Prologo (provvisorio)
La neve avvolgeva ogni cosa in quella notte d’inverno.
I tetti della città erano completamente ricoperti ma ancora non accennava a smettere di nevicare.
Nel buio della notte una luce calda e tremolante spiccava fra le altre viste dalla strada.
C’era un’insegna sull’edificio che riportava: “La Taverna del Coboldo Zoppo” accompagnata da una alquanto grottesca raffigurazione.
Al suo interno, l’oste era indaffarato ad asciugare i boccali di birra con un panno, mentre tutto intorno a lui taceva.
Il silenzio era talvolta interrotto da qualche colpo di tosse o da qualche mormorio soffocato.
Non c’era molta gente quella sera ad ora così tarda. I soliti clienti abituali insomma.
Improvvisamente entrarono nella taverna un gruppo di individui alquanto insoliti scuotendosi la neve di dosso. Era composto da un nano, un elfa e due umani: un giovane uomo e una donna. Sembravano a tutti gli effetti degli avventurieri.
Uno degli umani si avvicinò al bancone e ordinò dei boccali di birra per tutti, poi iniziò a dialogare con l’oste.
«Cosa si dice da queste parti? Qualcosa di interessante come... che ne so... fogne da ripulire dai coboldi, bambine rapite, qualche mago fuori di senno che vuole radere al suolo la città?»
L’oste accennò un sorriso mentre continuava a strofinare i boccali.
«Ragazzo, non c’è più molto da fare da queste parti... o almeno niente che valga l’attenzione di un gruppetto di avventurieri inesperti.»
Il nano lì vicino smise di sorseggiare dal suo boccale e poi intervenne infervorandosi.
«Come osi! Ringrazia che la tua birra è buona, altrimenti ti avrei già rotto una sedia in testa!»
Si sentì una voce provenire dall’altro lato della stanza.
«Ho già visto una scena simile... sarebbe divertente, non c’è dubbio.»
Tutti e quattro si voltarono. Seduto in un angolo vi era un umano dai capelli bianchi e dalla lunga barba appoggiato al suo bastone.
«Che vuoi vecchio! Non sono affari tuoi.» rispose scorbuticamente il nano.
L’anziano sospirò, poi sorrise. «Eh! Non ci sono più gli avventurieri di una volta. Gli Eroi di Mighdull, quelli si che sapevano farcela!»
Il nano era sul punto di alzarsi e tirargli un pugno, ma la donna lo fermò.
«Gli Eroi di Mighdull hai detto?! Non mi dire che li hai conosciuti di persona!»
«Tutti qui alla Città Imperiale sanno chi sono. Hanno aiutato moltissimo la gente di queste parti.»
Fece una pausa, poi riprese sorridendo.
«Per quel che mi riguarda... ho avuto il piacere di incontrarli una volta. Agli inizi non erano poi così diversi da voi sapete? Potrei raccontarvi la loro storia... tutti qui ormai la conoscono.»
«Non ci interessano le tue storie!» intervenne ancora una volta il nano.
«Quest’ uomo sa più di quanto vuol far intendere... forse dovremmo ascoltare ciò che ha da dire.» fece notare l’elfa.
«Beh, con il freddo che c’è fuori credo proprio che un po’ di tempo possiamo prendercelo per sederci e ascoltare la tua versione.» disse il giovane umano.
Il vecchio annuì compiaciuto poi iniziò a raccontare la sua storia.
«Bene allora, mettetevi comodi perché è una storia lunga, mooolto lunga... »