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Autore: Lady Bracknell    17/08/2006    14 recensioni
Era completamente assorto. All’inizio pensò fossero solo i suoi baci, o il modo in cui gli passava la mano fra i capelli e lungo il collo, la squisita sensazione che derivava dal suo tocco, ma col passare dei minuti si rese conto che non era una sola cosa che lo assorbiva in quel modo – non era il suo tocco, il suo sapore o profumo, oppure i suoi deliziosi baci – era semplicemente lei.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. over the hill

Sto per imbarcarmi in una nuova colossale impresa: completare la traduzione di questa ficcy.

Il titolo è rimasto quello e l’autrice è Lady Bracknell.

A me è piaciuta moltissimo e spero di riuscire a rendere ogni sfumatura nella mia traduzione.

Un consiglio a tutti gli amanti della coppia Remus-Tonks: leggetela. Ne vale davvero la pena.

Magari aspettate di arrivare almeno in fondo al secondo capitolo.

 

Intanto gustatevi il primo capitolo.

 

 

Under the table

 

Capitolo 1

OVER THE HILL

 

“Ti prego Tonks,” disse Sirius.

“Non vedo perché dovrei farlo” rispose lei, guardandolo irritata dal divano. “Come sai che non ho già altri programmi, poi?”

“Ne hai?” chiese Sirius.

“Non è questo il punto.” Replicò, spostando la sua attenzione ad un filo allenato del divano. “Non lo conosco nemmeno.”

“Vedila come un’opportunità per conoscerlo, allora.

“Non mi sembra il mio tipo.” Disse “E penso mi trovi pure irritante.”

Le labbra di Sirius furono scosse da un tremito ed alzò un sopracciglio. “Lo immaginavo.”

Tonks lo guardò, gli occhi ridotti a due fessure.

“E’ un po’ all’antica,” disse. “Noioso, in un certo senso.”

“Può essere sorprendentemente di buona compagnia,” rispose Sirius. “Quando è di buon umore.”

E se non fosse di buon umore?”

“Allora suppongo trascorrerete la serata immersi in un silenzio imbarazzato a fissarvi l’un l’altra per tutto il tempo.”

 

L’idea di trascorrere la serata con Remus Lupin la terrorizzava. Non che non le piacesse – era sempre sufficientemente gentile ed educato – in effetti, era proprio questo che la spaventava. Era sempre così carino e così, dannatamente gentile; decisamente non il suo tipo. E non riusciva ad immaginare di cosa mai avrebbero potuto parlare.

 

Tonks incrociò le braccia e mantenne un cipiglio imbronciato per circa un minuto, cedendo poi all’espressione da cucciolo del cugino. “E va bene!” disse, alzando gli occhi al cielo. “Ma mi devi un enorme favore.”

 

Tonks si trascinò fuori dalla stanza, giù per le scale fino in cucina, dove Remus stava sfogliando le pagine di un tascabile decisamente logoro seduto a tavola.

 

“Ehilà!” disse.

“Tonks, non mi ero accorto che fossi arrivata.”

“Sirius vuole che ti porti fuori, stasera,” disse lei, ignorando quello che aveva detto lui, ed accasciandosi su una sedia per indicare cosa pensasse dell’idea.

“Non ce n’è davvero bisogno.”

“Beh, invece sembra che ce ne sia. Forse vuole passare del tempo da solo con Fierobecco. Ho provato a ribattere. Voglio dire, non è neanche il mio ideale di serata.

“Molto lusinghiero” commentò, alzando per un istante gli occhi dal libro andando ad incontrare i suoi, per poi tornare alla sua lettura.

 

Tonks iniziò a mangiarsi le unghie aspettando che posasse il libro, ma non lo fece. Al contrario, girò pagina con un’aria di intensa concentrazione sul volto. “Allora andiamo?” disse lei.

 

“Per quanto mi tenti,” rispose “Devo gentilmente declinare il tuo invito.

Perché, per spendere più tempo di qualità con i tuoi libri? Come se non lo facessi abbastanza. Perché Sirius vuole che ti porti fuori, comunque?”

“Credo,” disse Remus, “Che si aspetti che io esca, il giorno del mio compleanno.”

“E’ il tuo compleanno?”

“Sì.”

 

Il senso di colpa si fece strada in Tonks come una pozione particolarmente sgradevole. Si sentì in dovere di fare la cosa giusta.

 

“Forza, allora!” riprese lei, e si allungò sulla tavola per strappargli il libro dalle mani. Lui la fissò per un momento, scrutandola curioso.

“Non credo proprio.”

“Oh, andiamo,” lo pregò. “Andremo al pub babbano lì all’angolo. Sarà divertente!”

“Non credo proprio.” Ripeté.

Lei piantò il gomito sulla tavola, appoggiò la testa sulla mano e lo guardò, mettendo il broncio e facendo del suo meglio per apparire supplichevole. Lui sembrò un po’ seccato così smise.

 

“Non ho intenzione di accettare un no come risposta.”

“Stavo iniziando a sospettarlo.” Mormorò, inarcando un sopracciglio.

“Allora prendi il cappotto.”

 

Lui si alzò come se questo gli causasse un grande sforzo e si passò una mano fra i capelli.

“Va bene” acconsentì. “Ma solo il pub.”

 

“Wow, siamo di cattivo umore” mormorò seguendolo fuori dalla cucina e alzando gli occhi al cielo dietro di lui.

“Ti ho visto.” Disse.

Gli fece una linguaccia.

E ho visto anche quello.”

Cos’è, ha gli occhi anche dietro la testa, ora? Pensò. Fece un’altra smorfia.

“Tonks,” disse, indicandole il muro. “Vedo il tuo riflesso nello specchio.”

 

Chiuse gli occhi, rimproverandosi per essere stata così stupida ed infantile. Perfetto. Ora la odiava ancora più di quanto non lo facesse già. Si costrinse ad aprire gli occhi, ed incontrò i suoi nello specchio. Si stupì nel vedere che stava sorridendo. Ed appariva piuttosto, beh... non era sicura di voler finire il pensiero.

 

Camminarono in silenzio lungo la strada fino al Red Lion, e Tonks dovette con molta difficoltà nascondere la sua sorpresa quando Remus aprì la porta per lei e si spostò di lato per lasciarla entrare nell’atrio fumoso. Non era il tipo di ragazza cui la gente apriva le porte.

Lei era quel tipo di ragazza davanti  a cui gli altri imprecavano o si davano gomitate. Ed era così che le piaceva. Tutte quelle sciocchezze sulla gentilezza erano solo... beh, sciocchezze.

 

Il pub dava un’impressione logora e consunta, con i muri ingialliti dalla nicotina, mobili di legno scuro graffiati, e tappeti che sospettava essere sempre molto appiccicosi. Era pieno di gente, per la maggior parte studenti trasandati e alcune persone del quartiere che non batterono ciglio alla vista dei capelli verde acceso di Tonks o ai vestiti logori di Remus.

Tonks insistette per offrirgli da bere e lo trascinò via in cerca di un posto per sedersi.

Remus trovò un piccolo tavolo vuoto in un angolo sotto una vetrata e vi si abbandonò, chiedendosi perché mai avesse acconsentito, e a che gioco stesse giocando Sirius. Sperava solo di non tornare a Grimmauld Place per trovare Sirius riverso sul pavimento, con una bottiglia di Whiskey incendiario in mano, come stava succedendo regolarmente tutte le volte che lui doveva uscire per lunghi periodi.

 

Alzò lo sguardo per vedere Tonks che si faceva strada fra la folla, un pinta di birra in ciascuna mano, la lingua fra le labbra per la concentrazione. Arrivò al tavolo , e riuscì a posare i boccali senza rovesciarne una goccia. Lo guardò con aria trionfante, e poi si sedette quando fu chiaro che non aveva intenzione di complimentarsi per le sue capacità di equilibrio. Le ginocchia di lei sfiorarono le sue sotto il tavolo.

 

“Beh, buon compleanno!” esclamò, alzando il suo boccale in direzione di Remus.

“Grazie,” rispose lui bevendo un sorso di birra e poi appoggiando entrambe le mani sul tavolo.

 

“E’ forte questo posto, non trovi?” disse con animazione. “Non ho mai molto tempo per entrare nei pub babbani. Continuò. “Ma mi sono sempre particolarmente piaciuti, a te no? C’è qualcosa di tetro in loro.”

“Non posso dire di aver fatto uno studio sufficientemente approfondito per commentare. Rispose, sorseggiando la sua birra.

 

Lui notò dei quotidiani appesi alla parete accanto a lui, ed anche se l’edizione era del giorno prima, ne sfilò uno e lo spiegò sul tavolo.

“Non avrai intenzione di leggerlo, vero?”

“L’idea era quella.”

Perché?” chiese. Lui sospirò.

“Mi piace tenermi aggiornato sugli eventi babbani.

Perché?”

Trovo che sia utile.”

Perché?”

“Aiuta a vedere le cose dalla giusta prospettiva.

Perché?”

 

Lui appoggiò la testa sulla mano, massaggiandosi il sopracciglio con il dito medio. “Perché,” disse infine, incapace di pensare ad altro. Tonks ghignò, e si allungò prendendo uno dei fogli del giornale. Fissò la prima pagina con disinteresse e poi l’aprì.

 

“Accidenti!” esclamò. “Guarda qui, e in un giornale, poi!” girò il foglio per mostrargli l’immagine di una ragazza sulla terza pagina. “Ce n’è una anche sul tuo?”

 

Remus sospirò. Tutto quello che voleva era una serata tranquilla...

 

“No,” mormorò, voltando pagina. “Non c’è.”

Perché pensi l’abbiano messa?” chiese, continuando a fissare l’immagine con lo sguardo a metà fra il concentrato ed il divertito. Lui la ignorò. “E’ tipo un annuncio? Oh, guarda, qui dice che sta studiando legge e che ha ventitrè anni. Sembra forte. Mi chiedo se ce ne siano altre.”

 

Tonks sfogliò il giornale fino all’ultima pagina, arricciando il naso concentrata. Remus bevve un gran sorso dal suo boccale  provò a leggere. Aveva appena trovato un articolo che sembrava interessante quando Tonks tornò alla carica.

“Niente,” disse. “C’era solo quella. Divertente però. Sei sicuro che non ce ne sia una anche nel tuo? Sei fermo a quella pagina da ore.”

“Sto cercando di leggere.”

“Oh. va bene. Capito.” Disse lei, mimando il gesto di cucirsi le labbra. Remus tornò all’articolo. Era arrivato solo alla fine del primo paragrafo quando lei iniziò a tamburellare le dita sul tavolo con un ritmo altamente seccante.

 

Cedette, ripiegò il giornale e lo risistemò dove l’aveva preso, e lei gli sorrise dall’altra parte del tavolo.

“Allora, com’è che tu e Sirius siete amici?”

Cosa vuoi dire con ‘com’è che tu e Sirius siete amici’?”

“Voglio dire, sembrate così diversi,” spiegò. “Lui è così attivo e giocoso e tu sei così...

Remus alzò un sopracciglio, in attesa che lei terminasse la frase. Lei avvicinò il suo bicchiere alla bocca e borbottò oltre il bordo di esso, “..noioso” gli occhi fissi sul tavolo.

 

Remus represse un sorriso. “Suppongo che gli opposti si attraggano,” disse, e bevve un altro sorso dal suo bicchiere per nascondere il fatto che stava per mettersi a ridere. Lei era senza dubbio una compagnia incisiva.

“Non intendo noioso noioso,” rettificò, mordendo la pelle attorno alle unghie.

“Sì invece,” la corresse lui. “Ed è vero.” Continuò, guardandola con le sopracciglia ancora alzate, il mento abbassato così che ciocche di capelli gli cadevano davanti agli occhi.

“Sono terribilmente, spaventosamente, noioso.

 

Non sapeva perchè, ma improvvisamente le sembrò che si stesse prendendo gioco di lei, come se la sua osservazione l’avesse in qualche modo divertito. Non riusciva a capire come qualcuno potesse trovare divertente il fatto di essere chiamato noioso. Si morse il labbro e lo scrutò attraverso la debole cortina di fumo. Stava per chiedergli direttamente a che gioco stesse giocando, ma poi cambiò idea.

“Hai ricevuto qualcosa di interessante per il tuo compleanno?”

“A dire la verità, sì.” Rispose. “Un boccale di birra scadente ed una sbirciatina da vicino ad una donna che praticamente non conosco.”

 

Tonks stava per mettersi a ridere, ma per qualche ragione che non riusciva a capire, non voleva dargli la soddisfazione di vedere che l’aveva divertita. Portò una mano davanti alla bocca e finse di tossire, invece.

“Nient’altro?” chiese, sporgendosi verso di lui, la mano che teneva sempre coperta la bocca.

“Alla mia età, è il massimo in cui puoi sperare. Disse, e Tonks premette le dita sulla bocca per soffocare una risatina.

 

Lui la guardò con un’espressione simile a qualcuno che sta osservando un esperimento, come se volesse prevedere cosa sarebbe successo poi, o riuscire a capire come funzionava.

La faceva sentire estremamente nervosa, e non era certa del perché.

 

“Mi chiedo perché chiamino questo posto The Red Lion,” disse lei, cercando una domanda per distrarlo e non trovando niente di meglio che questo. “Ci sono leoni da queste parti?”

“Non di rossi.” Rispose, vuotando il boccale. “Grazie mille per avermi offerto da bere, ma forse ora è meglio che torni indietro.

Si alzò in piedi per andarsene, e lei si scoprì a desiderare che non se ne andasse. “Potresti almeno offrirmi una birra,” tentò lei. “Io te l’ho offerta”.  Lui serrò le labbra e le sopracciglia si mossero quasi impercettibilmente.

“Molto bene,” disse lui, e si fece strada verso il bar.

 

Tonks rimase seduta ad aspettarlo, con un’espressione alquanto ebete dipinta sul volto all’idea di essere riuscita a fargli fare quello che voleva, e che sarebbe riuscita a parlare ancora un po’ con lui. Quell’espressione sparì all’istante quando Remus tornò e piazzò un unico boccale sul tavolo di fronte a lei.

 

Lei lo fissò interdetta, poi il boccale e poi lui di nuovo.

“Salute,” disse,e se ne andò, con un vago sorriso malizioso sul viso, lasciandola sola in un pub affollato con un boccale pieno di birra.

 

Bastardo, pensò, capendo improvvisamente perché Remus e Sirius erano amici.

 

 

 

E siamo arrivati in fondo al primo capitolo, sto già lavorando sul secondo, che sarà ancora più movimentato, ma i primi veri sviluppi si avranno nel terzo.

Non ringrazierò mai abbastanza Lady Bracknell per avermi dato il permesso di tradurre e un grazie particolare va come sempre a Little Fanny, instancabile beta e compagna di notti sclerate... Grasie!! J J J

Ora vi lascio, con la speranza che andandovene scriviate un commentino per l’autrice e la mia traduzione...

 

A presto.

**Nonna Minerva**

  
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