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Autore: e m m e    29/12/2011    19 recensioni
Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Parte VII - Detta anche Epilogo

 

“When everybody's in, and you're left out
And you feel your drowning, in a shadow of a doubt
Everyone’s a miracle in their own way
Just listen to yourself, not what other people say

When it seems you're lost, alone and feeling down
Remember everybody's different
Just take a look around

Welcome to wherever you are
This is your life, you made it this far
Welcome, you gotta believe
That right here right now, you're exactly where you're supposed to be
Welcome, to wherever you are”

Bon Jovi - Welcome to wherever you are [Click]

  

 

Lo vuoi fare davvero, Lily Luna Potter? Vuoi davvero andare là e vomitargli in faccia tutto quello che per settimane ti ha costretto a sentire il tuo cuore battere più forte ogni volta che lui ti chiamava per nome? Vuoi davvero perdere tutto in questo modo?
Finalmente Lily ricordò perché non aveva mai sentito il bisogno di innamorarsi davvero: c’era il rischio di impazzire come stava accadendo a lei in quel momento.
La distanza tra la casa della sua infanzia e il negozio di Snape era spropositata e lei si era messa in testa di farla tutta a piedi, perché, sì, come una vera Serpeverde, in quel momento si sentiva un po’ codarda e avrebbe fatto di tutto pur di ritardare il momento di una confessione folle, sconclusionata, che non avrebbe portato niente di buono.
Ma passare il suo tempo con Snape e parlare a cuore aperto con suo padre le avevano fatto capire che vivere in una menzogna era solo doloroso e inutile.
Perché alla fine le cose si capiscono sempre. Alla fine la verità viene fuori.
« Merda! » sbottò in mezzo alla strada, facendo voltare verso di lei una signora anziana con un bambino attaccato alla sua mano.
« Cos’ha da guardare?! » le sputò in faccia Lily. La signora accelerò il passo, trascinandosi dietro il nipote e borbottando qualcosa sugli adolescenti perduti, lasciandola ai suoi pensieri.
« Ma perché a me? » si lamentò la ragazza continuando a camminare. « Che cosa ho fatto di male? E dove lo trovo il coraggio di dirglielo? »
Ok, adesso si stava comportando peggio di suo padre; non c’era alcun bisogno di attirare in quel modo l’attenzione su di sé in mezzo ad una pubblica strada.
Lily abbassò la testa, proteggendo il volto nella sciarpa verde e argento della scuola, e continuò spedita per la sua strada.
« Gli potrei dire...» borbottò tra se, pianissimo. « Gli potrei dire che da quando ho iniziato a lavorare per lui ho anche iniziato a guardarlo in modo diverso... no! Che sciocchezza. Oddio... mi riderà in faccia! È così tanto più grande... e poi lui amava la nonna. »
Ecco, quello era un problema. Secondo la storia che sua madre e suo padre le avevano raccontato riguardo a Snape, era anche molto probabile che quell’uomo non avrebbe mai smesso di amare Lily Evans.
Lily si impose di smettere di pensare alla sua omonima che le aveva anche dato i natali.
« Basta! È ridicolo! » proruppe alla fine, infilandosi nel primo vicolo che trovò e guardandosi alle spalle per essere certa di non essere seguita. A quel punto sospirò afflitta e si Smaterializzò direttamente davanti al negozio di Snape.
Diagon Alley era piena di gente e per poco non investì in pieno un bambino che si stava gustando un enorme lecca-lecca alla fragola. O ciliegia, forse.
Quanto avrebbe voluto avere ancora l’età in cui l’unico problema al mondo era quanti dolci riusciva a nascondere nella sua stanza senza che sua madre li scovasse.
Ma stava perdendo tempo inutilmente e lo stava facendo in modo volontario.
Il negozio di Snape era sguarnito di clienti, come al solito, quindi l’unica cosa che restava da fare era entrare e mettere le carte in tavola.
Lily allungò la mano sul pomello per spingere la porta nel momento esatto in cui questa si spalancò da sola, mostrando un James sorridente che usciva dal negozio.
« Lily! » esclamò sorpreso. « Credevo che fossi scomparsa dalla faccia della terra! »
Perfetto, proprio perfetto.
« Ho dormito da papà... » spiegò, mentre con la coda dell’occhio vedeva la figura in penombra di Snape che scompariva man mano che la porta si chiudeva.
Che cosa stupida fremere per fare qualcosa che solo qualche attimo prima non avrebbe mai voluto fare!
« Hai... fatto pace con papà? »
« Sì, più o meno... ehm, adesso mi lasceresti entrare? »
James le sorrise raggiante. « Sono così contento! Ma perché sei andata a parlare con lui? Credevo che lo odiassi a morte... »
Lily sospirò e decise di concedere al fratello pochi minuti del suo preziosissimo tempo.
« Ho pensato che fosse inutile comportarsi da bambini e lui è stato d’accordo. A proposito... credo che tra un po’ vorrà parlare anche con te e con Albus. E anche la mamma. »
« Cosa? Perché? Credevo che le cose fossero a posto. »
La ragazza inclinò un poco la testa facendo una smorfia. « Sì, ma ancora non del tutto... te lo dirà lui, comunque. »
« È qualcosa per cui mi devo preoccupare? »
Lily ci pensò su corrugando le sopracciglia e decise di mentire. « No, non penso. »
James la scrutò, come per essere certo di potersi fidare di una che portava la sciarpa di Serpeverde con apparente dignità, ma alla fine decise che per una volta avrebbe potuto credere alle parole della sorella e le sorrise.
« Mi sono appena dimesso » spiegò poi, più raggiante di quanto un neo-disoccupato avrebbe diritto ad essere.
« Spero allora che vorrai sloggiare da casa mia, visto che non hai di che pagarti vitto e alloggio. »
« Noto che ogni giorno la tua gentilezza, il tuo amore e la tua compassione crescono sempre di più… » ironizzò lui sfiorandole con due dita la sciarpa.
« Ti giuro fratello... starei qui davanti al Potion Master a scambiare piacevolezze con te per tutto il giorno, ma io ho ancora un lavoro a differenza di qualcun’altro. »
James le diede uno scappellotto leggero sulla fronte, dato che la sovrastava di quasi tutta la testa.
« Io tra poco sarò in squadra con i Cannoni e tu sarai costretta a rimangiarti queste parole e a venirmi a supplicare per avere qualche galeone in più a fine mese. »
« Puoi sognartelo, idiota! »
Lily con una spinta lo spostò e James finse improvviso dolore in ogni parte del corpo.
« Finiscila di fare il melodrammatico! Ti stanno guardando tutti. »
La ragazza aveva aperto la porta quasi a metà, quando si voltò di nuovo e scoccò al fratello un bacio sulla guancia, così, in modo del tutto spontaneo.
« Oddio... il mondo finirà presto... » commentò James portandosi una mano al volto. « Ho bisogno del disinfettante! Sono stato baciato da mia sorella! »
Lily lo guardò con un sorriso un po’ triste sulle labbra, mentre andava via: era consapevole che James sarebbe stato quasi devastato dal tradimento di sua madre. Era sempre stato il preferito di Ginny, lui.
Dopo qualche attimo si strinse tuttavia nelle spalle tornando a portare attenzione ai suoi problemi più immediati.
Entrò nel Potion Master e il campanello suonò come al solito; il cuore di Lily accelerò i battiti proprio quando lei avrebbe voluto ritrovare tutta la calma perduta.
Severus era seduto dietro il bancone, intento a scrivere un indirizzo sopra una busta.
Un gufo dalle piume grigie attendeva pazientemente accanto a lui.
« Ciao » iniziò lei. « Mi dispiace per non essermi presentata stamattina, ma... »
« Sul tavolo ci sono le tue dimissioni. Attendono solo di essere firmate » la interruppe subito il Mago senza alzare gli occhi dal proprio lavoro.
« Cosa? » balbettò la ragazza colta di sorpresa. « Ma... voglio dire, sapevi che ero con mio padre! Credevo che per te andasse bene... »
Snape alzò gli occhi su di lei e a Lily venne quasi automatico fare un passo indietro, tanto erano freddi e impenetrabili: non l’aveva mai guardata in quel modo tanto distaccato.
Che cosa stava succedendo?
« Non posso avere alle mie dipendenze una persona che non rispetta l’orario di lavoro in questo modo. Mi sembrava di averti già avvertito una volta. »
Era talmente stranita da quel comportamento improvviso che non seppe che cosa replicare, se non: « Mi dispiace. »
« Non sono più disposto a scusarti. Questo non è un parco giochi dove poter passare il tempo quando e come ti pare. Questo è un lavoro. »
« Ah sì?! » fece Lily, adesso punta sul vivo e di nuovo capace di rispondere a dovere ad accuse che Severus non aveva alcun diritto di rivolgerle. « Non mi sembrava che la pensasi allo stesso modo quando James ti ha proposto di infrangere la legge! »
Snape si alzò in piedi e consegnò la lettera al gufo. L’animale arruffò le penne quando il Mago gli legò il messaggio alla zampa con troppa forza. A Lily parve che gli tremassero le mani, ma probabilmente era solo una sua impressione.
La ragazza si affrettò ad aprire la porta, il cuore che pompava sangue più velocemente di quanto non avesse fatto fino a due minuti prima, l’incredulità dipinta a grandi tratti sul volto.
L’animale volò via con uno stridio rabbioso e la campanella suonò con forza quando Lily lasciò andare la porta, che sbatté alle sue spalle.
« Non ho alcuna intenzione di dimettermi. Quindi non firmerò un bel niente! » protestò con veemenza.
« Questa non è una gentile richiesta, Lily Potter, questo è un ordine: firma le dimissioni, oppure sarò io a licenziarti e sarai costretta ad annotare un secondo licenziamento in un tuo futuro curriculum. »
Lily incrociò le braccia, spazientita, ma assolutamente decisa a non cedere: « Come se ti importasse! Dammi una sola motivazione per cui non mi vuoi più qui dentro. Una che sia valida, almeno. »
« Quella che ti ho dato è perfettamente valida. »
« Stronzate! »
Snape le lanciò un’occhiata sprezzante: « Linguaggio » la avvertì.
Lily ruotò attorno al bancone, per trovarsi finalmente davanti a lui senza inutili impedimenti nel mezzo.
« In culo il linguaggio! Dimmi che cosa ti ho fatto per indurti a trattarmi in questo modo?! »
Il Mago teneva le braccia rigide contro il corpo, i pugni stretti e le labbra serrate. Non sembrava voler dare una risposta a quella domanda.
« Dimmelo, Severus... »
« Non ti voglio più qui » dichiarò lui con voce sottile, quasi strappandosi a forza quelle parole dalla lingua.
« Perché? » domandò lei gentilmente, avvicinandosi un po’ di più.
« Perché sei la persona meno puntuale che abbia mai conosciuto. »
Lily fece un sorrisetto, rendendosi conto che l’uomo cercava di guardarla il meno possibile.
« Non è una motivazione valida. »
Snape alzò un sopracciglio, guardandola con scetticismo. « Sei sicura di essere davvero figlia di Potter? »
Lei si dondolò un po’ in avanti, sorridendo. « Direi che non ci sono dubbi in proposito. »
Lily allungò le mani in avanti, cercando di prendere quelle dell’uomo davanti a sé, ma all’improvviso le dita di Snape le strinsero le spalle, bloccandola.
I suoi occhi la fissavano con rabbia trattenuta a stento e qualcosa di più profondo e inconfessabile.
« Voglio che tu te ne vada » disse Snape.
« No » rispose Lily, poi si sporse in avanti e lo baciò.
Snape si staccò dal lei come se lo avesse toccato con un ferro incandescente, il suo sguardo si fece freddo e la linea del volto si indurì.
« Non guardarmi in questo modo... sei solo una bambina! »
Lily riguadagnò terreno facendo un passo avanti, senza perdersi d’animo.
« Può darsi » lo accontentò senza distogliere gli occhi dal suo volto. « Ma so quello che voglio. »
« No » la ammonì Snape, la voce profonda e terribile. « Tu non lo sai affatto. »
« Non mi importa di quello che pensi tu, o chiunque altro se è per questo. Io ti... »
« Non. Provare. A. Dirlo » la bloccò Severus con slancio improvviso, scandendo bene ogni parola e guardandola con severità. « Non dire qualcosa di cui poi ti pentirai. »
« Non me ne pentirò. »
« È una follia. »
« Questo è certo. »
« Se anche ci fosse una... possibilità, sarebbe solo perché tu assomigli a lei » c’era una punta di incertezza nella sua voce, Lily la poteva sentire, la pregustava dal momento esatto in cui era entrata nel negozio.
Sogghignò, roteando gli occhi. « Se anche questo fosse vero - e non lo è, perché io non ho preso assolutamente niente da mia nonna, tranne il colore dei capelli - non mi importerebbe. »
Lo vide sospirare e chiudere gli occhi, come se fosse improvvisamente stanco.
« Ascoltami » iniziò Snape, ma, vedendo che lei si limitava a sorridere e a guardarlo, si sollevò in tutta la sua altezza e la squadrò come se stesse per dire le parole più importanti della sua vita.
« Ascoltami! » ripetè con più forza. « Hai tutta la tua vita davanti a te. Non c’è niente che ti possa legare a me, tranne una momentanea infatuazione che si demolirà da sola nel giro di due giorni. Non voglio averti sulla coscienza... ci sono troppe persone che vi pesano. »
« Ti aiuterò a portarne il peso » ribattè Lily, ignorando volutamente il riferimento al suo sentimento che avrebbe potuto rivelarsi effimero.
« Merlino, ragazza! Potrei essere tuo nonno! » quasi gridò Snape, esasperato dalla sua cocciutaggine.
Lily roteò lo sguardo senza demordere, ma anzi, avvicinandosi di nuovo: Snape aveva alle spalle il bancone di legno e non avrebbe potuto arretrare ulteriormente.
« Non ho alcuna intenzione di stare ad ascoltarti se continuerai a ripetere questa obiezione. Sei un Mago... puoi vivere fino a duecento anni se mangi ogni giorno la tua verdura. »
Era stata un’impressione oppure Severus aveva fatto una smorfia molto simile ad un sorrisetto?
« Ti amo » proclamò con forza a quel punto, scegliendo un momento in cui lui non avrebbe potuto interromperla, o tentare di cambiare discorso.
Severus fissò gli occhi sul suo volto, come se stesse per trapassarla viva.
« Tu non sai di che cosa stai parlando. Hai solo diciotto anni. »
« Anche tu a diciotto anni... »
« Non. Dirlo. »
E fu allora che Lily si rese conto di aver superato quella sottile linea che non avrebbe mai nemmeno dovuto sfiorare. Fu un breve, rapido lampo negli occhi neri dell’uomo che le fece comprendere di non avere alcuna possibilità, o di essersele già giocate tutte.
L’enormità di quello che stava gettando in faccia a Severus, di quello che egoisticamente stava pretendendo da lui, le rimbalzò addosso e le fece più male di qualsiasi schiaffo dato da suo padre.
Per la prima volta il volto di Severus diceva esattamente ciò che stava provando: improvviso, immenso, incredibile dolore.
« Non... ti prego, non guardarmi così. Mi dispiace, io... » la voce le sfuggì in un singulto.
Non si era accorta di quanto in realtà si fosse davvero innamorata di lui, di quando tenesse a lui più che a chiunque altro in quel momento della sua vita.
E come poteva chiedergli di perdere quella meritata, forse effimera pace che era riuscito a costruirsi in quegli anni di solitudine? Come poteva chiedergli di affrontare il mondo intero per lei?
Lei che era ancora così giovane, così piccola e insignificante in confronto al semplice ricordo di Lily Evans.
Lo fissò attraverso un velo di lacrime, lo fissò a lungo, aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
« Lily » disse infine Snape, la voce simile ad un sussurro e negli occhi una tenerezza nuova, qualcosa in divenire, che ancora non aveva un nome ed era acerbo e fresco, come lei. « Non avrei dovuto farti iniziare a lavorare qui. »
Lei si asciugò le due lacrime che le erano sfuggite nonostante facesse di tutto per trattenerle.
« No... no. Io-io sono felice di aver passato questi mesi con te. Mi hai insegnato tanto. E non parlo solo delle pozioni. »
Severus non disse niente, ma allungò una mano e le sfiorò una guancia, prendendo tra le dita un ciuffo di capelli rossi e verdi. Lily gli rivolse un sorriso umido e si spinse in avanti, questa volta consapevole che non sarebbe stata respinta.
Lo abbracciò, come aveva fatto qualche settimana prima, anelando ad un conforto che quella volta nemmeno lui avrebbe potuto darle.
Severus le strinse il braccio destro attorno alle spalle, posando la mano sulla sua testa.
« Sono stata un’egoista e un’ingenua » balbettò, aspirando il suo odore di pozioni e legna bruciata.
« Come tutti i ragazzini » commentò Severus dall’alto.
« Cosa posso fare per convincerti che non sono del tutto irrecuperabile? »
Snape fu scosso da una silenziosa e breve risata. « Con il cognome che porti? »
« Cosa posso fare? » ripetè Lily, incapace di scherzare.
Alzò il mento, cercando di guardarlo negli occhi senza tuttavia allontanarsi da lui.
« Non sono io quello a cui devi dimostrare qualcosa. »
« Non mi importa della mia famiglia! » sbottò lei scuotendo la testa con forza.
« Sappiamo entrambi che non è vero, ma in ogni caso non mi riferivo alla tua famiglia. »
La ragazza si allontanò, questa volta scocciata, e incrociò le braccia con una smorfia. « Si può sapere perché non me lo dici e basta?! A chi devo dimostrare che non sono irrecuperabile, secondo te? »
Severus sospirò stancamente. « Il ruolo di confidente e mentore non fa per me, e sei in ritardo di qualche anno per rivolgerti ad Albus, quindi penso proprio che dovrai capirlo da sola. E adesso ti pregherei di firmare queste carte e chiudere qui questo teatrino. »
Lily aprì la bocca per protestare, ma aveva imparato a conoscere un minimo quell’uomo e sapeva bene che giunta a quel punto la conversazione si sarebbe arenata su una non-risposta di Severus a qualsiasi ulteriore domanda lei avesse tentato di fare.
Il momento in cui aveva potuto convincere Severus ad essere se stesso, ad essere davvero se stesso, era passato e lei era troppo inesperta per riuscire a farlo tornare così rapidamente.
Fece dunque qualche passo indietro, tornando al di là del bancone, come una qualsiasi cliente.
Severus aveva già intinto la piuma nell’inchiostro e gliela stava porgendo.
Così come aveva fatto la prima volta, quando firmare significava legarsi a Snape e non allontanarsi da lui, Lily chiuse gli occhi e vergò il suo nome a chiare lettere su una pergamena che nemmeno aveva letto.
Ma ormai si fidava di Severus e sapeva che di lui non avrebbe mai più dovuto aver paura.
Trattenne qualche lacrima, fissando insistentemente una venatura del legno, e indietreggiò verso la porta, cercando di non dare a vedere quanto in realtà quella separazione le stesse spezzando il cuore.
« Posso venire a trovarti? » domandò, senza riuscire ad impedirselo.
« No » rispose Severus, e da lui non si era aspettata niente di meno.
« Posso... posso scriverti? »
« No. »
Lily sollevò lo sguardo, ma era già troppo lontana per riuscire a vedere il volto di Severus, nascosto com’era dalla penombra. Estremamente bravo a nascondere le proprie emozioni, proprio come lei era una maestra nell’esporle troppo.
« Io... »
« Vai adesso. »
Non le avrebbe permesso di dire una parola di più e forse se lo meritava, forse era stata così tanto sciocca in ogni rapporto che aveva intrattenuto con lui che si sarebbe meritata qualsiasi cosa.
Aprì la porta e lo scampanellio invase l’ambiente, ferendo le sue orecchie e facendo sanguinare ogni suo pensiero.
Si chiuse la porta alle spalle senza tentare di guardare all’interno. Non avrebbe visto comunque nulla. Era troppo piccola per vedere.

 

***

 

Lily camminò con il volto coperto dalla sciarpa fin quasi davanti agli occhi. Le lacrime silenziose venivano assorbite dalla lana ancora prima di asciugarsi per il vento invernale.
Non credeva di poter stare così male per tanti motivi diversi.
Non era stata respinta, ma non era stata accettata.
Non era stata allontanata per sempre, ma non era stata nemmeno rassicurata.
Aveva detto “ti amo” aspettandosi qualcosa di concreto in risposta, e invece non c’era stato niente che le facesse capire davvero che cosa Severus provasse nei suoi confronti.
Parole, parole, parole. Lui sì che ci sapeva fare con le parole. Anche quando sembrava che stesse dicendo qualcosa di importante, di vitale, in realtà diceva poco o niente.
Lily sapeva che avrebbe dovuto avere la capacità di leggere la verità nei suoi occhi, ma quando era giunto il momento non aveva saputo farlo.
L’unica cosa che era riuscita a capire era che non avrebbe potuto fare niente per averlo, se non aspettare, crescere, diventare qualcuno.
Vagò per un paio d’ore per le strade di Londra, fin quando i piedi persero ogni sensibilità e il naso cominciò a colare indipendentemente dalle lacrime, che in realtà avevano smesso di cadere da un pezzo.
C’era solo una cosa che avrebbe potuto fare, e l’avrebbe fatta da sola.
Era finito il tempo in cui si rannicchiava tra le sottane di qualche adulto. Sua madre, suo padre, James, Albus, Teddy... Severus.
Adesso ci sarebbe stata Lily, lei e solo lei era in grado di prendere in mano la propria vita.
Aveva già deciso che cosa fare, anche prima di mettersi a pensare seriamente, e i suoi piedi l’avevano portata esattamente dove avrebbe voluto andare.
Agli occhi dei Babbani era un vecchio negozio di articoli sportivi in disuso, ma per un Mago era un moderno edificio dove spiccava la scritta “Dipartimento per lo studio e l’utilizzo di Pozioni e Filtri”, e poi una scritta più piccola diceva: “Specializzazione e Master per giovani diplomati”.
Sospirò afflitta, ben sapendo che non solo l’anno di studio era iniziato, ma era anche quasi giunto alla metà e che la sua eventuale domanda di iscrizione non sarebbe mai stata accolta.
Ma aveva aspettato sin troppo per entrare in quell’edificio, quindi mandò al diavolo ogni inutile indugio e spalancò la porta.
Nell’atrio non molto ampio ma pulito c’era una giovane donna intenta ad osservarsi le unghie al di là di una scrivania bianca.
« Oggi non c’è lezione » la avvertì, senza nemmeno guardarla.
Lily si fece avanti arrossendo per essersi dimenticata che era domenica e che l’istituto avrebbe potuto benissimo essere chiuso.
« Buongiorno, io... mi scusi... per caso c’è il Professor Colfer? » domandò con voce sottile, ricordando come il padre era solito chiamare quel luminare delle Pozioni.
La donna sollevò allora lo sguardo mostrando un paio di occhi azzurri sotto un caschetto  di capelli neri e curatissimi.
« Chi lo desidera? »
« Mi chiamo Lily Potter... lui non mi conosce di persona, ma credo che mio padre abbia... »
« Lily Potter? Lily Luna Potter? La figlia di Harry Potter?! » balbettò lei sgranando gli occhi
La ragazza sospirò afflitta. « Proprio io, sì. »
« Grazie Marjorie, ci penso io adesso » si intromise una voce maschile a quel punto.
Lily si voltò, colta di sorpresa, e si trovò davanti un uomo sulla cinquantina, un po’ stempiato e con un sorriso aperto e gioviale.
« Credevo che non si sarebbe mai fatta viva, signorina Potter. »
« Mi dispiace, ecco... so che mio padre ha fatto un po’ di pressioni su di lei, insomma... io non avrei voluto, ma lui non mi ha mai dato ascolto... »
Si trovava in cocente imbarazzo e sempre di più si pentiva per aver deciso di fare un passo davvero molto più lungo della gamba.
« Suppongo che sia qui per la specialistica. »
« Sì, no, sì... cioè... mi rendo conto che ormai è troppo tardi per entrare. Sono passata solo per ritirare i moduli per una domanda. Magari l’anno prossimo... »
Il Professor Colfer sorrise gentilmente e la invitò a passare nel suo ufficio.
Lily lo seguì titubante, chiedendosi ancora e mille volte perché si era andata a cacciare in quel pasticcio di propria volontà.
L’ufficio del Mago era estremamente ordinato e pulito, e molte ampolle di pozioni facevano bella mostra di sé alle spalle di una scrivania ingombra di carte e tomi antichi.
« Si sieda pure, signorina. Sono ormai un paio di settimane che aspetto di poter parlare con lei.»
Lily si lasciò cadere su di una sedia, senza sapere bene che cosa fare o dire a quel punto.
« Che cosa intende dire? Mio padre ha continuato a... »
L’uomo sollevò una mano per interromperla e Lily si zittì all’istante. Strano come si trovasse più in soggezione con quell’uomo che con Severus.
« Non è stato suo padre a parlarmi di lei recentemente » spiegò con voce gentile, poggiando i gomiti sulla scrivania e avvicinandosi a lei in modo familiare. « Due settimane fa mi è arrivata una lettera da un Mago con cui per un certo periodo ho frequentato Hogwarts. Eravamo in case rivali, e io ero molto più piccolo di lui, ma per tutti quelli che amavano le Pozioni gli idoli di quegli anni erano lui e sua nonna, Lily Evans. »
Lily trattenne il fiato, incredula.
« Suppongo che sappia di chi sto parlando » continuò il professore dopo qualche attimo
La ragazza annuì, allibita.
« Il signor Snape mi ha scritto dicendo che nel caso in cui lei fosse comparsa in qualsiasi periodo dell’anno a chiedere di essere ammessa a studiare in questo istituto, sarei stato un idiota a non darle questa possibilità. »
« Cosa…? Lui... Severus ha detto che... »
« Mi ha anche fatto sapere che non avrebbe gradito che lei venisse messa a parte del nostro scambio epistolare... ma io sono un tale chiacchierone che deve proprio essermi sfuggito. »
Lily sorrise, scacciando un principio di commozione che minacciava di farla scoppiare a piangere per l’ennesima volta, quel giorno.
« In ogni caso professore, non credo che rivedrò il Signor Snape per un po’ di tempo. »
« Purtroppo credo proprio che abbia ragione, perché vede, questo istituto non può permettersi nessun nuovo allievo... e tuttavia c’è un bellissimo posto di ricercatore in Germania che aspetta solo lei. »
Lily boccheggiò, incapace di assimilare tutta quella valanga di informazioni in una volta sola
« In Germania? Ma... non ci sono candidati migliori? Io-io non ho nemmeno mai studiato per... »
Il professore si accomodò la cravatta con un gesto rapido. « In effetti credo che una simile opportunità sia fatta proprio per permettere ad una persona di iniziare a studiare ». Fece una pausa divertita, poi continuò: « Signorina Potter, la vedo molto sorpresa. Credevo che fosse questo ciò di cui aveva bisogno: un’opportunità. Non è così? »
Lily si passò una mano tra i capelli, cercando di liberare la testa dai mille pensieri che vi vorticavano dentro: Severus, suo padre, la Germania, Severus, la mamma e Draco Malfoy, il suo futuro, Severus, quel “ti amo” gettato via inutilmente o forse no.
« Credo... credo di doverne parlare con i miei genitori. »
Il professor Colfer si appoggiò contro lo schienale della sua sedia accavallando le gambe e sorridendo di nuovo. « Naturalmente... ma le consiglio di non perdere troppo tempo. »
« No, no... capisco. E la ringrazio, la ringrazio davvero tanto. »
« Signorina, se si dimostra capace solo la metà di quanto mi è stato riferito, siamo noi a ringraziare lei di aver voluto far parte del nostro istituto. »
Lily arrossì di piacere e imbarazzo e si alzò, prendendo congedo.
« Le farò sapere presto. »
Il Mago annuì e le fece cenno di chiudere la porta.
Lily corse per il corridoio il più silenziosamente possibile, fiondandosi fuori dall’edificio senza nemmeno salutare la segretaria all’ingresso.
Quando uscì, il vento la investì in pieno volto e lei si trovò a ridere di gusto.
Frugò nella propria borsa con furia mentre ancora camminava speditamente per il marciapiede, stava quasi per perdere le speranze quando la mano finalmente incontrò il pezzo di pergamena che cercava.
Lo tirò fuori e si fermò cercando un posto adatto dove scrivere. Alla fine si accontentò di un muro ed estrasse dalla tasca dei jeans una matita dalla punta quasi consumata.
Non dovette pensare nemmeno per un secondo a che cosa scrivere.

Severus, credo proprio che partirò per la Germania.
Di solito un corso del genere dura cinque anni, forse meno se studierò sodo e mi darò da fare.
Non so che cosa succederà quando tornerò, non so chi sarò, non so che cosa farò.
Ma so adesso, e lo saprò anche allora, che cosa vorrò.
Non ti chiedo niente e non ti prometto niente.
Lily.


Piegò in due il foglio e sorrise al sole che fece improvvisamente capolino dietro una nuvola inondando la via. Non aveva gufi a disposizione, ma a casa di suo padre avrebbe potuto trovarne un paio adattissimi per quel lavoro.
Lily si incamminò lungo la strada, lentamente, senza fretta.
C’erano molte cose a cui pensare e tutta la vita per farlo.


Fine

 

Note finali:
Ebbene sì, è conclusa così. No, non ci sarà un seguito, nemmeno se piangete in turco o aramaico.
E probabilmente non c'è un'anima che lo vuole, il seguito! XDD
In ogni caso, questa è la seconda stesura dell'ultimo capitolo, la prima era un filino, ehm, un bel po' diversa. Ma non lo saprete mai. L'ho scritto solo per farvi rosicare e per ricordarvi di visitare Repayment Ita, dove forse un giorno rivelerò l'arcano. XD
Spero che questa storia vi abbia divertito, commosso, alleggerito. Il suo scopo era quello. E se vi è piaciuto leggerla anche solo un terzo di quanto è piaciuto a me scriverla, mi sento davvero realizzata.
E Dira, tu che volevi l'happy ending... non puoi dirmi che questo è un finale triste! Ecco!
Un grazie a Geilie che è stata meravigliosa nel suo betaggio, e che schiavizzerò in futuro, ovviamente.
E un grazie a chi è passato, a chi ha letto solo il primo capitolo, a chi ha continuato fino alla fine, a chi mi dimostra il suo amore su FB, a tutti i lettori di questa storia, grazie di cuore.
emme-un-po'-commossa
[Al solito il capitolo risponde al Prompt Vita, del Bingo_Italia]

  
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