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Autore: puntoeacapo    05/01/2012    5 recensioni
Merleen è una storia di Luminosa.
Io ho solo preso i personaggi e modificato la trama dopo l'ultimo capitolo della prima stagione (La morte di Artù- parte 3).
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Merleen sta morendo. Artù si è risvegliato dal limbo dopo che la Bestia Errante aveva segnato il suo destino.
Riuscirà un legame come il loro a salvare la Maga? A salvare il Principe dalla sua perdita?
Il Destino, un nemico invisibile, sarà affrontato.
Quale sarà l'esito?
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Dedicato a Luminosa, che mi ha permesso di usare i suoi personaggi per dar sfogo ad una mia fantasia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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 1.
All'improvviso, quando nessuno se lo sarebbe più aspettato, Artù si ridestò. Fece un respiro profondo ed aprì gli occhi, sollevando leggermente la testa. Seduto accanto a lui c'era suo padre, che quando lo vide sveglio e vivo fece un sorriso.
"Artù!" esclamò, abbracciandolo con affetto.
Gaius, che era appena fuori la porta, non appena sentì quelle parole corse dentro e non poté credere ai suoi occhi.
Il principe era vivo e vegeto: il rimedio di Merleen aveva funzionato.
Ma se lui viveva, significava che qualcun altro stava morendo.
Per donare una vita, un’altra deve essere presa in cambio. Questo diceva l’Antica Religione, una dura legge per preservare l’equilibrio della natura.
E il vecchio Gaius sapeva che solo una persona poteva avere a cuore, in un modo così profondo,la vita del Principe; solo una persona poteva amarlo al punto di arrivare ad uno spirito di sacrificio così estremo.
Merleen.
Merleen, che aveva trascinato il corpo del suo padrone fuori da quella grotta maledetta gridando aiuto;Merleen, che non ne combinava mai una giusta ed era la ragazza più goffa, più gentile e più altruista che avesse mai conosciuto.
Merleen che ora giaceva in cella ingiustamente, aspettando da sola una morte stabilita da un patto fatale.

Uther Pendragon era un uomo ottuso, dalla mente chiusa, e usciva di senno quando la magia faceva sentire la sua presenza.
Incontrollabile, angosciante, lei era sempre lì, nella vita del Sovrano e questo –lentamente- gli aveva fatto perdere il controllo sulla sua coscienza, ormai sporca del sangue di troppe vittime.
Il Re di Camelot però, era un semplice uomo, dilaniato dai sensi di colpa e dalla sofferenza passata, e poteva amare. Come tutti, del resto.
Amava,con dura severità e impenetrabile orgoglio, suo figlio, ad esempio.
Per questa ragione sentì il cuore allargarsi vedendolo ancora vivo,e quando Artù riaprì gli occhi fu felice.
Era anche un uomo riconoscente, Uther, e sapeva che doveva la vita del suo Erede al caro vecchio, saggio, Gaius.
Dopo essere stato un intero pomeriggio con il figlio volle andare a ringraziarlo, magari con una ricompensa o con un atto d’onore.
Infondo sarebbe stato anche un vanto per Camelot, avere un uomo di scienza così istruito, che riusciva a sconfiggere la magia con la razionalità.
Un ulteriore battaglia vinta per il suo regno, insomma.
Uscito dalla stanza reale, dopo aver lasciato Artù riposare, chiese immediatamente alle guardie dove fosse andato il medico di corte.
La risposta arrivò chiara e concisa, lo avevano visto dirigersi verso le segrete appena poco tempo dopo aver avuto la lieta notizia della sopravvivenza del giovane Pendragon.
“Fatelo chiamare. Devo conferire con lui al più presto” Aveva detto sbrigativo.
Le guardie però, leggermente intimorite ma con coraggio guerriero, avevano risposto “Ha ordinato di non essere disturbato,Sire. Lo facciamo convocare ugualmente?”
Il Re li guardò in cagnesco prima di fare un gesto stizzito con la mano, zittendoli.
Uther sapeva bene per quale ragione il cerusico poteva essere andato alle prigioni: rinchiusa nei sotterranei c’era quell’inutile serva che aveva osato andargli contro.
Lo aveva fronteggiato, non lo aveva rispettato e-cosa ancor peggiore- lo aveva sfidato con determinazione mentre gli rivelava i sentimenti che provava per suo figlio.
Non l’aveva fatta giustiziare per il semplice fatto che era più che convinto di aver educato Artù alla perfezione.
Nonostante odiasse Merleen e odiasse anche solo vederla – gli ricordava troppo Igraine, maledizione, con tutta quella fierezza nello sguardo- decise di raggiungere Gaius per invitarlo a lasciare i sotterranei per cenare con lui, in segno di ringraziamento.
Avrebbe magnanimamente ignorato il suo comportamento, poiché aveva salvato Artù.
Quello che vide però, lo lasciò interdetto per un attimo.
La porta della cella era aperta e il cerusico era accucciato di fianco al corpo disteso di Merleen.
Lo chiamò grave e lo vide sobbalzare leggermente,prima di voltarsi verso di lui solo con il capo.
“Sire.” Fece Gaius impassibile mentre tornava ad armeggiare con le coperte, quasi incurante della presenza del Sovrano.
Fu un comportamento bizzarro, da parte del medico.
“Cosa stai facendo?” Chiese in un ordine il Re, autoritario.

Il cerusico a quel punto si alzò girandosi completamente verso Uther, aveva la fronte corrugata e uno strano sguardo quando parlò “Voglio portare Merleen fuori di qui. Lei..”
Il vecchio non riuscì a trovare le parole per continuare quella frase, che stava perdendo determinazione secondo dopo secondo.
Era troppo difficile.
Aveva subito pensato che la sua protetta si fosse diretta di nuovo nei sotterranei, per tornare in cella, dopo aver consegnato quel rimedio magico; così aveva deciso di raggiungerla per avvertirla della missione compiuta,e lei era lì. Seduta con la schiena contro il muro e le mani incatenate, in silenzio e in attesa.
Stava ancora bene e Gaius aveva tentato più volte di convincerla ad uscire di lì, senza esiti positivi ovvio.
Era troppo testarda, davvero troppo.
Poi le veglie erano passate velocemente e il medico l’aveva vista mentre si sdraiava a terra stancamente.
Aveva cominciato a respirare lentamente, non gli stava più raccontando della sua vita ad Eldaor, pian piano aveva chiuso gli occhi, cercando comunque di continuare il discorso con il suo maestro riuscendo a buttar fuori solo qualche frase sconnessa.
Il cerusico aveva trattenuto le lacrime e aveva cercato di farla continuare a parlare, non voleva vederla così inerme. La sua voce donava un po’ di quella speranza di cui aveva bisogno.
Poi, dopo alcuni minuti di silenzio totale si era deciso a prendere le redini della situazione.
Al diavolo il Re e il Codice, quella era la sua pupilla dannazione!
Era come una figlia per lui e non avrebbe lasciato che morisse, non senza far nulla almeno.
Aveva ordinato ala guardia, seduta poco più in là che giocava a dadi con un'altra, di dargli la chiave della cella.
Aveva dovuto alzare la voce per ottenerla ma non gli importava più di tanto, si era fatto portare delle coperte e un po’ d’acqua. Era stato talmente autoritario che sembrava avesse la corona in testa, e le guardie non avevano fatto altro che obbedirgli.

Adesso Uther lo guardava contrariato pronto ad ordinargli di lasciare in pace la prigioniera, e che non l’avrebbe liberata solo perché lui era il suo tutore.
Poi lo sguardo gli cadde sul corpo della ragazza, lei era pallida e sembrava non respirasse, stava morendo.
Un rumore ruppe quel momento di silenzio, era il cambio turno delle guardie di vedetta delle prigioni.
“Sire. Gaius.” Salutò uno dei due cavalieri appena entrati, con un lieve inchino.
Era strano vedere il Re in persona nei sotterranei, doveva esserci qualcosa di davvero importante dietro, e Leon stava per andarsene quando intravide un corpo familiare.
“Merleen?” Chiese in un sussurro strizzando gli occhi, per vedere meglio, alzò la voce chiedendo “Sei tu,Merleen?” sicuro che gli avrebbe risposto se fosse stata lei.
“Vostra Altezza..” Fece il cerusico guardando serio Uther “ Vi ho servito per innumerevoli anni, lasciate che porti la ragazza nelle mie stanze. Sono sicuro che potete capire, è la mia pupilla, è come una figlia per me. Sapete esattamente cosa vuol dire.”
La tensione si poteva percepire nell’aria, mozzava il respiro ed era così spessa che si poteva tagliare con una spada.
Leon aveva corrugato la fronte, non sicuro di voler sapere cosa stesse succedendo -non era passato molto tempo dal periodo di tensione, dovuto alle condizioni del Principe-, poi aveva compreso qualcosa dal filo di discorso che aveva sentito dire a Gaius.
Non sapeva il perché, non sapeva come, ma era davvero Merleen la ragazza in quella cella.
E non andava bene, perché era immobile, perché non aveva ancora fatto sentire la sua voce, perché Gaius era davvero preoccupato.
Entrò nella cella aggirando il Re prima, il medico dopo,e poi la vide.
“Merleen!” Esclamò in un soffio.
Si accucciò di fianco a lei e le scostò un ciuffo di capelli che le ricadeva sul viso, più pallido del solito.
Era congelata, ma allo stesso tempo stava andando a fuoco sotto il suo tocco.
La fronte era imperlata da un gelido sudore, la testa bollente.
Non era possibile una cosa del genere, non era un medico ma sapeva che non era affatto normale che accadesse qualcosa di quel tipo.
La sua migliore amica stava morendo?
No, non voleva neanche pensarlo.
Guardò il cerusico allarmato, voleva spiegazioni e voleva sentirsi dire che si sarebbe presto ripresa e che era una leggera febbre, anche se un po’ particolare.

Respirava così lentamente..

Si era sicuramente perso qualche passaggio perché vide il medico di corte girarsi verso di lui mentre il Re se ne andava spedito.
Probabilmente di pessimo umore.
Ma non gli importava molto in quel momento, sentì solo Gaius dire “Portiamola nelle mie stanze, presto!”
E aveva semplicemente obbedito.

Per salvare la vita di Artù, il Fato stava prendendo quella di Merleen?
                                           






















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