storia breve di un suicidio inventato
…and she loved rock ‘n’ roll till the end…
manhattan
ore
23.16
un
giovedì di luglio
guardò
oltre la finestra –le luci, i colori, le persone
i new
york dolls suonavano dallo stereo,
partecipando alla sua serata nera
nera
–perché nera? perché tutto il resto era grigio
ma
non quella serata, non bianca perché non degna-
la
musica la accompagnava, senza saperlo, senza volerlo, in ogni momento, in ogni
luogo la raggiungeva –lei, solitaria e ostile, si faceva avvicinare solo dalla
Musica
sarebbe
voluta morire con la Musica –apparentemente sola
sarebbe
voluta morire in quel momento –nella sua casa, illuminata solo dalle luci
esterne dei grattacieli
alle
ventitré e ventitré sarebbe morta, decise
perché?
per nessuna ragione
se
non poter decidere il momento il luogo della sua morte –almeno quello era
libera di farlo
non
aveva scelto lei il tempo in cui nascere –il grunge
perché
il grunge? e se avesse preferito
il punk, il jazz, l’electro music?
non
aveva avuto scelta –il tempo di kurt cobain, di quella piccola morte importante
ora
sì invece –avrebbe lasciato tutti senza perché
avrebbe
lasciato i new york dolls
nello stereo
e una
scritta su un foglio di carta
…and she
loved rock ‘n’ roll till the end…
e
alle ventitrè e ventitrè
sarebbe morta
okay,
chiariamo una cosa: non sono pazza.
Cioè,
sono pazza, ma non ho intenzione di suicidarmi né niente, come invece si
potrebbe pensare leggendo questa storia…
Che volete,
è venuta fuori così, di getto, mentre ascoltavo l’ultimo cd dei new york dolls (se non l’avete ancora
fatto, compratelo) in camera mia, al buio, con solo la luce del lampione a illuminare la stanza(ma ripeto, la protagonista non sono
io e non sto progettando il mio suicidio!)…
E ho
deciso che, anche se non ha alcun senso, la posterò lo stesso!
Spero vi
sia piaciuta… e se no, pazienza.