Cotidie
La sveglia suonò le sette. Una sveglia babbana, ma era
uno dei regali di sua madre per la casa nuova, quindi andava usata. Punto.
Il braccio di Hermione
uscì dal piumone per farla tacere.
«Fa un suono infernale…»,
attutita dal cuscino, la voce di Draco non mancò
esprimere tutto il suo disappunto.
Hermione alzò gli occhi al
cielo mente si tirava a sedere ancora assonnata.
«Buongiorno a te» gli rispose, lievemente
ironica. Le rispose un grugnito, ma era ancora troppo intontita per capire se
significasse “buongiorno” oppure “non fare ironia appena svegli che non ho i
riflessi per risponderti”. Uscì dalle coperte e agguantò subito una vestaglia:
faceva un freddo dannato in quei giorni.
«Dici così solo perché l’ha presa mia
madre» cantilenò puntandosi le mani sui fianchi. Gesto inutile dal momento che Draco se ne restava ostinatamente a letto steso sulla
pancia.
«Perché non siamo sposati ma parliamo come
se lo fossimo?» doveva essersi svegliato del tutto perché, per quanto deformata
dal cuscino, ora la voce era fin troppo nitida.
Lei glissò deliberatamente sulla frase e
preferì tornare alla faccenda della sveglia.
«Se non ti piace il suono, punta una
sveglia magica a cinque alle sette. Così ti alzi prima di sentirla. E già che
ci sei prepara anche la colazione!»
«E poi?»
«E poi… i vestiti
stirati, i piatti della cena lavati, i documenti del lavoro a posto…» Un cuscino atterrò addosso a lei, interrompendola: non
lo vide perché stava contando sulle dita guardando altrove, fingendo
concentrazione per enumerare tutto. Lo raccolse sghignazzando. «Bene, ora sei alzato.
Vestiti che fai tardi!»
Gli lanciò indietro il guanciale, Draco ormai seduto lo prese al volo. Uscì dalla stanza
mentre lui le diceva «Non è lusinghiero, per un uomo, sentirsi dire di
rivestirsi, sai?».
Lei non rispose. Per quante mattine si
fosse già svegliata accanto a lui, non poté fare a meno di arrossire
imbarazzata.
Erano le otto e un quarto quando Hermione riuscì a presentarsi in ufficio. Solo quindici
minuti di ritardo. Considerato che a casa avevano un bagno solo era a dir poco
encomiabile. Forse puntare la sveglia – babbana o
meno - un po’ prima non era una cattiva idea…
Scambiò coi colleghi i dovuti saluti e
battute di rito – come al solito - e si fece aggiornare velocemente sulla breve
riunione di inizio giornata che si era persa – come al solito. Il colpo di
scena venne dalla sua borsa, quando nella cartelletta di pergamena piegata non
trovò i suoi documenti ma quelli di…
«…Draco?!»
«Ti serve qualcosa?» le chiesero dalla
scrivania accanto.
«No, no, è che…
no.» Dannazione alle promozioni del Ghirigoro su pergamene e penne, si disse.
Dovevano essersi scambiati le cartellette quella stessa mattina, mentre raccattavano
in fretta le carte per il lavoro.
“E adesso che faccio? Non posso fare molto
senza le mie scartoffie. Cos’è che aveva ad fare lui, oggi…?”
Si sforzò di richiamare alla mente il calendario a due colonne appeso in
cucina, dove ognuno segnava orari e impegni nella propria casella. Un acquisto babbano – per la cronaca – che avevano fatto insieme in
Svizzera quando l’inverno prima l’aveva trascinato – di peso – a conoscere i
cugini da parte di suo padre.
Benedicendo gli svizzeri si ricordò cosa Draco avesse scarabocchiato sulla sua colonna per quel giorno,
con la sua grafia appuntita e sottile.
Hermione si allungò verso
la scrivania accanto. «Susan, scusami, in effetti mi servirebbe un favore… Devo andare a recuperare una cosa all’ufficio di
sotto, se passa dici al capo che torno subito?»
Non prese nemmeno la borsetta e si fiondò
fuori, in direzione dell’appuntamento di Draco.
«Quando si è trovato in mano deleghe e
testi di legge, si è precipitato al Ministero per renderti il fascio di pergamene…»
Un annoiato Nott
se ne stava seduto dall’altro lato del tavolo, reggendosi il mento con le mani,
i gomiti puntellati sul legno. Hermione sospirò
rumorosamente, il fiato corto per la corsa, lasciando cadere le spalle
abbattuta per non averlo trovato.
«Sapete che le cartellette di pergamena
sono fatte così per scriverci sopra cosa contengono vero? Sapete scrivere
entrambi, no?»
L’istinto fu di quello di fargli ingoiare
cartelletta, pergamene e inchiostro, ma il fatto che le avesse parlato al
plurale inspiegabilmente la addolcì. Del resto la loro non era una relazione
facile: sapeva benissimo che come Draco accettava di
essere trascinato in Svizzera e di essere svegliato da sveglie babbane, anche lei doveva accettare i suoi contatti purosangue,
fossero per il lavoro di amministrazione o per vecchie amicizie o per
parentela.
Pensò che stando con lei, probabilmente
raccoglieva il biasimo di molte delle persone che conosceva. Però restava. Forse
allora non era così importante presentarlo a parenti fino al terzo grado,
nascondendo le bacchette di entrambi in fondo alle valigie. Non serviva chiedergli
di fare qualcosa per lei. Lo stava già facendo.
«Ti lascio questa» disse Hermione posando la cartelletta sul tavolo «altrimenti va a
finire che ci rincorriamo tutto il giorno. Digli che per avermi fatto fare
questa corsa, anche stasera i piatti li lava lui.»
Nott si mise a sedere
composto, e senza sorrisini beffardi le rispose semplicemente «Lo farò.»
Forse nemmeno per chi li conosceva era
facile accettare tutto questo.
Tornò con calma al Ministero, per trovare Draco appoggiato al muro all’inizio del corridoio del suo settore.
La salutò con un sorrisetto ironico sventolando i suoi documenti.
«La Bones mi ha
detto che eri uscita e ho pensato foss…»
Lo baciò all’improvviso, circondandogli il
collo con le braccia – lei che non era mai stata una persona molto espansiva.
Subito sentì le sue attorno alla vita.
Non lo fece perché era in un luogo pubblico
e la loro relazione era anomala – non solo per quello almeno. Lo fece perché per
tutta la strada aveva rimuginato su un sacco di pensieri, e ritrovarselo
davanti, così, l’aveva semplicemente rasserenata.
«Grazie» sorrise mentre si riprendeva la
cartelletta e si avviava al suo ufficio.
«E mi lasci qui così?»
Hermione gli si riavvicinò.
«Dai, ci vediamo tutti i giorni, mattina e sera…» cantilenò
prendendolo in giro.
«Noiosa… Allora a
sta sera.»
Lei si ricordò della richiesta fatta a Nott e si mise a sghignazzare. «Sì, a sta sera» lo salutò
lasciandolo perplesso.
Lo
baciò, proprio perché era felice di vederlo tutti i giorni, mattina e sera.
«Sono uno stramaledetto mago, perché diamine devo lavare i
piatti a mano?» allagando mezza cucina, Draco era
alle prese con piatti, bicchieri, acqua e detersivo.
«Perché non hai mai voluto imparare nemmeno
mezzo incantesimo per rassettare la casa…» indolente Hermione sfogliava la Gazzetta del Profeta. Faceva scene
ogni volta che toccava a lui occuparsi di qualcosa, ormai ne era abituata.
Certo di Elfi Domestici non ne avevano, non solo perché l’appartamento era di Hermione, ma anche per quello spirito di uguaglianza tra
esseri viventi che la animava, e che in quel caso le aveva anche fatto stilare i
turni per pulire casa.
«Piuttosto…
siccome non è stata colpa mia, se ci
siamo scambiati le cartellette…»
«Infatti stai lavando i piatti perché io ho
corso e tu no» senza scomporsi, Hermione continuava a
sfogliare il quotidiano.
«Ecco, visto che anche questo è un elemento
del tutto opinabile…»
«Dove vuoi andare a parare?» finalmente
alzò gli occhi su di lui, per vedere la sua bocca tirata da un sorrisetto
ambiguo.
«Che facciamo sta notte?»
«Che…? Idiota!»
sbottò mentre si alzava dal tavolo richiudendo con un unico movimento il
giornale.
«Dove stai andando?» le urlò indolente tornando
a dedicarsi ai piatti.
Hermione tornò indietro e fece
capolino dalla porta «In camera da letto, mi sembra ovvio!» gli restituì il
sorrisetto e tornò a sparire oltre la soglia, lasciandolo in cucina a ridere
forte.
***
La sveglia suonò le cinque. Una sveglia
magica.
Hermione allungò la mano
per fermarla, ma un braccio sopra di lei la anticipò, spegnendola.
«Va bene puntarla prima, ma due ore mi pare
eccessivo...»
«Cosa?»
Si voltò e vide Draco
ancora mezzo chino su di lei, proteso verso la sveglia. Alle sue spalle un
soffitto di legno, delle mura in pietra e vecchi mobili impolverati.
Una delle piccole aule in disuso di Hogwarts.
Hermione, intontita, si
tirò a sedere, tenendosi addosso la coperta. Era maggio, e non faceva più
freddo, ma entrambi erano nudi.
«Niente, ho fatto un sogno stupido…»
«Stupido?»
«Sì, c’era una sveglia che puntava le
sette»
«Fattelo interpretare dalla Cooman…» le propose, ben sapendo la mancanza di stima tra
le due.
«Ah-ah… Spiritoso…» gli rispose con poco entusiasmo, stropicciandosi
gli occhi.
«E poi?»
«Cosa?»
«Il sogno»
«Bho… c’erano
anche due cartellette uguali, e noi…» si interruppe
all’improvviso. Draco rimase a guardarla in attesa
che continuasse. «Niente, era un sogno davvero stupido.» Si alzò per recuperare
i vestiti: non avevano molto tempo per infiltrarsi nei loro dormitori e fingere
di aver dormito nel proprio letto.
«Senti…» riprese
lei, sistemandosi la gonna «Quando qui sarà finito tutto, e ci saremo
diplomati, e non ci saranno più gli sgabuzzini di Hogwarts…»
lui la fissava attento, mentre lei fingeva ostinatamente di controllarsi la
gonna. «Credi che noi… che io…
che tu…» Sospirò frustrata e finalmente si voltò a
guardarlo.
«Credi che potremmo svegliarci tutti i
giorni, in un letto normale, ad un’ora decente?» il tono scocciato, come se il
vero problema fosse la scomodità di quell’aula.
Draco, seduto su quel
letto improvvisato, smise di fingere di allacciarsi le stringhe delle scarpe e
le sorrise.
«Sì, credo potremmo farlo.»
«Sarebbe bello…»
una voce piccola mentre gli si avvicinava, per non infrangere quel piccolo e
fragile sogno di vetro.
«Sarebbe molto bello»
Hermione si chinò a
baciarlo, perché era felice.
Anche se per ora non poteva ancora vederlo
tutti i giorni, mattina e sera.
BHA!
BUBBOLE!
Perché
mi imbarco di nuovo in Dramione? Perché, pur sapendo quanto è
difficile ottenerne una buona fic? Perché, se in
questo periodo sono tanto presa dalle Harmony?
Perché
mi piacciono, dannazione!
E
poi perché ho trovato un concorsino su Facebook, organizzato dalla pagina Dramione:la
mia droga_ i miei pensieri_ semplicemente la mia vita. Giustamente scade oggi,
e oggi io arrivo con la fic. Ma vabbè! =)
Per
questa fic mi sono autoimposta un prompt,
perché ero senza idee e col terrore di scrivere qualcosa di assurdo. [L’assurdità
è dietro l’angolo con le Dramione! – da quando sono
così paranoica?]
Quindi
ho aperto il dizionario a una pagina a caso e ho scelto la quarantesima parola.
Quotidiano.
Cotidie in latino.
Da
lì è nata questa fic.
1600
parole
esatte. Word dixit. Non so perché io sia in fissa col numero di parole, ma così
è. Non è stato molto difficile, sono arrivata a 1596 e la tentazione di
sparpagliare qualche parola in più per la cifra tonda è stata irresistibile!
[Ah,
se trovate qualcosa tra asterischi è perché dovrebbe andare in
corsivo. Ho controllato tutto, ma non vorrei essermi persa qualcosa. Facebook non ha il corsivo, come sapete =P]
Per
la cronaca, oggi è il mio “compleanno e mezzo”, e lo celebro con una fic… Voi non volete celebrarlo con me con un commentino??? =P