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Autore: sango_79    01/01/2012    3 recensioni
Il passato torna quando meno ce lo si aspetta.
Andrea, però, può contare sulla sua nuova famiglia per affrontarlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di là dal ponte'
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Storia scritta per la Maritombola 3 di maridichallenge.

Fa parte della raccolta Di là dal ponte ed è il seguito di Pranzo di Natale.



Passato e presente

 

Andrea ancora non riusciva a capacitarsi di quello che era successo in quell'ultima settimana. Non solo aveva conosciuto la famiglia di Sergio, praticamente al gran completo, ma quelle persone lo avevano addirittura accolto a braccia aperte, come se conoscere il compagno, maschio, del proprio figlio, nipote o cugino fosse una cosa normale. Andrea era rimasto scioccato da quel comportamento, anche se credeva di aver capito quale ne fosse la ragione. Allo stesso tempo, però, si sentiva felice come mai in vita sua.
Fino al giorno di Natale era stato sicuro che la sua vita avesse raggiunto la perfezione nel momento in cui Sergio aveva bussato alla sua porta con una valigia in mano, pronto ad accettare e a vivere davvero la loro storia. Durante il pranzo a casa dei suoi suoceri, invece, aveva capito di essersi sbagliato. L'affetto sincero col quale lo avevano accolto e le mille premure con le quali lo avevano circondato gli avevano scaldato il cuore in un modo che non credeva possibile. Col passare degli anni, aveva dimenticato quanto potesse essere bello far parte di una famiglia.
In quel momento, Andrea si trovava all'ingresso di un ristorante. I cugini Carini avevano deciso che dovevano assolutamente festeggiare il Capodanno tutti insieme e Monica, la sorella di Sergio, si era presa l'impegno di prenotare per tutti, scegliendo quel locale perché, a suo dire, servivano i migliori gamberoni della città.
Andrea era rimasto un po' indietro, rispetto agli altri, trattenuto da uno dei gemelli. Mentre il gruppo seguiva il cameriere fino al tavolo che era stato loro assegnato, Marco aveva chiesto ad Andrea se poteva andare a trovarlo, prima delle fine delle vacanze, perché aveva bisogno di parlare con lui di una cosa importante. Andrea lo aveva visto talmente sulle spine, cosa inusuale per i gemelli, che lo aveva invitato a passare un paio di giorni a casa sua e di Sergio, insieme al fratello, così avrebbero avuto il tempo di parlare di tutto quello che voleva. Il sorriso raggiante che aveva illuminato il viso di Marco lo aveva reso fiero di se stesso e lo aveva convinto di aver fatto la cosa giusta.
Lui e Marco avevano quasi raggiunto il loro tavolo, quando Andrea andò a sbattere contro qualcuno. Il sorriso cordiale che accompagnò le sue scuse, però, si gelò di colpo, quando riconobbe la persona che aveva di fronte.
"Ma guarda chi c'è!" esclamò l'uomo con il quale si era scontrato, squadrandolo da capo a piedi con una smorfia schifata.
"Riccardo" sussurrò Andrea, con il cuore che aveva accelerato i battiti e un nodo di tensione che gli aveva improvvisamente chiuso lo stomaco.
"Che cosa ci fa uno come te in un locale come questo?" gli chiese Riccardo, chiaramente poco felice di esserselo ritrovato davanti.
"Io... sono con degli... amici" rispose Andrea, la voce ridotta a un sussurro indeciso.
"Amici?" lo schernì l'altro, lanciando un'occhiata a Marco, che si era fermato a pochi passi da loro per aspettarlo e li guardava perplesso. "Ora si chiamano così? E dimmi, tu e quell'altra troietta vi fate scopare dallo stesso invertito? Oppure fa parte di un gruppo di froci che ha deciso di festeggiare l'anno nuovo sfondandoti a turno? Cos'è, ti offrono la cena mentre decidono in che ordine sbatterti?"
Andrea sussultò a quelle parole e fece un passo indietro, boccheggiando come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco, senza rendersi conto del movimento nel tavolo vicino a lui e dell'espressione battagliera di Marco. Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, andò a sbattere contro qualcuno, ma in quel momento l'ultima cosa a cui riusciva a pensare erano delle scuse.
"Qualcosa non va?" chiese una voce conosciuta alle sue spalle, mentre una mano si posava sulla sua spalla.
"E tu chi sei?" sputò Riccardo, lanciando un'occhiata sprezzante al nuovo venuto.
"Sono il cognato di Andrea" gli rispose Giulio, con un tono di voce gelido che Andrea non gli aveva mai sentito. "Lei, invece, chi è? E che cosa vuole da Andrea?" domandò a sua volta.
"Cognato? E da quando hai un cognato? Tu che non sai nemmeno da che parte girarti per guardare una donna?" si indignò Riccardo, rivolgendosi di nuovo ad Andrea e ignorando le domande di Giulio.
Prima che il ragazzo potesse rispondere, però, venne raggiunto dalla voce preoccupata di Sergio.
"Andrea?" lo chiamò, avvicinandosi a lui e fermandosi al suo fianco, senza però toccarlo. "Chi è?" gli chiese, guardando l'uomo che aveva sconvolto tanto il suo compagno.
"È mio fratello Riccardo" rispose Andrea, sempre a voce bassa, scosso da un leggero tremito.
"Quello è tuo fratello?" quasi urlò Marco, sconvolto. "Ma è uno stronzo!" si indignò, avendo evidentemente sentito gran parte, se non tutto, di quello che Riccardo aveva detto prima che venissero raggiunti dagli altri.
"Precisamente" concordò Sergio, guardandolo come se fosse stato un rifiuto tossico da smaltire.
Andrea deglutì a vuoto, preoccupato che la reazione di Riccardo potesse rovinare la serata ai cugini del suo compagno. Sergio, al contrario, non sembrava minimamente impensierito. Allungò un braccio e glielo passò intorno alla vita, tirandoselo contro e fissando Riccardo, come a volerlo sfidare a dire qualcosa. Riccardo li guardò indignato e aprì la bocca, di sicuro per sputare qualche insulto, ma a un tratto parve cambiare idea.
"C'è qualche problema?" chiese Nicola, che li aveva raggiunti insieme al fratello Federico, con un'espressione non proprio amichevole.
"Nessuno" rispose Sergio, lanciando un'occhiata sprezzante all'indirizzo di Riccardo.
"Bene" si compiacque Nicola. "Perché mia moglie sta già parlando di evirare l'idiota che ha fatto perdere il buonumore al suo cugino preferito e, se devo essere sincero, l'idea di passare il primo dell'anno in un Commissariato, a spiegare perché Stefania abbia deciso di emulare la signora Bobbit, in tutta sincerità non mi entusiasma molto. Ora, possiamo andare a mangiare i nostri gamberoni? Prima che Monica decida di mangiarsi il coglione che ha offeso il suo nuovo fratello per antipasto, rischiando un sicuro avvelenamento. Non credo sia necessario sprecare tempo per fare gli auguri a questo tizio, giusto?" concluse, facendo un cenno del capo in direzione di Riccardo.
"No, non è necessario" confermò Sergio, accarezzando il fianco di Andrea a scrutando il suo viso, come alla ricerca di qualcosa.
"Ma chi vi credete di essere?" esplose Riccardo, infuriato.
"La famiglia di Andrea" rispose Mattia, di fianco al fratello. "Tu, invece, chi ti credi di essere?" gli chiese a sua volta.
"Perché di certo non sei il fratello di Andrea" intervenne Marco. "I fratelli non dicono le stronzate che hai detto tu!"
"Famiglia?" sputò Riccardo.
"Esatto, la famiglia di Andrea" confermò Federico, vicino al fratello Nicola. "Perché, vedi, al mondo non sono tutti imbecilli come voi, che si lasciano scappare una persona come Andrea" lo derise.
"Quindi vedi di stargli alla larga, d'ora in avanti" intervenne di nuovo Mattia.
"Andrea è nostro, non ti azzardare mai più a trattarlo in quel modo" rincarò Mattia.
"Detto in altre parole" concluse Nicola "se lo rivedi gira al largo, o avrai notizie dai suoi avvocati" concluse, e con un cenno della testa indicò se stesso e il fratello.
Riccardo fece un passo indietro, evidentemente sorpreso e intimorito dalle facce non esattamente amichevoli di quelle persone. Aprì la bocca un paio di volte, come a voler ribattere qualcosa, ma alla fine si limitò a borbottare un paio di parole che somigliavano molto a un insulto, girò sui tacchi e si allontanò verso l'uscita del ristorante.
Nicola diede una pacca sulla spalla ad Andrea e fece un cenno a Sergio, che annuì. I cugini tornarono al loro tavolo, rassicurando le ragazze che li aspettavano, mentre Sergio guidò Andrea dalla parte opposta del locale, verso il terrazzo deserto. Una volta fuori, e al riparo da occhiate indiscrete, Sergio abbracciò il suo compagno, facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla. Non disse nulla, si limitò a far scorrere le mani lungo i suoi fianchi e le sue braccia, in carezze leggere.
"Mi dispiace" spezzò il silenzio Andrea, dopo qualche minuto.
"Per cosa?" gli chiese Sergio.
"Ho rovinato la serata a tutti" sussurrò affranto.
Sergio sospirò e sollevò le mani fino a incorniciargli il viso.
"Non hai rovinato niente a nessuno, non pensarlo nemmeno" lo sgridò con voce dolce. "Non è colpa tua se hai un fratello stronzo" gli fece notare, decisamente più seccato al pensiero di Riccardo e della sua scenata. "I ragazzi sono solo preoccupati per te, come lo sono io, perché è chiaro che le sue parole ti hanno sconvolto."
"Non mi ha detto nulla che non avessi già sentito" tentò di minimizzare Andrea.
"Ma fa male comunque, non è così" soffiò Sergio, stringendoselo contro di nuovo per fargli sentire il suo appoggio.
Andrea aspettò solo qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio.
"Un po', ma non come prima" confessò. "Io..." iniziò, prima di doversi fermare per deglutire un groppo di commozione. "Grazie per avermi fatto conoscere la tua famiglia."
Sollevò la testa dalla spalla contro la quale l'aveva nascosta e si sollevò sulla punta dei piedi per posare le labbra su quelle di Sergio, in un bacio dolce e casto. Sergio sorrise orgoglioso. Di Andrea, che stava iniziando a venire a patti con gli incubi del suo passato, dei suoi cugini, che avevano dimostrato cosa volesse dire essere una famiglia, e di se stesso, per aver permesso a tutti loro di essere lì, insieme, quella sera.
Gli passò un braccio intorno ai fianchi e con la mano libera gli afferrò la nuca, tirandoselo contro. Senza permettergli di protestare, lo coinvolse in un bacio profondo, esplorando e saccheggiando la sua bocca come se ne andasse della sua stessa vita. Lo lasciò libero di allontanarsi solo dopo diversi minuti, soddisfatto per l'espressione rapita che aveva sul volto.
"Andiamo, o quei disgraziati non ci lasceranno nemmeno un gamberone" gli fece notare, di nuovo allegro, e lo prese per mano, trascinandoselo dietro all'interno del locale.
Quando raggiunsero gli altri il sorriso felice e imbarazzato di Andrea tranquillizzò tutti e, nel giro di pochi minuti, intorno al loro tavolo si creò un'allegra confusione di battute e risate. Sergio aveva lasciato la mano del suo compagno solo per il tempo necessario perché si sedessero, poi se ne era appropriato di nuovo e aveva iniziato ad accarezzarla con il pollice. Andrea si sentiva come all'interno di una bolla calda e confortante e, approfittando del momento di distrazione dovuto all'arrivo del cameriere con le loro ordinazioni, si avvicinò ancora di più a Sergio.
"Ti amo" gli sussurrò all'orecchio, la stessa espressione dolce sul viso che aveva quando facevano l'amore.
Sergio lo guardò con un sorriso compiaciuto.
"Aspettiamo il brindisi di mezzanotte, poi salutiamo tutti e ce ne torniamo subito a casa" gli comunicò. "Voglio passare tutta la notte a dimostrarti quanto io amo te" e i suoi occhi brillarono quando si posarono sul viso imporporato di Andrea e sul labbro che si stringeva tra i denti, per evitare di far sentire a tutti il gemito di eccitazione a cui lo avevano costretto le sue parole.


   
 
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