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Autore: CiccioBaslardo    01/01/2012    1 recensioni
La versione "Ciccesca" di cosa successe la notte in cui la famiglia dei rinnegati lasciò le terre del branco.
La definisco "Ciccesca" perché mi sono accorto (guardando e riguardando il film), che Zira non accenna mai ad essere la compagna di Scar (anche se in una scena tagliata lo fa presente).
Amo vedere questa leonessa come compagna afflitta e devastata dalla perdita del suo amore, piuttosto che come seguace sfegatata del leader.
Credo che la prima ipotesi renda questa vicenda molto più romantica.
Ho deciso di raccontare l'evento dal punto di vista di Nuka.
Sperando di essere riuscito a narrare il tutto in chiave introspettiva, vi auguro una buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un gran silenzio calò nella notte, e la pioggia rigeneratrice scese dalle nuvole sulla savana rossa di fuoco. Le fiamme abbracciarono la pioggia e si addormentarono sotto i suoi baci.

Un leone era steso sotto quello spettacolo notturno. Un leone era inerte al suolo, bagnato dalla pioggia, ferito da zanne e artigli. Un leone era morto quella notte.

Un cucciolo ed una leonessa stesi sopra di lui per cercare di rialzarlo. Uno sforzo vano, dettato dalla disperazione.

A quella scena si avvicinarono due figure. I loro occhi erano mossi da compassione. Cosa che fece adirare non poco la vedova.

"Lo hai ucciso Simba! Tu! Me lo hai portato via!" Con uno scatto, la testa della leonessa sollevò lo sguardo verso le due figure.

La rabbia ceca di Zira sembrava voler uscire dai suoi occhi per avventarsi contro colui che aveva ucciso l'unico leone in grado di domare il suo spirito. L'unico leone che era mai stata in grado di amare profondamente.

Gli occhi della leonessa erano gonfi di lacrime d'odio.

Nuka era disperso in quel tifone di sentimenti. La rabbia della madre, il suo dolore, la compassione dei due.

Non sapeva cosa fare. Era sempre stato incapace di prendere decisioni, ma quella volta non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo. Stringeva forte tra le sue zampe il corpo del padre. Il padre che non era mai riuscito ad impressionare. Il padre a cui non era mai stato in grado di dare soddisfazioni.

La sua mente era nel caos più assoluto. Sprofondata nella testa e persa negli occhi. Tutto quello che stava succedendo non lo percepiva come realtà, lui si sentiva fuori da li. Come se fosse un pesce in uno stagno. Immagini offuscate che per chi sta dall'altra parte non hanno il ben che minimo significato.

Il rumore delle gocce che cadevano sulla rupe produceva un suono tintinnante. I tuoni fragorosi di quella sera accompagnarono il cammino di Zira e i suoi cuccioli verso una meta non definita. L'unica cosa che sapevano era che dovevano allontanarsi da quel luogo. La rupe non sarebbe mai più potuta essere la loro casa fin ché Simba avrebbe regnato.

 

Nuka portava il corpo di Scar trascinandolo nel terreno. La madre non poteva aiutarlo. Doveva pensare ai cuccioli, se non li avesse portati lei, loro non sarebbero potuti stare al passo.

Nella testa del giovane leone continuava ad esserci il caos. Ogni strattone che dava alla collottola del padre sembrava trascinarlo in un sogno scuro, senza fine, dove ogni cosa sparisce.

Mentre lo trascinava lontano da quel posto, i ricordi passavano come fulmini attraverso i suoi occhi.

"Cosa fai Nuka? Non mangi oggi?" La voce del padre risuonava nella sua testa più forte del temporale che li accompagnava.

"Papà, guarda quanto è bella questa roccia! Non è bellissima?" Era lui da piccolo.

Un flashback lo stava rapendo. Stava ritornando a non molto tempo fa.

Dopo una battuta di caccia le leonesse rientrarono con una misera preda. Bastava solo a sfamare pochi leoni, ma Nuka era rimasto incantato da una roccia dai lineamenti morbidi come nuvole. Il vento l'aveva levigata in modo stupendo, dividendola in centinaia di strati, ognuno con tonalità impercettibilmente diverse da tutti gli altri.

Quella però, era una cosa che solo un cucciolo spensierato poteva notare in tutto quel mare di problemi.

"Nuka, non mi dirai che invece di mangiare starai a guardare questa roccia. Se non mangi non potrai mai diventare forte, non potrai mai diventare re. E'questo quello che vuoi?! Nuka…"

Il rimprovero di suo padre lo tormentava più dei ticchettii della pioggia sulla pelliccia.

Scusa papà, scusa! Si, voglio diventare re, voglio regnare proprio come fai te! Scusa. Scusa!" I pensieri erano diventati lamenti, ed i lamenti si sciolsero in lacrime.

Che il figlio non sapesse darsi le giuste priorità, faceva sempre adirare Scar. Il tormento di non essere riuscito a generare un figlio maschio forte, in grado di badare al regno, veniva riversato in ogni occasione sul cucciolo.

"Nuka!" il richiamo della madre lo costrinse a scrollare la testa per tornare in se "...vieni, c'è una tana! Lascia il papà lì ed entra"

Nuka diede un colpetto sulla schiena del padre con il muso, come se già sapesse che quella era l'ultima volta che lo avrebbe visto.

Si avvicinò alla madre ed alzo la testa per poterla guardare negli occhi. Il freddo lo attanagliò quando incrociò lo sguardo di Zira: i suoi occhi sembravano aver perso tutta la luce che avevano. Uno sguardo marmoreo era scolpito sulla sua faccia. Un espressione fredda e severa era fissa sul giovane leone.

"Entra e tieni d'occhio i tuoi fratelli… io e tuo padre dobbiamo parlare"

Senza dire una parola Nuka fece quello che gli ordinò la madre.

Prima di entrare però, diede un'ultima occhiata al corpo di Scar, inerme, a terra, sotto la pioggia. Zira lo stava trascinando lontano da li. Dalla parte opposta a dove erano arrivati.

"Buona notte papà" un alito di voce uscì fuori dalla sua bocca, impercettibile. Trasportava con se la sua ultima buonanotte.

 

Disteso al suolo, sul fondo della tana, lo sguardo di Nuka era fisso sulle impronte che aveva lasciato dietro di se.

"Queste sono le uniche cose che lascerò di me…"

La mente di Nuka sprofondò in pensieri oscuri, dove nessuno avrebbe voglia di avventurarsi da solo.

"Nuka… Nuka! Cosa hai fatto?"

Ad un tratto una voce risuonò nella caverna.

"Hai lasciato che mi portassero via. Non hai fatto assolutamente niente per fermarli. Come ho potuto pensare di affidare il regno ad un debole come te. Come potevi sperare che potessi farlo!"

Intorno a lui non c'era nessuno, solo una cupa oscurità che lo circondava, eppure in quella caverna, il giovane leone percepiva qualcosa che si muoveva intorno a lui. Una presenza triste e sconsolata, qualcuno che stava piangendo di dolore.

Quelle sensazioni lo stavano colpendo e scivolavano sul suo corpo come catrame. Si sentiva debole, inutile e sempre più simile all'ombra che lo circondava.

"Mi hai tradito… hai tradito la tua famiglia. Come hai potuto. Ti amavo Nuka, eri il mio unico figlio. Tutto sarebbe dipeso da te, e tu… hai lasciato che succedesse"

Le parole ricolme di dolore si trasformarono in grida d'odio.

"Nuka! Non saresti mai dovuto esistere! Sei sempre stato un peso, sei sempre stato debole! Avrei dovuto farlo dall'inizio!"

Delle fauci uscirono fuori dall'oscurità. Il giovane leone era pietrificato dal terrore e dall'incredulità.

Era tornato un cucciolo e le fauci che lo stavano per mangiare erano quelle del padre.

"No, no! Non l'ho fatto! Non ho fatto niente! No, papà, non mangiarmi!"

Un urlo riempì all'improvviso tutta la grotta, svegliando i cuccioli e Zira che dormiva con loro. Nuka cominciò a correre freneticamente verso l'uscita della tana, sbattendo ripetutamente la testa sulle rocce del soffitto.

Per tutta la notte, i rugiti terrorizati di un leone, coprirono il fragore dei tuoni disperdendosi per le vastità dei confini delle terre del branco.

Venne l'alba...

  
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