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Autore: Sundy    05/04/2004    1 recensioni
la guerra è finita, il nemico è scappato, è vinto è battuto, il nemico non c'è mai stato, dietro la collina, la pioggia cancella dalle mura di Alubarna le tracce nere della polvere da sparo
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diluvium


Piove…
La pioggia mi sussurra nella testa, mi allaga goccia dopo goccia i vestiti, si infila sotto la giacca, risale dal fondo dei pantaloni, entra dentro le scarpe…
Acqua dal cielo come non l'avevo mai vista, o almeno non ne conservo un ricordo nella memoria.
Mi lascio conquistare, palmo dopo palmo, dalla scia umida delle sue frecce rotonde, mi lascio percorrere dentro e fuori dell'anima, sotto le sopracciglia aggrottate da quel freddo sconosciuto, unico, il freddo dei temporali, sulle lenti degli occhiali che ormai non vedono che lei, la pioggia.
Attorno a me qualche campo già si allaga, qualche tettoia di paglia cede sotto i colpi di questo temporale… è la battaglia più serena e vivificante che avrei mai potuto immaginare, a suggellare la fine della nostra guerra.

La guerra è finita.
Forse ieri, forse un mese fa. Sulle gambe che mi sorreggono ancora a stento mi avventuro per queste strade vuote, allagate. Ogni tanto qualche passante mi taglia la strada correndo verso un riparo. Io mi avventuro nel temporale. Alabasta. Tre anni dopo. Settantadue giorni dopo.
Il nostro paese di sabbia, lavato da un temporale, fremente come un animale ferito. Vivo.
Sento un dolore sordo.
Un eco nelle orecchie, nebbia sugli occhi. Nelle orecchie l'eco del temporale, sugli occhi il vetro appannato di pioggia. Un rumore che arriva da lontano, forse un tuono, forse il mio spirito.
La pioggia mi scende addosso goccia dopo goccia, bagnandomi i vestiti e i pensieri. 
Lava la polvere, deposita il fango. Né bene e né male, come tutte le cose che, frementi, umide, aride, affamate, vivono. 
Ho visto villaggi prosciugarsi, bambini piangere per la fame, vecchi piangere per la sete, uomini contrarsi nello spasmo di una ferita mortale, i miei occhi sono stanchi…
Goccia dopo goccia, il velo cresce…
Ho incitato le folle alla battaglia, ho urlato in faccia al re la rabbia del suo popolo, ho istigato i miei compagni a impugnare le armi, gli ho gridato di arrendersi quando tutto sembrava perduto…
Anche le mie parole sono stanche. La pioggia che mi accarezza le labbra ne alleggerisce il peso, come fosse liquore. I contorni si sfumano nel vapore che sale dalla terra secca.
Le nuvole salgono come spirali di fumo dal deserto, le dune partoriscono nuvole, fecondate dalla pioggia…
Continuo a camminare in questa Alubarna annegata di vapore, mentre la pioggia fredda mi scende lungo la schiena, inumidisce le bende. Le ferite bruciano. Più della polvere da sparo che le ha generate. Non vedremo nessuna stella cadente stanotte, il cielo è coperto.
Comunque sia, non sono mai stato abbastanza bravo da vederne una per primo…
Comunque sia, non saprei cosa desiderare.
Sento un dolore denso, che giace al fondo, ma non inerte.
La certezza di avere la colpa della distruzione che impera nel proprio cuore. Più semplicemente il senso di colpa. 
Sento un dolore intenso, ovattato dal vapore che sale, ma nitido come la pioggia che scende.
Ha il profumo della polvere da sparo che mi brucia il torace, che brucia nelle narici, qui, sulle mura bianche della capitale, il profumo di una guerra che non avrei dovuto combattere. Ma mai pentirsi della propria fede. Ha il profumo della follia che non avrei dovuto sobillare.
Ha il gusto della rabbia, dell'umiliazione, dell'odio verso me stesso che solo il dolore del corpo mi impedisce di provare a pieno. E un accenno di modestia a smussare la mia aspra autoaccusa.
Via, non sono mai stato abbastanza importante da poter essere considerato la causa di tutto… 
Se il dolore e la pioggia non mi impedissero di fare chiarezza nei ricordi, potrei forse capire che cosa non sarebbe dovuto accadere, e quali sono le cose di cui invece non mi pento…. 
Ma il sentimento è adesso più forte di qualunque ragione. Un sentimento vago come il dolore, penetrato ormai a tal punto nella carne da aver perso forma, e netto come la pioggia, aspra e fredda, goccia dopo goccia. Goccia dopo goccia.
La stanchezza di tre anni che sembrano trenta, sessanta, delle cose che non avrei voluto vedere, delle parole che non avrei dovuto pronunciare, dei gesti che avrei dovuto e non avrei dovuto compiere. Ho perso, ho perso, ho perso. E sono stanco. 
Avrei potuto perdere di più. E quando penso a quello che avremmo potuto perdere un altro dolore, forse paura, mi indebolisce le gambe, mi annebbia gli occhi come questa pioggia che continua a percuotermi… avanzo nelle strade del mercato, col fango attaccato ai pantaloni, la rabbia nelle poche lacrime nascoste nella pioggia, lacrime di uno che ha sempre pianto troppo spesso, per ogni sentimento che mi abbia sfiorato. La rabbia e la meraviglia del temporale, goccia dopo goccia, vedo la meraviglia prendere forma. La pietra dei palazzi cambia colore, il fango disegna strane forme sulla strada. Domani forse qualche pianta germoglierà tra le dune del deserto, tra qualche mese nasceranno i figli dei soldati tornati a casa, dopo la distruzione, col desiderio di generare qualcosa.
Qualcosa che sia il più lontano possibile dalla morte.
Appoggio la mano al muro di pietra e terra di un palazzo, un po' di intonaco rosa mi si appiccica alle dita. L'acqua lo spoglia, lo rinnova. Resurrezione.

Volevamo salvare questo paese. Il paese è salvo.

Forse per salvare anche me da me stesso, mi costringo al sospetto che rende il mio dolore meno opprimente. Il legittimo sospetto che non sia stato davvero tutto inutile, tutto davvero sbagliato.
L'unica speranza che mi resta.
Quando tornerò, qualcuno mi aspetterà sulla porta, e mi chiederà come mi sento.
La pioggia continua a percuotermi e accarezzarmi.
È ora di tornare

La guerra è finita.
Forse ieri, forse un mese fa.
Oggi piove. Non è stato tutto inutile.





Postscriptum collettivo

il guaio di scrivere solo oneshots (diavolo, non riesco a rendere evidente da subito che si tratta di oneshots!!) è che non hai uno spazio nel prossimo capitolo dove ringraziare i lettori.. allora ho deciso di rubare un postscriptum a questa ultima pubblicazione per ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno commentato. perchè credo che non ci sia nulla di meglio per uno che si diletta di scrittura, per non dire uno scrittore, che sentirsi dire che quello che ha scritto ha bucato il foglio, lo schermo o chi per esso... che chi legge è riuscito a vedere il tuo racconto muoversi, respirare, è riuscito a sentirlo...
questo è un dono immenso, e vi ringrazio tutti di cuore.
Sun

  
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