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Autore: _Luna_    28/12/2011    13 recensioni
Le parole di Simza mi sono rimaste impresse... ed ecco qui una one-shot sulla mia coppia preferita: Sherlock e Irene.
{ATTENZIONE: SPOILER}
« Che cosa vede? » Simza era sottopressione ed era evidente. La sua voce non era cristallina e decisa, ma tremolante e intimorita. Non era per la missione, che in fin dei conti stava andando a buon fine, ma per l’incapacità del ballo. Così, per distrarsi, gli aveva rivolto quella domanda.
« Tutto » rispose Sherlock, continuando a farla volteggiare tra la folla
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il profumo intenso riempiva tutta la stanza. Era talmente penetrante che sembrava che gli stessi mobili, le stesse pareti, gli stessi soffitti, lo emanassero. Inebriato dall’odore, capì che Irene era ancora lì nell’hotel. Non era ancora scappata alla ricerca di avventure ma lo avrebbe fatto presto. Gli era bastato poco per capire quella donna e sapeva benissimo cosa aspettarsi da lei. Legami duraturi no di certo. Relazione nemmeno. Conoscenza neppure. Nulla. Non si aspettava nulla da lei. Non voleva affatto essere succube e patire dolori per la sua assenza. Meglio rispettare la vita altrui. Nulla di più, nulla di meno. Non aveva impiegato molto tempo a capire cosa facesse la ragazza nella vita ma l’aveva accettato in qualche modo. Era troppo bella e intelligente per lasciarla andare senza nemmeno provarci. Ma erano giunti entrambi alla stessa conclusione. Vite diverse, modi di pensare diversi, avventure diverse li attendevano. Non potevano stare insieme.
Si alzò in piedi, mettendosi un accappatoio che aveva portato la sera prima. Scrutò tutta la stanza con gli occhi senza riuscire a trovarla e si preoccupò. Era lì, non poteva essersene già andata. Andò nella stanza accanto ma non c’era nessuno. A passi svelti, esaminò tutto l’appartamentino del Grand Hotel ma Irene Adler non c’era. Tornò nella camera da letto e trovò le boccette di profumo aperte e mezze vuote.
Aveva capito uno dei suoi metodi allora. L’aveva lasciato così, solo e senza nemmeno un addio… stentava a crederci. Almeno qualcosa doveva dirgli, lasciargli, invece niente. Vagò qualche altro minuto alla sua ricerca ma l’appartamento gli sembrò improvvisamente vuoto e spoglio. Inutile cercare ancora, se ne era andata. I vestiti erano scomparsi ma avevano lasciato qualche filo tra i chiodi sporgenti dell’armadio. Il profumo svanito indicava che Irene si era vestita da uomo pur di non farsi seguire, altrimenti si sarebbe per forza messa il suo profumo preferito. Forcine e nastri erano stati utilizzati per alzare i capelli per non destare troppi sospetti. Era rimasto solo un ritratto suo che aveva lasciato lì per la fretta di andarsene. Lo scrittoio era rimasto tale e quale alla sera prima, non aveva nemmeno scritto una lettera d’addio. Vedeva tutto, tutto quello che gli ricordava la sua presenza, tranne lei.

 

• • •



C’era un grande vociare al Savoy e ciò lo stava alquanto irritando. Donzelle troppo allegre che si lasciavano andare al vino e alla baldoria pur di sedurre uomini anziani; camerieri maldestri che non sapevano nemmeno portare un vassoio con i piatti; litigi tra coniugi banali e senza senso. Ma dopotutto, il cibo lì era squisito come la dama che stava aspettando. Era in ritardo di qualche minuto ma probabilmente si stava preparando per la serata. Non era anormale per Irene farlo aspettare, anzi, nutriva un qualche perverso divertimento che il grande Sherlock Holmes aspettasse una donna in silenzio e per tanto tempo, lo sapeva. Continuò a guardarsi intorno, osservando tutto sotto una luce diversa, divertendosi per alcune scaramucce di amanti, o preoccupandosi per qualche uomo che aveva intenzione di chiedere la mano alla fidanzata.
 
Otto e mezza. 
 
Ancora non si vedeva ma era proprio questo il divertimento. Pregustò già il momento in cui le avrebbe rimproverato il suo ritardo, decisamente non da gentildonna. E da lì sarebbe partita una discussione piccante e piena di sottintesi che piacevano tanto a Holmes. Intanto, seguiva la storia di un giovane di venticinque anni che aveva appena chiesto ad una ragazza di sposarlo. Oh, che peccato. Il giovane dai capelli biondi già aveva iniziato a sudare e a guardarsi intorno con preoccupazione. Hai firmato la tua condanna. Pensò mentre assaggiava il vino francese con la punta della lingua. Da buon intenditore, riconobbe una strana e leggera sfumatura di una particolare zona a sud est della Francia. Si, doveva proprio congratularsi con quel ristorante, era sempre tutto impeccabile.
 
Nove meno dieci.
 
Ah, quanto ritardo stava facendo quella sciagurata! Bhè, non importava, aveva trovato di meglio da fare. Continuava ad osservare quel povero ragazzo che di minuto in minuto si stava trasformando in una pozza di sudore misto a preoccupazione. Aveva trovato anche uno spettacolo più entusiasmante: due zitelle di una quarantina d’anni ciascuna stavano amabilmente spettegolando di alcuni uomini, molto probabilmente inventati, che avevano pianto ai loro piedi pur di sposarle. Ma no! Entrambe avevano resistito per orgoglio, non si sarebbero mai abbassate a sposare degli uomini di così bassa elevazione sociale, no signore! Ma il nostro Sherlock Holmes, supponeva ben altro. Quelle due povere signore non avevano ricevuto nessuna proposta e ora si sgolavano pur di far credere il contrario. Stando ai loro lineamenti e alle loro forme, era comprensibile. Una era bassa e tozza, l’altra scheletrica e alta. Non erano decisamente due con cui passare una vita. Il matrimonio. Che sciocchezza!
 
Nove e dodici.
 
Anche quella volta, c’era cascato. L’aveva preso in giro e ora stava ridendo di lui con qualche altro signore più bello e più ricco. Sicuramente stava parlando di un detective misero e inetto che credeva di piacerle. Che tristezza che le faceva quello Sherlock Holmes. Era un triste e misero omuncolo.
Chiamò il cameriere e finalmente arrivarono i piatti.
Della buona carne di vitello per iniziare era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Irene Adler non sarebbe venuta.

 

• • •

 
« Che cosa vede? » Simza era sottopressione ed era evidente. La sua voce non era cristallina e decisa, ma tremolante e intimorita. Non era per la missione che in fin dei conti stava andando a buon fine, ma per l’incapacità del ballo. Così, per distrarsi, gli aveva rivolto quella domanda.
« Tutto » rispose Sherlock, continuando a  farla volteggiare tra la folla. Non poteva rispondere in modo diverso. Lui vedevatutto. Lui capiva tutto. Lui eratutti in quella sala. Lui era l’ambasciatore francese, lui era il primo ministro, lui era la dama dal vestito viola, lui era il principe tedesco, lui era Renèe, lui era tutti « Questa è la mia condanna »
« Ma non vede quello che cerca »
Forse per l’indovina quella era una frase buttata a caso, ma non era affatto così per Holmes. Simza aveva ragione, il detective poteva anche capire e vedere, ma non trovare ciò che veramente cercava. Non cercava Renèe, poiché aveva capito anche il suo scopo, non cercava Moriarty, ormai con lui la partita stava per concludersi, non cercava la prossima vittima, perché sapeva che era in salvo. Allora cos’era che cercava con così tanta dedizione e angoscia senza nemmeno accorgersene?
 

Un volto familiare, un volto noto, un volto che desiderava,
 
 
Stava sognando certamente. Eppure, tra il vortice di persone che si trovavano lì a ballare e  a parlare, non avrebbe potuto non riconoscerla. Sorrideva. Il suo solito sorriso enigmatico e irresistibile. Non si poteva non guardare. Era lei, era lì. Non era morta, Moriarty l’aveva ingannato. Quel fazzoletto non era sporco di sangue… si era lasciato ingannare dall’evidenza, sbagliando.
Increspò le labbra in un sorriso e si posò con eleganza l’indice sulla bocca prima di sparire tra la folla.
Ora doveva solo chiudere la partita con Moriarty.
Perché aveva trovato ciò che cercava.



N.d.A. Ehm ehm. Ok, ammetto che non è uscita fantasticamente... ho completamente inventato la prima scena, quella nella camera del Grand Hotel. Ho immaginato Sherlock Holmes che si risveglia nella camera d'albergo dopo una notte passata con Irene e non la trova la mattina dopo. Se vi è piaciuta questa one-shot, vi consiglio anche un'altra scritta da me che trovate sulla mia pagina di EFP, si chiama "Faccia uno sforzo, Holmes", sempre su Irene e Sherlock. Bhè, non ho altro da aggiungere, se recensite mi fate un grosso piacere! Grazie e buone feste! Ah, dimenticavo, se volete c'è anche una storia sulla coppia Sherlock Holmes Watson: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=909520&i=1
_Luna_

   
 
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