Anime & Manga > D.Gray Man
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Autore: neme_    01/01/2012    5 recensioni
« Che cosa mi hai fatto...? »
« Avevi perso troppo sangue. »
« Che cosa mi hai fatto?! »
[...]
Bookman? Esorcista? Noah?
Perché non tutti e tre?

Dedicato a Iria
[what if?][one shot][angst]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo di deliri concessi; innanzitutto, salve, ben trovati e scusatemi il lungo monologo. È doveroso per me scrivere questo angolino, per introdurre questa one shot anomala. Molto anomala.
Vedete, non ho mai nutrito interesse per lo yaoi in una serie come D.Gray-man. Non che mi dispiaccia il genere, anzi, chi mi conosce sa che sono capace di sproloqui indicibili su diversi pairing yaoi. Con D.Gray-man però mi riesce molto difficile, tant'è che non riesco neanche a scriverci una fan fiction, neanche una drabble. Quindi ci tengo a precisare che questa one shot
non è yaoi. Vogliano perdonarmi gli amanti del genere. Se comunque apprezzeranno tale fan fiction, ne sarò ben felice.
Nonostante lo yaoi in una serie come D.Gray-man non lo concepisca molto, sono affascinata, in una maniera che non saprei spiegarvi, a
Tyki Mikk e Lavi Bookman Junior. Sia presi singolarmente, che in coppia. In senso yaoi? Devo rifletterci su. Ma li vedo molto bene in un rapporto come “soci in affari”, “il gatto e la volpe”, “compagni”.
E per ultimo, ma non meno importante, sono innamorata follemente di una fantasia che si chiama
Lavi in veste di Noah – per farvi un'idea di tale magnificenza, la fan art di nairchan è la più appropriata, ecco il link http://nairchan.deviantart.com/gallery/1010725#/d11szy0 -. Ecco quindi come nasce questa one shot.
L'ho scritta pensando al valore della famiglia, che spero di aver riassunto decentemente. Lavi una famiglia non ce l'ha, inserirlo in una di queste -e che famiglia!- è stato irresistibile. Inoltre, l'ispirazione maggiore è stata proprio Tyki, e la frase che Debit pronuncia nel volume undici “cosa? Quello è uno della famiglia Bookman? Capisco, questo significa che adesso sono dalla vostra parte, eh”. E la bellezza che si trova nella semplicità e povertà. Il classico concetto del wabi.
Spero che questo “esperimento” sia di gradimento a tutti coloro che si imbatteranno nella lettura. Sarò felicissima di leggere le eventuali recensioni che lascerete.
See you!

P.s.: immagino che tutti i fan di D.Gray-man sappiano che Tyki è portoghese, e che sia lui che Lavi sono del gruppo sanguigno 0.




A me, che finalmente ho esaudito un mio piccolo capriccio.
A
Iria, perchè è anche grazie a lei se ho cominciato a vedere questi due muoversi in coppia, e a divertirmi nell'immaginarli come “compari”.
A Tyki, che col suo neo strategico mi ha conquistata.
E soprattutto a Lavi, perché un personaggio come lui si incontra raramente. E altro che conquistata.





E poi, con disgusto, il lord torna alla vita





~ Questa non è una registrazione






Povero.
Era l'aggettivo che Tyki Mikk adorava di più.
Una bellezza rara e meravigliosa che si mostra solo nelle cose povere.

Una villa ben arredata non avrebbe mai potuto competere con la semplice bellezza di un paesaggio desertico, dove solo la natura faceva da padrona, senza nessun intervento dell'uomo che non fosse il sangue provocato da lui stesso. Un dipinto raro, colorato di rosso su un'enorme tela di un marroncino chiaro e rovinato dal tempo.

Si sentiva quasi fuori luogo a trovarsi lì nelle vesti di gentiluomo. Di sir Tyki Mikk.

Lui apparteneva alla gente che lavorava dodici ore al giorno per pochi pezzi di pane. Il Portogallo non era mai stata una terra particolarmente ricca, ma nei suoi ricordi era il Paese splendido che aveva imparato ad amare proprio per quello. Pieno di colori semplici, di persone semplici, che andavano a pescare a mani nude, tirandosi su i pantaloni cuciti appositamente dalla nonna. Lui apparteneva a quella modesta povertà, ai lavori in miniera e ai ritrovi in una taverna con l'obiettivo di ubriacarsi senza sosta. I ristoranti a tre stelle non facevano per lui, e nemmeno quei noiosi ritrovi aristocratici fatti di balli pieni di passi complicati e studiati. Tyki amava la semplicità, e gli piaceva ricrearla, come in quel momento. Cosa c'era di più bello di una distesa di rosso sangue in quella valle sperduta e desolata?

E nessun modello aveva osato muoversi. L'eccentrico lord aveva accuratamente messo a tacere chiunque non fosse propenso a posare per lui. Come erano incantevoli, quegli umani chiamati esorcisti, con la morte stampata in viso. Com'era divertente avere il diritto di scegliere qualunque cosa sul creato, anche quegli umani che potevano essere tranquillamente suoi amici, se non fosse un membro della famiglia Noah. Non era stata una sua decisione entrare a far parte di quella schiera, ma Tyki non se ne rammaricava troppo. Anche in quella famiglia vi era una semplicità ingenua e delicata. Si sentiva davvero a casa. In famiglia.

« Ehi, bellissimo. »

La voce trasmessa dalla carta che sempre accompagnava il Noah del piacere era un po' disturbata, ma ben riconoscibile. Inoltre, quei termini così disgustosamente affettuosi potevano essere pronunciati da una sola persona.

« Sei tu, fratello Cheryl? »

« Lulu ha terminato, in Russia. Tu come te la cavi? »

« Non ho più niente da fare qui. » guardò ancora una volta, con un malcelato orgoglio, il paesaggio insanguinato creato dalle sue stesse mani.

« Il Lord del Millennio ha detto di fare una bella cena di famiglia, per festeggiare. Quindi torna presto, vestiti elegante e renditi più bello che mai, fratellino! »

« Mi fai venire i brividi. »

« Anche questo atteggiamento scostante ti rende irresistibile, bellissimo! Ti aspetto a casa mia con Road. »

Una cena di famiglia come tante, dopotutto, era quello che ci voleva per chiudere in bellezza la giornata modesta che aveva passato. Era stato anche più facile del previsto: per quanto quegli stolti degli esorcisti si intestardissero con la regola del “mai fidarsi di nessun essere umano”, non riuscivano a fare a meno di sentirsi un po' tranquilli di fronte a un lord posato ed elegante come si presentava Tyki. Era così facile ingannarli, far credere loro quel che voleva lui. Era così stimolante. Divertente.

Il silenzio che aveva appositamente creato per fare da sottofondo a quel meraviglioso panorama venne però interrotto da un fruscio. Flebile e disperato. Un sopravvissuto, con gran stupore di Tyki. Quando lo vide strisciare a malapena per terra, gli venne da ridere, ricordando le parole del Lord del Millennio.

« Non sottovalutare il potere dell'Innocence, Tykipon. »

Eppure, proprio quella forza sconosciuta e misteriosa che era l'Innocence, se in un primo momento irritava il giovane Tyki -poiché su quello non aveva alcun diritto di scelta- in seguito si sentiva addirittura stuzzicato. In mano agli esorcisti assumeva forme diverse, adattata allo stile dello sfortunato che andava a morire per mano sua. Quella del “fortunato” -molto tra virgolette- era diventata così piccola, mansueta, indifesa. Non sarebbe servita a niente, eppure continuava a stringerla, come unica prova che era ancora vivo e voleva continuare a esserlo.

« Fratello Cheryl, ci sei ancora? »

« Che succede? »

« C'è un inaspettato sopravvissuto. »

« Chi è? »

« Non te lo immagineresti mai. » ridacchiava di gusto, Tyki, di fronte al dolore dell'esorcista sdraiato scompostamente, col sangue che colava da tutte le parti. A ben guardarlo, anche i suoi capelli erano di quel colore così affascinante, semplice, bello. Ah, che goduria per Tyki vedere quei capelli diventare un tutt'uno col suo sangue.

« Bookman Junior. » concluse, con un largo sorriso.

« Chi l'avrebbe detto? » Cheryl Kamelot rise a sua volta, incurante della sofferenza di un ragazzino. « Che pena. E dire che una volta i Bookman erano in così buoni rapporti con noi Noah... il vecchio dov'è? »

« Sembra che stavolta li abbiano messi in due missioni diverse. L'Ordine diventa sempre più disorganizzato, uh? »

« Quali sono le sue condizioni? »

« Ha perso una quantità esorbitante di sangue, ma respira ancora. Però, di questo passo, non arriverà a stasera. »

« Sai che colpo, per il vecchio. »

« Già... »

Nonostante la linea fosse disturbata, Cheryl avvertì rumori sospetti, calmi, decisi. Non potendo vedere cosa stesse combinando il fratello, cominciò a creare nella sua testa una serie di ipotesi, una più macabra dell'altra, ma dovette escluderle tutte. Perché qualcosa nella sua testa gli disse che Tyki non stava terminando l'opera.

« Bellissimo? »

« Ci vediamo stasera, fratello. »


Il bianco delle tende, delle lenzuola, dei muri, rievocavano in Lavi Bookman Junior ricordi distanti. Come la neve in Russia, c'era stato quando aveva undici anni. Oppure, quando aveva nove anni, che se ne stava in Svizzera a veder pascolare le mucche, e gli allevatori che le mungevano per trarne un latte di quello stesso bianco, puro. O ancora, i capelli di Allen, bianchi anch'essi, un bianco che rispecchiava perfettamente la purezza dell'esorcista suo amico. Amico... poteva davvero definirlo tale? Dopotutto, da quando entrò a far parte dell'Ordine Oscuro, a sedici anni, si era detto di non legarsi a nessuno. Sorrisi smaglianti e parole gentili per tutti, ma solo perché faceva comodo alla sua missione di Bookman. Si era guadagnato la fiducia di persone che lo avevano accolto neanche fosse stato un figlio, che gli avevano dato cibo, vestiti, affetto, amicizia. Non aveva fatto altro che il doppio gioco con loro, solo per registrare una guerra. La cosa più strana di tutte, al momento del suo risveglio, fu sentirsi uno strano dolore al petto, non dovuto dalle ferite a cui era miracolosamente scampato. Era senso di colpa.

Allen, quel ragazzo dai bianchi capelli e gli occhi innocenti ma decisi, sicuramente lo stava cercando, insieme a Linalee, forse anche Yu. Il vecchio magari si stava chiedendo che fine avesse fatto, e lui non poteva rivelare la sua posizione. Non aveva idea di dove si trovasse. Era un ospedale? Una casa di qualche anima pia che lo aveva raccolto per strada? Le lenzuola erano calde, e la luce del sole entrava con dolcezza dalla finestra, ma non riuscì a fare a meno di sentirsi un estraneo. Voleva tornare a casa. Alla Home. Proprio là, dove Allen, Linalee, Yu, lo aspettavano.

Quando aveva cominciato a considerarli amici?

« Finalmente ti sei svegliato. »

Che voce tremendamente familiare. E quella postura, quel sorrisetto, quei capelli ribelli e più scuri della sua uniforme. Quella sigaretta sempre accesa. Quella pelle scura, le stigmati parzialmente coperte dai ricci, quel neo, cazzo, quel neo dipinto sul viso.

Perché gli faceva compagnia? Perché lui lo guardava quasi con sollievo, scoprendolo vivo?

Nel rialzarsi Lavi fu colto da fitte acute sul petto accuratamente bendato. Si sentì il braccio destro bloccato, dovuto a una flebo attaccata a una sacchetta di sangue, unica cosa rossa che si distingueva in quel bianco.

« Faresti meglio a non muoverti così bruscamente. » sembrava preoccupato ma era certamente una facciata. Lavi era un esperto, sapeva riconoscere una bugia alla prima occhiata. « Ti ho ridotto piuttosto male. »

« Perché sono qui? »

« Mh, ottima domanda. Non lo so neanch'io. »

« Che...? »

« Per farla breve, stavi per morire e io ti ho salvato. Ora sei in una stanza della villa di mio fratello Cheryl. Il ministro Kamelot, hai presente? »

« Ma che gentile. »

« Ti ho detto di non muoverti, se no ti si stacca la flebo. »

« Tu non mi dici proprio niente. Mi alzo quando mi pare, e io adesso me ne torno all'Ordine. » facile a dirsi. Le ferite, purtroppo, gli dolevano ancora tantissimo. Non poté controllare una serie di lamenti. E quella flebo, che lo aveva salvato, gli sembrò l'arma più tremenda con cui aveva mai avuto a che fare. Salvato da un Noah, non avrebbe fatto ridere nessuno, neanche se l'avesse raccontata come barzelletta. E Lavi solitamente era un campione, quando si trattava di battute.

« Il mio martello... dov'è...? » si guardò intorno come un bambino in cerca della mamma.

« È al piano di sotto, in sala. Tanto ora come ora è del tutto inutile. »

« Insomma, che cavolo vuoi? Sei davvero sicuro di poterti permettere di avere un esorcista in casa? »

« Certo che sì. » la sicurezza con cui rispose fu disarmante. « Poi, capirai che esorcista. Tu non sei uno di loro. Sei un Bookman. »

« Che fa anche l'esorcista. » il giovane non avrebbe ceduto di fronte a lui.

« Che modo sgarbato di ringraziare qualcuno che ti ha salvato la vita. »

« E sentiamo, perché l'avresti fatto? Vuoi approfittare della mia posizione di Bookman? Non ti dirò un accidente. »

« Perché siete diventati così astiosi? Solo perché siete passati dalla loro parte, voi Bookman credete di poterci trattare come vi pare? Noi Noah? Suvvia, guercino. Noi siamo ancora in buoni rapporti. »

Che Lavi si fosse irritato era evidente. Tuttavia cerco di far finta di niente, nonostante il groviglio di pulsazioni di rabbia che avvertiva nel petto. « Non capisco di che stai parlando. »

« Il vecchio non ti ha detto niente? Bè, non importa. » lo stridio della sedia trascinata accanto al letto di un Lavi debole, fiaccato e snervato fu secco e veloce, così come fu altrettanto repentino Tyki nel sedersi su di essa, per guardare meglio quei capelli rossi come il sangue che tanto gli piaceva. Ah, se gli piaceva, quel colore, che inabissava con eleganza il verde del suo occhio sinistro e la benda nera sul destro. Incantevole.

« Stammi lontano. » gli ringhiò contro Bookman Junior, tentando di essere il più minaccioso possibile.

« Non così in fretta. Stasera ci sarà una cena in grande stile. Sarà riunita tutta la famiglia, e naturalmente parteciperai anche tu. Il Lord del Millennio dice sempre che le presentazioni vanno fatte come si deve. »

« Non ho alcun interesse nel cenare con voi. »

« Oh, invece sì. È naturale che tu sia teso, essendo nuovo, ma ti abituerai in fretta. E ti piacerà. Del resto, nessuno di noi ha voluto nascere Noah. Ti capisco, ragazzo. »

Stavolta Lavi non comprese davvero. O meglio, ebbe paura di capire. « Cosa... »

« Sai, guercino? Il mio gruppo sanguigno è 0. »

Aveva sentito bene. E non c'era modo di cambiare quella realtà.

Si era accorto sin dal suo risveglio che alla sua destra ci fosse uno specchio. Anche se aveva paura, si girò lentamente per guardarsi, finalmente.

Lavi Bookman Junior non si era mai sentito così brutto in vita sua.

Che cos'erano quelle croci... quelle stigmati sulla fronte, e sul collo? Perché non scomparivano? Da quando la sua pelle era diventata così scura? Perché non era cosciente quando quel baro giocherellò col suo corpo a proprio piacimento?

Alzarsi con fatica, toccare lo specchio, servì soltanto a rendere tangibile quella nuova realtà. E si faceva sempre più schifo, Lavi, si trovava sempre più inguardabile con quella pelle scura.

« Che cosa mi hai fatto...? »

« Avevi perso troppo sangue. »

« Che cosa mi hai fatto?! »

« Nemmeno io avrei mai immaginato che il mio sangue di Noah influenzasse così tanto un essere umano con una semplice trasfusione. »

No, non si poteva proprio guardare, Lavi. Gettò lo specchio a terra, sconvolto, e al diavolo i sette anni di sfortuna. Quale sciagura poteva essere più terribile di quella che stava vivendo? E non solo, quella giornata se la sarebbe ricordata per tutta la vita. Perché lui era un Bookman, abituato a registrare, a memorizzare tutto. « Che schifo, che schifo, che schifo! »

Tyki non rimase sconvolto da quell'atteggiamento. Era passato tanto tempo da quando il Noah aveva preso possesso di lui, che quasi non ricordava se si era sentito disgustato allo stesso modo. Ma, come tutto il resto della famiglia, vi aveva fatto l'abitudine, riuscendo a trovare anche i pregi di quella situazione. Lo avrebbe fatto anche il guercio.

La sua parte umana, il suo io bianco, stava prendendo il sopravvento. O forse no, era sempre il suo io nero ad agire, il suo Noah che provava solidarietà per un fratellino acquisito. In ogni caso, non riuscì a trattenere la carezza su quella guancia così giovane.

« In te il Noah non si è risvegliato, è stata una cosa “forzata”. Imparerai presto a controllare la tua nuova forma. Se sarai abbastanza in gamba, potrai tornare a maneggiare l'Innocence, e nessuno si accorgerà di questo cambiamento. Tornerai all'Ordine, dirai di essere scampato a un agguato e che non avevi modo di fare rapporto. E nel frattempo, passerai il tuo tempo anche qui, con la tua nuova famiglia. Aiuterai il Lord a distruggere quel Dio che ti ha messo in pericolo e ti ha lanciato dritto nelle braccia della sua nemesi. Così farai, perché in fondo Bookman ha fatto sempre questo. Noi siamo ancora in buoni rapporti, sai? »

Non riusciva in alcun modo a controbattere, Lavi. Sicuramente era dovuto al suo sangue, mischiato con quello di un Noah. Dio, solo a ripensarci gli veniva da vomitare. Fratello, quello là? Fratello, il costruttore degli akuma? E doveva tornare a fare il doppio gioco da quelli che aveva iniziato a considerare amici?

« Non essere così triste. » la carezza non cessava, e si faceva sempre più gentile. Proprio come un fratello maggiore farebbe col minore per tranquillizzarlo da un incubo. « Ti aiuteremo noi. Dopotutto a questo serve la famiglia, no? »

« Famiglia...? »

« Vieni, ti presto dei vestiti per stasera. Il Lord ce la mena tantissimo con la storia che a cena bisogna essere eleganti, ma non ti preoccupare, non mette poi così tanta soggezione. Solo quando si arrabbia. E non dar retta a Cheryl, quello comincerà subito a darti del bellissimo e ti chiederà di partecipare a un sacco di eventi noiosi perché “frequentare l'aristocrazia è importante”. Però chissà, forse fare il gentiluomo ti piacerà. Secondo me staresti un incanto coi vestiti eleganti. »

Aprì la porta, senza nessuna fretta. Guardò Lavi, così giovane, inesperto, ancora frastornato, disgustato da quella nuova realtà. Sicuramente nella sua testa si stava dicendo che era un sogno, nessuna registrazione in atto, nessuna realtà da documentare.

No, non erano quelli i pensieri esatti.

Lavi cominciava a chiedersi chi fosse. Aveva cambiato nome così tante volte, ma solo in quel momento si sentì davvero in crisi. Chi era? Bookman? Esorcista? Noah?

« Non essere così triste. » tornò a dirgli Tyki, tendendogli la mano. « Dopotutto fare due o tre vite parallele è divertente. »

Bookman? Esorcista? Noah?

Perché non tutti e tre?

Lui provava ancora un po' d'affetto per Allen, Linalee, Yu, e tutti gli altri. Il vecchio gli mancava. E, vuoi il suo sangue mischiato a quello di un Noah, vuoi quella gentilezza che solo allora imparò a conoscere, Lavi gli tese la mano. Gliela strinse, fiducioso. Si fece portare in camera sua per indossare abiti nuovi e raffinati, a farsi insegnare come si comporta un lord.

Pensare di far parte della famiglia del nemico gli dava ancora un lieve senso di nausea.

Ma dopotutto, Tyki aveva ragione: Noah e Bookman erano in così buoni rapporti. E lui aveva fatto solo finta di ignorare tale realtà. Lui sapeva. Come poteva ignorare certi fatti, anche se accaduti prima del suo arrivo come successore di Bookman?

Tornare a fare il doppio gioco non sarebbe stata una così gran fatica. Non poteva permettere di farsi cacciare dall'Ordine, né di farsi ammazzare dai Noah.

« Andrà tutto bene, fratello mio. »

Una famiglia. Forse non era così male averne una.
E così, un nuovo lord, con in bocca il sapore metallico del sangue, venne alla vita.

   
 
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