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Autore: marrymezayn    09/01/2012    21 recensioni
Tratto dal primo capitolo: "Si tolsero dalla presa delle due dita, poi Harry le tirò una treccia. «la smetti? Mi innervosisci, stupido!» sbottò la bionda, guardandolo male. «continuo perché ora sei mia sorella. E io a mia sorella tiro i capelli, e non si è mai lamentata!» sussurrò, alzando il nasino con fare saccente. Lee lo guardò male, per poi saltargli addosso, per picchiarlo. La risata dolce di Harry invase il parco innevato, mentre si rotolava nella neve con la sua nuova sorella. Quando finirono di rotolarsi giù dalla discesa, rimasero abbracciati in quell’abbraccio fraterno. Harry prese a giocare con i capelli biondi della sua amica, che si accoccolò tra le sue braccia.
«non mi lascerai mai, vero Lee?» «mai.»"
Genere: Azione, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È un'officina di sensi di colpa che lavora a pieno ritmo.
(Fabio volo)


La punta dello spillo rubato a sua madre bucò la pelle candida del dito della bambina. Non un gemito, non un lamento di dolore. Alzò lo sguardo in quello speciale della ragazzina che sedeva di fronte a lui, che porgeva fiduciosa la sua manina. Lo sguardo di Lee l’aveva sempre ammaliato. Due piccoli occhi. Uno azzurro, l’altro verde. Uno sguardo che raramente trovi in giro, ma lei era unica ed era sua. La sua sorellina, la sua amica, la sua dolce metà. Si, era sicuro già da così piccolo che quella bambina sarebbe stata la sua sposa, un giorno. Lee lo guardò in modo divertito ma al tempo stesso dolce, prese lo spillo tra le sue mani, la sua mano e gli bucò il dito facendo uscire una goccia di sangue. «muoviti, sennò si asciuga!» esclamò la bambina, porgendo il suo dito appena punto. Harry mise il suo sopra, stringendo il ditino di Lee con il pollice, bloccando così il loro patto. «patto congelato! Siamo fratelli di sangue, Lee!» esclamò il piccolo Harry, con un sorriso dolce disegnato sulle labbra perfette. «non mi fai paura, bamboccio!» Bamboccio, era l’unica che poteva chiamarlo così. Con gli altri si arrabbiava, ma lei lo diceva con un tono di voce così dolce che si capiva lontano un miglio che non era detto in modo offensivo. Si tolsero dalla presa delle due dita, poi Harry le tirò una treccia. «la smetti? Mi innervosisci, stupido!» sbottò la bionda, guardandolo male. «continuo perché ora sei mia sorella. E io a mia sorella tiro i capelli, e non si è mai lamentata!» sussurrò, alzando il nasino con fare saccente. Lee lo guardò male, per poi saltargli addosso, per picchiarlo. La risata dolce di Harry invase il parco innevato, mentre si rotolava nella neve con la sua nuova sorella. Quando finirono di rotolarsi giù dalla discesa, rimasero abbracciati in quell’abbraccio fraterno. Harry prese a giocare con i capelli biondi della sua amica, che si accoccolò tra le sue braccia.
«non mi lascerai mai, vero Lee?»
«mai.»
 
Si svegliò grondando di sudore, sentiva la gabbia toracica troppo stretta tanto da non farlo respirare, e gli occhi pieni di lacrime che raramente versava. Ansimando si asciugò la fronte con la mano, guardandosi intorno e cercando di calmare il suo respiro, per tornare a respirare in modo normale. Louis, seduto sul letto al suo fianco lo guardava tra il preoccupato e l’incredulo. Si rispecchiò nello sguardo azzurro del suo migliore amico, e capì perché di quella reazione. Stava piangendo in modo silenzioso. «Harry?» Annuì, asciugandosi gli occhi azzurri con le mani, poi si ributtò tra i cuscini. Louis si girò a guardarlo. «che giorno è oggi, Louis?» domandò, poco dopo. «il 13 settembre, perché?» chiese di rimando, cercando di capire il perché di quella domanda così poco ovvia, in un momento come quello. Perché? Perché ogni volta che era il 13 settembre lui sognava sempre quella scena? Perché? Perché non riusciva a dimenticare? Il 13 settembre di dieci anni prima. Erano già passati dieci anni, incredibile. E lui ancora piangeva quando quel sogno, ogni notte del tra il 12 e il 13 di settembre, tornava a popolare i suoi incubi. «niente. Va tutto bene Lou, torna a dormire!» cercò di sorridere, ma con ben poco successo. «Harry.. Sai che se hai bisogno io ci sono, vero?» annuì, guardando il suo migliore amico con una dolcezza impressionante. «si, lo so! E ti ringrazio..» lo vide guardarlo, per poi annuire, spegnere la luce sul comodino e tornare a stendersi. Harry si abituò presto al buio che poco prima aveva invaso la stanza, e riuscì addirittura a guardare il soffitto della sua stanza. Sua.. Ancora per poco, almeno. Il giorno dopo si sarebbero trasferiti a Londra. La metropoli! Harry aveva bisogno di staccare la spina dalla sua adorata cittadina dove viveva da troppo tempo, dove c’erano sempre le stesse facce conosciute, i stessi volti, gli stessi incontri ogni santo giorno. E più stava in quella cittadina, e più lui non riusciva a lasciar andare la mano dalla briglia dei ricordi. Non ci riusciva, era più forte di lui. E così aveva proposto a Louis di trasferirsi a Londra, per provare una convivenza tra amici. Doveva staccare la spina della sua vecchia vita, per tornare a vivere. Non riusciva a dimenticare se ogni sacrosanto giorno passava di fronte casa sua, vedeva la donna che l’aveva messa al mondo seduta dietro alla finestra, persa in un modo tutto suo. Non si sapeva con quale forza era riuscito ad andare avanti, ma a volte non tutti riescono a lasciarsi tutto alle spalle, come in un modo o nell’altro Harry era riuscito a fare. Il 13 settembre di dieci anni prima, la sua vita era cambiata.
Per i due anni consecutivi dalla scomparsa di Lee, Harry si era messo ad aiutare,rimboccandosi le mani più del dovuto. Gli erano venuti i duroni sulle mani per quante volte aveva usato la spillatrice. Attaccando fogli con la foto di Lee sopra, e ogni volta che leggeva la parola “scomparsa” su quei fogli, e vedeva lo sguardo della sua Lee in quel foglio, gli veniva un blocco alla gola che gli impediva di respirare. Ma quando passano due, tre, quattro anni senza nessun squillo di telefono che ti dicono “l’abbiamo ritrovata” cominci a perdere le speranze, e torni a vivere in quella vita, che forse ti sta stretta e dove ti senti fuori dal mondo, ma torni a vivere in un modo o nell’altro. Lui ci era riuscito, per modo di dire, mentre sua madre, la mamma di Lee – la dolce Patty – non ci era riuscita. Si alzava solamente per andare a dormire. Ma per tutto il restante giorno rimaneva seduta di fronte a quella finestra, sperando di vedere una piccola bambina con uno sguardo unico saltellare verso casa, aprire la porta e chiedere scusa per il ritardo. Ma mai nessuna bambina passò su quella strada saltellando. «dove sei piccola Lee?» Non era morta, lo sapeva. Erano fratelli di sangue, se lei si era ferita Harry avrebbe percepito il dolore di Lee sulla sua pelle. Se era morta avrebbe sentito una parte della sua anima volare via con lei. Non sapeva bene perché ma da quando era piccolo pensava che dopo il patto avrebbe sentito ogni cosa di Lee sulla sua pelle. Se si sbucciava una gamba, lui avrebbe sentito del dolore, se lei stava male, lui sarebbe stato fermo a letto come lei. Se lei piangeva, lui piangeva dietro di lei. Non era mai successo, perché era sparita due giorni dopo il loro patto di sangue, ma gli piaceva pensare che era così. Era viva, da qualche parte, ma era viva. Poco gli interessava se era lontano, l’importante era che stava bene. E in fondo al suo cuore sapeva che quella – ormai ragazza – era sana come un pesce.
 
 
«puoi aspettare un secondo?» Louis si bloccò, bloccando così anche la sua valigia. «si, ma muoviti. Tra un ora e mezza ci parte l’autobus.» annuì, e corse alla casa a fianco, trovando come sempre la donna in finestra. Quando lo vide, gli regalò un sorriso e Harry ricambiò, salendo i tre scalini della casa con un lungo passo, per poi suonare al campanello. Non sapeva che la donna non stava sorridendo a lui, ma ad un piccolo Harry affiancato da una bambina dai boccoli biondi, con due occhioni tanto strani ma veri. «salve Paul, come sta?» salutò l’uomo sulla cinquantina che aprì la porta di casa. In quei dieci anni era invecchiato parecchio. Harry lo ricordava un uomo sereno, sempre sorridente e del tutto felice della sua vita. Ora invece di fronte a lui c’era un uomo stanco, con la voglia di vivere pari a zero, e dietro uno sguardo fintamente sereno si nascondeva una preghiera di morte. Da piccolo ti immagini un padre modello, con tanti figli a carico che magari ami più di te stesso. Ma quando il destino ti porta via l’unica figlia che tua moglie è riuscita a darti dopo tanti tentativi, e poi ti ritrovi non più con una bambina di dieci anni ma con una moglie che è diventata un automa in spalla, chiedi solamente di morire. Aveva perso la speranza anche lui, come Harry. «bene figliolo.. sei pronto alla grande partenza?» annuì, e sorrise all’uomo che per lui era sempre stato un secondo padre, per poi camminare appena lo vide fargli segno di entrare in casa. Si guardò intorno, e subito un’ondata di ricordi lo invasero, vedendo quella casa che tanto gli ricordava la sua Lee. Entrò nel salone, dove trovò la donna che come sempre guardava fuori dalla finestra. «come sta?» domandò al signore che si appoggiò al suo fianco. «come al solito!» lo sentì sospirare, e lo guardò con dispiacere. Da quando aveva deciso di provare a tornare a vivere, dopo aver perso la speranza, le sue visite in quella casa erano diminuite sempre di più. Dopo dieci anni entrava raramente in quella casa, e in quel momento si sentì in colpa perché aveva lasciato tutto sulle spalle di Paul. «mi dispiace tanto Paul, di andarmene. Ma devo!» l’uomo si girò a guardarlo, incredulo per poi lasciarsi andare in un sorriso sornione, tanto uguale a quello di sua figlia, posandogli una mano sulla spalla. «non devi scusarti di nulla, Harry! Hai fatto tanto per questa famiglia.. Solo..» lo vide perdersi nel suo mondo, tanto che i suoi occhi divennero offuscati dai ricordi per alcuni secondi, e poi vederlo tornare sul mondo dei vivi. «..non dimenticarla!» sentì di nuovo le lacrime pungere agli angoli degli occhi, e si impedì con tutta la forza di non piangere. «Mai! E’ sempre nei miei pensieri come dieci anni fa!» i due si abbracciarono, un abbraccio tra un figlio non legittimo e un padre adottivo. «Harry!» la donna seduta in finestra sembrò crollare dal suo mondo fantastico, e dopo essersi girata la vide sorridere bonaria. «Signora Patty! Come sta?» domandò avvicinandosi e sedendosi sul bracciolo del divano, poco distante dalla sedia dove si trovava Patty. «molto bene. Vuoi un biscotto? Li ho preparati poco fa!» sorrise alla signora, per poi guardare il marito che scosse la testa. No, non li aveva preparati poco prima, ma ben dieci anni prima. «no grazie Signora Patty! Sono di fretta!» ammise, con un sorriso dolce mentre guardava quegli occhioni azzurri. «ah.. speravo che restavi qui ad aspettare con me Lee. Dovrebbe tornare a momenti!» mandò giù il masso che lo istigava a piangere, e sorrise in modo stanco. «mi farebbe molto piacere restare qui ad aspettarla con lei.. ma devo andare!» la donna lo guardò con dolcezza, poi annuì come a volergli dare la sua benedizione. «le dirò che sei passato, ok? Magari ti viene a cercare stasera dopo cena! E ovviamente dopo aver fatto i compiti!» annuì, cercando di nascondersi bene in quel sorriso falso come una banconota da una sterlina. «va bene!» si sorrisero, e quando alzò lo sguardo si accorse che Louis guardava la scena da fuori. Chissà che pensava. Louis non sapeva nulla di Lee. Era arrivato dopo la sua scomparsa, ma non aveva mai avuto la forza di raccontare quello che era successo al suo migliore amico. Abbracciò di fretta la donna, poi diede una pacca sulla spalla di Paul, lasciandogli un bigliettino. «per qualsiasi cosa, chiamami! Anche alle tre di notte, va bene?» in fondo sapeva che neanche Paul aveva perso tutte le speranze, proprio come lui. Si abbracciarono di nuovo e poi il suo padre non biologico lo accompagnò fino alla porta. Un ultimo sorriso, poi scese i tre scalini tutti insieme, riavvicinandosi a Louis che lo guardava in modo curioso. Prima o poi gli avrebbe raccontato tutto, ma non era ancora pronto. «mi raccomando! Attento a quello che fai!» si girò a guardare Paul, e alzò una mano per salutarlo.
Quando sentì il pullman partire, fu come se un elastico circondava il corpo marmoreo di Harry, trattenendolo lì, in quella cittadina. Era tentato di fermare l’autobus e scendere di nuovo per rimanere per sempre in quella cittadina. Per non lasciar scivolare i ricordi, per impedire al suo corpo e al suo cervello di dimenticare. Forse non era poi così pronto come credeva di essere. Si mosse innervosito sul posto e poco dopo sentì una mano posarsi sulla sua, che era posata sulla gamba. Si girò, e vide che Louis stava ad occhi chiusi, appoggiato al sedile, e aveva messo una mano sulla sua, come a volergli far capire che lui era lì e che doveva stare tranquillo. Non sapeva bene come ci riusciva, ma Louis percepiva lo stato d’animo di Harry come solo un fratello ci riesce. In effetti vedeva Lou non solo come migliore amico, ma anche come un fratello. Appena si era presentato in quella cittadina, la vita di Harry era tornata a sorridere. Louis era il suo giullare di corte, era stato mandato sulla terra per farlo ridere, per sentirsi amato e capito. Non servivano molte parole con Louis, ma loro sapevano il bene che si volevano.
Con una forza inaudita, che neanche lui credeva di avere, appena lesse il cartellone con il nome della cittadina, e un “arrivederci” scritto a lettere cubitali, Harry si obbligò a tagliare quell’elastico che lo teneva incollato a quella cittadina. E appena lasciò andare l’elastico, anche metà della sua anima venne portata via. Si sentiva a metà e non aveva mai sentito sensazione più brutta in vita sua. Era come se stava lasciando tutto quello che ricordava in quella città. Si girò a guardare indietro, e per un nano secondo gli parve di vedere una bambina con i boccoli biondi salutarlo con la mano. Aprì la mano e sfiorò il finestrino lercio del pullman. «ciao piccola Lee!»



Spazio della fantasmagorica (?) (ma quando mai?) autrice: Eccomi con una nuova storia. (: Si, lo so che ho ancora quell'altra in corso, ma cercherò di aggiornare tutte e due nello stesso modo. (: E' una storia che parla di Harry, se non si era capito. Ma ovviamente ci saranno tutti e cinque i nostri One Direction. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. In caso me lo fate sapere con qualche recensione? (: ♥ Boh.. non so che dire.. spero vi piaccia! Fatemi sapere se è il caso di continuare o no! ♥ In caso, grazie anche se non commentate e leggete solamente. Però fatemi sapere se è il caso di continuare, perché se non è il caso, smetto! ahahahaha ♥ Byeeeee!

   
 
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