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Autore: sango_79    09/01/2012    0 recensioni
Cristian decise che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza e congedò tutti, con la scusa che ormai non c'era più la luce giusta. Poi si rinchiuse nel suo ufficio per fare una telefonata.
Questa è la telefonata di cui si parla in Colpo di fulmine.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di là dal ponte'
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Storia scritta per la Maritombola di Mari di Challenge.

Fa parte della raccolta Di là dal ponte. Non è nient'altro che un missing moment della storia Colpo di fulmine.
 



La telefonata



Cristian si chiuse la porta del suo ufficio alle spalle e recuperò il cellulare dalla tasca della giacca, appesa proprio lì accanto. Lo accese e aspettò di essersi accomodato sulla poltrona dietro la sua grande scrivania, prima di inoltrare la chiamata.
"Ma non avevi una sessione, questo pomeriggio?" si sentì chiedere a mo' di saluto, appena la persona che aveva chiamato aprì la linea.
"Sono giunto a un'importante conclusione e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere essere informato" rispose.
"Certo. Solo che io, al contrario di te, starei lavorando, quindi ti sarei grato se potessi arrivare al sodo in tempi brevi, evitando le chiacchiere inutili. Grazie."
"Ho deciso che me lo scopo" annunciò.
"Cos... Quando?"
"Oggi!"
"Fammi capire, tu oggi hai deciso che te lo vuoi scopare?"
"No" lo corresse Cristian. "Io ho deciso che me lo scopo oggi stesso."
La persona all'altro capo del telefono rimase in silenzio per un minuto abbondante, ma Cristian non fece nulla per mettergli fretta.
"Ne sei sicuro?" si senti chiedere, alla fine.
"Se l'è cercata" rispose deciso. "Non ha fatto altro che provocare, per ore. Deve solo ringraziare che non gli abbia strappato i vestiti di dosso davanti a tutti."
"Senti, sai benissimo che in linea di principio non sono mai stato contrario a una sana scopata, soprattutto con un bocconcino come lui, ma sei proprio certo di non aver frainteso il suo comportamento?"
"Vediamo," ponderò il fotografo "non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la sessione, che tra l'altro è da rifare visto che non sono riuscito a concentrarmi per più di cinque minuti di fila, mi ha palpato il culo quando mi si è avvicinato con la scusa di guardare le immagini di prova e mi ha leccato il mento quando mi sono chinato su di lui per sistemare il set. Secondo te ho frainteso qualcosa?" chiese a sua volta. "Tra l'altro, vorrei farti notare che questa situazione è interamente colpa tua e di quella cazzo di canzoncina che non hai fatto altro che canticchiare l'altra sera" lo accusò. "La sento ovunque e non faccio che immaginare di averlo nudo sotto di me nei posti più impensabili."
"Vai e colpisci, campione! Hai la mia benedizione" fu tutto ciò che ottenne in risposta.
Cristian fece un respiro profondo. Non che avesse avuto dubbi su quello che era successo quel pomeriggio nel suo studio, ma avere una conferma era sempre una cosa utile. Almeno se la sarebbe potuta prendere anche con qualcun altro se le cose non fossero andate come sperava.
"Cristian" si sentì chiamare da Lorenzo, diventato improvvisamente serio. "Marco può anche essere un ragazzino fin troppo sveglio, ma resta il fatto che non ha nemmeno diciannove anni. Di sicuro è ancora vergine e non credo che abbia poi tutta questa esperienza nemmeno con le donne, figuriamoci col sesso gay. Stai attento, va bene?" gli raccomandò.
"Lo so, tranquillo. Sarò dolce e delicato" lo rassicurò. "E ho intenzione di farlo godere talmente tanto da sfinirlo, così in futuro ci penserà non due, ma anche tre e quattro volte prima di provocare."
Lorenzo scoppiò a ridere.
"La verità è che non vuoi dividerlo con nessun altro e il buon sesso è un ottimo modo per tenerlo legato a te e impedire che inizi a guardarsi intorno. Confessa!"
Cristian si limitò a sbuffare, prima di riattaccare il telefono in faccia al suo migliore amico, che stava ancora sghignazzando.
Rimase seduto ancora un paio di minuti per cercare di recuperare tutto il suo sangue freddo, poi si alzò in piedi, spense il cellulare e uscì dall'ufficio con l'espressione determinata. Quel moccioso stava per avere la lezione che meritava. 


   
 
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