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Autore: Dils    04/01/2012    2 recensioni
Perché lui la conosceva, semplicemente.
E questo sì, sarebbe stato per sempre.
«Buona Notte, Bells».

Ennesima mia modifica di Breaking Dawn (la trama generale del libro non cambia). Che ci posso fare? Quel libro proprio non mi va giù.
Sulle note di "Per dimenticare" degli Zero assoluto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Allora quindi è vero,

Allora quindi è vero, è vero che ti sposerai?

 

 

 

Allora quindi è vero,
è vero che ti sposerai?
Ti faccio tanti, tanti cari auguri,
e se non vengo capirai.

 

Aveva sempre saputo che, alla fine, sarebbe stato lui quello a perdere.

Era una consapevolezza che l’aveva colpito già prima di iniziare quella stupida guerra, prima che iniziasse a combattere per lei, per il suo amore, prima di tutto.

Ma l’aveva scacciata.

Come un pensiero fastidioso e irrilevante, come un qualcosa da poter ignorare.

Si era convinto che, se almeno non avesse potuto farle cambiare idea, forse, l’avrebbe convinta a vacillare, a restare quella che era… a non diventare una di loro. Un mostro.

Aveva creduto di poter essere importante, per lei, di poter esser qualcosa in più di un passatempo di qualche mese, qualcosa di più importante di un ripiego.

Invece era solo un dannatissimo, semplice, amico. Non abbastanza, non per lei.

Nonostante questo, la consapevolezza di aver condiviso così tanto con lei, di averla conosciuta così affondo, così intimamente, come lui non sarebbe mai riuscito a fare, nemmeno con tutta l’eternità davanti, lo consolava, almeno un po’.

Perché Edward Cullen l’avrebbe avuta per tutta l’eternità, senza conoscerla mai veramente, senza capire chi fosse Isabella Marie Swan.

Perché era lui quello che l’aveva vista piangere, l’aveva vista chiudersi in se stessa, era stato lui ad abbattere le sue difese e a penetrare in quel muro che si era costruita attorno.

Perché era lui a conoscere il suono del suo sorriso.

Quel sorriso spontaneo, vero, luminoso, seppur timido, come era lei.

Quel sorriso che gli apparteneva, che Bella gli donava ogni volta che si rivolgeva a lui.

Il suo sorriso.

Perché lui sapeva leggerla. Conosceva ogni sua espressione, ogni suo piccolo gesto, ogni fibra del suo essere. Jacob la conosceva. La conosceva e basta.

 

 


E se la scelta è questa
è giusta lo sai solo tu
È lui l'uomo perfetto che volevi
e che non vuoi cambiare più.

 

Ma non poteva cambiarla.

Proprio perché la conosceva così bene sapeva che, qualunque cosa lui avesse fatto da lì in poi, non avrebbe fatto altro che allontanarla, anche più di quanto una trasformazione potesse fare.

Così aveva deciso di scappare.

Da lei, da loro, da quella situazione che era diventata insostenibile, ormai, per lui.

Più scappava, però, più i problemi sembravano seguirlo, maligni, beffardi, perfidi.

La vedeva ovunque.

Vedeva i suoi occhi negli occhi dei passanti, scambiava la sua figura snella per quella di una commessa, gli sembrava di scorgere lunghi capelli bruni tra la folla, cercava di seguirli, come se sperasse che lei, proprio lei, lo stesse cercando, finché non si accorgeva che appartenevano ad un’altra ragazza.

E allora, come un ragazzino alla prima cotta, rimaneva deluso, sopraffatto, e si metteva a correre. E ancora a correre.

Correva per non pensare, senza osare trasformarsi, conscio che a quel punto i suoi problemi sarebbero, inevitabilmente, tornati.

A volte però, mentre cercava di addormentarsi in un qualche rifugio fortunato, si chiedeva se ogni tanto pensava a lui.

E a quel punto, qualche volta, gli sembrava di vederla davvero, rannicchiata tra le coperte, ad osservare il vuoto, a chiedersi dove lui fosse, a combattere con quella parte che le gridava di andarlo a cercare. Di mandare tutto al diavolo per lui.

Sì, Jacob, in quei momenti, sentiva, non sapeva bene neanche lui per quale motivo, forse per intuito, forse semplicemente perché l’amava, che Bella stava pensando a lui.

 

Ti senti pronta a cambiare vita
a cambiare casa
a. fare la spesa e fare i conti a fine mese
alla casa al mare, ad avere un figlio... un cane.

 

E si chiedeva, in quei momenti, nel dormiveglia, quando tutto sembrava tacere, come facesse ad essere così sicura delle scelte che stava facendo.

Certo, la conosceva molto bene, ma quel particolare restava un mistero anche per lui.

Bella aveva di abbandonare tutto per amore… Lei, la ragazza razionale, sempre più matura rispetto ai suoi coetanei, aveva fatto la scelta più insensata che si potesse fare.

Avrebbe avuto l’eternità, sì, ma cosa valeva senza le persone che amava?

Edward riusciva a rimpiazzare la sua famiglia, i suoi amici, quella vita che avrebbe potuto avere, quella da semplice umana, quella vita normale che tanto lui avrebbe voluto poter vivere?

Jacob sapeva che, se lo avesse chiesto a lei, avrebbe risposto di sì, così, senza pensarci.

Non credeva ci avesse mai pensato veramente, lei, a cosa significasse vivere in eterno.

A lui, che immortale lo era, sembrava solo un grande buco nero senza fine, senza meta, senza percorso, perché quando sei immortale la tua vita si blocca, senza via di uscita, senza poter tornare indietro.

 


Ed affrontare suocera, cognato, nipoti, parenti
tombole a Natale, mal di testa ricorrenti
e tutto questo... per amore.

Lo faceva per amore, lei.

Stava sacrificando un’intera vita, tutti quelli che conosceva e tutti i suoi sogni per lui.

Jacob ci aveva provato a mettere da parte l’astio che provava per Edward, aveva cercato di capire cosa avesse di così speciale quell’uomo senza anima, eppure, con tutto lo sforzo possibile, non riusciva a capire.

Non riusciva a dare un perché al comportamento di Bella.

E forse, forse era proprio quello il punto: non c’era un perché.

Non c’era un motivo per cui una ragazzina insicura si era ritrovata ad essere consumata tra un amore troppo grande per la persona sbagliata e un affetto troppo poco forte per la persona giusta.

Non c’era un motivo per cui Edward era stato trasformato in una creatura senz’anima, costretto ad odiare perfino se stesso per amare una donna che metteva in pericolo ogni giorno.

E non c’era un motivo per cui lui, l’altro, la seconda scelta, si era innamorato di una donna che non avrebbe mai potuto avere, amandola senza alcuna speranza, senza alcuna dignità.

 


E forse partirò
per dimenticare
per dimenticarti.

E così si sarebbero sposati. Bella, la sua Bella, si sarebbe sposata.

Gli sembrava strano anche solo immaginarlo: non ce la vedeva proprio tutta messa in un vestito bianco, avanzare in una sfarzosa stanza, a braccetto a Charlie, in mezzo a persone vestite in pastello.

Sicuramente sarebbe caduta o qualcosa del genere… Quello sì che sarebbe stato proprio da Bella.

Per qualche attimo, preso da una qualche follia momentanea, pensò di andarci, a quel matrimonio, solo per mettersi da una parte e ridere di lei.

Come ai vecchi tempi, quando si divertiva a vederla inciampare tra le radici degli alberi nella foresta o tra gli attrezzi nel garage di casa sua.

Poi, finito quell’impercettibile secondo, si rese conto che era semplicemente impossibile perché era del matrimonio di Bella che stava parlando, del matrimonio che non avrebbe mai avuto con lui, della conferma che l’avrebbe davvero persa. Per sempre.

E non ce la faceva ad affrontare anche quello. Semplicemente non poteva.

 


E forse partirò
per dimenticare
per dimenticarmi

di te... di te... di te.

 

Eppure, nonostante tutto, quella notte, quella notte del tredici settembre, perso nel dormiveglia, come mille altre volte, a Jacob gli parve di sentirla.

Gli parve di sentire le grida dei suoi pensieri e dei suoi dubbi.

No, non quel tipo di pensieri o dubbi razionali, quelli che ti rendi conto di pronunciare… Quelli un po’ più a fondo, quelli un po’ più oscuri.

Quelli che solo lui, lui fra tutti, poteva conoscere.

Gli parve di vedersela, sdraiata su quel letto su cui l’aveva immaginata così tante volte, cercando di non muoversi troppo, cercando di addormentarsi, ansiosa di svegliarsi per il lieto evento, eppure scossa da una qualche cosa che non riusciva ad identificare.

Gli parve di vedersela, lì, sbuffare, cercandosi di convincersi che tutto quello non era che ansia pre-matrimoniale.

Avrebbe acceso la luce, preso quella sua vecchia copia di Cime Tempestose e l’avrebbe letta fino ad addormentarsi, crogiolandosi nel pensiero di quei personaggi che le ricordavano tanto lei e il suo amato.

Eppure, in tutto ciò, Jacob sapeva che proprio nell’attimo in cui i suoi occhi si stavano per chiudere e il sonno stava per avvolgerla completamente, quei pensieri e quei dubbi un po’ più profondi, quelli che solo lui conosceva, avrebbero preso il sopravvento.

Non per molto, solo per un attimo, solo per qualche millesimo di secondo.

E in quel secondo, quel misero momento, Bella Swan avrebbe rivolto i suoi pensieri a lui.

E lui, Jacob Black, proprio in quel secondo le avrebbe augurato la buona notte.

 

 

 


E grazie per l'invito
ma proprio non ce la farò
ho proprio tanti, tanti, troppi impegni
e credo forse partirò.


Perché lui la conosceva, semplicemente.

E questo sì, sarebbe stato per sempre.

 

 

«Buona Notte, Bells».

 

 

 

 

 

 

Ehm… Ciao. Allora, questa storia non so da dove è venuta fuori, davvero. Sono stata fan della saga di Twilight per molto tempo eppure, ultimamente, l’ho un po’ abbandonata: non mi suscita più quelle emozioni che mi suscitava tempo fa… poi, così, dal nulla, ho ascoltato dopo anni sta canzone e l’ispirazione è venuta da sola. Amo il personaggio di Jacob da sempre e non ho mai accettato fino infondo Renesmee (nonostante la versione cinematografica dell’imprinting mi sia, stranamente, piaciuta!) e, quindi, sì, ecco qua l’ennesima mia modifica di Breaking Dawn.

Spero che vi piaccia quanto è piaciuta a me scriverla!

Dils. 

  
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