, diventerai papà.”
“Crilin, spero che questo non sia stato uno scherzo. Non mi sono divertita.”
C18, evidentemente ignara di quello che i medici le avevano appena comunicato, si diresse indignata vero le porte scorrevoli dell’ospedale e, dopo averle divelte poiché non si aprivano, spiccò velocemente il volo.

Crilin osservò sconvolto il dottore, a sua volta alquanto perplesso.
“No, non le ho ancora fatto il discorso delle api e dei fiori.” Disse infine, grattandosi la lucida testa pelata e sorridendo con fare imbarazzato.