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Autore: Ever Lights    02/01/2012    18 recensioni
"«Aver paura di amare è come aver paura di vivere ogni singolo giorno della propria vita. Io non voglio che tu abbia timore di amarmi, Bella, perché qui», presi la sua mano e me l'adagiai sul cuore. «sento di provare davvero qualcosa per te. Non so se è amore, o se è qualcosa di differente, ma so che è positivo. Per questo voglio che tu sappia che desidero provarci. Desidero scoprire cose nuove, con te. Mi lascerai provare, per favore? Hai tu la chiave del mio cuore.»"
L'amore può voltarti le spalle come offrirti una mano. Un trentenne, due figlie, una relazione finita. Una donna, un passato da dimenticare, incubi che tornano a galla. Qualcuno metterà il proprio zampino per sconvolgere le loro vite.
E se, in più, il destino decidesse che le carte in tavola vadano cambiate e rimescolate?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ascolta il tuo cuore



Ascolta il tuo cuore ♥
Capitolo 1: Troppo complicato.

EDWARD


Tutto troppo difficile.
Alzai lo sguardo, esaminando le mie bambine dormire abbracciate. Meredith e Viola, due cucciole così indifese e fragili che solo io potevo proteggere.
Rigirai fra le mani il biglietto e rilessi le frasi scritte in argento.
Tanya Denali e Gregor Astron annunciano il loro matrimonio che si terrà il 24 giugno alle ore undici.
Tanya si risposava. E neppure un mese prima mi lasciava, con una neonata di due settimane e una bambina di sei anni.
Incredibile. Lei se n’era andata, dicendomi che non ne poteva più di questa vita. Aveva fatto armi e bagagli, aveva baciato entrambe le bambine ed era uscita dalla mia vita.
E mi aveva lasciato tutto il nostro passato insieme. Tutto quello che avevamo creato.
Perché? Perché io ero un fallito. Un uomo che si dedicava alle figlie e alla loro istruzione e stava tutto il giorno con loro. E soprattutto non avevo un lavoro.
Invece Greg era un ricco spilorcio che possedeva un paio di multinazionali sparse nel mondo. Ovviamente molto meglio di me.
La testa mi cadde fra le mani, sempre più incredulo. Rimasi ancora qualche minuti perso nei miei pensieri fino a che le coperte al mio fianco non si smossero.
Meredith mi venne accanto, facendo attenzione a non svegliare la sorellina.
«Che succede, papy?»
La guardai, al chiarore tenue dell’abat-jour. I capelli lunghi, di quel colore misto al biondo e al bronzo, erano scompigliati. Gli occhi, così grandi e luminosi, anch’essi un miscuglio fra i colori dei suoi genitori, mi guardarono curiosi.
Le diedi un buffetto sulle guance e la presi fra le braccia. «Niente piccola mia. Il papà è solo un po’ stanco.»
Strinsi Meredith a me e inspirai il suo profumo. «Sicuro? Mi sei sembrato preoccupato.»
Sorrisi. «Mary, sono sicuro. È che sai… Viola non fa molto dormire ultimamente.»
«Ha male al pancino?»domandò, osservando la sorellina.
«Un pochino. Ma sai anche tu che è normale. Quando sono piccoli i bambini hanno spesso il mal di pancia.»la rassicurai, carezzandole i capelli.
Io e Tanya nei mesi precedenti avevamo cercato nel migliore dei modi a spiegarle che la sorellina avrebbe movimentato la nostra routine e fortunatamente Mary aveva compreso, per quanto possibile.
«Dici che sente anche lei la mancanza della mamma?»
Feci spallucce, colto alla sprovvista dalla sua domanda. «Probabile tesoro. Insomma… A te manca la mamma, no?»
La bambina scosse il capo. «No. O almeno non tantissimo. Sto molto meglio con te, papà, che con mamma che urla sempre quando si arrabbia e sembra un animale inferocito.»
Trattenni un risolino. «Sul serio?! Quindi preferisci me al posto della mamma?»
«Certo. E poi papà tu sei più dolce della mamma.». Si accoccolò meglio sul mio petto, con quel sorriso dolcissimo e sincero sul viso.
Un groppo salì in gola e cercai di reprimerlo. Nonostante fosse così piccola, aveva un’intelligenza superiore alla media.
Era capace di tirarmi su di morale con una battuta o semplicemente con uno dei suoi sorrisi stupendi.
Una delle cose più belle che la vita mi aveva regalato. Come si poteva chiamare errore?
Lentamente ci alzammo e andammo in cucina, lei in braccio a me.
Le preparai la colazione e rimanemmo a guardare i cartoni animati finché Viola non si svegliò, strillando, nell’altra stanza.
«Arrivo subito.»mormorai, baciando i capelli della mia bambina, e mi diressi nella camera adiacente.
Mi avvicinai al letto e presi fra le braccia quell’esserino così fragile e sensibile. Viola smise subito di piangere e mi guardò con quei suoi occhioni grigi.
Quando tornai in cucina, Meredith aveva appena finito la colazione e stava guardando placida la TV, esattamente come l’avevo lasciata.
«Viola, saluta la tua sorellona.»sussurrai come un idiota alla mia piccolina, facendole muovere la manina con il ‘ciao ciao’.
La bambina rise e si avvicinò per prendere la sorella fra le braccia, mentre io preparavo il biberon.
Mary era una perfetta babysitter e quasi sempre si occupava di Viola mentre io facevo le faccende domestiche.
I loro faccini così vicini, gli occhi di Viola incatenati a quella della sorella, l’attenzione che mostrava la piccola verso Meredith.
Erano perfettamente identiche. Viola assomigliava moltissimo a Mary da appena nata, nonché a me.
Di Tanya avevano ben poco, a parte qualche rara sfumatura negli occhi e nei capelli di Meredith.
Per il resto erano uguali a me da piccolo. Stessi comportamenti, stessi lineamenti nel viso… E sì, anche l’intelligenza, proprio per essere modesti.
Per Viola ancora c’era tempo, anche perché aveva appena un mese e mezzo e capire a chi assomigliasse era proprio un’impresa.
Ma Meredith, anche se poteva ancora cambiare fisionomia, era la mia fotocopia, il mio clone.
Ripresi fra le braccia quel minuscolo corpicino, nonostante il peso fosse elevato per l’età. Quasi cinque chili di puro amore.
Ma Viola era nata abbastanza cicciottella. Tre chili e ottocento grammi, a dispetto delle stime dei dottori.
La piccola si attaccò voracemente alla tettarella del biberon e prese a succhiare, producendo strani versi che fecero ridere me e Meredith.
«Comincia a vestirti piccola.»dissi a Mary, guardando l’orologio. Erano già le otto e un quarto e presto saremmo usciti, per andare a trovare Tanya.
Dovevamo cercare un modo per dire alla bambina che la madre si sarebbe risposata.
Ma ancora non capivo cosa c’entravo io nella questione.
Avevamo già tutto prestabilito. Al parco Tanya ci sarebbe venuta incontro e attaccando bottone avremmo spiegato a Meredith la faccenda. Ma non sapevo se l’avrebbe presa bene o meno.
Perché dopotutto aveva pur sempre quasi sette anni. Era un argomento delicato da gestire e io non ero pratico, proprio per niente.
La seguii in camera e la aiutai a scegliere qualcosa di comodo. Dopotutto andavamo al parco e si sarebbe messa a giocare appena arrivati.
Mentre Meredith si lavava, io cominciai a cambiare Viola, che mi guardava estasiata.
«Ciao piccina.». Le feci una pernacchia sul pancino e lei fece un versetto, che mi sembrò quasi una risata.
Le cambiai il pannolino e la vestii con una delle tutine più carine. Nel mese che Tanya era andata via, mia madre e Alice mi avevano comprato tanti vestiti per le bambine e per me, mentre io cercavo di trovare un lavoro.
«Papà, mi aiuti?»
Mi girai verso Mary, che teneva in mano le scarpe. La feci sedere sul letto e la aiutai ad allacciarle.
«Vedi? Prima ci va l’asola di sinistra, poi il laccio va qui dentro e il fiocco viene.»
Mi sorrise. «Grazie papy.» e mi baciò la guancia.


Sistemai meglio il lenzuolino su Viola, adagiata nella carrozzina, e mi sedetti sulla panchina con Meredith.
«Dorme?»domandò, sporgendosi verso il passeggino.
Annuii e guardai la neonata. Il ciuccio racchiuso nella boccuccia si muoveva appena, le manine chiuse e il petto si abbassava e alzava ritmicamente.
Il cellulare in tasca vibrò e quando accesi il display, comparve un messaggio.
Sono arrivata, sto parcheggiando.
Tanya.
Non risposi e alzai lo sguardo verso i cancelli del parco. Tanya, racchiusa nel suo giubbotto, sembrò sorridermi ma io distolsi lo sguardo.
«Arriva la mamma.»mormorai a Meredith in un orecchio e lasciai che la donna si avvicinasse a noi.
«Ciao a tutti.»
Tanya cercò di sembrare benevola nel sorridermi, ma secondo me nella sua mente mi malediceva e mi insultava in tutte le lingue del mondo.
Meredith la abbracciò e le baciò la guancia. «Ciao mamma.»
La donna si protese verso l’interno della carrozzina, guardando la piccola.
«Sta benone.»mormorò sorpresa.
Cos’era, pensava forse che con il latte artificiale i bambini non crescessero più di tanto? Era lei che se n’era andata. Io ancora non producevo latte! Mica sono una donna!
«Sì. Pesa quattro chili novecentosessanta grammi. Il pediatra dice che è in forma.»
Tanya mi guardò torva e poi si accomodò accanto a Meredith. «Come va a scuola?»
La bambina fece spallucce, indifferente. «Bene. Papà è molto bravo ad aiutarmi a fare i compiti.»
Sorrisi a mia figlia, quasi per essergliene grato. Grazie piccina.
«E… Viola?»
Sospirai. «Ha le coliche, ma anche Mary le aveva, quindi è normale. Però cresce bene. Prende il biberon sei volte in ventiquattro ore e la notte dorme. O quasi.»
Meredith ridacchiò. «Si addormenta solo quando siamo tutti e tre nel lettone.»
Tanya non rispose e mi guardò, in cerca di un aiuto per parlare alla bambina del matrimonio.
Il sole di metà ottobre illuminò il lenzuolino candido della carrozzina e la spostai di un poco.
«Meredith, la mamma deve dirti una cosa.»disse ad un certo punto la madre, accarezzando i lunghi capelli di sua figlia.
I grandi occhi di Mary si illuminarono e alla luce del sole sembravano quasi di ghiaccio. «Dimmi mamy.»
Nella voce della bambina c’era sempre una nota di acidità quando parlava con la madre. Si capiva benissimo che ce l’aveva con lei perché mi aveva lasciato… ma non volevo che il loro rapporto si disintegrasse per colpa mia.
«So che sei molto arrabbiata con me per aver piantato papà, ma vedi tesoro le cose stavano andando male da un po’ di tempo. Abbiamo aspettato che nascesse Viola per dividerci.»
«E come al solito a me non pensate.»mormorò la bambina, con il capo chino, visibilmente arrabbiata.
«Non è così, piccola.», la rassicurò Tanya. «Ora le cose sono cambiate e sia io sia papà stiamo meglio e mamma ha una novità per te.»
Novità… Certamente Tanya.
La donna passò a Meredith lo stesso invito che mi aveva spedito un paio di giorni prima.
«Cos’è?»sussurrò, poco prima di leggere.
I suoi occhi sgranarono all’improvviso e mi guardò esterrefatta. Le lentiggini divennero ancora più evidenti, dato che era sbiancata all’improvviso.
«Tu… ti sposi?»mormorò la bambina, in un imminente crisi di pianto. Strinsi a me Meredith e la camicia prese a bagnarsi.
«Vattene mamma.»singhiozzò e tanya si allontanò, mentre mia figlia mi allacciava le braccia al collo.
«Stt, è tutto okay piccola.». Le carezzai la testa e lei mi guardò. Gli occhi azzurri erano lucidi ed erano arrossati.
«Non è giusto papà.»
«Lo so piccola. E' tutto troppo complicato, ma si risolverà. Vedrai.

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Anno nuovo, LongFic nuova.
BUON ANNO A TUTTI QUANTI!!
Non sono uscita fuori di testa, tranquille.
Allora. Questa FF era un progetto incompiuto e non so come ho deciso di postarla.
Sono elettrizzata e so che dovrei finire le altre... ma credetemi, non potevo resistere.
So che nella cover c'era solo Meredith ma era una sorpresa la piccola Viola (:
I nomi delle bambine sono speciali. Uno è quello della mia Giusy (Meredhit89) e uno è quello della mia piccola Viola, la cucciolotta di Monica.
Questa FF è dedicata a tutte le meravigliose persone che ho conosciuto grazie a EFP.
Grazie a GingerS, Meredhit89, Monica, Martina D.R, Annalisa S., Francesca G, Fiorella S. e Cloe, Camilla, KrisCullen, Chuck, Simona S.
Grazie ragazze. Vi voglio bene <3
Bene... meglio che mi dileguo prima che mi uccidiate.
Lascereste una recensioncina, giusto per farmi sapere i vostri primi giudizi? :3
Grazie mille <3
Bacioni,
G.



   
 
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