Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: sango_79    03/01/2012    1 recensioni
Al Liceo Verdi, tutti sapevano che mettersi contro i gemelli Carini non era per niente salutare. Era un'idiozia che facevano solo gli stupidi, i nuovi arrivati o quelli che aspiravano a un suicidio sociale.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di là dal ponte'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia scitta per la Maritombola di maridichallenge.
Fa parte della raccolta Di là dal ponte.



La leggenda dei Carini


Al Liceo Verdi, tutti sapevano che mettersi contro i gemelli Carini non era per niente salutare. Era un'idiozia che facevano solo gli stupidi, i nuovi arrivati o quelli che aspiravano a un suicidio sociale.
Marco e Mattia Carini erano belli, simpatici e intelligenti, oltre che genialmente perfidi. I loro bei faccini, identici in tutto tranne che per il colore degli occhi, facevano sospirare tutte le ragazze della scuola, e anche qualcuna che ragazza non lo era più da tempo. La loro allegria contagiosa e la loro capacità di inventare modi sempre nuovi per divertirsi li rendeva popolari con gli altri ragazzi, che li vedevano come ideali compagni di bravate o modelli da provare a emulare. I loro voti ben al di sopra della media e la loro lingua sciolta, per non parlare della loro esemplare educazione e degli sguardi da cucciolotto che sfoggiavano nei momenti più opportuni, avevano fatto in modo che diventassero i beniamini dei professori, che erano più che pronti a chiudere anche entrambi gli occhi e a farsi quattro risate quando i due organizzavano una delle loro trovate.
Un'altra cosa che tutti sapevano, al Liceo Verdi, era che gli amici dei gemelli non dovevano essere toccati, per nessuna ragione. L'ultimo che ci aveva provato, con un pugno allo stomaco di un loro compagno di classe, aveva resistito solo un mese e mezzo, poi non era più tornato a scuola e l'anno dopo si era trasferito in un altro istituto. Dall'altra parte della città.
Le voci su Simone Giusti avevano iniziato a circolare poco dopo le vacanze di Natale. Si diceva che l'amico di un amico del ragazzo della cugina di uno studente della scuola, che non si scoprì mai chi fosse, lo avesse visto in un locale gay. Cosa ci facesse questo amico dell'amico eccetera in un locale gay, non era dato saperlo.
Simone Giusti era sempre stato un ragazzo tranquillo, uno di quelli che avrebbero tanto voluto passare inosservati. Peccato per lui che, nell'ordine, fosse uno schianto di ragazzo, fosse figlio di uno dei più noti, nonché dei più ricchi, chirurghi della città e fosse il migliore amico dei gemelli Carini. In poche parole, era uno dei ragazzi più in vista del Liceo Verdi, e non solo.
Il pettegolezzo si sparse con una rapidità impressionante. In due giorni lo sapeva tutta la scuola, dopo quattro girava l'identikit del presunto uomo, letteralmente parlando, visto in sua compagnia, nel giro di una settimana già si sapeva quando, come e perché aveva perso la verginità e quante volte lo aveva fatto da allora. La voce smise di essere una voce e diventò un boato di congetture, tanto che il preside si vide costretto a convocare i coniugi Giusti. Il fatto che i signori fossero usciti da scuola, dopo il colloquio, col sorriso sulle labbra e le braccia sulle spalle del figlio aveva deluso molti. Il fatto che nessuno si fosse preso il disturbo di smentire il pettegolezzo aveva reso felici tutti gli altri. In pratica, l'omosessualità di Simone Giusti, ormai data per assodata, era diventata l'argomento di discussione preferito dell'intero corpo studentesco del Liceo Verdi, che si era fatto un punto d'onore di sviscerare la faccenda da ogni possibile prospettiva.
Il fattaccio avvenne dopo qualche settimana. Tal Vincenzo Soriani, quinta D, schiappa indecente in qualunque materia avesse a che fare con i numeri, e il Verdi era un Liceo Scientifico, ma passabile calciatore, un venerdì mattina, alle undici e sei
minuti, nel corridoio dei distributori automatici, allungò una gamba proprio mentre passava il chiacchierato Simone, facendolo cadere rovinosamente per terra. Testimoni affermano che, non contento della sua bravata, si era divertito ad apostrofare il povero Giusti con epiteti molto poco simpatici, quali frocio di merda, rottinculo e puttana succhia cazzi. Gli stessi testimoni giurano che, mentre Simone cercava di rialzarsi ignorando stoicamente gli insulti, il Soriani gli aveva afferrato i capelli e lo  aveva strattonato fino a schiacciargli la faccia contro il suo pacco, incitandolo a fargli uno dei servizi che faceva di solito ai suoi clienti, il tutto accompagnato dalle risatine dei suoi degni compagni di classe.
Tempo due ore e la notizia era arrivata anche ai professori che quel giorno erano di riposo. Era ovvio che i gemelli Carini fossero stati tra i primi, in tutto l'istituto, a esserne informati.
Quello che successe dopo passò alla storia del Liceo Verdi come " La leggenda di Carini & Carini che fanno un culo tanto a Soriani L'imbecille". In verità fu un periodo divertente per tutti, al Verdi, tranne che per Soriani L'imbecille, ovviamente.
La strategia dei gemelli era semplice ma spietata, fare terra bruciata intorno all'idiota che aveva osato fare del male al loro migliore amico, approfittando del loro carisma all'interno della scuola e di alcuni favori che avevano da riscuotere. Impiegarono tre giorni esatti per raccogliere tutte le informazioni di cui avevano bisogno e fecero la loro prima mossa il martedì, pochi minuti dopo le undici, nel corridoio dei distributori automatici. Un secondo prima Soriani stava camminando tranquillo, il secondo dopo era spalmato sul pavimento, con due ghigni identici che lo deridevano dall'alto. Quello fu l'avvertimento, dopo cominciò la guerra.
Il mercoledì Soriani e la sua classe furono allietati dal compito a sorpresa di matematica, in cui presero tutti un sonore tre, e L'idiota fu interrogato in Fisica ottenendo un due e mezzo solo per il buon cuore del professore.
Il giovedì prese un due in Italiano e un'incitazione a migliorare il suo misero vocabolario. Lo stesso giorno, durante l'ora di educazione fisica in comune con la quinta A, il professore decise di essersi stufato del calcio e organizzò un'entusiasmante partita a palla avvelenata. Soriani fu visto tornare in classe zoppicante e con un occhio nero. Voci di corridoio affermano che i ragazzi della quinta A, la stessa sezione dei Carini e di Giusti, abbiano una mira infallibile.
Il venerdì, inspiegabilmente, il rubinetto del bagno dei ragazzi decise di cedere alle incrostazioni proprio quando lo aprì Soriani, dopo essere stato alla toilette, e schizzò acqua a pressione inzuppandolo dalla testa ai piedi e facendogli meritare una sfuriata da parte della bidella, convinta che lo avesse manomesso.
Quando arrivò il sabato Soriani ringraziò qualunque entità superiore, esistente o immaginaria che fosse, per il fatto che nella sua scuola si fosse scelta la settimana corta. Il ragazzo era convinto di non correre rischi, in quei due giorni lontano dai gemelli Carini. Non per nulla era stato ribattezzato L'imbecille. Quei due giorni, in realtà, lo videro poltrire pacifico e beato davanti alla sua Playstation: aveva il vago timore che, mettendo il naso fuori di casa, avrebbe potuto fare incontri poco piacevoli. Peccato per lui che quegli stessi giorni segnarono anche l'inizio della sua totale disfatta.
I gemelli, infatti, approfittarono del tempo a loro disposizione per interrogare testimoni e informatori, per raccogliere notizie e reperti, e per ideare e organizzare i loro piani.
Il lunedì iniziò il vero incubo di Soriani, per il divertimento di tutta la scolaresca e di buona parte del corpo docente. Quando, alle undici precise, gli studenti uscirono dalle loro aule per l'intervallo, trovarono i muri della scuola tappezzati di decine e decine di foto, tutte dei ragazzi di quinta. Ci vollero circa dieci minuti, prima che si scoprisse cos'era successo, e due ore perché ne fossero tutti informati. La quarta A, la classe dei Carini, aveva chiesto e ottenuto di poter realizzare il progetto denominato "La memoria del futuro", con la supervisione del loro professore di storia e la collaborazione degli altri insegnanti. Il loro intento, secondo la versione ufficiale, era quello di rendere omaggio ai diplomandi che avrebbero presto lasciato la scuola e, allo stesso tempo, di iniziare una tradizione che speravano potesse durare nel tempo. Gli studenti del Verdi, e anche la maggior parte dei professori, sapevano che la versione ufficiale era un'emerita stronzata.
Soriani si accorse delle prime risatine solo alla fine delle lezioni, quando attraversò i corridoi diretto all'uscita, visto che durante l'intervallo aveva messo il naso fuori dalla sua classe solo per andare in bagno, armato di salviettine detergenti per pulirsi le mani, giusto per andare sul sicuro. Gli servì un altro giorno intero, però, per capire a cosa erano dovute.
Le foto degli altri ragazzi erano normali: simpatiche, divertenti, ma niente di diverso da quello che ci si poteva aspettare da delle immagini di diciottenni. Le sue, invece, non potevano essere definite in altro modo se non imbarazzanti. In qualche modo, chiunque avesse scelto le foto era riuscito a entrare in possesso anche di quelle dell'ultima gita, che lui pensava di aver definitivamente distrutto. Gli studenti trovarono molto divertente la sua imitazione di un tricheco ubriaco, il modo coreografico in cui aveva vomitato e il suo virile pigiama con i puffi. Quando il mercoledì L'imbecille andò a lamentarsi a gran voce dal preside, il buon ometto gli fece notare che avrebbe potuto fornire foto migliori, se davvero era tanto preoccupato per la sua immagine, ma che avrebbe dovuto farlo prima visto che ormai non ci si poteva fare nulla, anche perché gli ingrandimenti erano stati pagati interamente dagli studenti del quarto anno, che si erano autotassati, e non era certo il caso di chiedere loro altri soldi perché lui non era soddisfatto. Quindi che se ne tornasse in classe e la piantasse di disturbarlo per cose di nessuna importanza, in fondo non lo avevano mica fotografato mentre era seduto sulla tazza del water.
Il giovedì, Soriani L'imbecille entrò di nuovo in azione. Le ipotesi sul motivo del suo gesto inconsulto si sprecarono. Alcuni pensavano che fosse talmente esasperato che ad un certo punto perse la testa e si sfogò con il primo che gli capitò davanti, ma furono subito smentiti dai testimoni che giurarono di averlo visto puntare la sua preda per diversi minuti, prima di fare la sua mossa. Altri ritenevano che fosse un messaggio per i gemelli, una sfida alla loro autorità all'interno della scuola, e che per questo fosse autorizzato a invocare l'infermità mentale a sua difesa. C'era chi credeva che fosse una ritorsione nei confronti di chi, nella sua mente bacata, era la causa dei suoi recenti problemi, e si pensò di organizzare una colletta per regalargli uno specchio. Altri ancora erano convinti che fosse solo uno stupido omofobo che se la prendeva con l'unico gay che aveva a disposizione. Tutti concordavano sul fatto che, in ogni caso, fosse un idiota.
Simone Giusti stava camminando tranquillo, diretto al distributore automatico per prendersi un succo di frutta, quando all'improvviso si ritrovò il viso imbrattato di una sostanza densa e bianchiccia: yogurt di una nota marca, venne stabilito senza ombra di dubbio. Secondo i soliti testimoni Soriani, invece di scusarsi, scoppiò a ridere in faccia alla sua povera vittima, dicendogli che per lui non doveva essere una novità avere la faccia imbrattata a quel modo e che, magari, si era anche eccitato quando gli aveva schizzato addosso.
I ragazzi del Liceo Verdi seppero del fattaccio nel giro di mezz'ora e si chiesero come avrebbero reagito i Carini. Si organizzarono scommesse sul dove, come e quando L'imbecille l'avrebbe pagata. I gemelli, invece, non reagirono. O, perlomeno, non lo fecero di persona. Il che, per Soriani, non fu esattamente un bene.
Nella successiva settimana il ragazzo dovette affrontare quattro interrogazioni a sorpresa, che abbassarono notevolmente la sua già non brillante media; partecipò a un'altra avvincente partita di palla avvelenata, in qualità di bersaglio mobile; venne beccato da una bidella mentre fumava in un angolo del cortile, con conseguente ramanzina da parte del preside e convocazione dei genitori; si sentì rivolgere ogni tipo di insulto dai ragazzi delle classi inferiori, che avevano organizzato un concorso per l'offesa più fantasiosa; incassò le occhiatacce e le smorfie schifate, senza contare gli auguri di attributi rinsecchiti, di tutte le ragazze che incrociava nei corridoi della scuola, furiose perché aveva osato maltrattare uno dei loro beniamini.
La cosa peggiore, però, gli successe il venerdì, alla fine delle lezioni.
Soriani era follemente innamorato, da anni, di una sua coetanea che frequentava la sezione C. A scuola lo sapevano tutti, compresa la ragazza in questione. L'imbecille aveva avuto il coraggio di avvicinarla, però, solo qualche settimana prima di Natale, scambiandoci giusto qualche parola, ma ritenendolo comunque un grande traguardo. Soprattutto perché, da notizie avute da fonti vicine alla dolce fanciulla, lei era disposta a dargli una possibilità. Da allora si erano fermati di tanto in tanto a chiacchierare e Soriani era convinto di aver fatto dei passi da gigante verso la sua conquista.
La sua amata lo aspettò davanti all'ingresso della scuola, lo fermò, lo fissò con uno sguardo deciso, ignorò bellamente il suo sorrisino ebete e gli intimò di non avvicinarsi mai più a lei, perché non voleva, nella maniera più assoluta, essere associata in alcun modo a un omofobo stupido, violento e con poco cervello quale era lui. E visto che c'era, gli fece anche presente che aveva un alito pestilenziale. Poi se ne andò, mollandolo lì in mezzo all'uscita, a intralciare il traffico di studenti e professori impazienti di tornarsene a casa.
Da quel momento in poi e per tutta la settimana successiva, a parte qualche compagno di classe, nessuno rivolse la parola a Soriani. In poco più di un mese era passato dall'essere uno dei diplomandi più rispettati della scuola a essere un paria, un emarginato, un bersaglio per gli insulti e gli scherzi degli altri studenti. Quelli fu, con ogni probabilità, i dieci giorni peggiori della sua vita.
Leggenda vuole che durante il fine settimana Soriani fosse tornato a casa solo per dormire, troppo impegnato, durante il giorno, a cercare Giusti e i gemelli Carini. Senza ovviamente trovarli, visto che i tre erano andati a passare il fine settimana in montagna con degli amici, come si scoprì in seguito.
I soliti, immancabili, testimoni raccontarono che il lunedì seguente Soriani si piazzò davanti all'ingresso della scuola quarantacinque minuti prima dell'inizio delle lezioni e rimase lì, impalato, fino a quando non arrivarono i gemelli. Nessuno riuscì a sentire cosa disse ai due Carini, quando finalmente ebbe modo di intercettarli, un istante prima che entrassero nell'edificio, ma pare che la sua espressione fosse quella di un povero disperato. Si vocifera, addirittura, di lacrime copiose, mani giunte e genuflessioni.
Fatto sta che da quel giorno la sua vita migliorò, anche se non di molto. I professori smisero di prenderlo di mira tutti assieme; qualcuno parla di turni, ma la notizia non fu mai accertata. La gara per l'insulto più colorito ebbe termine, circa un mese e mezzo dopo, con la vittoria schiacciante di un primino della sezione B. Le ragazze continuarono a guardarlo male per tutto il resto dell'anno scolastico, e non poteva essere altrimenti visto che si era messo contro i tre ragazzi più popolari dell'istituto, ma almeno la smisero di lanciare maledizioni al suo amichetto del piano di sotto e questo lo tranquillizzò molto.
Soriani L'imbecille si diplomò pochi mesi dopo con il minimo sindacale e pare che baciò il marciapiede davanti alla scuola, l'ultima volta che ne varcò il portone. Simone Giusti non venne più infastidito da nessuno, all'interno del Liceo Verdi, anche se si vocifera che almeno un paio di studenti e un professore ci abbiano provato con lui, ricevendo dei più o meno cortesi rifiuti. I gemelli Carini sono ancora i beniamini dei professori, gli idoli dei ragazzi e il sogno impossibile delle ragazze del Liceo Verdi, nonché le guardie del corpo del loro migliore amico.
Non c'è più stato nessuno tanto stupido da farli arrabbiare di nuovo, per la delusione di studenti e professori che speravano di potersi divertire ancora una volta. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: sango_79