Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Mikiri_Tohoshima    08/01/2012    1 recensioni
Ho scritto questa storia per il compleanno di una mia cara amica. Den è un pescatore che passerà una settimana a terra, durante la quale incontrerà Nor, nipote del guaridano del faro
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il faro

Il faro in lontananza indicava che lì c’era la scogliera, la pericolosa scogliera, ma che a pochi nodi vi era il porto, il porto sicuro dove poter attraccare la nave. Il marinaio virò a manca il timone, passandosi una mano tra i capelli incrostati dalla salsedine. Finalmente a casa... Dopo quei mesi per mare, aveva proprio voglia di una bella doccia sulla terra ferma. E di una dormita in un letto che non si muovesse.

Fece un cenno di saluto al faro, luogo ove sapeva risiedeva il suo migliore amico, mentre ormeggiava e salutava i suoi colleghi. Lì, appoggiata al muro di una casa anonima, lo aspettava la sua bicicletta.

La dinamo compiva il suo lavoro, la sacca sulla schiena era leggera, le sue gambe, dopo il lungo stazionamento sul ponte del loro peschereccio, si sgranchivano ad ogni pedalata che faceva per raggiungere il faro visto dal bordo della barca.

Il faro, quella luce nella notte, luminoso come i capelli di chi, lo sapeva già, lo stava aspettando. Il guardiano del faro, suo vecchio, vecchissimo amico. Non bussò neppure, usò la chiave che portava sempre con sé, parcheggiando la bicicletta al muro bianco, sapendo che nessuno l’avrebbe toccata, e aprendo la porta, per poi, un gradino alla volta, salire le scale. Sapeva che, nonostante il tempo, doveva esserci. La doccia e il letto potevano aspettare, adesso voleva proprio... Aprì la porta annunciandosi con voce potente, ≪ Vecchio amico, sono tornato, io...≫. Per poi fermarsi. Nel vecchio letto dormiva una creatura di rara bellezza. Dov’era l’uomo burbero ed anziano che lo accoglieva sempre come un figlio ogni volta che tornava dalla pesca? Si sedette su una seggiolina, uno dei pochi mobili che arredavano la stanza, perso ad osservare il ragazzo che dormiva. Si sentì battere leggermente sulla spalla, e abbracciò con fraterna amicizia il vecchio guardiano del faro. Egli si posò un dito sulle labbra, indicandogli il piano superiore, che raggiunsero in rigoroso silenzio. ≪Bentornato, Den, come è andata la pesca?≫. ≪Benissimo, vecchio... la pesca è andata bene. Ma chi è il ragazzo che dorme nel tuo letto?≫. L’uomo intravide un barlume di interesse negli occhi del suo protetto, e sorrise. ≪ È mio nipote Nor. Lui prenderà il mio posto qui come guardiano del faro... Io sono vecchio ormai. E tu dovresti essere a casa a portare la paga alla tua mamma, non qui a guardare con occhi da pesce lesso il mio unico nipote. Vai a lavarti, fatti una bella dormita, e domani verrai a giocare con lui. È tanto timido, ma forse tu potresti tirare fuori la grinta che so è celata in lui.≫. Den annuì, scese in fretta le scale, lanciando un’ultima occhiata al dormente Nor, poi riprese la bicicletta e tornò a casa.

Il giorno dopo, pulito e profumato, puntualissimo tornò al faro, questa volta spento, giusto in tempo per trovarsi il visetto imbronciato di Nor che lo fissava strano. ≪Così sei tu il marinaio che faceva compagnia al nonno... mi ha raccontato tanto di te...≫. Lo aveva portato sulla scogliera, a “fare due chiacchiere” aveva detto lui. E Den aveva accettato subito, senza farselo ripetere due volte, e aveva perfino accettato di trasportare un cesto pieno zeppo di cibo. E seduti sulle rocce ricoperte d’erba, a osservare e sputare nel mare roboante, fecero anche più di due chiacchiere. ≪Si, nei periodi in cui rimaniamo a terra, vengo sempre  a trovare tuo nonno. Sin da quando ero piccolo, mi diceva che se fossi stato suo nipote, avrei preso io l’incarico di badare al faro. ≫. Fissò la torre con nostalgia. ≪Amo davvero tanto questo posto. ≫. E si fermò ad accarezzare con lo sguardo la figura snella sotto il pesante maglione blu del compagno. Nor non ricambiò lo sguardo, perso nel mare. ≪A me le onde hanno sempre fatto paura. Ad ogni colpo, si porta via un po’ di terra, e sabbia... e un giorno, finirà per rendere questa scogliera piatta come una spiaggia da cartolina.≫. Den rise ≪Ma questo accadrà fra tanto tempo noi potremmo anche non esserci più...≫. Nor annuì, alzando lo sguardo verso l’orizzonte, dove il mare si fondeva a far l’amore con il cielo. ≪ È proprio della morte che ho paura. Cosa ti dice che, quando tornerai, questo faro, questa scogliera, ci saranno ancora?≫. Den scoppiò a ridere. ≪ È semplice. Proprio la luce del faro che mi indica dov’è il porto mi fa capire che la mia casa esiste ancora. Quando la luce si spegnerà, allora potrò perdere la speranza.≫. Nor rimase stupito da quelle parole. ≪ Ma quando sei in mare aperto, il faro non lo puoi vedere!≫.

Den alzò le spalle, stendendosi a terra. ≪ Stanotte devi lavorare? Perché vorrei che tu vedessi una cosa con me.≫. Nor lo fissò, tirandogli una manta sulla pancia. ≪ Non verrò mai di notte con te da qualche parte. Chissà cosa potresti farmi.≫. Den rimase ferito da quelle parole, ma la prese come una sfida. ≪Io partirò tra una settimana. E non tornerò prima di settembre. Beh... prima che io parta, ti farò fidare di me. E mi accompagnerai a vedere... questa cosa. ≫. Nor annuì, sospirando. ≪Che scommessa stupida...≫. Mormorò. ≪Accetto.≫. E i due, stringendosi la mano, aprirono le danze sull’erba intorno al faro.

Rimasero ancora un po’ insieme, poi Den dovette tornare a casa. Sua madre era molto malata, ma preferiva che Den passasse più tempo possibile al villaggio, poiché poi avrebbe passato in mare tanti mesi. Era una donna che era stata forte, poi le privazioni, la morte del marito, l’unico figlio che si dovette imbarcare così presto, minarono il suo corpo e la fecero ammalare. Non che Den fosse un cattivo figlio, ma semplicemente non capiva. Portava la paga alla sua mamma, ma ogni giorno sembrava stare peggio. Dove finivano tutti i soldi che dovevano andare in medicine? Così non ci dava tanto peso. Era lei che gestiva gli affari di famiglia. Anche se dolorante e costretta a letto.

Il giorno dopo era domenica. Facendosi aiutare da altri due pescatori, Den riuscì a portare la madre alla messa di quella mattina, anche se passò molto tempo a guardarsi intorno alla ricerca di Nor. Era incredibile che non ci fosse.

Lo ritrovò qualche ora dopo sulla scogliera, con i suoi occhi lucenti fermi a fissare l’orizzonte. ≪ Non eri a messa oggi...≫. Cercò di fargli notare, anche perché era un evento al quale tutto il villaggio partecipava... Nor alzò le spalle, sedendosi sull’erba. ≪ Io non credo in Dio. Ho smesso di crederci quando ha preso mio padre durante una tempesta.≫. Den si sedette accanto a lui, accompagnandolo nell’osservare il mare, calmo e tranquillo in quella mattina di primavera. ≪ Anche mio padre è morto in mare. La sua barca è stata attaccata da dei pirati, e lui fu l’unico che si ribellò. Almeno, è quello che mi ha raccontato chi è tornato...≫. Nor annuì, voltando la testa verso di lui. ≪ Quindi, è per colpa delle scelte dell’uomo che io adesso devo mantenere la mamma quando l’unica cosa che vorrei fare è restare qui. Accanto al faro a guardare il mare.≫ Continuò Den, per poi passare una mano sulla testa di Nor. ≪ Non odiare Dio... Lui alla fine cerca solo di darci la forza per andare avanti.≫. Gli mise in grembo un fermaglio a forma di croce, mentre si alzava per andare a casa. ≪ Era di mio padre. Ma a me i fermagli non stanno bene. Pensaci, Nor.≫.

Passò il lunedì a gironzolare per il villaggio, era giorno di mercato, e un paio di volte incrociò Nor, e lo accolse con un grande sorriso. Indossava il suo fermaglio, sui capelli, ma lo indossava. E capì che doveva assolutamente convincerlo ad uscire con lui, una notte. Voleva assoluta mentente fargli vedere... quella cosa.

Martedì fu chiamato dal vecchio guardiano perché c’era un problema che né lui, né il nipote riuscivano a risolvere. Per colpa del vento, erano cadute alcune cose giù dalla scogliera, delle lenzuola, e la cassetta degli attrezzi. Den studiò attentamente la situazione, poi si fece legare, pronto a scendere. Nor cercò di fargli capire che non era necessario, che avrebbero potuto comprare un’altra cassetta, ma Den non volle sentire ragioni. ≪Con quello che costa il metallo, sarà tanto se potrete acquistare un cacciavite. Lo faccio volentieri, basta che tu tenga conto che la corda sia sempre ben tesa. ≫.

Nor si morse leggermente il labbro, e insieme al nonno, calarono lentamente il pescatore lungo gli scogli. Den continuava a gridar loro parole d’incoraggiamento, anche per far capire che non si era ancora sfracellato sulla spiaggia sottostante. Nor pensò che ce l’avrebbero fatta, quando la corda, sfregata sulle rocce, si spezzò improvvisamente, e il contraccolpo li fece cadere entrambi. Appena si fu ripreso, Nor corse verso il bordo della scogliera, e sollevato, notò Den, sano e salvo, che agitava le braccia. ≪Ehi! Tutto bene! Sto benissimo!≫.Purtroppo, adesso la corda era diventata tropo corta per poter far tornare su Den. Nor e suo nonno rifletterono a lungo sulla soluzione da prendere, non potevano lasciare troppo tempo Den laggiù, e per far arrivare una nuova corda avrebbero dovuto aspettare il mercato di giovedì. Fu così che a Nor venne l’idea. Si preparò il cesto con le vivande, e creò, con un lenzuolo rimasto e delle corde, un parapendio di emergenza. ≪Tu aspetta la corda, nonno. Io intanto, provvedo a non far morire di fame quello là.≫. E si gettò nel vuoto. Il nonno sospirò. Aveva notato la luce che illuminava gli occhi di Nor, l’attimo prima di buttarsi.

Den accolse quella provvidenza ridendo e saltellando. ≪ Sei davvero fantastico Nor! Perché non ti ho mai conosciuto prima?≫. Nor alzò le spalle, guardando in alto, verso il cielo azzurro. Unica cosa che si vedeva, del mondo umano, era la punta del faro. ≪ Semplicemente, non posso lasciarti morire di fame. E così... beh, avrai la tua notte per farmi capire come riesci a vedere il faro anche se sei in mare aperto.≫. Den scoppiò a ridere, allegro, e abbracciò forte il giovane, facendolo sobbalzare. ≪E..ehi...≫. Mormorò arrossendo. Den gli mormorò nell’orecchio. ≪Vedrai, sarà bellissimo.≫

Tanto dovevano restare là. L’idea di cercare di salire la scogliera senza corde non gli passò neppure per la testa, e mentre erano lì, radunarono gli oggetti per i quali Den era sceso, e si misero ad osservarli, per decidere cosa fosse buono per essere usato ancora e cosa no. ≪ Insomma, nonostante la caduta di ... quanti? Venti metri... non si sono rotti... non più di tanto... ≫. Borbottò Den, che di meccanica non ci capiva tanto, purtroppo. Ma Nor gli diede ragione, e cominciò ad aggiustare la cassetta.

Il cielo si stava imbrunendo, e Den si affaccendò per accendere un fuoco con rami portati dal mare e l’acciarino che teneva sempre con sé. Le calde fiamme crepitanti diedero loro un po’ di sicurezza, e si avvolsero con i lenzuoli caduti. Dopo aver mangiato, Den si alzò in piedi, Andando verso la zona più buia dell’insenatura, chiamando a sé Nor. ≪Questo... è uno dei miei segreti. Ma è una cosa che mi da sempre speranza, quando sono in mare e mi sento solo. ≫. Aveva in mano un piccolo cono di carta. Prese un rametto in fiamme e ce lo infilò da sotto. Nor, incredulo, assistette al prendere vita di un minuscolo faro che poteva stare nel suo palmo della mano. ≪ È... bellissimo... Den...≫. il pescatore sorrise, mentre spegneva il rametto per evitare che il faro si bruciasse. ≪ Anche tu lo sei, Nor.≫.

Nor si allontanò di un passo da lui, sorpreso da quell’inconsueto complimento. Nessuno gli aveva mai detto nulla del genere, e di sicuro, non un pescatore quasi sconosciuto che gli aveva mostrato una cosa tanto bella. Arrossì, anche se al buio Den non poteva vederlo, e andò a sedersi accanto al fuoco. Sentì il braccio del compagno cingergli le spalle, e così rimasero fino ad addormentarsi.

Il mattino dopo lo passarono a rammendare le lenzuola, e a parlare. Conoscersi, più che altro. Den gli raccontò le sue avventure per i sette mari, di quando avevano scambiato una balena per un isolotto e degli immensi banchi di pesci in cui incappavano più volte e quando ne tiravano su talmente tanti che la barca quasi si rovesciava. Nor ascoltava, stampandosi quelle parole nella mente, stringendogli appena una mano, incantato dalle sue storie. Intanto guardava il cielo, perdendosi tra le onde, la spuma bianca e i cieli stellati nella voce di Den. ≪ Una volta, mi è sembrato di vedere una sirena.≫. Mormorò, come ultima storia. ≪Aveva gli occhi luminosi e viola, e i capelli biondi come un pallido sole. Non sorrideva mai... ma quando rideva, era la cosa più dolce che io abbia mai sentito.≫. Avvicinò il viso al suo orecchio. ≪Poi mi svegliai, e non ho più pensato a lei... Fino a quando... non l’ho vista mettersi il fermaglio di mio padre tra i capelli...≫. Nor arrossì imbarazzato ed incredulo. ≪ Mi hai scambiato per una sirena?≫. Den sorrise, avvicinandolo a sé. ≪No. Tu sei mille volte meglio di una sirena... Tu sei un giovane che mi aspetterà... quando ripartirò per il mare.≫. Si alzò in piedi, andando a darsi una lavata al viso e alle mani con l’acqua di mare. Nor rimase a guardarlo, seduto per terra, poi si alzò, seguendolo. Den si voltò verso di lui, come a chiedergli cosa volesse, ma Nor non gli lasciò il tempo di parlare. Gli prese le mani e avvicinò il viso al suo, in un candido bacio. Appoggiò la testa al suo petto e rimase lì, fermo, quasi sostenuto dal grande corpo del pescatore. Den intrecciò le dita con le sue e, in silenzio, si bearono della vista del mare.

Il giorno dopo, grazie alle corde procurate dai mercanti, riuscirono a scalare la scogliera, tornando alla loro vita. Ma Den si sentiva molto a disagio. Non voleva ripartire, cosa che sarebbe accaduta il giorno dopo. Furono anche fermati da un piccolo incidente, il vecchio guardiano aveva preso un colpo in testa a causa di una trave mal fissata, e fu mandato dal medico nel villaggio vicino. Così, Nor quella notte sarebbe rimasto solo al faro.

Den si rigirava insonne nel suo letto, le serrande erano accostate e la luce della luna lo colpiva dritto sugli occhi. Non voleva partire prima di aver parlato con Nor, ma non aveva avuto il tempo, perché su tante cose  aveva dovuto pensare e riflettere. Ma se non lo faceva subito, non avrebbe più potuto fino a settembre. Così si alzò, si vestì e preparò la sacca da portare sul peschereccio. Salutò la madre con un lieve bacio sulla fronte, prese la bicicletta e partì, diretto a quel luogo, quel punto di riferimento. Il faro. Entrò usando la solita chiave e raggiunse la stanza dove, di solito, Nor dormiva. Dato che il nonno non c’era, Nor era sveglio, e accolse l’arrivo di Den con malcelata curiosità. Den rimase in piedi, per poi esclamare. ≪Tu mi piaci, Nor. E vorrei che tu aspettassi il mio ritorno. Perché lo farò. Tornerò, ma solo per te. Prima tornavo per mia madre, per il mio faro, ma adesso tornerò per te. ≫. Nor annuì, per poi fare un lieve sorriso, avvicinandosi a lui e carezzandogli la guancia con il dorso della mano. ≪Ti aspetterò per sempre... ≫.

Quella notte, Den amò Nor. Le guance del giovane si tinsero di cremisi, le sue membra tremarono, e le sue labbra si fusero, diventando bollenti a causa dei baci. Rimase ad accarezzare i capelli dell’amante, del suo marinaio, prima di seguirlo nel mondo dei sogni.

Prima dell’alba, Den era già in piedi per partire. Lasciò una lieve carezza sui capelli spettinati del suo Nor, gli sorrise quando lo vide aprire gli occhi e ricambiò un ultimo bacio. ≪Tornerò, te lo prometto...≫. Lo salutò, per poi voltarsi ed uscire dal faro. Mentre pedalava verso il porto, dentro di sé pensava a quello che avrebbe voluto fare, del quale ci sarebbe stata un’occasione più avanti.

Avrebbe voluto trasportare Nor sulla bicicletta, portarlo al villaggio vicino, festeggiare insieme il Natale, fargli riottenere la pace con sé stesso... ed amarlo come solo lui poteva farlo.

Salutò i colleghi, appoggiando la bicicletta ad un muro anonimo, sapendo che, quando sarebbe tornato, l’avrebbe ritrovata. Quando furono al largo, rivolse un’ultima volta lo sguardo verso il faro. Sapeva che lì, c’era qualcuno che lo avrebbe atteso. Afferrò con forza il timone, attaccando una canzone, e con la sua voce potente che sovrastava i compagni, sul suo peschereccio tornò al mare.

 

Scritta per il compleanno di una carissima amica, Nor è sicuramente Out, Den forse parla un po’ troppo, non ho voluto usare nomi normali. Mi sono ispirata a “Capitani Coraggiosi” del caro Kipling. Forse perché sono entrambe nazioni sul mare... e ho ideato questo posto particolare, senza nome. Forse arriverà un secondo capitolo. Grazie a chi legge, segue o recensisce ^^

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Mikiri_Tohoshima