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Autore: Padfoot_07    07/01/2012    1 recensioni
Era come se lo vedessi davvero per la prima volta, come se un velo si alzasse davanti ai miei occhi per mostrarmi tutto un nuovo mondo, tutto quello che mi mancava; e che non avevo mai saputo mi mancasse prima d'allora.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Renesmee POV

Mi mossi tra le lenzuola calde, insofferente.

Quella notte era stata la più agitata della mia breve esistenza.

Solitamente non avevo incubi o cose del genere, ma quando capitava era un disastro. A detta dei miei genitori mi dimenavo e parlavo molto vivacemente in quei momenti. Quand'ero piccola Jake passava intere nottate sveglio a vegliare instancabilmente su di me. Adesso è un pò difficile contare sulla sua testimonianza, dal momento che i miei genitori (mio padre in prima linea) avevano proibito a Jacob di dormire in camera mia. Personalmente non capivo il perchè di tale gesto.

Certo ormai ero grande, e non era normale che dormissi con un uomo, si perchè Jake dimostrava fisicamente almeno 25 anni, ma lui per me era come uno di famiglia, come un fratello.

Il bene che gli volevo era quasi morboso, ma lui non si era mai dimostrato insofferente al mio desiderio di possessione nei suoi confronti, anzi. Quando difendevo il "mio" Jake dalle minacce di morte della zia Rosalie, lui sembrava estremamente compiaciuto dall'appellativo "mio".

Tornando a questa notte.

Una strana sensazione d'inquietudine mi aveva tormentata. Le lenzuola mi stringevano come un bozzolo, tanto mi ci ero aggrovigliata.

Sentii una mano fredda scostarmi i capelli dalla fronte con dolcezza.

Aprii lentamente gli occhi e trovai fissi nei miei due occhi dorati.

"Papà" sussurrai girandomi a pancia all'aria e stiracchiandomi. Mi sentivo tutta intorpidita.

"Amore mio, come ti senti?" mi chiese con la voce velata dalla preoccupazione.

"Stò bene, solo... non lo so..." cercai di chiarirmi le idee e sbrogliare il groviglio emozionale che sentivo dentro. Ero confusa, ma soprattutto stranamente agitata.

Sentivo come uno strano presentimento, un avvertimento naturale.

"Mi sento agitata stamattina. Non so il perchè" risposi con sincerità al suo sguardo ansioso, con la voce ancora impastata dal sonno.

In realtà avrei anche potuto stare zitta data la capacità del mio caro paparino di leggere nella mia testa come fossi un libro aperto, con lui non avevo nemmeno bisognio d'essere io a passargli le immagini della mia mente, leggeva nel mio pensiero anche da solo. Andando avanti con gli anni, però, avevo imparato a preferire la conversazione parlata a quella mentale. Questo perchè avevo scoperto quanto fosse seccante essere esclusa dalle conversazioni quando non ne ero coinvolta.

Drizzai le spalle mettendomi seduta e passandomi una mano tra i capelli. Alzai lo sguardo su mio padre e notai che mi scrutava ancora apprensivo, così mi sentii in dovere di rassicurarlo. Dopotutto a parte, quella strana sensazione, mi sentivo benissimo.

"Sto bene papà, davvero" gli sorrisi per rassicurarlo.

Lui ricambiò il mio sorriso anche se sapevo di non averlo convinto del tutto.

"Va bene. Ma magari preferisci restare ancora un pò a letto oggi?" propose "posso firmarti una giustificazione, o magari puoi assentarti direttamente; non sarebbe un problema"

SEI PARANOICO! urlai nella mia mente.

"Permetti al tuo vecchissimo padre di essere preoccupato per la sua unica e preziosa figlia?" disse ridacchiando, ma in fin dei conti, non stava scherzando più di tanto, conoscendolo.

"Certo certo" alzai gli occhi al cielo esasperata. Il tic della risposta automatica mi era stato attaccato da Jacob e per questo mio padre non lo sopportava doppiamente.

"Bene allora sbrigati signorina, la mamma ti ha preparato la colazione" e si congedò con un bacio ghiacciato sulla mia fronte.

Mi alzai sbuffando e mi diressi in bagno portando con me degli abiti puliti.

Scelsi un paio di jeans semplici, i miei preferiti, ed un maglione bello caldo ma carino e di un bel verde smeraldo. Eravamo quasi a Natale ormai, meglio coprirsi.

Cercai di pettinare i miei lunghi capelli ramati velocemente, non mi andava di perderci tempo quella mattina, dato che non volevano obbedirmi come al solito li legai in un'alta coda di cavallo e mi lavai il viso ed i denti. Riportai il pigiama in camera, piegandolo sulla poltrona nell'angolo, misi le scarpe da ginnastica e presi la tracolla per la scuola prima di uscire dalla porta.

Scesa dalle scale trovai una splendida sorpresa ad aspettarmi.

Jake, in tutto il suo splendore mi attendeva a braccia aperte in piedi nell'ingresso di casa, doveva essere appana arrivato. Un sorriso mi nacque spontaneo sul volto, mi era mancato! Era solo un giorno che non ci vedevamo eppure mi era mancato terribilmente.

"Jake" squittii buttandomi su di lui. Il corpo bollente di Jacob si strinse al mio combacando perfettamente.

"Nessie" sussurrò tra i miei capelli.

Vidi mio padre fulminarci con lo sguardo e sorpassarci per raggiungere la cucina con le mani affondate nelle tasche.

Ero abituata al fatto che mio padere non gradisse le effusioni tra me e Jake, anche se secondo me il suo era un comportamento assurdo.

Sciogliemmo l'abbraccio e tenedomi sempre per la mano Jacob mi condusse in cucina.

"Ben svegliata tesoro" mi accolse la mamma calorosa e favolosa come sempre. Stentavo ancora a credere, certe volte, che quella creatura perfetta fosse la mia mamma. Eppure anche se era fredda ed immortale, da quando ero stata concepita l'avevo amata con lo stesso amore caldo e totale che lei provava per me.

La colazione era sontuosa ed abbondante, fortunatamente per Jake e per la sua fame lupesca.

Mentre masticavo i miei pancakes mi persi ad osservare il profilo di Jacob. Era davvero bello. La bellezza era scontata in casa mia, ma quella di Jake, beh, certe volte mi colpiva nonostante ormai conoscessi ogni minimo dettaglio del suo volto meglio del mio.

Nessie Nessie ma cosa vai a pensare? Mi rimproverai mentalmente. Scossi la testa per scacciare quei pensieri molto poco opportuni. Ogni mattina Jacob veniva a casa mia per darmi il buon giorno. Era alquanto insolito ma, per me, era naturale; era da Jake, lo aveva sempre fatto per quanto potessi ricordare, e io ricordavo molto bene. Facevamo colazione insieme, perchè fin da piccola mangiare cibo umano mi annoiava, non lo preferivo, e mangiavo molto più volentieri se in compagnia.

Dopodichè dovevo andare a scuola, io. Jacob aveva smesso di frequentarla anni prima. Se glielo avessi chiesto sono sicura che sarebbe venuto a scuola con me, ma non volevo che facesse qualcosa solo perchè rendeva le cose più semplici a me, se lui doveva sacrificarsi. Quindi facevo finta, da brava attrice, di gradire quelle ore "umane".

"Renesmee, dopo scuola vai dai nonni. Io e papà aniamo a caccia, torniamo entro stasera, oK?" mi informò la mamma.

Annuii.

"Beh,vado anche io"si unì Jacob "il branco chiama"

Schioccai un bacio sulla guancia dei miei genotori prima che uscissero di casa, lasciandomi per ultimo Jake. Volevo che il suo profumo mi restasse sotto il naso piu tempo possibile.

Al mio bacio sentii un calore provenire da quel contatto, così casuale una volta, e non seppi dire se provenisse da me o da lui.

Con lo sguardo basso tornai ad occuparmi della mia solitaria colazione. Appena ebbi finito preparai le ultime cose per la scuola e chiudendomi dietro la porta d’ingresso, mi fiondai verso il garage per prendere l'auto di papà per la scuola.

Camminavo sulla ghiaia del vialetto quando i miei sensi sviluppati mi avvertirono di una presenza tra gli alberi. Mi bloccai e cercai di individuare qualcosa.

Non scorgendo niente però, pensai di aver solo immaginato quel rumore, mi girai per raggiungere l’auto quando accaddero più cose contemporaneamente. La mia vista periferica aveva appena notato una macchia di colore fiondarsi nella mia direzione, che un'altra, più grossa e rossiccia l’aveva sbalzata dalla traiettoria colpendola lateralmente. Agghiacciata vidi il mio lupo, il mio Jake, rotolare nella boscaglia a causa dello slancio preso.

Aqquattato vicino a lui, quello che era palesemente un vampiro si preparava all’attacco.

Senza pensare, mi lanciai per frappormi tra lo sconosciuto e Jacob ancora in terra. In quella frazione di secondo, Jake mi spinse a sua volta da parte. Ma l’attimo che gli occorse per spostare me, gli fu fatale. Gli costò la possibilità di difendersi, e si ritrovo stretto nella morsa del vampiro.

“Jacob NO!” Urlai con tutta me stessa. “Lascialo!” credevo d’essermi lacerata la gola con quel grido.

Attaccai da dietro, stringendo le braccia fredde e tenaci del vampiro tra le mie, cercando di sciogliere la presa.

“Nessie, no” rantolò Jacob

Ma non m’importava di ferirmi, non ci avevo nemmeno pensato, volevo solo che lasciasse lui.

Solo quello contava.

Funzionò, allentò la presa su Jake, e si voltò verso di me. Il mio cuore batteva impazzito sotto quegl’occhi rossi e violenti. Lui parve accorgersene con sorpresa, chinando il capo di lato, auscultando quel pompare frenetico del mio sangue nelle vene.

Se questa era la mia fine, sperai solo con tutta me stessa, che si sarebbe accontentato di me, che gli sarei bastata, che avrebbe lasciato Jacob libero di andar via.

Poi tonfi felpati cominciarono a risuonare nel sottobosco intorno a noi. Il branco.

TRE ORE DOPO

Ero fuori dalla porta di casa Black. Le ginocchia strette al petto. Non m’importava di essere nel fango, tentavo solo di non andare in pezzi.

Carlisle era accorso immediatamente ad aiutare Jacob, ora era dentro con lui. Non aveva voluto che assistessi, diceva che sarebbe stato più facile se avessi aspettato fuori. Le urla di Jacob mi avevano gettata in uno stato di trance, era come se qualcosa sanguinasse dentro di me, come se stessi valutando come staccarmi da me stessa, come smettere di sentire quel dolore, e quel senso di colpa per non aver fatto di più. Perché ancora una volta lui aveva rischiato la vita a causa mia?

Ma anche se la paura di subire gli sguardi di accusa o di rimprovero di qualcuno, per le condizioni in cui Jake si trovava a causa mia, erano forti; non lo erano abbastanza da permettermi di stare lontana da quella casa. Mi sarei fatta oggetto di ogni accusa, pur di stargli accanto. Non potevo andare via.

”Renesmee” mi chiamò il nonno dalla porta “Nessie, puoi entrare” fece comprensivo poggiandomi una mano sulla spalla. Quando si era avvicinato? Non l’avevo nemmeno sentito.

Corsi in casa e mi precipitai al divano. Jake era disteso lì, semi coperto, fino ai fianchi, da un plaid scozzese, il busto scoperto era fasciato stretto in delle bende bianche. In certi punti con mio grande orrore, erano macchiate di sangue. Le lacrime punsero all’istante gli angoli dei miei occhi, pronte a trabordare.

Avevo sempre visto il mio Jacob come una montagna, grande e forte, più di tutti, anche della mia famiglia di immortali. Se c’era lui sapevo che niente avrebbe potuto ferirmi, solo con lui sapevo che mi sarei sentita al sicuro, anche di fronte alla morte.

Eppure vederlo lì, inerme, mi stringeva il cuore. Sembrava tanto fragile, il volto lasciava intravedere il vero animo di Jake, l’animo di un ragazzo,giovane, puro, buono.

Avvertii un impeto di protezione nei suoi confronti, come se per un attimo le parti si fossero invertite, come se per una volta, non fossi io la bambina, ma fossimo alla pari. Come se potessimo prenderci cura l’uno dell’altra.

Non avevo mai visto Jacob così. Come un uomo, come pari a me, qualcuno con cui dividere, e non soltanto da cui ricevere. Ricevere protezione, attenzione, amore. Eravamo uguali, e io sarei stata lì per lui.

Il volto era contratto dal dolore, e quell’espressione mi bruciava il cuore nel petto miliardi di volte più intensamente di se fossi stata io a soffrire.

Il suo dolore era per me intollerabile, sentivo che sarei potuta impazzire se fosse capitato qualcosa a lui.

Presi a carezzargli concitata il viso madido di sudore, i capelli scuri, e a riavviarglieli all’indietro. Dio quanto mi era mancato il suo profumo. Realizzai in quell’istante che la sua esistenza era un elemento imprescindibile per la mia. Solo se c’era lui, avevo senso io.

“Jake” sussurrai poggiandogli una mano sul viso “Jake apri gli occhi”

“Non può ancora sentirti Renesmee” mi ricordò il nonno “è ancora privo di sensi”

Le lacrime ormai scorrevano a briglia sciolta, bagnavano il petto di Jacob. Cercavo di scacciarle per non offuscare la vista, ma quelle non rispondevano al mio comando.

Mi portai seduta accanto a lui sul divano. Facendo attenzione a non gravare sul suo corpo provato, mi chinai per sentirlo, per sentire il suo calore vicino a me.

“Jacob”soffiai col respiro smorzato da lacrime silenziose “ti amo”

E non m’importava di chi mi osservava.

Mi chinai a toccare le sue labbra con le mie.

“Nessie” sentii la sua voce roca. Aprii gli occhi di scatto, per incontrare quelli scuri e bellissimi di Jacob.

Non sapevo cosa dire, cosa fare. Perciò rimasi lì impalata col viso ad un soffio dal suo, mentre una gioia selvaggia, e il sollievo di risentire la sua calda voce, mi invadevano.

Angolino dell’autrice. Non so nemmeno io qnt volte ho scritto, cancellato, riscritto e ricancellato qst ff! e’ da molto che cerco di scrivere una storia su Jacob e Nessie, e stamattina, mi sentivo particolarmente ispirata in tal senso.

Spero di aver trovato la sua forma definitiva. Fatemi sap la vstr opinione!! Baci Syria

  
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