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Autore: ViKy_FrA    07/01/2012    4 recensioni
Lo baciò, proprio perché era felice di vederlo tutti i giorni, mattina e sera.
Torno con una Dramione. One shot, che è più facile da gestire. Non ho tradito Harmony e non ho tradito Drapple (XD), semplicemente nel mio fanon ci sono anche loro *cuoricino*.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Cotidie

 

 

 

La sveglia suonò le sette. Una sveglia babbana, ma era uno dei regali di sua madre per la casa nuova, quindi andava usata. Punto.

Il braccio di Hermione uscì dal piumone per farla tacere.

«Fa un suono infernale…», attutita dal cuscino, la voce di Draco non mancò esprimere tutto il suo disappunto.

Hermione alzò gli occhi al cielo mente si tirava a sedere ancora assonnata.

«Buongiorno a te» gli rispose, lievemente ironica. Le rispose un grugnito, ma era ancora troppo intontita per capire se significasse “buongiorno” oppure “non fare ironia appena svegli che non ho i riflessi per risponderti”. Uscì dalle coperte e agguantò subito una vestaglia: faceva un freddo dannato in quei giorni.

«Dici così solo perché l’ha presa mia madre» cantilenò puntandosi le mani sui fianchi. Gesto inutile dal momento che Draco se ne restava ostinatamente a letto steso sulla pancia.

«Perché non siamo sposati ma parliamo come se lo fossimo?» doveva essersi svegliato del tutto perché, per quanto deformata dal cuscino, ora la voce era fin troppo nitida.

Lei glissò deliberatamente sulla frase e preferì tornare alla faccenda della sveglia.

«Se non ti piace il suono, punta una sveglia magica a cinque alle sette. Così ti alzi prima di sentirla. E già che ci sei prepara anche la colazione!»

«E poi?»

«E poi… i vestiti stirati, i piatti della cena lavati, i documenti del lavoro a posto…» Un cuscino atterrò addosso a lei, interrompendola: non lo vide perché stava contando sulle dita guardando altrove, fingendo concentrazione per enumerare tutto. Lo raccolse sghignazzando. «Bene, ora sei alzato. Vestiti che fai tardi!»

Gli lanciò indietro il guanciale, Draco ormai seduto lo prese al volo. Uscì dalla stanza mentre lui le diceva «Non è lusinghiero, per un uomo, sentirsi dire di rivestirsi, sai?».

Lei non rispose. Per quante mattine si fosse già svegliata accanto a lui, non poté fare a meno di arrossire imbarazzata.

 

Erano le otto e un quarto quando Hermione riuscì a presentarsi in ufficio. Solo quindici minuti di ritardo. Considerato che a casa avevano un bagno solo era a dir poco encomiabile. Forse puntare la sveglia – babbana o meno - un po’ prima non era una cattiva idea…

Scambiò coi colleghi i dovuti saluti e battute di rito – come al solito - e si fece aggiornare velocemente sulla breve riunione di inizio giornata che si era persa – come al solito. Il colpo di scena venne dalla sua borsa, quando nella cartelletta di pergamena piegata non trovò i suoi documenti ma quelli di…

«…Draco?!»

«Ti serve qualcosa?» le chiesero dalla scrivania accanto.

«No, no, è che… no.» Dannazione alle promozioni del Ghirigoro su pergamene e penne, si disse. Dovevano essersi scambiati le cartellette quella stessa mattina, mentre raccattavano in fretta le carte per il lavoro.

“E adesso che faccio? Non posso fare molto senza le mie scartoffie. Cos’è che aveva ad fare lui, oggi…?” Si sforzò di richiamare alla mente il calendario a due colonne appeso in cucina, dove ognuno segnava orari e impegni nella propria casella. Un acquisto babbano – per la cronaca – che avevano fatto insieme in Svizzera quando l’inverno prima l’aveva trascinato – di peso – a conoscere i cugini da parte di suo padre.

Benedicendo gli svizzeri si ricordò cosa Draco avesse scarabocchiato sulla sua colonna per quel giorno, con la sua grafia appuntita e sottile.

Hermione si allungò verso la scrivania accanto. «Susan, scusami, in effetti mi servirebbe un favore… Devo andare a recuperare una cosa all’ufficio di sotto, se passa dici al capo che torno subito?»

Non prese nemmeno la borsetta e si fiondò fuori, in direzione dell’appuntamento di Draco.

 

«Quando si è trovato in mano deleghe e testi di legge, si è precipitato al Ministero per renderti il fascio di pergamene…»

Un annoiato Nott se ne stava seduto dall’altro lato del tavolo, reggendosi il mento con le mani, i gomiti puntellati sul legno. Hermione sospirò rumorosamente, il fiato corto per la corsa, lasciando cadere le spalle abbattuta per non averlo trovato.

«Sapete che le cartellette di pergamena sono fatte così per scriverci sopra cosa contengono vero? Sapete scrivere entrambi, no?»

L’istinto fu di quello di fargli ingoiare cartelletta, pergamene e inchiostro, ma il fatto che le avesse parlato al plurale inspiegabilmente la addolcì. Del resto la loro non era una relazione facile: sapeva benissimo che come Draco accettava di essere trascinato in Svizzera e di essere svegliato da sveglie babbane, anche lei doveva accettare i suoi contatti purosangue, fossero per il lavoro di amministrazione o per vecchie amicizie o per parentela.

Pensò che stando con lei, probabilmente raccoglieva il biasimo di molte delle persone che conosceva. Però restava. Forse allora non era così importante presentarlo a parenti fino al terzo grado, nascondendo le bacchette di entrambi in fondo alle valigie. Non serviva chiedergli di fare qualcosa per lei. Lo stava già facendo.

«Ti lascio questa» disse Hermione posando la cartelletta sul tavolo «altrimenti va a finire che ci rincorriamo tutto il giorno. Digli che per avermi fatto fare questa corsa, anche stasera i piatti li lava lui.»

Nott si mise a sedere composto, e senza sorrisini beffardi le rispose semplicemente «Lo farò.»

Forse nemmeno per chi li conosceva era facile accettare tutto questo.

 

Tornò con calma al Ministero, per trovare Draco appoggiato al muro all’inizio del corridoio del suo settore. La salutò con un sorrisetto ironico sventolando i suoi documenti.

«La Bones mi ha detto che eri uscita e ho pensato foss…»

Lo baciò all’improvviso, circondandogli il collo con le braccia – lei che non era mai stata una persona molto espansiva. Subito sentì le sue attorno alla vita.

Non lo fece perché era in un luogo pubblico e la loro relazione era anomala – non solo per quello almeno. Lo fece perché per tutta la strada aveva rimuginato su un sacco di pensieri, e ritrovarselo davanti, così, l’aveva semplicemente rasserenata.

«Grazie» sorrise mentre si riprendeva la cartelletta e si avviava al suo ufficio.

«E mi lasci qui così?»

Hermione gli si riavvicinò. «Dai, ci vediamo tutti i giorni, mattina e sera…» cantilenò prendendolo in giro.

«Noiosa… Allora a sta sera.»

Lei si ricordò della richiesta fatta a Nott e si mise a sghignazzare. «Sì, a sta sera» lo salutò lasciandolo perplesso.

Lo baciò, proprio perché era felice di vederlo tutti i giorni, mattina e sera.

 

«Sono uno stramaledetto mago, perché diamine devo lavare i piatti a mano?» allagando mezza cucina, Draco era alle prese con piatti, bicchieri, acqua e detersivo.

«Perché non hai mai voluto imparare nemmeno mezzo incantesimo per rassettare la casa…» indolente Hermione sfogliava la Gazzetta del Profeta. Faceva scene ogni volta che toccava a lui occuparsi di qualcosa, ormai ne era abituata. Certo di Elfi Domestici non ne avevano, non solo perché l’appartamento era di Hermione, ma anche per quello spirito di uguaglianza tra esseri viventi che la animava, e che in quel caso le aveva anche fatto stilare i turni per pulire casa.

«Piuttosto… siccome non è stata colpa mia, se ci siamo scambiati le cartellette…»

«Infatti stai lavando i piatti perché io ho corso e tu no» senza scomporsi, Hermione continuava a sfogliare il quotidiano.

«Ecco, visto che anche questo è un elemento del tutto opinabile…»

«Dove vuoi andare a parare?» finalmente alzò gli occhi su di lui, per vedere la sua bocca tirata da un sorrisetto ambiguo.

«Che facciamo sta notte?»

«Che…? Idiota!» sbottò mentre si alzava dal tavolo richiudendo con un unico movimento il giornale.

«Dove stai andando?» le urlò indolente tornando a dedicarsi ai piatti.

Hermione tornò indietro e fece capolino dalla porta «In camera da letto, mi sembra ovvio!» gli restituì il sorrisetto e tornò a sparire oltre la soglia, lasciandolo in cucina a ridere forte.

 

***

 

La sveglia suonò le cinque. Una sveglia magica.

Hermione allungò la mano per fermarla, ma un braccio sopra di lei la anticipò, spegnendola.

«Va bene puntarla prima, ma due ore mi pare eccessivo...»

«Cosa?»

Si voltò e vide Draco ancora mezzo chino su di lei, proteso verso la sveglia. Alle sue spalle un soffitto di legno, delle mura in pietra e vecchi mobili impolverati.

Una delle piccole aule in disuso di Hogwarts.

Hermione, intontita, si tirò a sedere, tenendosi addosso la coperta. Era maggio, e non faceva più freddo, ma entrambi erano nudi.

«Niente, ho fatto un sogno stupido…»

«Stupido?»

«Sì, c’era una sveglia che puntava le sette»

«Fattelo interpretare dalla Cooman…» le propose, ben sapendo la mancanza di stima tra le due.

«Ah-ah… Spiritoso…» gli rispose con poco entusiasmo, stropicciandosi gli occhi.

«E poi?»

«Cosa?»

«Il sogno»

«Bho… c’erano anche due cartellette uguali, e noi…» si interruppe all’improvviso. Draco rimase a guardarla in attesa che continuasse. «Niente, era un sogno davvero stupido.» Si alzò per recuperare i vestiti: non avevano molto tempo per infiltrarsi nei loro dormitori e fingere di aver dormito nel proprio letto.

«Senti…» riprese lei, sistemandosi la gonna «Quando qui sarà finito tutto, e ci saremo diplomati, e non ci saranno più gli sgabuzzini di Hogwarts…» lui la fissava attento, mentre lei fingeva ostinatamente di controllarsi la gonna. «Credi che noi… che io… che tu…» Sospirò frustrata e finalmente si voltò a guardarlo.

«Credi che potremmo svegliarci tutti i giorni, in un letto normale, ad un’ora decente?» il tono scocciato, come se il vero problema fosse la scomodità di quell’aula.

Draco, seduto su quel letto improvvisato, smise di fingere di allacciarsi le stringhe delle scarpe e le sorrise.

«Sì, credo potremmo farlo.»

«Sarebbe bello…» una voce piccola mentre gli si avvicinava, per non infrangere quel piccolo e fragile sogno di vetro.

«Sarebbe molto bello»

Hermione si chinò a baciarlo, perché era felice.

Anche se per ora non poteva ancora vederlo tutti i giorni, mattina e sera.

 

 

 

 

 

BHA! BUBBOLE!

 

Perché mi imbarco di nuovo in Dramione? Perché, pur sapendo quanto è difficile ottenerne una buona fic? Perché, se in questo periodo sono tanto presa dalle Harmony?

Perché mi piacciono, dannazione!

E poi perché ho trovato un concorsino su Facebook, organizzato dalla pagina Dramione:la mia droga_ i miei pensieri_ semplicemente la mia vita. Giustamente scade oggi, e oggi io arrivo con la fic. Ma vabbè! =)

 

Per questa fic mi sono autoimposta un prompt, perché ero senza idee e col terrore di scrivere qualcosa di assurdo. [L’assurdità è dietro l’angolo con le Dramione! – da quando sono così paranoica?]

Quindi ho aperto il dizionario a una pagina a caso e ho scelto la quarantesima parola.

Quotidiano.

Cotidie in latino.

Da lì è nata questa fic.

 

1600 parole esatte. Word dixit. Non so perché io sia in fissa col numero di parole, ma così è. Non è stato molto difficile, sono arrivata a 1596 e la tentazione di sparpagliare qualche parola in più per la cifra tonda è stata irresistibile!

 

[Ah, se trovate qualcosa tra asterischi è perché dovrebbe andare in corsivo. Ho controllato tutto, ma non vorrei essermi persa qualcosa. Facebook non ha il corsivo, come sapete =P]

 

 

Per la cronaca, oggi è il mio “compleanno e mezzo”, e lo celebro con una fic… Voi non volete celebrarlo con me con un commentino??? =P

   
 
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