Timeline: Il primo pezzo è
ambientato subito dopo l’incidente dei genitori di Elena e Jeremy. Il
secondo pezzo – dopo gli asterischi – è tratto dalla 1x17,
quando Matt scopre che Vicky è morta.
Challenge: tabella #6
– Relazioni @ vampiregeometry,
col prompt #4 – Migliori amici.
Note: apparizione random di Bonnie e angst, a
palate. Io vi ho avvertiti. Il titolo può sembrarvi non adatto, ma in
realtà nella mia testa ha un senso considerato che nell’ottica
della shot Matt ed Elena si sentono, appunto, dei pezzi di vetro (distrutti,
aggiungerei). Ok, nella shot non lo dico, però si legge tra le righe… credo.
Disclaimer: I personaggi di
“The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Dedicata
a Lizzie_Siddal,
a cui la vita dovrebbe regalare un Matt ♥
Anime di vetro
A Matt non erano
mai piaciuti gli ospedali. Non possedeva alcun trauma infantile sulle spalle in
merito e non c’entrava neanche il fatto che sua madre vi era stata
ricoverata anni prima per un incidente poco fuori Mystic Falls – come
avesse fatto a sbattere contro quel palo era un argomento che lui non aveva mai
voluto approfondire. Si trovava semplicemente a disagio tra quelle mura e la
sfilza di infermieri e dottori che facevano avanti e indietro per i corridoi
blaterando qualcosa a proposito di medicinali e operazioni di routine.
Odiava soprattutto
il silenzio. Quel silenzio opprimente
che accompagnava l’attesa di un risveglio non gli era mai piaciuto molto.
E il fatto che la persona a doversi svegliare fosse Elena gli provocava una
fitta di dolore all’altezza del petto.
«Sei sicuro di voler essere tu a
dirglielo?»
Matt sospirò, deviando lo sguardo da
quello apprensivo di Bonnie, «Jeremy è abbastanza sconvolto di
suo… per non parlare di Jenna. John è occupato con il
funerale… chi altro potrebbe farlo?» disse a bassa voce,
stritolando tra le mani un opuscolo informativo lasciato nella sala
d’attesa dell’ospedale.
«Non sei costretto a farlo, Matt.»
Scosse la testa, «Non credo di avere una
seconda scelta.»
Bonnie sospirò una seconda volta con
stanchezza, prima di posargli una mano sulla schiena in segno di appoggio e
conforto, «Posso venire con te.»
«No.» rispose Matt, dopo aver
soppesato l’offerta per qualche interminabile secondo. Scosse la testa
con energia, «No, tocca a me.»
Un mugolio di
fastidio si alzò dal letto, ma non sollevò la testa dalle proprie
mani intrecciate. Perso nei suoi pensieri non la sentì, intrappolato
nelle mille parole giuste per spiegarle cos’era successo. Nelle mille
parole sbagliate per spiegarle che
davanti a quel letto avrebbe trovato lui e non qualcun altro.
Elena
sollevò appena le dita di una mano, tamburellandole con calcolata
stanchezza sulle lenzuola bianche, poi aprì piano le palpebre. In un
primo momento aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare cosa
avesse sognato, o come ci era arrivata a letto se era in macchina. La
sconcertante verità le si posò davanti agli occhi quando
inquadrò quella stanza anonima, totalmente differente dalla sua.
Piegò la
testa da un lato, trovandolo seduto di fianco a lei, «Matt?» lo
chiamò confusa.
Matt
sollevò la testa di scatto, impreparato a trovarsi davanti gli occhi
stanchi e disorientati della sua ragazza. A quello
sguardo non si era preparato per niente.
«Elena…
sei sveglia. Come ti senti?»
La ragazza si
inumidì le labbra, annuendo appena con la gola secca. Matt capì
che era un “sto bene” ancor prima che lei lo pronunciasse.
«Mi sento… stanca. Cos’è successo?»
sussurrò mentre il ragazzo si premurava di riempirle un bicchiere
d’acqua, «Dove sono?» domandò ancora prima di prendere
il bicchiere con mani tremanti da quelle altrettanto incerte di Matt. Bevve un
sorso d’acqua, fissandolo in attesa di spiegazioni.
«Sei… Elena, sei in ospedale.» ebbe il coraggio
di dire. Matt si morse le labbra, indeciso se aspettare l’ovvia domanda
che avrebbe conseguito quella frase o precederla. Le prese il bicchiere dalle
mani, posandolo sul comodino, in modo da prendere tempo ed evitare il suo
sguardo preoccupato.
«Che
è successo?»
«C’è
stato un incidente, la vostra macchina è andata fuori strada prima di
finire in acqua. Al Wickery Bridge.»
snocciolò, cercando di ricordare il discorso che voleva farle. Elena
infatti sgranò gli occhi, prima di alzarsi a sedere velocemente e
ignorando la benda che le fasciava una ferita sul collo, «Elena, ti
prego. Rimani ferma.»
«Matt, dove
sono loro?»
Inspirò
profondamente, «I tuoi genitori… loro…» prese le dita
di Elena tra le proprie, sfregandole appena nel sentirle fredde, «Loro
non ce l’hanno fatta.» concluse in un sussurro. Non udì
alcuna risposta, ma gli occhi della ragazza gli fecero capire che aveva sentito
benissimo.
Scosse la testa, sconvolta,
«No…» mormorò, «E’
impossibile! Ero in macchina con
loro, devono essere per forza usciti.»
«Elena, per
favore.»
Matt le
posò entrambe le mani sulle guance, per fermare quel fiume di parole che
la stava investendo per cercare una spiegazione razionale, una seconda opzione.
Una seconda via d’uscita che purtroppo non esisteva.
«Mi
dispiace.»
Le lasciò
il viso cautamente, mentre la ragazza si portava le mani alla bocca per
reprimere un singhiozzo improvviso. Elena si sentì mancare l’aria,
la vista le si appannò così in fretta da costringerla a strizzare
gli occhi talmente forte da cercare di dimenticare quello che Matt le aveva
appena detto.
Matt non si era
mosso di un centimetro dalla sedia su cui aveva aspettato che si svegliasse. Le
mani di Elena corsero istintivamente a cercare nuovamente quelle del ragazzo,
mentre riapriva gli occhi e lo fissava senza fiato: una nuova paura
all’altezza del cuore che non sarebbe riuscita a cancellare con molto
facilità.
«Non vado
da nessuna parte, Elena.» confermò Matt.
Leggere nei suoi
occhi ciò che Elena voleva sentirsi dire era una cosa che aveva imparato
con il tempo. Si alzò dalla sedia e la ragazza subito gli fece posto sul
letto, lasciando che si stendesse accanto a lei e l’abbracciasse.
«Non ti
lascio da sola.» soffiò contro il suo orecchio, stringendola a sé
e facendola rannicchiare contro il suo petto per accogliere le sue lacrime, «Andrà
tutto bene, te lo prometto.» concluse, prima di posarle un bacio sui
capelli scuri e lasciare che si sfogasse.
***
Quando Matt
uscì dalla camera, il mondo a pezzi e una nausea terribile alla bocca
dello stomaco, trovò lei ad
aspettarlo. Ferma nel corridoio, lo sguardo fisso nel suo. Aveva creduto di
voler rimanere da solo, aveva creduto con tutto sé stesso che
così sarebbe stato più facile accogliere il dolore e sopportarlo.
Tuttavia quando
Elena pronunciò il suo nome e lo raggiunse a grandi passi, non
poté fare a meno di abbracciarla e scoppiare a piangere. Ignorando
Caroline che sicuramente li fissava, ignorando gli amici nell’altra
stanza, ignorando tutti.
«Elena…»
mormorò Matt, immergendo il viso nei suoi capelli.
La ragazza
annuì contro la sua spalla, «Non vado da nessuna parte.»
sussurrò, chiudendo gli occhi.
Matt la strinse
più forte: Elena era lì.
E a lui sembrò un dannato déjà vu, di cui però
aveva disperato bisogno in quel momento.
«Non ti
lascio da solo.»