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Autore: fers94    02/01/2012    2 recensioni
Rober fa ritorno a Madrid dopo tre anni di assenza per ritrovare la donna che ha sempre amato.
Il primo capitolo fa solo il punto della situazione, mentre nei successivi si sviluppa l'intreccio della storia.
(...) Il suo sorriso era quello di sempre, quello che i miei occhi avevano fotografato anni prima ed avevano gelosamente custodito in un angolo segreto della mia mente (...) [dal capitolo 3]
(...) - Buongiorno... Da quanto sveglio? - Da sempre. Ho passato la notte a guardarti dormire. Sembri un angelo quando dormi. - E quando sono sveglia, invece? - Quando sei sveglia, lo sei. (...) [dal capitolo 10]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1. Ricordi e verità
 
 
Passarono tre anni da quando lasciai Madrid per andare a Malaga con Marta. Tre lunghi anni. E non andarono affatto bene. Fin dai primi tempi del nostro trasferimento, non abbiamo fatto altro che discutere. Non possiamo convivere assolutamente. Non è una cosa fattibile. In tre anni ci abbiamo provato con tutte le forze, ma nulla. Tre anni di sforzi per convincerci di potercela fare, che poi si sono rivelati un totale fallimento; non solo per quanto riguarda la nostra convivenza, ma anche per la nostra relazione. Già, tre anni per capire che è finita, anzi, che non è neppure mai incominciata. La verità è che ho cercato di amarla per buttarmi dietro la mia storia con Silvia. Lei sì che l'ho amata, moltissimo. E lei amava me. Fin quando non è rimasta incinta. Innanzitutto, non me lo disse. Non so se per paura di una mia reazione, per un suo freno interiore o perché non riusciva ad accettare quel bambino per lei. So solo che non me lo disse. Lo venni a sapere quando lo perse, quel mio figlio, durante una delle tante gare di ballo. Studiavamo insieme alla Carmen Arrànz di Madrid, dove studiava anche Marta, la più importante scuola di arti sceniche di tutta la Spagna. Io studiavo principalmente per recitare, ma seguivo regolarmente anche le lezioni di canto e ballo. Silvia è la nipote della codirettrice della scuola, Alicia Jauregui, ex prima ballerina di Budapest, e voleva seguire le orme della zia: diventare un'ottima ballerina. Giuro che ballava davvero in maniera favolosa. Insomma, ci siamo conosciuti lì. Fisicamente mi piacque da subito, ma mi innamorai di lei pian piano durante il corso del primo anno. Ed a fine anno, tirai fuori quello che avevo dentro. All'epoca lei era fidanzata con Pedro, che era il mio compagno di stanza. Io ero preoccupato per la mia dubbia promozione al secondo anno ed ero rannicchiato nella stanza costumi a piangermi addosso. In quel periodo, Silvia cercava sempre di darmi una mano con gli studi, perciò avevamo preso confidenza. Mentre piangevo, Silvia entrò nella stanza e chiuse la porta, quasi sapesse con certezza che mi trovavo lì a rimproverarmi. Mi guardò e mi vide in quello stato, così cercò di rassicurarmi, dicendomi che mi avrebbero promosso. E fu lì che, guardandola negli occhi dopo un abbraccio, mi resi conto che la volevo. La volevo come mia donna, non mi interessava di Pedro, volevo fosse mia, volevo poterla amare. Allora la baciai. Lei oppose resistenza per un paio di volte, dicendomi che non poteva e cercando di allontanarmi, ma io insistetti e alla fine lei si lasciò andare. Tutto il mondo era fuori da quella stanza costumi, dove stavamo facendo l'amore, isolati da tutto e tutti. Lei poi si ricompose frettolosamente e scappò via. Io venni promosso, naturalmente anche lei, ed il giorno dopo (che era anche l'ultimo del primo anno) ci ritrovammo nell'aula magna a festeggiare. C'eravamo io, lei, Pedro, Lola e Ingrid (le compagne di stanza di Silvia). Pedro non sapeva nulla, Silvia non aveva avuto il coraggio di dirgli quel che era successo. E io seppi lì che stavano insieme. Da un paio di giorni. Così, durante l'esame finale di recitazione, fui io a raccontargli tutto, davanti a Silvia e le altre. Lui le chiese se fosse vero, e lei non rispose, con le lacrime agli occhi. Non era mia intenzione farla star male, ma dovevamo andare incontro alla realtà, tutti. Era palese che io e lei ci volevamo e che lei non voleva Pedro. Non lo amava, io lo sapevo da troppo tempo. Io e Pedro ci prendemmo a cazzotti, mentre Silvia piangeva. Non avevo idea cosa sarebbe successo, allora. Pedro aveva saputo di essere cornuto dopo appena due giorni, Silvia verso di me sembrava incerta. Pedro l'avrebbe perdonata? Lei sarebbe tornata da lui o sarebbe venuta da me? Nonostante ciò, suonata quell'ultima campanella, li vidi andar via insieme. Non potevo crederci. Andai verso la mia moto e mi resi conto che la vacanza a Maiorca l'avrei fatta da solo. Mi misi il casco e stavo per salire in sella parecchio rammaricato, quando sentii la sua voce chiamarmi. Mi girai e vidi che era proprio lei. Mi abbracciò piangendo. Io mi tolsi il casco, la baciai e le dissi "Ti amo" e lei rispose lo stesso. Le chiesi se quindi sarebbe venuta con me e lei confermò. Fu così che cominciò tutto. Mi raccontò che Pedro, una volta saliti in macchina, le aveva detto che se voleva venire con me doveva farlo, se la rendeva felice. Dopo non aver sentito risposta, Pedro scese dalla macchina e Silvia mi corse incontro. Allora partimmo e trascorremmo l'estate a Maiorca. Fu l'estate più bella della mia vita. Stavamo insieme 24 ore su 24, sempre in spiaggia o in moto. Finita l'estate, tornammo insieme alla Carmen Arrànz per il secondo anno. I primi due mesi furono mesi felici, Pedro ci aveva anche perdonato, poi in quel periodo era conteso tra Lola e Marta. Già, proprio Marta... In ogni caso, dopo questi mesi di stabilità, Silvia iniziò ad essere tremendamente gelosa di me. Litigavamo spesso, poi ci ritrovavamo, ma era un periodo abbastanza delicato. E poi rimase incinta. Io non seppi nulla finché quel bambino non lo perse dopo aver ballato. Naturalmente, essendo incinta, avrebbe dovuto evitare ogni esibizione, ma la sua voglia di ballare sovrastò il bene del bambino. Dopo aver accusato il malore, portarono Silvia in ospedale e ovviamente la accompagnai anch'io. Lì mi dissero che era incinta ed aveva appena perso il bambino. Dopo la notizia piansi moltissimo, sia per quel figlio già perduto, sia perché Silvia me ne aveva tenuto all'oscuro. Perché non me ne aveva parlato? Ci amavamo, seppure fra alti e bassi. Quando Silvia fu dimessa, le chiesi un chiarimento. Purtroppo, quel maledetto chiarimento sfociò in una brutta discussione, che segnò per sempre il nostro amore. Mi disse che non voleva stare più con me. In quella discussione alzai la voce, ero molto sotto pressione, e tra le altre cose, ruppi con rabbia un vetro. Silvia mi disse che di uno come me poteva solo aver paura e mi lasciò. Per giorni e giorni non ci parlammo. Poi pian piano a lezione le vidi tornare il sorriso e mi resi conto che la sua felicità era l'unica cosa che contava. A me bastava vederla felice, con o senza di me, ed allora ero felice anch'io. Dopo esserci lasciati, dopo aver attutito il colpo ed aver sorpassato i difficili primi tempi, restammo però molto legati, trascorrendo parecchio tempo insieme malgrado il malomodo in cui avevamo rotto. Io le chiesi più volte una seconda opportunità dicendole che l'amavo, ma lei non me la concesse mai. Nel frattempo nella sua vita ricomparve un suo ex, Alvaro, con il quale Silvia tentò di riprendere una relazione. Lui però la mise solo in un gran casino, prestandole un'auto che, all'insaputa di Silvia, egli aveva rubato e che tra l'altro era stracolma di cocaina. Silvia venne fermata dalla polizia ed allora arrestata ed io, venuto a saperlo da sua zia, andai più volte a trovarla in carcere durante la sua breve detenzione. Già, la trattennero perché Alvaro era fuggito fregandosene, ed ogni colpa era ricaduta su di lei. Grazie alla schiera di avvocati amici di famiglia di Silvia, questa riuscì a venirne fuori e tornò in libertà, ripresentandosi a scuola. Alvaro si rifece allora vivo con lei, apparendo proprio a scuola. Io lo vidi parlare con lei in quell'occasione e tentai di bloccarlo per poi farlo arrestare, ma Silvia me lo impedì dicendomi che lui era l'uomo che amava. Inoltre, non fece il suo nome nella deposizione, come per proteggerlo, ma Alvaro venne comunque ricercato e considerato latitante. Il giorno dopo, Silvia decise di fuggire con lui a Parigi. Non le importava nulla della scuola, della danza e dei suoi progetti; voleva solo seguire quel criminale. Cercai di impedirle anche questa fuga, presentandomi nella sua stanza mentre si preparava la valigia. Le chiesi di rimanere a Madrid per me, perché l'amavo, ma lei mi disse che era troppo tardi, così le dissi che allora avrei chiamato la polizia; a quel punto Silvia sospirò, mi diede un bacio sulla bocca e se ne andò via. Io non ebbi il coraggio di chiamare la polizia, perché sapevo che, così facendo, l'avrei sbattuta di nuovo in galera, e siccome l'amavo, non potevo farlo. L'avevo persa. Fortunatamente però, prima che Silvia potesse raggiungere Alvaro, la polizia riuscì a fermarlo ed arrestarlo, e Silvia venne automaticamente fuori da tutto quel casino. Un paio di mesi dopo, quando iniziai a lavorare con una piccola parte come attore in una soap, fui ingiustamente accusato di stupro e molestie da parte di una collega. Non era assolutamente vero. Dopo un ciak, io e quella ragazza finimmo a letto, ma fu tutt'altro che stupro. Ovviamente lei era consenziente, ci mancherebbe. Ricevuta quest'accusa, fui subito espulso dalla scuola, in attesa del processo. Tutti persero la fiducia in me, mi sentivo sporco anche se non ero colpevole, tutti mi insultarono e mi derisero. Tranne due persone: Pedro e Silvia. No, non stavano insieme, ma dopotutto erano rimasti amici. Ricordo molto bene quella sera: avevo fatto il borsone e stavo lasciando la scuola, distrutto. Mi chiedevo perché quella ragazza mi avesse rivolto accuse così tanto infamanti senza alcun motivo ed ero davvero a pezzi. Uscito dalla camera, mi diressi verso la rampa per salire al piano superiore ed andare da mio padre, anche se alla fine mi toccò alloggiare in un albergo lì vicino, visto che lui non mi credette e mi cacciò. Ad ogni modo, lì vidi Pedro e Silvia che mi aspettavano a braccia conserte. Mi avvicinai e Silvia mi disse che anche se sapeva che purtroppo non contava molto, lei e Pedro non credevano all'accusa e stavano dalla mia parte. Mi venne vicino, mi baciò sulla bocca, poi mi abbracciò e dunque mi baciò di nuovo, un'ultima volta. Ci eravamo lasciati da tempo, e dopo che lei voleva fuggire con Alvaro avevamo perso parecchia della confidenza che avevamo a fatica costruito dopo la fine della nostra relazione, eppure mi salutò così come se fosse normale, la cosa più naturale del mondo. Quello fu forse il segno che nonostante tutto quel che poteva accadere, un filo c'avrebbe sempre tenuto legati l'uno all'altra. Dopo l'ultimo bacio, tenni il mio viso vicino al suo per qualche altro istante, e sulle mie guance scivolarono le sue lacrime. Poi abbracciai Pedro, e capii che era una persona splendida, che nonostante il pesante torto che avevo commesso nei suoi confronti, lui per me c'era. Accennai un sorriso amaro per ringraziarli, e poi me ne andai. Il processo alla fine neppure fu fatto, la ragazza si scusò con me dicendomi che voleva solo fruttare soldi da quell'accusa e ritirò la denuncia, avendo capito di aver sbagliato. In realtà Pedro era riuscito a tenderle un tranello ed era riuscito a strapparle una confessione; il merito era più che altro suo, l'aveva fatto per aiutarmi. Io tornai a scuola, ricevendo le scuse di quegli altri che non mi avevano creduto, e quando Silvia mi vide rientrare sorridente, ricambiò il mio sorriso. Dopo tutto ciò, escluse storielle da poco conto, lei si innamorò di Horacio, nuovo insegnante di teatro, ed io iniziai a frequentare Marta, che si era da poco lasciata con Pedro. Lui ora stava con Lola, che era da sempre innamorata di lui, fin dai tempi della relazione con Silvia. Marta mi intrigava: la conobbi durante un casting esterno alla scuola, e subito mi fece capire che le interessavo. Un giorno mi rinfacciò di non essermi comportato bene con Silvia, mi disse anche che grazie a quel comportamento avevo una pessima nominata lì a scuola. Forse proprio perché ebbe il coraggio di parlarmi della mia storia con Silvia con tale sfacciataggine, provai ad intrecciare una relazione con lei, perché sembrava sapermi tenere testa, ed è quello che a me piace in una donna. A dire il vero però, non l'ho mai presa troppo sul serio; in fin dei conti, io e Silvia stavamo spesso a contatto per via degli amici comuni, della band fondata con Pedro, Lola, Ingrid e un buon musicista come Jero, dello stesso anno di frequentazione (e quindi l'obbligo di seguire le stesse lezioni) ecc. ed inconsciamente non ho mai smesso di pensare a lei. A fine ultimo anno poi, si è sposata in gran segreto a Las Vegas con Horacio. Nel frattempo continuavo a stare con Marta, per provare a distrarmi, ma non ne ero innamorato (tra le altre cose mentre stavo con lei andai anche a letto con la sua migliore amica), mentre controllavo che Silvia fosse almeno un po' felice con Horacio, anche se quell'uomo a me non era mai piaciuto. Già, ma due giorni prima della fine di quell'ultimo anno, appena dopo aver programmato il trasferimento a Malaga con Marta, venni a sapere che Silvia e Horacio si erano lasciati. Lui cercava di truffarla, le rubava soldi dal contocorrente senza che lei sapesse nulla non so per quale scopo. Le rubò inoltre anche l'anello del padre, scomparso pochi mesi prima, che Silvia gli aveva donato il giorno del matrimonio. Beh, lui se l'era venduto senza alcun scrupolo. Silvia si rese conto della truffa proprio dopo l'episodio dell'anello, così mollò Horacio e chiese allo Stato del Nevada di annullarle il matrimonio. Lo venni a sapere da Lola il penultimo giorno. Avevo ragione sul conto di Horacio, non era un brav'uomo come voleva sembrare. Lì mi venne voglia di andare a parlare con Silvia, farla sfogare e cercare di darle un appoggio come potevo, così come lei aveva fatto con me durante l'episodio dell'accusa di stupro. Ma non lo feci. E non lo feci perché se l'avessi fatto avrei ceduto, mi sarei accorto di amarla ancora e lo sapevo. E se mi fossi accorto di amarla, forse saremmo tornati insieme e forse le avrei dato nuovamente altre sofferenze. Io non avevo la certezza che stesse a pezzi ed avevo paura che se fossi andato da lei e se avessimo ceduto entrambi all'attrazione, avrei potuto farla soffrire ancora, ed era l'ultima cosa al mondo che volevo. Dovevo provare a farmi una vita insieme a Marta, provare ad essere felice con lei. Sperando che Silvia avrebbe trovato a Madrid la sua di felicità. L'ultimo giorno, dopo la festa di fine anno però, mi sono sentito in dovere almeno di salutarla prima di partire. Non potevo andarmene senza abbracciarla un'ultima volta. Ero lì a ballare con Marta e vidi Silvia vicino alla rampa che salutava Lola. Chiesi a Marta un attimo, lei annuì e si mise a ballare con un'amica. Mi avvicinai a Silvia, non avendo assolutamente in mente cosa dirle. Appena lei e Lola mi videro, si guardarono; poi Lola mi diede due baci sulla guancia e mi disse che più tardi mi avrebbe salutato meglio, poi andò via. Se ne andò come se si sentisse in dovere di lasciarci soli, di concederci un momento d'intimità, l'ultimo nostro momento. Eravamo solo io e lei, in quel momento. Sospirai profondamente, poi l'abbracciai forte. Le baciai la fronte, e lei cominciò a piangere. Ci stringemmo, poi per l'ennesima volta le asciugai le lacrime. Le dissi che mi dispiaceva per quello che era successo con Horacio e le dissi anche che doveva provare a dimenticare e tranquillizarsi. Me lo promise, poi mi ringraziò. Ricordo ancora le sue parole: "Comunque grazie, per tutto. Per esserci stato, sempre. Sei una bellissima persona... Ti voglio davvero bene!". Sentite quelle parole, anch'io mi misi a piangere come un bambino. L'abbracciai ancora, tra i mille singhiozzi. Nella mia mente passarono tutte le immagini di quei quattro anni all'Arrànz con Silvia, poi mi ritrai dall'abbraccio, le presi il volto tra le mani e mi lasciai andare ad un fiume di parole, che mi vennero in testa al momento, impulsivamente. Per essere precisi, ecco quel che le dissi: "Tesoro, io parto. Vado a vivere a Malaga con Marta. Provo a farmi una vita nuova. Evidentemente doveva andare così, noi due divisi. È come se il destino ce lo avesse chiesto di separarci, per il bene nostro. Ma a me interessa che tu sappia una cosa. Devi sapere che sei stata la miglior persona conosciuta qui, e forse anche in tutta la mia vita. Mi piange il cuore pensando a quanto dolore ti ho ingiustamente dato, so bene che meriti di molto meglio. Per questo me ne vado, non voglio che tu soffra più. Voglio che tu sia felice, indipendentemente se con me accanto. Ho capito che è difficile stare con uno come me, fa solo soffrire. Perciò è meglio che io da te stia lontano. Credimi, è meglio così. Però sappi che io ti amo, l'ho sempre fatto e lo continuerò a fare per sempre. Non ho mai smesso. Nonostante in questi ultimi anni non abbiamo fatto altro che ignorarci e mostrarci indifferenza. Ora tu starai certamente pensando che faccio schifo nello stare con Marta non amandola se è vero quel che dico. Beh, quel che dico è vero. Per quanto riguarda Marta, io vorrei provare a vedere come va. Magari non amandola intensamente come amo te, riuscirò a renderla felice senza sofferenze. Ma se io stessi con te ti amerei tanto profondamente da non riuscire a rendermi conto se commetto qualcosa che ti fa soffrire. Lo so, è un discorso abbastanza strano, ma posso garantirti che è vero. Ti auguro tutto il bene del mondo, tutta la felicità possibile. È meglio dirsi addio definitivamente, d'accordo? È stato bello da morire, ma è giusto così. Ti amo, tesoro. Buona fortuna...". Detto ciò, un'altra lacrima mi scese sul volto. Lei me la asciugò con una carezza, poi non disse assolutamente nulla. Finimmo per fare fugacemente l'amore nel teatro della scuola, completamente deserto. Fu il nostro modo di dirci addio. Le ripetei che l'amavo, poi ci diedimo quell'ultimo sentitissimo bacio. Lei sorrise tristemente mentre mi guardava allontanarmi ed io mimavo con la bocca la parola "Perdonami", poi le mandai un bacio con la mano e mi voltai. Da allora, più nulla. Non mi sono voluto voltare indietro, sapevo che se l'avessi fatto, non avrei più avuto il coraggio di allontanarmi da lei. Tornai da Marta, ballammo un'altra oretta e poi andammo via. Dovevamo finire a fare i bagagli perchè la mattina dopo avevamo l'aereo per Malaga. E alla fine siamo partiti. Via da Madrid, via dall'Arrànz, via da Silvia. In questi tre anni ho provato a fare quel che avevo intenzione di fare, giuro di averci provato con ogni forza, ma ho fallito. Tre anni per capire che al cuor non si comanda, che non avrei dovuto andare contro i miei sentimenti. Anche quell'ultimo giorno ci amavamo, ma la mia paura di darle sofferenza mi ha costretto a rinunciare a lei. La rinuncia più sbagliata di tutta la mia vita. Sì, ho capito che lei per me è sempre stata indispensabile, e lo è ancor oggi come non lo è stata mai. Ho perso così tanto tempo credendo di poterla dimenticare, ma ho finalmente capito che non è possibile. L'amore vince tutto, hanno ragione questi vecchi proverbi. Quando non ce l'ho fatta più a reggere questa specie di farsa con Marta, le ho detto la verità. O meglio, le ho detto in faccia solo che era finita; mi ha cacciato di casa in lacrime, così ho preso una stanza nell'albergo a 250 metri da lì. Poi le ho scritto una lettera dove mi spiegavo meglio e gliel'ho spedita. Non so se se la sia sentita di leggerla, ma io ho provato a spiegarle la realtà dei fatti con quelle parole.
 
 
 
Cara Marta, ti prego di perdonarmi. Come ultima cosa, ti chiedo solo di leggere questa lettera prima di strapparla. Mi sei sempre piaciuta e ti ho sempre voluto un gran bene, ma il problema è che da parte mia, purtroppo, non c'è mai stato amore. Ho provato ad amarti, ma non ci sono riuscito. Ti starai forse chiedendo perché ho detto di amarti se non era vero, perché abbia deciso di vivere con te se non ti ho mai amata, perché ho trascorso questi anni con te. Voglio dirti davvero tutto, non meriti altre bugie. La ragione di tutto quel che è successo è Silvia. Amo lei, da sempre. E lo farò sempre, nonostante tutto e tutti. Volevo provare a credere che non fosse così, volevo dimenticarla perché in quella relazione ci fu troppa sofferenza. Tu mi piacevi, volevo provare a trovare un equilibrio con te. Ero convinto che ce l'avrei fatta. E invece no. Questi tre anni mi hanno fatto capire quel che sento veramente. La amo, ed io non posso farci nulla. Mi dispiace di aver fatto soffrire anche te. Mi vergogno di averti fatto credere cose non vere, convinto che di lì a poco vere lo sarebbero diventate, ma non è stato così. E' andato tutto come non doveva. Ci hai rimesso tu, non sai quanto io ne stia male, che tu ci creda o meno. Forse andrò a cercare Silvia a Madrid, o forse impazzirò. Non so cosa fare, ma continuare a ingannarti senza volerlo non mi sembra la cosa giusta. Spero che un giorno tu possa perdonarmi un errore tanto grande, ma ti capisco qualora non lo facessi. Sarebbe anche giusto. Ti auguro tanta fortuna e tutto il bene della terra, ed anche di trovare un uomo d'oro che ti ami davvero. Ora le nostre strade è giusto che si dividano. Ti chiedo ancora perdono. Ti voglio bene.    Rober
 
 
Questa fu la lettera. Non ebbi mai risposta, non ho mai saputo se l'abbia letta o meno. 
   
 
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