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Autore: Violet Tyrell    29/12/2011    4 recensioni
Non aveva bisogno di null'altro per essere felice, aveva fatto la sua scelta decidendo di combattere assieme ai suoi amici.. Per gli amici, in questo modo era davvero realizzato. La tentazione di riavvicinarsi a quello specchio per inebriarsi ancora della visione era davvero forte.
Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Quella frase, che solamente in quel momento comprendeva del tutto.

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Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Colin Canon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A little hero
A little hero

Il rumore dei passi si alternava ai battiti del cuore. Non sarebbe dovuto essere in giro a quell'ora della notte, non sarebbe neppure dovuto essere a Hogwarts: lui e suo fratello erano nascosti da mesi nella prodigiosa Stanza delle Necessità, assieme a molti compagni Grifondoro e di altre Case.

Assieme ad altri sudici Mudblood , come avrebbero detto i Carrow e gli altri sostenitori di Vol..

Non devi dire quel nome, Colin.

Le lacrime vennero trattenute: a volte la sua coscienza gli parlava con la voce dei genitori e gli ricordava la cruda realtà, ovvero, erano dei fuggiaschi e non avevano più la famiglia. L'avevano saputo attraverso Radio Potter che i genitori erano stati torturati ed uccisi, ed anche se erano trascorsi dei mesi da quel giorno, lo shock si era solo attenuato e mai sarebbe scomparso.

Non avere potuto far nulla per aiutarli.. Beh, lui non era Hermione Granger, non sarebbe stato in grado di pensare che togliere la memoria ai genitori avrebbe potuto salvarli; lui e suo fratello si erano illusi che nasconderli sarebbe stato sufficiente.

Si fermò proprio mentre il fantasma del Barone Sanguinario passava senza vederlo; la sola vista di una figura, viva o meno, gli faceva tremare le gambe e sperò che il suo stato d'animo non venisse percepito. Era un rischio incredibile quello che stava correndo, ma lo voleva ugualmente correre, dopo mesi di attesa finalmente l'azione avrebbe potuto dargli quel coraggio utile a prepararlo alla grande battaglia; sicuramente non si poteva continuare, un giorno o l'altro Harry e gli altri sarebbero tornati e allora i difensori di Hogwarts avrebbero rigettato fuori la feccia che contaminava la loro scuola, la seconda casa che li aveva accolti.

Harry.

Il suo eroe, molto più che un semplice trofeo da immortalare nella macchina fotografica che portava sempre con sé; quanto ridevano, gli altri, quando lo vedevano scattare le foto, molto pochi potevano capire il desiderio di tenere sempre con sé un ricordo tangibile della sua vita da mago; ai suoi genitori piacevano tanto, erano sempre pronti a sorridere delle figure in movimento, era un modo per essere vicini alla realtà di quel figlio così diverso. Anzi, di entrambi.

Riprese il cammino protetto da quel mantello che lo rendeva invisibile; poco prima della caduta del Ministero lui e Dennis avevano vuotato il libretto di risparmio che i genitori avevano intestato loro ed erano riusciti a comprare quel mantello dell'invisibilità per una cifra astronomica. Il sentore del disastro era stato troppo forte per resistergli ed era stato un acquisto ben pensato; spesso lo prestavano agli altri quando facevano a turno un giro del castello, era il loro contributo a quella guerra che per il momento li vedeva perdenti. Ma quella notte era lui che aveva voluto metterlo, doveva andare alla ricerca di qualcosa di cui aveva solamente sentito parlare; i passi erano sempre più cauti, non era tanto stupido da rischiare la vita per una sciocchezza. Erano lontani i tempi in cui era il Colin distratto e pasticcione, la metamorfosi non era stata totale, ma ugualmente significativa.

La magia lo aveva aiutato a sbocciare, a diventare un mago responsabile e consapevole del proprio dovere: proteggere ciò che amava, sedici anni non erano pochi per questo.

Eccolo, lo specchio.

Era stato Harry a parlargli di quell'oggetto straordinario, durante una delle riunioni dell'ES.


«La bacchetta che teneva in mano non faceva che ricadere a terra, il volto infantile esprimeva tutta la delusione che provava: perché non riusciva ad eseguire bene il Patronus? La stanza era illuminata da molte creature argentee, il cervo era quello più luminoso di tutti e sembrava rappresentare il ruolo di guida che Harry deteneva dall'inizio dell'anno.

"Colin? Non vuoi provare di nuovo?"

Il ragazzino alzò gli occhi e si rese conto di essere rimasto seduto sulla sedia per troppo tempo, a fissare gli altri che si esercitavano; arrossì lievemente, vergognandosi per essere stato sorpreso ad oziare e non ad impegnarsi come facevano gli altri. Stranamente il fatto che fosse lo stesso Harry a fargli quella domanda non lo faceva neppure sentire colpevole, un po’ come se fosse stato in suo diritto arrendersi: lo sguardo che portò su di lui aveva una leggera sfida, la macchina fotografica era appoggiata vicino a lui.

"Non sono capace, non ha senso che provi ancora".

Parole che non aveva mai potuto pronunciare gli altri anni, forse perché era sempre stato convinto che ai rimproveri degli insegnanti si dovesse reagire con una certa energia, quella che sembrava averlo abbandonato da quando il Patronus non riusciva neppure ad apparire sotto forma di fumo. Anche lui non era insensibile alle delusioni, quello era il suo modo di dimostrarlo. La reazione di Harry lo sorprese; se al suo posto ci fosse stata la McGranitt sicuramente gli avrebbe intimato di alzarsi immediatamente; Piton magari lo avrebbe umiliato. Harry era, invece, tutta un'altra persona.

"E perché no? Credi che io ci sia riuscito al primo colpo? "

La risposta che salì alle labbra di Colin era che, sì, credeva davvero che l'infallibile Harry fosse bravo in tutto, era tipico degli eroi in fondo. E perché non avrebbe dovuto, era la speranza del mondo magico ed era più che giusto; Harry si sedette vicino a lui, negli occhi l'incoraggiamento era palese.

"Ho impiegato molto tempo per imparare, Colin, e spesso mi sono sentito anche io sconfitto ma non bisogna mai mollare. Hai fatto grandi progressi, sai? "

Colin sgranò gli occhi, non riusciva a credere che fosse proprio Harry a dirgli quelle parole di incoraggiamento; il sorriso del ragazzo con la celebre saetta sulla fronte era sincero e Colin capì che non gli stava mentendo. Anche lui aveva dovuto faticare per ottenere un successo, allora? Persino il celebre Harry Potter aveva commesso degli errori nella sua carriera scolastica?

Convinto da quelle parole Colin si alzò di nuovo e quando prese in mano la bacchetta c'era una nuova determinazione che fece sorridere Harry. Alla fine della lezione, Harry aveva atteso che tutti fossero usciti per avvicinarsi al suo compagno di Casa per fargli una domanda molto curiosa.

"Conosci lo Specchio delle Brame, Colin?"

Il ragazzino guardò Harry scuotendo la testa, era la prima volta che sentiva parlare di un oggetto del genere: nel mondo Babbano naturalmente era il celebre specchio che la strega di Biancaneve interpellava continuamente, per avere la certezza di essere la più bella, ma non avrebbe mai pensato che potesse esisterne uno anche nel mondo dei maghi. Aveva di nuovo la macchina fotografica con sé e ascoltò le poche parole che Harry pronunciò: lo aveva scoperto casualmente una notte, sembrava quasi una favola ambientata ad Hogwarts.

"Dov'è? Lo specchio, intendo".

La curiosità vinse in Colin, come sempre, avrebbe potuto portare con sé la foto di quell'oggetto magico se solo avesse saputo dove si trovava, e avrebbe potuto anche rivedere la propria famiglia accanto a lui: da quando frequentava Hogwarts la lontananza dai genitori era stata difficile ma Harry scrollò la testa.

“Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere”.

Aveva la netta sensazione che quelle parole celassero un significato nascosto e che non fosse davvero Harry a pronunciarle, n’era certo. »


A due anni di distanza, Colin si trovava di fronte allo Specchio: era per quello che aveva corso quel rischio enorme, ed era felice di averlo trovato. Le parole che Harry aveva pronunciato in quell'occasione gli sembravano reali solo in quel momento e credeva di comprenderne il significato: non aveva cercato lo specchio per rifuggire la realtà, solo per scoprire che cosa davvero lui desiderasse ardentemente.

Non si sarebbe però smarrito di fronte ad esso, voleva solo.. Sapere. Forse lo Specchio non mostrava le stesse cose per tutti, questo aveva dimenticato di chiederlo; estrasse la bacchetta e con un Alohomora aprì la porta. Si trovava in quel momento in un'ala dimenticata del castello, poco lontana dalle segrete, dove una volta Gazza appendeva tanto volentieri gli studenti per le caviglie. Adesso non se ne serviva più nessuno, visto che i Carrow davano spettacolo pubblico quando dovevano punire qualcuno.

Era più grande di quanto si aspettasse e lo osservò con un certo timore reverenziale: emanava un'alone di magia antica e si avvicinò, ancora con il mantello addosso. Sicuramente un oggetto del genere non si faceva ingannare da qualcuno invisibile, avrebbe potuto ugualmente vedere ciò che aveva in serbo per lui.

Ed eccola, infine, la visione.

Non i suoi genitori ma se stesso, così com'era.

Rimase a guardarsi per molto tempo e poi con un sorriso, si scostò; aveva creduto di trovare indirettamente la chiave per la felicità futura, invece lo Specchio gli aveva mostrato proprio lui senza essere diverso da ciò che era. Ed in quel momento un fiotto di felicità gli fece salire le lacrime agli occhi ma erano di gioia.

Non aveva bisogno di null'altro per essere felice, aveva fatto la sua scelta decidendo di combattere assieme ai suoi amici.. Per gli amici, in questo modo era davvero realizzato. La tentazione di riavvicinarsi a quello specchio per inebriarsi ancora della visione era davvero forte.

Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.

Quella frase, che solamente in quel momento comprendeva del tutto.

Se fosse tornato di fronte allo Specchio avrebbe potuto smarrire la ragione e rischiare di farsi scoprire dai nemici e, cosa molto più importante, non avrebbe più potuto essere d'aiuto agli amici che erano coloro per cui combatteva.

Per loro e per un mondo migliore.


Alcune ore dopo, Oliver Baston raccolse il corpo senza vita del piccolo eroe; lo aveva trovato riverso sulla scalinata, una delle tante vittime di quella tragica notte. Accanto a sé aveva la macchina fotografica, ma ciò che colpì il Grifondoro era la serenità sul volto del ragazzino.

Colin non mostrava paura, ma solo determinazione: aveva salutato la morte col coraggio di un vero eroe, lui come tanti altri. Sorrise. Si rivolse al ragazzo leggermente ferito che era vicino a lui.

"Sai una cosa Neville? Ce la faccio anche da solo".

Oliver caricò sulle spalle il piccolo eroe, lo avrebbe riportato al suo posto: in mezzo agli amici che come lui avevano contribuito a rendere più giusto il loro mondo.





Nota:
Ho scelto Colin Canon perchè.. non lo so, questo pg è davvero affascinante secondo me, un piccolo e dolce impiastro ma coraggioso. Cosa centra lo Specchio delle Brame? Boh, ho immaginato che Colin fosse alla ricerca di risposte, questo è ambientato poche ore prima della battaglia di Hogwarts. Non sappiamo che fine faccia lo Specchio, secondo me è rimasto ad Hogwarts in un luogo del tutto dimenticato.. lui lo trova seguendo l'intuizione, quella che ha caratterizzato in fondo tutta la storia.
Silente dice che l'uomo più felice della terra vedrebbe sè stesso riflesso senza vedere altro, ho adottato questa teoria: vive nella paura per sè stesso, gli amici e il fratello ma allo stesso tempo è felice perchè sta facendo la cosa giusta. Non so se mi spiego ecco.
In ogni caso spero che possa piacere, a me convince.. attendo il giudizio xddd
 
   
 
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