-Non è un amore impossibile, James. Semplicemente, non è amore.

James Potter, la schiena nuda contro la tastiera del letto, lasciò che quella menzogna gli scrosciasse sulla pelle come pioggia bollente. Si lasciò scottare per bene, poi guardò Sirius attraverso la penombra ovattata.

Teneva una sigaretta stretta fra le labbra, contemplando il fumo grigiastro dissiparsi verso l’alto in ghirigori fantasiosi.  Chissà cosa vi leggeva: forse un disegno perscrutabile a lui solo, forse un bel niente.

James piegò la bocca in un sorriso che sapeva di amarezza e scivolò fluido giù dal materasso.

Vestendosi, percepiva lo sguardo dell’altro graffargli le spalle, ma non vi badò;  e intanto sperava, le parole intrappolate dall’orgoglio, che Sirius lo fermasse. Non importava se urlandogli contro o prendendolo a pugni: voleva soltanto un motivo per non varcare quella soglia senza guardarsi indietro. Un motivo per restare, semplicemente.

Eppure il silenzio permeato da mille promesse infrante continuava a pesare fra quelle quattro mura, senza che nessuno dei due riuscisse a scalfirlo. Così, camicia abbottonata e il proprio odore ancora mischiato al suo, James agguantò la maniglia ghiacciata, pronto a sparire nell’oblio di una notte priva di senso.

-Aspetta.

Inattese, quelle sillabe dure lo bloccarono di botto, le ossa ghiacciate e il sangue che gli bruciava il cuore. Si voltò verso il suo migliore amico, gli occhi intrecciati in un’occhiata intrisa di tutto ciò che erano, e in quell’impalpabile frazione di secondo capirono che le parole non servivano più; così come i baci, le carezze, il dolore, la rabbia e quel fottuto amore impossibile che li aveva ancorati l’uno all’altro.

Sirius aprì la bocca, poi la richiuse. Prese fiato e finalmente, a fatica, parlò.

-James… sii felice.

-Non puoi chiedermi questo. Non è nemmeno sicuro che domani  arrivi all’altare tutto intero.

Black sorrise debolmente, con quel solito soffio di ironia sulle labbra screpolate.

-Ci penserò io a coprirti le spalle: in fondo sono il tuo testimone di nozze, no?

Le parole si dispersero nell’aria e lì si cristallizzarono, nell’attesa che uno dei due le smentisse. Ma continuarono a fissarsi, James e Sirius, come prima, come avevano sempre fatto, senza osare fiatare.

Il tempo perse i propri contorni, e nessuno si rese conto di quanto fosse passato prima che James sussurrasse un “allora, ciao” sottilissimo e venisse inghiottito dal corridoio deserto. Sirius sentiva solo l’eco della porta sbattuta rimbombare nel cervello, ricordandogli che, alla fine, il loro stupido orgoglio non era servito a un bel niente.

E con quel “ti amo” ancora incastrato in gola, sperò che il domani, maledetto, non arrivasse mai.

Note

Oh beh, Natale è ormai passato e le vacanze sono agli sgoccioli, quindi un po’ di sana malinconia ci sta, non trovate? :3

Spero di non avervi rotto le scatole con questa… emm…cosa, ma soprattutto spero che ti sia piaciuta. <3 AI LAV IU, sorellona.
Cate :)