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Autore: HopelessGirl    04/01/2012    6 recensioni
Chiuse gli occhi lanciando il capo indietro, contro il morbido cuscino della poltrona, reprimendo tutto il suo dolore nella piacevole e confortante consapevolezza di poter respirare il suo profumo. Avrebbe voluto che la sua essenza gli impregnasse le vesti, la pelle, i capelli per il resto della sua vita.
Oneshot ambientata alla fine di SH-Game of Shadows
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le dita scorsero rapidamente sul tessuto ruvido e fastidioso della cravatta che era annodata, ormai scompostamente, attorno al suo collo. Con una leggera pressione dei polpastrelli riuscì ad allentare la morsa che, a sua detta, non gli permetteva di respirare come doveva. Mosse qualche passo incerto sullo scricchiolante pavimento del loro vecchio appartamento e una volta raggiunta la poltrona vi si abbandonò con fare inerme, strappandosi con esasperazione la cravatta dal collo.


La tenne saldamente nel pugno, reprimendo la sua frustrazione e spostando lo sguardo appesantito e affaticato sul mobilio che lo circondava, riportandogli alla mente vecchi ricordi. Quel silenzio era del tutto innaturale, quel caos che aveva finalmente acquistato un senso era privato della sua principale motivazione, perfino quelle piante verdi e silenziose gli recavano fastidio all'idea che potevano sopravvivere senza di lui. Avrebbe tanto voluto poter essere una di quelle piante.


Chiuse gli occhi lanciando il capo indietro, contro il morbido della poltrona, reprimendo tutto il suo dolore nella piacevole e confortante consapevolezza di poter respirare il suo profumo, il suo odore. Avrebbe voluto che la sua essenza gli impregnasse le vesti, la pelle, i capelli per il resto della sua vita. E invece...


Lo scroscio della cascata tornò così vivido nella sua mente, rimbombando continuo e prepotente nelle sue orecchie che credette di essere tornato indietro nel tempo, a quel preciso momento. Una lacrima solitaria, concentrato del suo dolore, gli solcò la guancia ruvida marcando e segnando la pelle di una sofferenza eterna. Quando cadde dolcemente sul bavero della camicia il dottore era già caduto tra le braccia di Morfeo, in un sonno privo di sogni.


Aprì gli occhi avvertendo un brivido freddo percorrergli la schiena. Quanto era passato da quando si era addormentato? Non sapeva precisamente le ore, i minuti o i secondi che aveva trascorso nell'incoscienza, eppure a giudicare dal cielo fattosi più scuro, aveva trascorso su quella poltrona, in quella stanza, tra quei ricordi, più tempo di quanto avrebbe voluto ammettere.


Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si passò le mani sul viso, cercando di riprendersi. Ancora nella sua mano la cravatta che si era sfilato in un moto di disperazione. Improvvisamente però un respiro che non gli apparteneva risuonò decisamente troppo vicino alle sue orecchie. In modo quasi meccanico raddrizzò la schiena, rimanendo comunque seduto sulla poltrona e, abbandonata inerme la mano stretta attorno alla cravatta, si voltò verso il proprio fianco.


Una zazzera nera e un profilo che conosceva bene catturarono immediatamente la sua attenzione. Non impiegò un istante per riconoscere i lineamenti burberi e trasandati dell’uomo che aveva imparato ad amare. Con un misto di sorpresa e incredulità studiò la posa di Holmes, seduto sul pavimento in modo scomposto, abbandonato contro il fianco della poltrona sulla quale lui aveva dormito fino a pochi attimi prima, completamente immerso in un sonno profondo.


L’espressione era serena e tranquilla, mentre stringeva a se il docile Gladstone: sembrava un bambino che stringeva affezionato e devoto il suo peluche preferito. -Holmes...- Soffiò Watson raddolcendo i toni mentre una strana pace gli invadeva le membra nel constatare la realtà di quell’immagine. Percorse con lo sguardo il suo corpo fasciato da una camicia bianca leggermente usurata, priva di qualche bottone, un paio di braghe nere piuttosto strette e i piedi nudi. Accarezzò con lo sguardo la sua mascella irta di barba, risalendo sui capelli neri come la pece scompigliati e disordinati.


L’innalzarsi lento e regolare del suo petto gli fornì una serenità che non provava da tempo ed una definitiva consapevolezza lo investì senza dare adito a troppe domande: era vivo. Era tornato, per lui. Poggiò distrattamente il viso sulla mano e studiò l’uomo ancora per parecchi minuti, senza concedersi tregua. Assaporandosi l’immagine di Sherlock Holmes che intatto, vivo, incolume, riposava tranquillo e beato al suo fianco.


In modo distratto allungò un braccio, immergendo le dita nei capelli ribelli dell'investigatore, riassaporandone la consistenza fine e il meraviglioso profumo che questi emanavano. Non riuscì ad interrogarsi su come fosse sopravvissuto, ne perché avesse impiegato così tanto tempo per tornare, l'unica cosa che la sua razionalità gli concedeva di pensare fu l'enorme sollievo misto gioia che lo cullava lentamente.


Si alzò appena dalla poltrona gettando la cravatta vicino alla giacca e al bastone. Gladstone sgattaiolò dalla presa dell’investigatore per seguire la traiettoria della cravatta, intercettando l’accessorio e iniziando a mordicchiarlo pigramente. Il dottore con un sorriso divertito si piegò, inginocchiandosi al fianco del suo migliore amico. Gli sfiorò la guancia ancora incredulo e con un sorriso che accese gli occhi si chinò su di lui lentamente, facendo attenzione a non svegliarlo.


Il respiro caldo di Holmes gli soffiò sul volto facendo rabbrividire mentre l'innocenza della sua espressione gli strappò un debole sorriso divertito. Premette dapprima timidamente le sue labbra contro quelle dell'uomo, lasciandosi inebriare dal sapore del suo respiro e con le mani si aggrappò alla camicia dell'uomo, ora non più disposto a permettergli di dormire.


Si sentì investire da diversi sentimenti, come ad esempio la rabbia, il dolore, la necessità e solo quando avvertì una mano posarsi tra i suoi capelli corti e premere con una prepotenza famigliare il suo viso contro quello di Holmes comprese l'astratto e indescrivibile quadro dell'amore. -Watson. È un piacere rivederla.- Asserì l'investigatore con un tono del tutto formale mentre una strana luce gli infervorava gli occhi, non appena si separarono da quel contatto.


Non riuscì a nascondere o celare l'affanno che gli sconquassava il petto e anzi, con un gemito rassegnato si preoccupò di annullare nuovamente la distanza fra le loro labbra con maggior passione. -Lei è un maledetto egoista bastardo.- Ringhiò semplicemente mentre le mani di Holmes percorrevano indecentemente i bottoni della sua camicia e si perdeva con sollievo in quello sguardo innamorato.
























HopelessGirl's corner

Ammetto che è uscita una schifezza. Ma è la prima volta che mi cimento nella scrittura di questi personaggi (per questo l'avvertimento OOC), nonostante ho cercato ardentemente di mantenere l'integrità del carattere dei nostri amati Sherlock e John. A voi giudicare se ci sono riuscita o meno. Va aggiunto che, questa one-shot, che prende luogo dopo la presunta morte di Sherlock in SH-Game of Shadows, mi è stata ispirata da una meravigliosa fanart ideata da una mia conoscente. Se mi darà il suo consenso, in seguito provvederò a postarvela perché è davvero meravigliosa. Detto questo, spero che questo missing moment vi sia piaciuto nella sua insensata inutilità.

951 parole e 6186 caratteri

Un bacio

  
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