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Autore: xjonaswhore    01/01/2012    4 recensioni
sentirsi persi, non sapere più chi si è.
Accorgersi che tutto quello in cui si ha creduto fin lì è una completa e totale stronzata. Toccare il fondo, ed avere un disperato bisogno di qualcuno, qualcuno che ci dia una buona ragione,per continuare a lottare.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm not a perfect person 
As many things I wish I didn't do 
But I continue learning 

I've found a reason for me 
To change who I used to be 
A reason to start over new 
and the reason is you
{ The reason - Hoobastank 


 








Un ragazzo alto, con i capelli marroni e una camicia a quadri sbuffò, chiudendo di scatto il pc che teneva appoggiato sulle gambe. Il ragazzo seduto di fronte a lui alzò un attimo lo sguardo dal suo blackbarry, dedicandogli una veloce occhiata interessata, per poi tornare alle sue faccende.
Era una domenica mattina come tante, a Los Angeles, in Califorinia, e i due fratelli Jonas erano seduti su delle comode poltroncine bianche, sul terrazzo della casa di famiglia, ed aspettavano il terzo fratello che, stranamente, era in ritardo.
Quando sentirono la porta a vetri sbattere violentemente, abbandonarono entrambi quello che stavano facendo per dedicare la loro attenzione al nuovo arrivato: un ragazzo alto, riccio e con gli occhi verdi.
Joseph sorrise in direzione del fratello, e Nicholas si alzò per dargli una pacca sulla spalla.
Kevin, ancora con il fiatone, si scusò per il ritardo < scusate ragazzi, ma eravamo dal medico e tornando abbiamo trovato traffico >
Joseph scosse la testa < non fa niente, fratello. Allora, è un maschio o una femmina? > chiese, mentre gli occhi gli si illuminavano. Non vedeva l’ora di avere una nipotina, per viziarla e trattarla come una piccola principessa.
Nicholas rise dell’espressione del fratello,che in quel momento sembrava dimostrare 5 anni. Ed era a 5 anni che, la mattina di natale, assumeva quella stessa espressione davanti alla montagna di regali da scartare. Si disse che certe cose non sarebbero mai cambiate.
Kevin sorrise < è una femminuccia > e in quel sorriso i due fratelli minori riuscirono a leggerci tutta la sua felicità,tutto il suo orgoglio.
Kevin, da parte sua, si considerava semplicemente fortunato. Nonostante fosse così giovane, aveva trovato una donna che lo amava e che aveva bisogno di lui, e in breve avrebbe avuto anche una bellissima bambina. Aveva soldi ed un lavoro stabile che gli permettevano di non far mancare nulla alla sua bella Danielle. Si sentiva fortunato, eccome.
Anche Joseph si sentiva fortunato. Aveva 21 anni e ancora tutta la vita davanti. Il suo CD solista aveva avuto successo,aveva abbastanza soldi per spassarsela in lungo e in largo e, perché no, forse aveva anche trovato l’amore.
L’unico che, su quel terrazzo, in quella afosa domenica californiana aveva qualche rimpanto, era Nicholas. Un Nicholas che, ultimamente, si sentiva inadeguato. Inadeguato con quella che era la sua vita, la sua ragazza. Con quelli che erano i suoi hobby, i suoi sogni.
Non ricordava esattamente quando aveva iniziato a sentirsi così. Sapeva solo che quel sentimento si era fatto strada dentro di lui, a poco a poco, cambiandolo completamente.
Era stufo. Stufo di essere definito quello più serio,che non sorrideva mai, quello timido che non mostrava i suoi sentimenti. Forse era anche stufo di sentirsi così legato a Dio, ai suoi fratelli, alle cose per bene.
Gli sembrava di aver sprecato tempo. Di aver buttato via la sua vita.
Aveva 19 anni e ancora non aveva provato la metà delle esperienze che un ragazzo della sua età avrebbe dovuto aver già sperimentato da tempo.
Avrebbe voluto dare la colpa al successo, ma, guardando i suoi fratelli, sapeva che non era così. Il successo non c’entrava niente.
Era stato lui, lui con la sua idea di vita perfetta e immacolata a scavarsi la fossa da solo.ma con il tempo, con il tempo aveva capito che non esiste la vita perfetta. Che la vita fotte tutti,in un modo o nell’altro.
Eppure lui continuava a pensare che non fosse troppo tardi. Che forse, non aveva buttato via tutta la sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avrebbe dovuto smettere di guidare, era tardi e gli occhi cominciavano ad essere stanchi. Si guardò in giro, scoraggiato. Che cosa gli era saltato in mente? Perché non aveva preso l’aereo come tutti gli altri?
Era vero, il jet privato era un po’ troppo pieno di gente per i suoi gusti, ma forse avrebbe potuto chiudersi in bagno per tutto il viaggio.
Si rizzò sul sedie, scorgendo in lontananza le luci della sua Los Angeles. Sospirò, notando un piccolo bar alla sua destra e pensando che forse era il caso di fare una pausa.
Parcheggiò la sua mustang nera nel parcheggio, e con passo stanco si avviò all’entrata.
Il bar era piccolo, il classico bar frequentato da camionisti e contadini abitudinari. Il pavimento, così come i tavoli, il bancone ed i rivestimenti delle pareti, era in legno, e a dare colore erano i quadri appesi alle pareti. Erano dei bei quadri, pensò Nicholas; con i colori accesi che mettevano in risalto il blu dell’oceano e il verde dell’erba.
Il chiccericcio sommesso che si diffondeva per il locale creava un atmosfera famigliare, di raccoglimento. Nicholas, con un leggero sorriso stampato in faccia si sedette ad un tavolo vicino alla finestra, aspettando che qualcuno venisse a prendere la sua ordinazione.
Mentre si faceva largo fra i tavoli, si accorse di qualche testa che si girava nella sua direzione,sicuramente perché lo aveva riconosciuto.
Non fece quasi in tempo a sedersi che un ragazzo, più o meno della sua età, si avvicinò al suo tavolo, con un sorriso sorione stampato in faccia.
< ciao! Che ti porto? > chiese sorridente.
Nicholas sorrise a sua volta < un caffè, grazie >
Il ragazzo annotò l’ordinazione sul blocchetto che teneva tra le mani, poi sorrise di nuovo e si voltò, dirigendosi dietro il bancone.
Nicholas lo osservò allontanarsi: la maglia nera metteva in risalto il suo fisico allenato, e i jeans aderenti che portava somigliavano a quelli che aveva visto in dosso al fratello la mattina stessa. Le scarpe addidas bianche e blu strusciavano sul pavimento del locale, provocando uno stridio leggermente fastidioso. I capelli neri a spazzola e la barba incolta non riuscivano a nascondere del tutto gli enormi occhi verdi del ragazzo, che scrutavano attentamente la sala. Nick non potè fare a meno di pensare che quel ragazzo assomigliasse terribilmente a Joseph,e, come di consueto quando pensava al fratello, un sorriso si formò sul suo volto.
 






non sono una persona perfetta,
così tante cose che  vorrei non aver mai fatto.
ma continuo ad imparare.

ho trovato una ragione per me, 
Per cambiare quello ero solito essere. 
Una ragione per ricominciare di nuovo, 
La ragione sei tu.  


 
 
 











Ciao!
Eccomi con una nuova FF!
Allora, non so. Sono partita con un’idea e sono finita con un’altra, quindi faccio scegliere a voi:
faccio innamorare Nick di questo misterioso ragazzo,
faccio in modo che questo misterioso ragazzo gli faccia conoscere una spericolata puttanella che gli  darà del filo da torcere
 
o.. *RULLODITAMBURI*
la faccio diventare una Joick?
Daidaidaidaidai, commentate in tante e fatemelo sapere *o*
Un bacio,Ellie.
 

  
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