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Autore: Skred    07/01/2012    1 recensioni
«Secondo la tradizione Giapponese si dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Seguendo questo filo, si potrà trovare la persona che ne porta l'altra estremità legata al proprio mignolo: essa è la persona cui siamo destinati, il nostro unico e vero amore, la nostra anima gemella. Le due persone così unite, prima o poi, nel corso della loro vita, saranno destinate ad incontrarsi, e non importa il tempo che dovrà trascorrere prima che ciò avvenga, o la distanza che le separa, perchè quel filo che le unisce non si spezzerà mai, e nessun evento o azione potrà impedire loro di ritrovarsi, conoscersi, innamorarsi.»
Tuttavia, questa storia non è ambientata in Giappone, tutt'altro, benvenuti nella terra della grande mela... l'America!
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 Settembre

 

Ansia, paura, idecisione, ripensamenti... All'interno del mio corpo in quel momento diverse emozioni fra di loro combattevano, come forze contrastanti. Il perché stessi così, vi starete chiedendo... bhe, perché stavo per giungere in un luogo e per la precisione in una scuola privata. Okay, so che a tutti viene il mal di stomaco pensando alla scuola... ma la mia situazione era differente, ma per ora non voglio svelarvi nulla! O sì, state per scoprire ''la storia della mia vita''.
Stavo dormendo. La mia faccia era spiaccicata contro il freddo vetro di quel treno che correva velocemente sui binari. Stranamente, stavo sognando... anche se non penso che l'immagine fissa di una bambina inginocchiata a terra che piange si possa chiamare sogno! Tuttavia questa mi creava ancor di più uno stato di tensione. Tentai di urlare ''Basta!", ma come è solito nel sogno, non si è capaci di parlare. Allora, per poter fuggire da quel pianto perpetuo, spalancai gli occhi.


« E' tutto a posto, Jun? » Ebbene sì, il mio nome è Jun! Affascinante, no? Io lo trovo comodo, sono solo tre lettere... quindi facile da ricordare!
Colui che parla è mio fratello maggiore, Hire, un "vecchietto" dai capelli castani e ahimè, dai bellissimi occhi verde acqua. Ho una certa passione per gli occhi da questi colori ''luminosi''! Tuttavia non lo chiamo spesso fratello, ma di questo ne parleremo in futuro. Non gli risposi, mi limitai ad un piccolo cenno con la testa. Essendo come detto prima dalla parte del finestrino mi fu semplice poter osservare il panorama e quindi rendermi conto che effettivamente eravamo arrivati, non quasi. Il treno si fermò e noi scendemmo. Per tutto il tragitto che ci separava dalla scuola io non proferì parola, bhe, in effetti, non avrei saputo cosa dire. Mantenevo semplicemente sul volto quell'espressione dubbiosa, che nascondevo tenendo il capo basso. Tuttavia sentivo addosso lo sguardo di mio fratello, complice di quella mia pazzia.


« Hm... » Mi lasciai scappare un mugolio, forse per attirare ancor dippiù l'attenzione di colui che mi stava accanto, non lo sapevo nemmeno io. L'unica cosa che sapevo era che in quel momento avevo bisogno di certezze: stavo facendo davvero la cosa giusta? « Andrà tutto bene... fratellino! » Mi poggiò una mano fra i capelli, scompigliandoli leggermente. Quelle sue parole erano dette con una tale sicurezza da infonderla anche a me. « Sì... » Come al solito mi limitavo a proferire solo poche sillabe, ero davvero un grande oratore io, eh! « Ed ora... » La sua mano scivolò via dai miei capelli e insieme all'altra andarono a posizionarsi sulle mie guance. « ... sorridi! » Con forza iniziò a tirarmele, cercando di farmi sorridere, ma dando semplicemente vita ad una smorfia che non poteva di certo definirsi sorriso. « Forza! Forza! Fallo per il tuo fratellone! » Che espressione da ebete era stampata sul suo volto, era davvero lui il fratello maggiore? Iniziò ad utilizzare le mia guance come delle palline anti-stress. « L-lasciami! » Mi divincolai dalla sua presa, voltandomi di spalle distanziandomi un po' da lui. Bhé... infondo non mi stava chiedendo tanto, avrei pure potuto accontentarlo. Così, voltandomi di scatto, abbozzai un qualcosa che poteva essere considerato ''sorriso''. Felice per quel gesto, Hire rispose con un'altrettanto sorriso, perlomeno, il suo era ''normale''.

Senza neanche accorgercene
, eravamo arrivati difronte al cancello principale della scuola. Ipotizai fosse il principale poiché era abbastanza imponente: quella scuola sembrava quasi una prigione. Una gocciolina di sudore si fece spazio fra la mia fronte. Stringenvo intanto con forza la spalliera della borsa, fra un po' l'avrei stritolata. Hire, dietro di me, inizio a farmi avanzare dandomi leggere spinte sulla schiena. « O-okay, sto andando, tranquillo! » Non sopportavo tutte quelle pressioni! Ma lo sapevo che lo faceva per il mio bene. Oltretutto, lui stesso stava facendo una marea di sacrifici per permettermi di frequentare una scuola privata, ma sopratutto, lo avevo costretto a mentire ai nostri genitori, i quali erano all'oscuro di tutto quello che stava accadendo. « Grazie. » Mormorai, oltrepassando il cancello, lasciando così la mia vecchia vita ed iniziandone una nuova.

« Sai, Jun.. una volta... sorridevi sempre. Quel giorno ti ha cambiato, e non poco.  » Ero ormai troppo distante per poter ascoltare le parole di Hire, e questo fu decisamente un bene. Di che giorno stia parlando? Bhé, questa è un'altra di quelle cose che vi racconterò nel corso della mia storia.

Oltrepassato il cancello, davanti a me si parava una lunga via, dove ai suoi fianchi si potevano solo notare mandrie di ragazzi che parlavano fra di loro, si prendevano in giro etc. Ah, già! Non ve l'ho detto. La scuola che frequenterò d'ora in poi sarà un istituto maschile. La mia decisione vi sarà più chiara nel corso della storia... o forse no?
Disorientato, misi una mano nella tasca dei pantaloni tirando fuori da essa un foglio, il quale conteneva gli orari dei vari programmi che si sarebbero svolti nei primi due giorni di scuola.
« Quì dice che ora dovrei andare a prendere la chiave della mia stanza... sì... ma dove?! »  L'essere che aveva scritto il programma non si rendeva conto che magari una persona nuova non sapeva minimanente come muoversi in quella scuola?! Avrebbero potuto almeno darmi una cartina! Mhà... come inizio andava decisamente male!
Iniziai a guardarmi intorno con insistenza, cercando un punto che, sicuramente, sarebbe stato molto affollato.

Comunque, ricapitoliamo: è una scuola privata-maschile e inoltre vi sono dei dormitori per gli studenti. Non vi si può uscire e vi è un ottima sorveglianza. Isolati dal mondo, no? Perfetto.

Intanto nel luogo in cui prima o poi sarei dovuto arrivare...

« Ohi! » Con una mano sollevata come cenno di saluto, un ragazzo, avanzava verso ciò che poteva defirsi uno stand, presieduto da una ragazza. « Ehi, Yuki! » disse lei con un dolce sorriso. « Allora, come siamo messi quest'anno? » chiese il ragazzo che, da come ormai avrete capito, il suo nome era Yuki. State attenti a questo personaggio, sarà molto importante per la mia storia. Comunque, cosa voleva dire con ''come siamo messi"? « Oh, come l'anno scorso sei in stanza con Jed, però... » rispose muovendo velocemente le mani tra diversi fogli, cercandone uno in particolare. « Però cosa? » Quel ''però'' aveva completamente sorpreso il ragazzo, sapeva benissimo che quella congiunzione significava un qualcosa forse avverso a lui. « Sarete in tre quest'anno! » Ed ecco! Le paure del ragazzo non erano infondate! L'arrivo di una nuova persona creava spesso problemi... ma se quella persona fossi stata proprio... io!? « Sì? Chi è il terzo incomodo? » Che modo scortese di definire colui che sarebbe poi divenuto tuo compagno di stanza per l'intero anno! « Un nuovo ragazzino di terza... un rosso... aspetta... » finalmente riuscì a trovare ciò che cercava « Ecco! Il suo nome è Jun Reed. » rispose la ragazza, mostrandogli un foglio che conteneva tutti i dati che mi riguardavano. Non dovevano essere cose private?! Va bé, lasciamo stare. « Jun...? » ripetè lui.
Ritornando a me, nel mio girovagare come un povero disgraziato in quel posto in cui tutto era uguale, mi parve di udire prima sia il mio nome che il mio cognome... poi solo il primo. Bhé in effetti, era vero. Girando velocemente il capo, capii che le voci provenivano da uno... stand!? Le chiavi, lì le davano! Finalmente! Avrei voluto piangere, ma sarei stato troppo ridicolo. Allora, con uno scatto veloce, m'affrettai a raggiungerlo ma, come ben sappiamo tutti, i ragazzi sono persone cattive. Molto cattive. Uno di loro, rivedendo in me lo sfigato di turno, decise di farmi lo sgambetto e cadendo ruzzolai a terra fino a raggiungere coloro che avevano nominato il mio nome e con voce forte, alzando una mano, dissi:

« ... presente! »




Nota: E' stato difficile all'inizio non usare alcuna parola che potesse ricondurre al sesso del proganosta fino a quando non viene detto ''fratellino''. Ma ce l'ho fatta! *trionf

   
 
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