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Autore: Elpis    07/01/2012    15 recensioni
La fanfiction segue la trama del manga fino al momento della partenza di Hayama per Los Angleles. Mille miglia separano Akito e Sana ma l'amore è una spina nel fianco che li pungola e impedisce loro di vivere con serenità la vita quotidiana. A ciò si aggiunge il nuovo film di Sana e la gelosia di Akito… Il sottile filo che li unisce riuscirà a resistere alla tempesta?
Dall'ottavo capitolo:
“Anche se fosse? Anche se io e Nao stessimo insieme? Anche se ci fossi...” esita, come incespicando su quella parola “Anche se ci fossi andata a letto? Sei stato tu a lasciarmi! E senza darmi nemmeno una spiegazione!”
Non usare quel tono di voce ferito, Kurata. Non farmi sentire come se quello ad aver sbagliato fossi io.
“Ma ti sei consolata in fretta, vero?” Le chiedo e i miei occhi sembrano voler bruciare i suoi. I suoi occhi nocciola, sgranati dallo stupore perché un tono del genere con lei non l’avevo mai usato, nemmeno nei nostri momenti peggiori. “E pensare che all’aereoporto avevi persino urlato che saresti rimasta vergine per me!”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
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Vigilia

 

 

 

 

 

 

Juliet when we made love you used to cry
You said I love you like the stars above
love you till I die
a place for us
know the movie song
you gonna realise it was just
the time was wrong Juliet?” (1)
Romeo and Juliet” Dire Straits

 




 

« Pronto? »
Silenzio. Dall’altra parte del telefono si sente solo un respirare lieve. Sto quasi per attaccare quando, finalmente, avverto la sua voce.
« Nao? » bisbiglia, esitante.
« Sana-chan? » mormoro stupito, riconoscendo il suo tono squillante. « È successo qualcosa? »
Non riesco ad evitare che l’ansia traspaia dalla mia voce.
« No, no, tranquillo » si affretta a negare.
« Oh » replico sempre più confuso.
Cala di nuovo il silenzio e anche se vorrei tartassarla di domande e chiederle perché mi ha telefonato proprio la vigilia, mi trattengo, intuendo il suo imbarazzo.
« Nao… io mi chiedevo se… » si interrompe esitante. « Cosa fai oggi? Andrai… andrai all’orfanotrofio? »
Ha la voce stridula e incespica sulle parole in un modo tenero e goffo. Il cuore inizia a tamburellarmi nel petto e i palmi delle mani a sudare. Perché mi sta facendo una domanda del genere? Perché proprio ora, dopo tutti gli anni passati ad aspettarla?
« Io… penso di sì » rispondo esitando. « I ragazzi mi aspettano, come tutti gli anni ».
« Potrei… potrei venire anch’io ».
L’ultima parola è quasi un sussurro ma non potrebbe colpirmi di più neanche se me l’avesse urlata nell’orecchio. Io e Sana insieme, il 24 Dicembre. Per un attimo mi sembra tutto perfetto. I bambini dell’orfanotrofio ci sarebbero venuti incontro, accogliendoci a braccia aperte. Avremmo riso, scherzato e mangiato la torta. Poi avremmo atteso insieme la mezzanotte e le avrei stretto la mano, augurandole Buon Natale. L’avrei fissata nei suoi occhi luminosi e mi sarei sentito completo, felice.
« È da tanto che non vado a trovarli, non vorrei che si dimenticassero di me! Dovevo fare una festa a casa mia ma poi è successo un imprevisto e…»
Ha iniziato a parlare come una macchinetta, come sempre quando è nervosa e vuole nasconderlo. Lascio che il mio sogno scoppi come una bolla di sapone e mi calo di nuovo nella realtà.
« Sana-chan… »
« …per la verità sono successi tanti imprevisti, anzi direi proprio un disastro»
Ha la voce spezzata e una parte di me vorrebbe solo consolarla. Ma questa volta no, non posso permettermi di fare il vigliacco.
« Sana non so io la persona con cui vuoi passare la vigilia » la interrompo deciso.
Silenzio. Si è interrotta di botto e sembra trattenere persino il respiro.
« E poi c’è un’altra adesso ».
Pronunciare quella frase mi costa una fatica immensa. Non avrei mai creduto di dover dire di “no” a Sana, di essere in grado di rifiutarle qualcosa…Il cipiglio minaccioso di Fuka mi appare nella mente e mi sento un po’ più deciso.

« Oh » mormora dopo un po’ con una vocina piccola piccola. « Io… be’… sono felice per te, Nao, davvero… »
« Porterò i tuoi saluti ai bambini, non preoccuparti ».
« Grazie mille… mamma mia che gaffe! » la sento ridacchiare dall’altra parte della cornetta e le labbra mi si arricciano in un sorriso. La risata di Sana è – come sempre - incredibilmente contagiosa. « Allora tanti auguri Nao… e fai i miei saluti anche alla tua ragazza! »
« Certo » rispondo prontamente. Quasi quasi vorrei dirle che se vuole gli auguri glieli può fare di persona, ma poi penso che ci sia un momento migliore per rivelarle che sto uscendo con Fuka. « Solo una cosa, Sana-chan ».
« Dimmi ».
È di nuovo tesa, lo avverto dal tono incerto che le vibra nella voce. Quelle tre parole escono con difficoltà dalle mie labbra, amare come fiele. Ma glielo devo, ora che Fuka mi ha assicurato di non provare niente per Hayama.
« Va’ da lui ».
Attacco, senza darle il tempo di rispondere.

 

Osservo le crepe del soffitto della mia camera, l’mp3 stretto fra le mani e i titoli delle canzoni che brillano sul display. Una musica spacca timpani mi risuona nelle orecchie, aumento ancora di più il volume nella vana speranza che riesca a coprire almeno in parte la mia frustrazione.
È la vigilia e io sono solo, steso su questo fottuto letto a girarmi i pollici.
Natsumi è con i suoi amici a festeggiare e papà ha avuto la brillante idea di fare un salto al cimitero, perché in tutti quegli anni non ha mai potuto far visita alla mamma. Mi sono proposto di accompagnarlo, ma è stato categorico: era la vigilia e io non potevo passarla in un modo così deprimente. Come se trascorrere la serata da solo, in casa, fosse il massimo del divertimento.
Mi alzo con uno scatto di reni, gettando l’mp3 in un angolo. In realtà essere solo non è mai stato un problema per me. Mi piace la solitudine e mi piace il silenzio, quasi quanto odio le chiacchiere inconcludenti con le quali la maggior parte delle persone ammorbano l’aria.
Il punto non è che sono solo in casa. Non è nemmeno non festeggiare la vigilia con i miei, perché siamo sempre stati una famiglia incasinata e non mi formalizzo troppo su queste cose. No, il vero problema è un altro.
Kurata.
È lei che mi fa odiare la solitudine e il silenzio, la sua voce è l’unica che vorrei decorasse le pareti spoglie della mia stanza. Non mi frega niente del cenone, mi accontenterei anche di un panino se potessi vedere le sue buffe smorfie quando divora il cibo in bocconi più grandi di quelli che la sua piccola bocca può contenere, non vorrei nessun abete e lucine intermittenti, tanto il suo sorriso le abbuierebbe tutte. Non mi importerebbe di alcun regalo, se non la sua presenza.
Non mi cercare.
Mi ributto nel letto, coprendomi gli occhi con un braccio.
Non voglio più vederti.
La mano fasciata mi prude. Sana, io ti amo. È così facile mormorare quelle parole ora che lei non c’è che mi chiedo come ho fatto a tenermele dentro.
Addio, Akito-kun.

Mi raggomitolo sul materasso, affondando la testa nel cuscino.
Un suono acuto e prolungato mi riscuote, facendomi sussultare. Il campanello.
Mi alzo, digrignando i denti per la rabbia. Non ho il minimo dubbio su chi sia venuto a disturbarmi: Tsuyoshi. Gli avevo ripetuto mille volte che non importava che passasse a salutarmi, anzi che non ci tenevo proprio. Ma figurati se quella testaccia dura poteva darmi retta.
Faccio le scale di corsa, indispettito. Apro la porta di scatto, con sulla punta della lingua un’imprecazione. La lingua mi si congela al palato nel ritrovarmela di fronte.
Kurata.
Per un attimo penso che si tratti di una visione. Ma è troppo reale per essere solo il frutto di una mia fantasia. Ha un cappotto bianco che la copre fin quasi alle ginocchia, i capelli scompigliati dal vento e un sorrisino timido ed impacciato ad arricciarle le labbra rosse e umide.
« Ciao, Akito » mormora sollevando appena la mano.
Ok, mi devo sforzare di cancellare quell’espressione imbambolata dalla faccia.
« H-Hi » rispondo sentendomi come se fossi appena stato investito da un tifone.
« Mi fai entrare? » chiede e solo allora mi rendo conto che sono rimasto paralizzato davanti all’ingresso.
Mi sposto, lasciandola passare e il profumo delicato della sua pelle mi invade le narici. “Cerca di mantenere il controllo, Akito-kun” mormora una vocetta fastidiosa nella mia testa che – chissà perché – ha il tono di Tsuyoshi “Per una volta in vita tua, vedi di non mandare tutto a rotoli!”
Anche Kurata sembra in difficoltà ma il fatto che si mordicchi le labbra in quel modo non mi è di molto aiuto, anzi acuisce solo il desiderio di baciarla.
« Io… io sono venuta a chiederti scusa, Akito-kun » mormora guardando il pavimento.
Un moto di delusione mi fa incassare le spalle. Sei qui solo per questo, Kurata?
« Non hai niente da farti perdonare » la interrompo, rigido.
« Sì, invece! »

Ha alzato lo sguardo e i suoi occhi umidi sono appuntanti sul mio viso, uno sguardo così bello ed intenso da mozzare il fiato.
« Ci sono molte cose che non ti ho mai spiegato… a partire da quello stupido bacio sul set ».
È arrossita, ma continua a guardarmi, con feroce determinazione.
« Kurata… »
« Lasciami finire, per favore » prosegue e non ho più il coraggio di contraddirla. « Non volevo nascondertelo, davvero… Solo avevo paura che tu potessi fraintendere, il regista ha aggiunto quella scena all’ultimo e il film ormai era stato quasi interamente girato… ma per me non ha voluto dire niente, Nao è come un fratello… »
Ha iniziato a piangere e se c’è una cosa che non riesco proprio a tollerare sono le sue lacrime. Mi avvicino, stringendola al petto e lei nasconde il viso nell’incavo della mia spalla, aggrappandosi alla mia T-shirt. La mia mano le accarezza la schiena, cercando di tranquillizzarla. Il suo viso è vicino, dannatamente vicino, troppo vicino e cerco disperatamente di trovare qualcosa con cui distrarmi, mentre le mie dita ancora le solleticano la pelle.
« Ma come Sana, ancora non porti il reggiseno? »
Un secondo dopo averla pronunciata, vorrei rimangiarmi questa battuta infelice.Kurata smette di singhiozzare ed alza il viso ad incontrare il mio, mentre la vocina che ha il timbro di Tsu mi dà del deficiente almeno un centinaio di volte.
Inaspettatamente scoppia a ridere e io rilascio finalmente il respiro, lieto che per una volta non si sia offesa e non abbia iniziato a colpirmi e sbraitare.
« Sei sempre il solito scemo! » proclama asciugandosi le lacrime. Poi, cambiando d’un tratto tono, mormora con un filo di voce: « Sai, ho pensato a te mentre lo baciava ».
L’aria mi manca nei polmoni e avverto uno strano formicolio in tutte le membra.
« Avrei dovuto darti il tempo di spiegare ».
Un istante dopo mi sembra impossibile che parole simili siano uscite dalla mia bocca. Davvero le sto chiedendo scusa, così, senza un minimo di esitazione? Decisamente quando ho Kurata fra le braccia non posso fidarmi delle mie capacità mentali.
Ma Sana mi sorride, un sorriso dolce – anche se un po’ triste – e i suoi occhi sono così belli, seppure se lievemente arrossati che non riesco proprio a pentirmi di questa mia confessione.

« Non avrei dovuto chiederti di rivelarmi i tuoi sentimenti in quel modo » la voce le trema un po’ e le labbra sembrano due ali di farfalla mosse dal vento.
Scuoto la testa e sento distintamente il cuore che risale lungo la gola, fino a premere sulla punta della lingua.
« Sana io… »
« Shhh « Mi interrompe, posando due dita sulle mie labbra. « Non volevo forzarti, A-chan. Me lo dirai se e quando sarei pronto ».
Io sono pronto. È solo il mio fottuto carattere del cazzo che mi ha impedito di dirle che la amo, certo non sono rimasto in silenzio perché sono indeciso. Apro la bocca per dirglielo ma Kurata si alza in punta di piedi deponendo un bacio lieve sulle mie labbra e mi devo attaccare a tutta la mia forza di volontà per non aggredirle, quelle labbra, e trasformare quel breve contatto in un bacio molto più intenso.
« E non avrei dovuto accusarti di essere uscito con Fuka ».
Ha ripreso a parlare ma si serve un attimo per connettere, confuso come sono dal sapore della sua bocca di miele. Controllo. Devo solo mantenere il controllo.
« Ecco noi… »
« So già tutto » mi interrompe di nuovo e, di fronte alla mia espressione stupita, chiarisce: « Ho parlato con Fuka e mi ha detto la verità ».
Chino il capo, un po’ in imbarazzo.
« Alla fine…alla fine non ti ho regalato niente ».
Le dita di Sana mi sollevano il mento e i miei occhi vengono incatenati dalla strana luce che brilla nei suoi.
« Regalami questa notte » sussurra con un tono carico di promesse.
E allora sento chiaramente il click del mio cervello che, irrimediabilmente, si spegne.

 

Come ho fatto a ritrovarmi dall’ingresso al letto di Akito, senza nemmeno rendermene conto? La risposta la trovo quando la sua bocca cala sulla mia, divorando le mie labbra in baci febbrili, accarezzando la mia lingua in un gioco tremendamente eccitante. Con le mani di Hayama che percorrono il mio corpo ogni traccia di razionalità scompare; lasciandomi preda dell’istinto e del desiderio che mi squassa il corpo.
Akito.

Il suo odore, il suo sapore, il suo tocco. Le sensazioni che solo lui sa risvegliare sulla mia pelle, il rumore dei nostri respiri che si fanno sempre più ansanti. Le sue dita mi slacciano impazienti i bottoni del cappotto e lo gettano sulla sedia. Mi avvolge di nuovo fra le sue braccia, senza darmi il tempo di pensare, e il suo viso affonda nei miei capelli. Lo sento inspirare pesantemente, come se volesse inalarne l’odore e un brivido mi corre lungo la schiena.
Questa volta è il mio turno di spogliarlo – per me è più facile - perché quel testone ha sempre caldo e anche se è Dicembre e fuori nevica, gira per casa con una semplice T-shirt. La maglia cade per terra frusciando, ma non ci faccio quasi caso, incantata ad osservare il torace di Akito. Poso le mie dita sul suo addome, seguendo il contorno dei muscoli definiti, accarezzando come ipnotizzata quella pelle calda e bianca. Akito geme e mi fa stendere sul letto, mentre le sue dita si infilano sotto il maglioncino nero per accarezzarmi il ventre e poi salgono più su, a sfiorare il seno. Mi irrigidisco, pensando per un attimo che voglia fare una delle sue battutine su quanto sono piatta. Ma Hayama non mi dà tempo per imbarazzarmi perché mi sfila la maglietta e il suo sguardo si appunta sul mio corpo nudo. Mi viene istintivo coprirmi con le braccia, ma lui mi scosta delicatamente le mani, mormorando un “Non nasconderti” contro il orecchio, con una voce così bassa e roca, da farmi venire i brividi. I suoi occhi abbracciano il mio corpo e tutto rispecchiano, meno che la derisione. Sono così caldi e intensi che mi sciolgo, ritrovando un po’ di coraggio. Cingo il suo collo in un abbraccio, tirandolo sopra di me. Mi asseconda volentieri, calciando le scarpe e riprendendo a baciarmi, ancora più famelico di prima. Infilo le mani fra i suoi capelli e mi accomodo meglio fra le sue braccia. Hayama sfiora il mio seno con le dita, in lente e morbide carezze. Gemo, mordicchiandogli l’orecchio e scendendo poi più in basso, a tracciare una morbida scia di baci e di morsi sul suo collo. Lo sento fremere sotto le mie mani e i suoi gesti si fanno ancora più impaziente. Mi slaccia i pantaloni e io lo aiuto a togliermeli, rimanendo solo in biancheria, fra le sue braccia.
L’unica altra volta in cui mi ero trovata così… vicina ad un ragazzo era stato con Naozumi ma le sensazioni che provo ora non sono assolutamente paragonabili. I baci e le carezze di Nao erano state piacevoli ma non mi avevano mai fatto perdere il controllo, non mi avevano mai fatto sentire al contempo così completa e così smaniosa di ottenere di più. E poi con Nao c’era quel velato senso di colpa, mentre con Akito… con Akito… con Akito ci siamo solo io e lui e i nostri corpi che si stringono e si graffiano, felici di ritrovarsi dopo un così lungo viaggio… “O sovrumana forza dell’amore, tu mi fai amare il nemico che odiavo” questa frase – una battuta di Giulietta – affiora alla mia mente e le mie labbra si distendono in un sorriso perché mai dei versi sono stati tanto calzanti: se penso a quanto lo odiavo quando eravamo solo due ragazzini e lui terrorizzava la classe, se penso a quanto lo amo adesso che sto per donarmi a lui…
I pantaloni di Hayama scivolano ai piedi del letto, mentre lui si posiziona fra le mie gambe e i nostri lombi – appena velati dalla biancheria – si sfiorano, rivelandomi tutta la sua eccitazione.
Arrossisco e mi ritraggo impercettibilmente.
« Akito… » mormoro, esitante.

 

« Akito… »
È il mio nome mormorato dalle sue labbra – quel misto di incertezza e paura che le incrina la voce – a riscuotermi e a farmi riacquistare un barlume di lucidità. Solo in quel momento mi rendo conto di esserle praticamente saltato addosso e di averla trascinata nel letto, spogliandola senza chiederle nemmeno se fosse pronta. Mi scosto – disgustato da me stesso – ma prima che possa allontanarmi per davvero le gambe di Kurata mi cingono i fianchi e le sue dita mi artigliano la pelle. I nostri bacini sfregano e non riesco ad impedire che un gemito roco mi esca dalla labbra per quell’imprevisto ed eccitante contatto.
« No… » mormora Sana con quelle labbra rosse per i miei baci e le guance arrossate per il piacere. « Non fermarti… »
Basta quella frase a farmi distendere di nuovo su di lei, più dolce ed attento questa volta, mentre le sfioro una guancia.
Sana abbassa lo sguardo e appoggia il viso alla mia mano, bisbigliando con voce flebile:
« Volevo solo dirti che ho mantenuto la promessa. La mia prima volta sarà con te, Akito ».
Solleva lo sguardo per fissarmi, con un sorriso un po’ tremulo e mi chiedo come faccia il cuore a non scoppiarmi per la felicità.
La bacio, perché non sono bravo con le parole, e non saprei come spiegarle altrimenti quanto sia felice di sapere che sarà solo mia. È un bacio lento e dolcissimo, che termina con un morso giocoso e io che non riesco a reprimere il sorrisetto che mi increspa le labbra. Poi le mie mani scivolano ad accarezzare quel corpo così morbido e perfetto e Kurata si inarca sotto le mie dita, facendomi perdere il senno. Finisco di spogliarla con lentezza, fissando i suoi occhi scuri in cerca della più piccola esitazione. Ma riesco a leggervi solo un’impazienza e una brama che amplifica la mia, rendendo sempre più difficile procedere con calma e senza fretta, come mi sono imposto.

Poi, inaspettatamente, il suo viso assume un’espressione strana e la sua piccola mano si sofferma sull’orlo dei miei boxer, togliendomi il respiro. Mi accarezza, provocante, prima di sfilarmeli con una decisione che mi lascia senza fiato.
Mi chino su di lei, aggredendo la sua bocca con la stessa disperazione di un assetato in un deserto, bacio e mordo le sue labbra, il suo collo, i suoi capezzoli, ogni parte di lei.
La sento mormorare il mio nome e lentamente scivolo dentro il suo corpo caldo, tremando per l’emozione. Mi immobilizzo, accorgendomi della sua espressione sofferente. Bisbiglio alcune parole contro il suo orecchio e la vedo sorridere. Mi stringe ancora di più contro di sé mentre la sua bocca si unisce alla mia in un breve ma intenso bacio, poi, intuendo che il dolore è passato, inizio a muovermi dentro il suo corpo. Lampi di piacere mi devastano le membra, mentre mi immergo sempre di più in lei e smarrisco me stesso nelle pieghe della sua pelle.



Akito si fa strada fra le mie gambe e per un attimo sono annichilita dal terrore. Mi irrigidisco e serro gli occhi, senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore.
« Non aver paura ».
Sono quelle parole, mormorate contro il mio orecchio a darmi la forza di aprire le palpebre. Gli occhi di Akito mi fissano, intensi e fiduciosi. Mi basta osservarli perché il nodo che mi stringe lo stomaco si allenti un po’.
« Ti amo, Sana ».
Lo bisbiglia fissandomi negli occhi e io mi sento sciogliere, dischiudendo finalmente le gambe e accogliendolo dentro di me. Il bruciore c’è, ma dura solo un momento e quasi non me ne accorgo, imprigionata dal suo sguardo dorato.
La neve cade fitta, la vedo dalla finestra, cade a fiocchi e sembra non voler smettere mai, eppure negli occhi di Akito la neve si sta sciogliendo e il suo sguardo ha tutto il calore dell’estate più torrida.
Inizia a muoversi e a mano a mano che il mio corpo si abitua al suo, sento che il piacere, lento ma inesorabile, mi avvolge le membra. I nostri gemiti risuonano nell’aria e si fondano insieme, mentre il mio sguardo appannato abbraccia la stanza, per poi posarsi di nuovo sulle sue iridi ambrate.  

Poi a poco a poco, sparisce tutto: non riesco a vedere nient’altro che non siano i suoi occhi, a pensare ad altro che sia la sua pelle che sfrega con la mia. Il ritmo si fa più accentuato ed incalzante, stringo convulsamente i fianchi di Hayama, abbandonandomi contro il suo petto, desiderando non lasciarlo mai più uscire da me.
È in quel momento, mentre tutto esplode in un bianco accecante di piacere, mentre le mie labbra  sussurrano il suo nome e lacrime che non credevo di aver versato mi accarezzano il viso, è in quel momento che mi accorgo che la nostra storia non avrà mai fine.

 

 

 

1) Giulietta, quando facevamo l’amore
Eri solita piangere,
Dicevi “Ti amo come le stelle nel cielo,

Ti amerò fino all’ultimo respiro”
C’è un posto per noi,
Conosci la canzone del film?
Quando capirai che era solo il tempo
Ad essere sbagliato?

 

 

 

Ciao a tutti!

Sigh sigh siamo giunti alla fine! Qualche piccolo chiarimento finale prima di passare ai saluti:
All’inizio del capitolo ho inserito la conversazione di Sana e Nao per un duplice motivo: 1) per evidenziare come finalmente Naozumi stia davvero superando il suo amore per lei (per la prima volta riesce a dirle di no) 2) perché mi sembrava una reazione molto umana quello di titubare fino all’ultimo e non certo perché Sanasia indecisa sui suoi sentimenti!
Quanto al finale vero e proprio, sappiate che l’avevo in mente fin dall’inizio, anzi la ff è nata proprio con l’idea di descrivere la prima volta fra Sana e Akito… nondimeno spero di avervi (piacevolmente) sorpreso! Come sempre se avete delle critiche e in particolare se alcune scene vi sembrano troppo esplicite ditemelo e magari le modificherò!
La canzone che ho scelto per questo capitolo è una delle mie preferite e se non la conoscete vi consiglio di sentirla, perché è stupenda (soprattutto nella versione cantata dai Killers). Silvia123 anche questa volta il primo passo l’ha fatto Sana, però anche Akito ha qualche merito: le ha chiesto scusa per il modo in cui l’ha lasciata ( per come possa chiedere scusa Hayama, ma è già un passo in avanti) e finalmente le ha detto che la ama… ho pensato che in momento del genere, semplicemente non sarebbe riuscito a tenersi quelle tre parole dentro.
Be’ non mi resta che procedere con i ringraziamenti: un grazie di cuore a chi ha messo la ff fra le seguite/ricordate/preferite ma anche a chi ha solo letto ( siete sempre in tempo a scrivermi cosa ne pensate di questo mio tentativo! ). Ma ancora di più alle ragazze che mi hanno lasciato dei commenti: Orihimechan, Luelga, Silvia123, elenafire, Gioginaoggia, Usa-chan, LallyQueen, sailorm, Laplop. Siete state davvero carinissime e ogni vostra parola mi ha fatto piacere in un modo che ho difficoltà a descrivere!
Grazie di cuore e spero che questa ff non vi abbia deluso!
Un enorme saluto e un ancora più enorme bacio
Eli

 

p.s. come ho detto non ho intenzione di sparire, per cui ogni tanto capitate sul mio profilo, potreste trovare qualche  nuova storia! Spero di risentire alcune di voi per cui…A presto!     ; ) 

  
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