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Autore: Aura    02/01/2012    0 recensioni
"Tutto quanto è fermo a te, tanto il resto cambia; vivrò ma non vivrò più..."
La battaglia finale è imminente, lo sente, tanto quanto sente il vuoto che ha scelto mangiargli l'anima; Draco farà quello per cui è nato, rimanendo al fianco della sua famiglia e della schiera in cui hanno deciso di combattere, anche se lo strappo gli ricorda che ha avuto una possibilità di fare andare le cose diversamente.
Ma non avrebbe mai funzionato, lei non era per lui.
Dal capitolo uno:
Una smorfia tristemente divertita gli mosse le labbra, mestamente ripensò alla fragilità della mente e alla corruttibilità dei ricordi: in quel momento Lei era tutto fuorchè bella, con i capelli spettinati ed incrostati di sangue rappreso che aveva disegnato anche delle lugubri macchie sul volto e sugli abiti; eppure nella sua mente la vedeva bella, e si ritrovò ad avere quasi nostalgia di quegli attimi in cui avevano rischiato di perdere la vita, in quel lasso di tempo dove né Harry Potter né il Signore Oscuro erano lì per dividerli.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Fuori è quasi giorno

sto pensando a te

disperato vuoto dentro me...


Il cielo era nero, ma lontano, guardando dalla torre di Astronomia, l'orizzonte era illuminato da una leggera luce rosata, un accenno appena di alba che presto avrebbe vinto contro la notte, dissolvendone la densità nonostante in quel momento poteva sembrare impossibile riuscire ad illuminare quel buio.

Una strana coincidenza che anche la natura gli stesse suggerendo quello che lui sapeva sarebbe successo con una ben altra Oscurità e un ben altro bagliore, fioco ed insignificante che però presto si sarebbe arricchito portando il giorno nell'era del mondo magico.
Non a caso quella stupidissima cicatrice era a forma di saetta.
Per quanto oggettivamente non si era né si sarebbe mai considerato un sostenitore di Harry Potter sapeva perfettamente che presto il prescelto sarebbe arrivato per lo scontro decisivo, e ne sarebbe uscito vittorioso nonostante l'ingente schiera di Mangiamorte e mercenari su cui poteva contare Lui, nonostante Lui fosse considerato il mago più potente di tutti i tempi.
Sebbene i numeri gli fossero contro era ovvio che Harry Potter avrebbe sconfitto il Signore Oscuro e come corollare anche lui, in quanto schierato per cause superiori tra le sue file, ma che in fondo se non per orgoglio o legami di sangue non sentiva minimamente di appartenere a quella battaglia che gli era stata imposta: agiva apparentemente con freddezza, per procura del nome di suo padre malgrado ormai fosse consapevole che non valesse più mezzo zellino, ma dentro di sé c'era l'indifferenza per la causa, e più a fondo ancora la sensazione del torto della stessa.

Quest'ultimo sentimento veniva in genere ignorato, dal momento che sapeva che a prescindere della giustizia o meno del suo schieramento quello era il posto a cui era destinato, ed era l'esercito con cui doveva combattere; anche se il peso di quella consapevolezza lo aveva portato alla separazione più lacerante della sua vita, un atto che però aveva dovuto fare in quanto non c'erano alternative: non erano destinati a stare insieme né mai lo sarebbero stati.

Guardò nuovamente l'orizzonte, cercando di immaginarla in arrivo nonostante quel pensiero non gli avrebbe portato alcun sollievo: Lei non stava marciando verso di lui, non lo avrebbe mai raggiunto; stava semplicemente andando contro l'esercito di cui faceva parte, che lui ci sarebbe stato o meno non avrebbe fatto alcuna differenza, specialmente per il fatto che Lei ormai non provava assolutamente nulla nei suoi confronti, ai suoi occhi era esattamente al pari degli altri Mangiamorte che andava combattendo.
Specialmente, ne era certo, dopo quello che era successo a Malfoy Manor: se mai un pensiero per lui era ancora celato nel suo cuore era stato bruciato e sradicato con odio, dopo che era rimasto inerme a fissarla mentre quella fanatica di sua zia la sottoponeva alla tortura più crudele.
Non era stato facile rimanere ad osservarla, Lei, la creatura che sola in un mare d'indifferenza aveva avuto il potere di dare un senso alla sua vita; eppure anche quella volta, come molto tempo prima, aveva agito così per il semplice fatto che faceva parte del loro destino rimanere schierati in due fazioni opposte, e lui non aveva il potere di cambiare le cose.
L'aveva lasciata soffrire, consapevole del fatto che Potter e Weasley sarebbero giunti in suo soccorso, e tramite la legimanzia si era imposto il suo stesso trattamento subendo impassibile sulla sua pelle ogni incubo che Bellatrix imprimeva a Lei.

Per espiazione, per evitare di incrociare consapevolmente i suoi occhi che lo fissavano incolpandolo e odiandolo.
In quello sguardo lei gli trasmetteva l'abbandono che a sua volta lui le aveva imposto tempo prima, staccandosene in nome di una storia già scritta chiamata futuro, che già al tempo aveva indovinato, l'avrebbe visto perdente per mano proprio di Lei e della sua causa.

Sopportava quel ricordo con una sorta di doloroso autocompiacimento, l'unico sentimento della sua vita che non fosse macchiato dall'indifferenza.


Niente è mai perfetto

Niente è come vuoi

Siamo soli adesso pure noi


Non era universalmente giusto il fato che li aveva impedito di stare insieme, ma nella vita non conta solo il dolore provato per una scelta faticosa: non era assurdo, per quanto crudele, il fatto che loro due non potevano semplicemente infischiarsene del mondo e decidere di amarsi; era stato suo il compito di capirlo per entrambi ed imporlo anche a Lei, lasciandola sola ma dandole la possibilità di amare ma soprattutto di venire amata da qualcuno più coerente con Lei.
Lui, per sangue e per retaggio famigliare, non avrebbe mai avuto la capacità di amare nessuno; nemmeno Lei che l'aveva scosso tanto da andarci vicina: quello che lo legava a Lei era tutto, era la sua ragione d'esistere e al tempo stesso quella per morire, ma non era l'amore che avrebbe potuto darle Weasley o chi per lui, e lo sapeva perfettamente.
Era il vuoto dentro di lui e al contempo l'unico elemento che avrebbe potuto riempirlo, in un universo parallelo dove sarebbe stato possibile; ma aveva capito che doveva farne a meno: per il fato che non li aveva creati per stare insieme e per Lei, che non era destinata a rimanere invischiata in lui ma era fatta per qualcosa di migliore, per la storia che Lei stessa si stava scrivendo.




* * *




Lo stava osservando da tempo, ne era consapevole, e sapeva che era vicina a scoprire la verità; eppure non l'aveva fermata: era stupito dal fatto che sperava quasi, attendeva il momento in cui la Sanguesporco avrebbe messo fine al compito a cui era stato destinato, che lei si sarebbe presa il potere di fargli smettere di fingere di essere fiero di una scelta che faticava a proclamare come un onore.
Lei era potenzialmente capace di smascherarlo e fermarlo: la più competente e astuta dei tre "paladini", si sorprendeva nel confidare nel suo intelletto come chiave della sua salvezza, mascherata ai più come una sconfitta.
Sentiva i suoi occhi indagatori su di sé mentre si incamminava verso la Stanza delle Necessità a qualsiasi ora del giorno e della notte, e la sapeva fuori da quelle mura a lambiccarsi mentre lui cercava di riparare l'armadio come gli era stato comandato.
Per la prima volta aveva intuito, sebbene non ne fosse ancora consapevole, che forse non era il suo destino quello di essere tratto in salvo da lei; quel pensiero gli era balenato in una zona remota del suo cervello ma era stato presto dimenticato.
Mosse la testa scrocchiando il collo mentre una fitta liberatoria lambiva i muscoli tesi delle spalle, e si concentrò sull'armadio

-cosa diavolo stai facendo?- non si trattenne dall'esclamare allarmata.
Dandogli le spalle per un brevissimo istante un ghigno si dipinse sul suo viso: ce l'aveva fatta a trovarlo. Difese il suo operato e la causa a cui faceva parte per linea di successione
-non sono affari tuoi, ti consiglio di andartene immediatamente- ribattè altero e sprezzante, non concedendogli l'onore di voltarsi verso di lei. La Granger, che per un attimo sentiva immobilizzata dall'incertezza, si fiondò su di lui puntandogli spavaldamente la bacchetta alla gola. Non era la prima volta che accadeva, una bruciatura nel suo orgoglio gli ricordava seccamente che si era anche visto recapitare un pugno da quella sottospecie di strega
-Malfoy fermati immediatamente: qualsiasi cosa stai macchinando rinunciaci, il gioco è finito, ti denuncerò a Silente
Non un singolo muscolo del suo collo si mosse, per niente impaurito dal fatto di essere sotto tiro, dal momento che sapeva bene che nessun incantesimo sarebbe stato scagliato nella sua direzione in quella circostanza.
-che prove hai che sto facendo qualcosa di sbagliato?
La Granger sbuffò con veemenza
-l'armadio svanitore che hai davanti è una prova più che sufficiente
-questo non è un armadio svanitore- si giustificò sicuro, conoscendone bene l'attuale stato di inutilità -quindi non vedo capi d'accusa
il legno della bacchetta venne pressato maggiormente sulla pelle diafana
-non osare prendermi in giro: so benissimo quello che ho davanti agli occhi
Spostò lentamente la testa e incrociò gli occhi ridotti a due fessure della ragazza; mentre una smorfia sprezzante gli si dipingeva addosso
-te lo posso provare Sanguesporco- il volto della ragazza si contrasse involontariamente nell'ascoltare l'appellativo uscito con tanta naturalezza dalle labbra del giovane -scosta la tua stupida bacchetta e fammi entrare- disse sicuro, già sapendo del suo rifiuto.
In tutta risposta gli occhi castani si strinsero maggiormente, sospettosi
-dandoti l'opportunità di fuggire? Scordatelo
-e allora provalo tu stessa- continuò, impertinente
-dandoti l'opportunità di continuare indisturbato e liberarti di me? Fammi capire, mi credi davvero così stupida?- lo spinse -Entriamoci insieme, e vediamo chi ha ragione
Capì che lei aveva colto la sua espressione involontaria di sconcerto nel momento stesso in cui velocemente se la cancellava dal viso
-dimmi Granger, se hai ragione tu dove credi che ci porterà? Perchè non ci mettiamo invece dentro qualche oggetto?
Nonostante il bluff lei ormai aveva visto la sua incertezza al pensiero di entrare nell'armadio, e contagiata dall'imprudenza che aveva sempre contraddistinto uno dei suoi migliori amici prese la sua decisione
-dal suo gemello, a Notturn Alley; ma se dovessi avere ragione io fidati che sarò preparata a tornare indietro immediatamente, e ricordati che ti tengo a tiro: chiunque si trovi là non avrà nemmeno il tempo di accorgersi di noi che saremo già di ritorno
Era perfettamente consapevole che l'armadio non era funzionante al momento, ma gli avevano insegnato la pericolosità di quegli arnesi quando erano rotti: erano in grado di separare l'anima dal corpo e mentre trasportavano uno l'altra rimaneva intrappolata nella struttura, destinata a perire.
Cercando di rimanere impassibile si lasciò spingere da lei all'interno del vano
-cerca di non starmi troppo vicina: mi fai ribrezzo- l'avvisò mentre lei faceva per seguirlo, ignorando il tono velenoso del suo avvertimento.
-a te l'onore- gli disse, facendogli cenno di chiudere l'anta -io preferisco stare all'erta
la guardò con la coda dell'occhio: concentrata a fissare un punto al di fuori sembrava non provasse la minima paura di quello che poteva accadere.
Seccato da questo fatto, mentre lei continuava a tenergli la bacchetta puntata addosso, si allungò e chiuse l'armadio.

Sospirò di sollievo: assolutamente niente. Compiaciuto e sentendosi al sicuro l'apostrofò seccato
-come vedi ho ragione, ora sparisci dalla mia vista e non ti azzardare più a rivolgerti così a me- le disse, ringalluzzito dall'esito mentre assaporava il gusto della vittoria, nonostante in realtà avrebbe preferito perdere e venire tirato fuori da quell'affare.
Scansò malamente la bacchetta e si rialzò, facendo per spingere l'anta e riaprire l'armadio, quando si sentì squarciare lo stomaco.
Intontito si trovò schiantato a terra: che diamine di incantesimo gli aveva sferrato? Un fastidioso sapore metallico gli riempiva la bocca mentre un rivolo di sangue gli scorreva al di fuori delle labbra, aveva la sensazione che il suo corpo fosse stato diviso a metà da una ferita che gli bruciava il fianco: che avesse usato lo stesso incantesimo che Potter aveva utilizzato nei bagni?
Semi svenuto aprì gli occhi ma il buio dell'interno dell'armadio gli impediva di riconoscere alcunchè.
Fece forza con le mani al terra per rialzarsi, sorpreso di incontrare al posto del legno liscio qualcosa di viscido, granuloso e freddo mentre un odore acre gli raggiungeva il naso, fino a quel momento coperto dal sapore del suo stesso sangue. Il cuore accelerò, mentre la paura sovrastava il dolore fisico e lo riportava cosciente: dov'era? Era ancora vivo?
Si alzò, scoprendosi in un posto buio quanto l'armadio ma molto più ampio, dal momento che intorno a lui non sentiva confini; in lontananza, impossibile definire la distanza, vide una fioca luce e con fatica mosse i primi passi verso di essa.

Un gemito sotto di lui gli ricordò che non era solo, ma non era certo per merito suo se si trovava in quella situazione e il pensiero di sincerarsi sulle condizioni della Sanguesporco o di aiutarla non lo sfiorò, mentre un passo alla volta cercava di non pensare al male fisico che era tanto forte da riuscire a farlo cadere al suolo se si fosse distratto, e avanzava lentamente.
Un gemito più forte gli impedì di andare oltre, il rantolo era così primordiale da sembrargli il suono stesso del dolore. Non riuscì a distinguere l'istinto, la coscienza che non avrebbe scommesso di avere, e la stupidità; ma nonostante non comprendesse il motivo che lo obbligava a muoversi si voltò e si lasciò malamente cadere di fianco a lei. La trovò a tentoni e la scosse poco gentilmente, ancora più arrabbiato perchè non solo l'aveva messo in quella situazione ma lo costringeva a rimanerci
-Sanguesporco- la chiamò, con tutta la rabbia che provava -muoviti, dobbiamo andarcene da qui
il braccio che stringeva rimaneva inerme, mentre lo sconforto assumeva nuove tinte ancora più tetre. Si puntellò sui gomiti e le strisciò più vicino
-razza di strega uscita male svegliati- tossì, mentre con la mano cercava lungo la sua gamba insensibile la tasca dove teneva la sua bacchetta. Afferrata l'impugnatura famigliare la estrasse con fatica mentre il suo stesso corpo la teneva incastrata con il suo peso al suolo, e la portò accanto a dove presumeva si trovasse il viso della ragazza, sussurrando un Lumos.
Scostò i capelli appiccicati al volto scoprendoli umidi e viscidi, impregnati del sangue che sgorgava dalla ferita sulla fronte, unica nota di colore vitale sul viso dipinto di un pallore quasi mortale.
-Reinnerva- implorò quasi, dando fondo alle sue energie, senza ottenere nessun risultato.
Almeno respirava ancora, era già un punto di partenza; si applicò con un incantesimo latente nella sua memoria per rimarginare il taglio, e non capì con precisione se era la luce della sua bacchetta a spegnersi o se era la perdita imminente dei sensi a sfocargli il contorno del suo campo visivo, ma prima di cadere nel buio gli parve di vedere che dalla fronte della Granger la stilla di sangue era cessata. Poi, il niente.


Il dolore, per quanto acuto, si era fatto più sopportabile, fu quella la prima sensazione, prima di rendersi conto che le sue palpebre lasciavano penetrare una luce rossastra.
Ricordandosi dov'era sollevò la testa di scatto, aprendo gli occhi
-fai piano Malfoy- lo ammonì una voce che non gli era mai stata particolarmente famigliare ma che ricordò come della Sanguesporco.
Si guardò intorno notando che lei era seduta accanto a lui, in quella che sembrava una caverna buia se non per la luce della bacchetta; i capelli spettinati le coprivano la fronte, ma da quello che riusciva ad intravvedere era in condizioni migliori dell'ultima volta che l'aveva vista, e le guance della ragazza erano pallidamente rosate, in contrasto al grigiore in cui riversava prima.
Capì che lei gli aveva riservato lo stesso trattamento, migliorando lo stato della ferita che lo squarciava all'altezza dei fianchi, e la guardò accigliato ed interrogativo
-non ti emozionare- gli rispose lei -ti avrei volentieri lasciato lì a dissanguarti, ma ero in debito; anche se è per colpa tua che siamo capitati questa situazione e quindi ti saresti meritato di rimanertene qua a soffrire- disse, nascondendo bene la paura nella sua voce, se mai la provava.
-è colpa
mia? Sei tu che hai avuto la brillante idea di fare un giro nell'armadio- la contraddisse seccato mettendosi a sedere
-ci saremmo risparmiati tutto questo se tu avessi confessato che avevo ragione- gli fece notare con una tinta di petulanza nella voce.
Draco fece una smorfia
-chi ti dice che io sapessi che cos'era?
-lo sapevi benissimo, non farmi fessa
-e comunque questo non è un armadio, quindi si trattava di qualcos'altro; forse una passaporta. Sto ipotizzando perchè ti ripeto che non so che cos'era- mentì parzialmente
-non esistono le passaporte a Hogwarts così come non ci si può smaterializzare- lo corresse severa -la realtà è che l'armadio è rotto, per questo non ci ha portato dove doveva portarci, ossia dal suo gemello. Faccio fatica a crederlo ma a quanto pare sei davvero così stupido da rischiare di rimanere ucciso, o forse ti gingillavi con l'armadio senza conoscere tutte le sue potenzialità?- lo rimbrottò, saccente. Lui fece una smorfia, nonostante la ferita si fosse un po' rimarginata le scarse energie della strega non le avevano permesso di curarla al meglio, e in quella posizione la carne si piegava strappandosi quasi

-non sono uno sciocco, dimentichi che io appartengo al mondo dei maghi più di te e conosco benissimo gli oggetti incantati- tossì. La vide alzarsi, malferma e stizzita -dove vai?
-è inutile ragionare con te, quando non sai cosa rispondere tiri fuori queste frasi ad effetto che dovrebbero offendermi ma che dimostrano solo la tua ignoranza, e comunque so di avere ragione io. Sarà meglio cercare di uscire di qui- concluse, imperativa nonostante l'ovvietà del senso della sua decisione.



* * *




Una smorfia tristemente divertita gli mosse le labbra, mestamente ripensò alla fragilità della mente e alla corruttibilità dei ricordi: in quel momento Lei era tutto fuorchè bella, con i capelli spettinati ed incrostati di sangue rappreso che aveva disegnato anche delle lugubri macchie sul volto e sugli abiti, eppure nella sua mente la vedeva bella, e si ritrovò ad avere quasi nostalgia di quegli attimi in cui avevano rischiato di perdere la vita, in quel lasso di tempo dove né Harry Potter né il Signore Oscuro erano lì per dividerli.








nda Benvenuti in questo esperimento che mi è balenato in mente qualche sera fa!
Questa fiction ha in comune con "Sono già Solo" la struttura, ovvero sarà basata e scandita dal testo di una canzone, in questo caso "Tanto Il Resto Cambia" di Marco Mengoni, che mi suggerirà e mi ispirerà l'andamento della storia.

Per il momento la mia intenzione è quella di scriverla tutta con il POV di Draco,  e come immaginate non sarà una fiction allegra e spensierata, ma ritengo il testo di questa canzone molto bello anche se un po' struggente e ho deciso di imbarcarmi in questa cosa (come se non fossi praticamente costretta dai miei stessi personaggi che non reclamano altro...)

Creditiamo subito: ovviamente Draco, Hermione, Harry, Ron, Voldemort, Hogwarts, gli armadi svanitori e le passaporte e quant'altro appartengono alla Rowling e a nessun'altro.
Le parole in grassetto-corsivo che avete trovato a destra della pagina sono parte della canzone "Tanto il Resto Cambia", che come nella mia tradizione appena coniata di cui questa storia è il secondo esemplare dà il titolo alla fanfiction.
Se per ipotesi non l'avete mai sentita potete trovarla al link
http://www.youtube.com/watch?v=VA1Jwvuc0-o

Attendo i vostri commenti, fatemi sapere se è di vostro gradimento: è la prima fiction che scrivo con questo pairing e ci tengo ad avere un'opinione in merito!

Qualche piccola nota, perchè per scelta stilistica ho dato un paio di cose per scontate:

"Lui" citato all'inizio del capitolo è Voldemort, mentre tutte le volte che nella linea temporale presente si parla di "Lei" è come Draco pensa ad Hermione.

Le parti in corsivo racconteranno del loro passato, mentre il resto è il presente della storia.
Il pezzo in cui ho spiegato la divisione dell'anima dal corpo tramite l'utilizzo di un armadio svanitore rotto l'ho ipotizzato io, non linciatemi.
Alla prossima!

   
 
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