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Autore: Acqua Efp    10/01/2012    4 recensioni
Dal testo:
«E sentiamo, per quale motivo avrebbe dovuto piangere?»
«Perché si è reso conto che un furetto non avrà mai una carriera», rispose di nuovo Ron prima che lei avesse il tempo di farlo per prima.
«Sei un idiota Ronald».

(...)
«Che eri un imbecille già lo sapevo, e sapevo pure che eri un bugiardo ma certo non mi aspettavo che sapessi negare anche l’evidenza!»
«Qualsiasi cosa tu abbia visto non è mai accaduta», sibilò di nuovo il biondo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin the heart of a Gryffindor'
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Idioti e imbecilli

IDIOTI E IMBECILLI



You don’t love someone because they’re perfect;

you love them in spite of the fact that they’re not.

[Jodi Picoult, My Sister’s Keeper]



C’era un luogo in tutta Hogwarts che Hermione Granger amava più di tutti, e, per quanto in molti scommetterebbero sul contrario, non si trattava della biblioteca. Oh, la biblioteca era perfetta se si volevano trovare informazioni su antichi maghi, strane creature mitologiche, oggetti che permettano di viaggiare nel tempo, o anche semplicemente per studiare, ma non era perfetta per immergersi nei propri pensieri.

Salendo le scale che portavano alla cupola della torre di Astronomia, Hermione Granger si sorprese di quante volte nell’ultimo periodo avesse già percorso quei gradini consumati dal tempo. Era il posto perfetto in cui stare in pace a riflettere o anche, più spesso, a leggere un buon libro. Adorava il profumo di libri antichi che riempiva l’ampia biblioteca ma questa era spesso piena di studenti di tutte le età e lei si ritrovava a dover aiutare Madama Prince a mantenere l’ordine.

Fu sorpresa quando arrivando in cima alla scalinata trovò la porta del suo rifugio personale socchiusa: la maggior parte delle volte era chiusa a chiave. Rallentò il passo fino a raggiungere l’antico e spesso legno e vi si accostò. Fece scorrere le mani fino a che i polpastrelli non vennero in contatto con la superficie rugosa e, infine, facendo piano, spinse. La porta si scostò leggermente rivelando l’ampia sala.

Hermione fece un ulteriore passo avanti, passò in mezzo all’apertura ed entrò, senza far rumore alcuno. Si mosse cautamente andandosi a nascondere dietro a una colonna di pietra. Fu allora che lo vide.

Il biondo chiaro dei suoi capelli contrastava nettamente con il nero dei pantaloni eleganti su cui la testa poggiava stancamente, le braccia abbracciavano le ginocchia e alcuni singhiozzi provenivano dalla figura raggomitolata. Se Hermione non l’avesse visto con i suoi occhi non avrebbe mai creduto a chi avesse potuto raccontarle una cosa simile. Draco Malfoy singhiozzava come un bambino, inconsapevole della sua presenza.

Quando alzò la testa, lei temette l’avesse scoperta, invece, tutto ciò che fece fu lasciare le ginocchia e sollevare la manica destra della giacca di ottima fattura che indossava. Il marchio nero fece la sua comparsa in tutta la sua inquietante figura e il ragazzo vi passò su le dita, sfiorando il tatuaggio quasi come se scottasse. Le lacrime continuarono a scendergli dagli occhi.


«Harry Potter, ti sto dicendo la verità!»

«Hermione, non essere ridicola. Magari l’hai sognato».

«Già, magari è stato un sogno molto reale», intervenne Ron facendola innervosire ulteriormente.

«O magari, ho davvero visto Malfoy singhiozzare!»

«Come se quello avesse qualcosa per cui piangere», fu l’amaro commento del rosso.

«Mi prendi in giro?» chiese Hermione guardandolo come se fosse stupido.

«Ma scusa, quel ragazzo ha tutto».

«Compreso un Marchio Nero che gli rimarrà per sempre tatuato sul braccio!» rispose sempre più esasperata.

«E sentiamo, per quale motivo avrebbe dovuto piangere?»

«Perché si è reso conto che un furetto non avrà mai una carriera», rispose di nuovo Ron prima che lei avesse il tempo di farlo per prima.

«Sei un idiota Ronald». Si girò e gli voltò le spalle decisa ad andarsene ma ben presto sentì gli scricchiolii delle loro scarpe alle sue spalle.

«Hermione, hai sempre detto anche tu che Malfoy è un arrogante furetto platinato».

«Il fatto che io dica una cosa non la rende per forza vera», rispose senza nemmeno guardare in faccia Harry e continuando con passo spedito verso l’aula di Trasfigurazione, se si fosse girata avrebbe visto i volti degli amici fissarsi l’un l’altro perplessi.

Quando entrarono nella classe gli altri studenti avevano già preso posto. Hermione si guardò attorno per un momento e trovò un banco vuoto, senza fermarsi a riflettere si avviò in quella direzione; ancora una volta se si fosse voltata avrebbe visto i volti dei suoi amici guardarla scioccati.

«È libero?» chiese al ragazzo che se ne stava impettito nel banco a fianco a quello vuoto, questi alzò la testa e con gelidi occhi grigi parlò.

«Come mai non sei con Weasley e Potter, Mezzosangue?» il tono di superiorità e disgusto non la sfiorò minimamente. Non più.

«Perché sono due idioti».

«Ce ne hai messo di tempo a rendertene conto».

«Ho solo compreso che gli idioti non si riuniscono più solo a Serpeverde», replicò gelida prendendo posto e aprendo la pergamena per prendere appunti.

«Mantieni le distanze, d’accordo? Non voglio infettarmi», rispose di nuovo lui, sempre più piccato.

«Al massimo quella che rischia l’infezione sono io». Si pentì subito di quelle parole e la dimostrazione fu lo sguardo carico di rancore che lui le inviò.

«Malfoy, io…»

«Falla finita».



«Malfoy, puoi fermarti un secondo?» chiese seccata mentre accelerava il passo per stargli dietro mentre lui si muoveva tra i corridoi affollati.

«Non hai nessun altro da tormentare con la tua presenza, Sanguesporco?»

«Malfoy, dannazione, fermati un attimo!» urlò afferrandolo per un polso. Il ragazzo si voltò e con sguardo gelido strattonò il braccio liberandosi della presa.

«Non. Toccarmi. Mai. Più».

«Mi dispiace, okay?»

«Scuse accettate, ora sparisci».

«Non mi riferisco ad adesso, ma a prima, in aula. Non avrei dovuto parlare in quel modo», avrebbe giurato di poter vedere una fugace scintilla di stupore nello sguardo del Serpeverde ma questa sparì prima  che lei potesse accertarsene.

«Bene. Ora puoi tornare dai tuoi amichetti in paradiso. Oh, no, dimenticavo: ora avete problemi anche lì». Hermione abbassò gli occhi un solo istante, il tempo sufficiente perché lui sparisse.



«Dove sei sparita, ieri?»

«Sono andata a porgere le mie scuse a Malfoy».

«Tu hai fatto cosa?» la faccia di Ron Weasley era molto più che sconvolta.

«Ho detto una frase poco carina considerato quello che ho visto l’altro giorno e…»

«Hermione, questa storia deve finire. Se anche Malfoy stava piangendo probabilmente era perché ha rotto il suo manico di scopa, e da quando poi, devi scusarti per aver offeso Malferret?»

«Harry! Non crederai davvero a quello che hai detto spero?»

«Hermione, ma ti senti? Stai difendendo Malfuretto!» la Grifondoro scosse la testa esasperata e ancora una volta si allontanò da loro. Fece qualche passo e poi si voltò: il viso arrossato e l’aria furibonda.

«Siete proprio due imbecilli!» poi si voltò ancora una volta e uscì dalla stanza.



«Mezzosangue, devo forse preoccuparmi di una stalker?» Hermione scosse la testa e si avvicinò ulteriormente.

«Volevo solo…»

«Le tue scuse me le hai già fatte ieri. Ci siamo parlati abbastanza per i prossimi cinque mesi», disse il ragazzo voltandosi e riiniziando a camminare.

«Ti dispiacerebbe fermarti? Non vedo perché per parlarti bisogna sempre rincorrerti!»

«Ti dispiacerebbe levarti di torno?» rispose lui continuando a camminare e a voltarle le spalle.

Hermione alzò gli occhi al cielo: «Ti ho visto l’altro giorno. Sulla torre di Astronomia». Il ragazzo si arrestò al centro del corridoio, si voltò, tornò nella sua direzione, la prese per un polso, senza preoccuparsi di infettarsi, e la trascinò nel primo armadio delle scope che trovò. Due secondi ed Hermione si trovò con le spalle al muro, un braccio di Draco a tenerle fermo il collo e il volto del ragazzo infuriato a pochi centimetri dal suo. Hermione ebbe paura.

«Cosa hai visto?» Hermione deglutì.

«Cosa hai visto? Ti ho chiesto!» sibilò lui sempre più vicino e con sguardo sempre più gelido.

«Te».

«Sii più precisa, Granger».

«Stavi piangendo e…»

«Io non piango, Granger! I Malfoy non piangono». Hermione trovò in quelle parole tutta la forza che le serviva.

«Che eri un imbecille già lo sapevo, e sapevo pure che eri un bugiardo ma certo non mi aspettavo che sapessi negare anche l’evidenza!»

«Qualsiasi cosa tu abbia visto non è mai accaduta», sibilò di nuovo il biondo.

«Non l’avrei detto comunque a nessuno. Pensavo che magari ti avrebbe fatto bene parlare con qualcuno».

«Pensavi male, Granger. E anche se avessi voluto parlare con qualcuno di certo non l’avrei fatto con una Sanguesporco, ti pare?» le sue parole trasudavano cattiveria da ogni lettera.

«Allora, sei doppiamente imbecille». Fece per divincolarsi ma lui non la lasciò andare.

«E perché mai?»

«Perché io non ho mai creduto che tu potessi uccidere Silente. Non ho mai creduto che tu volessi farlo». Con uno strattone lo obbligò a mollare la presa e si allontanò da lui, lasciandoselo alle spalle. Sentì un pugno abbattersi contro il muro.

«Granger?» la richiamò lui quando fu quasi sulla porta.

«Sì?» chiese senza guardarlo.

«Nel caso volessi…» Hermione agitò la bacchetta e un foglietto apparve per terra ai piedi del ragazzo. Senza dire una parola uscì dallo stanzino.



1 mese e qualche giorno dopo


«Non puoi essere seria, Hermione!»

«Ma perché ti devo sempre dare una prova di quello che dico? Pensavo di aver dimostrato abbastanza in questi anni il fatto di avere ragione la maggior parte del tempo».

«Questo era prima che impazzissi», si intromise Ron e lei alzò gli occhi al cielo.

«Non sono pazza!»

«E questa follia come la chiami?»

«Amore!» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo e loro fossero gli stupidi che non ci arrivavano.

«Ma è…»

«Ancora con questa storia? Dio, siete proprio degli idioti». Si alzò dal divano ma prima che potesse muovere un passo Harry Potter la fermò e la costrinse a risedersi prendendole le mani tra le sue.

«Va bene. Non siamo contenti ma…» si fermò per prendere un sospiro che Hermione valutò un po’ troppo teatrale «…se è quello che vuoi, allora per noi va bene».

«Cosa?!» Ronald era evidentemente imbestialito dal fatto di aver perso anche l’appoggio dell’amico, tuttavia bastò un’occhiata di questo per farlo rinsavire, «Oh, e va bene!» Hermione finalmente sorrise felice e li abbracciò.

«Vi voglio bene!»



Draco Malfoy stava sdraiato nel prato, le gambe accavallate fasciate nei pantaloni neri del completo e la camicia bianca leggermente aperta sul petto, gli occhi chiusi e le braccia incrociate sotto la nuca.

«Ehi, mi stai coprendo il sole», disse quando un’ombra si frappose tra lui e la luce solare.

Un bacio gli sfiorò le labbra e lui sorrise prima di sganciare le braccia e afferrare il volto che stava attaccato al suo. Il corpo della ragazza si lasciò cadere al suo fianco e si protese sopra il suo busto approfondendo il bacio.

«Vedo che sei ancora viva», disse sorridendo sornione mentre apriva per la prima volta dal suo arrivo gli occhi.

«Te lo avevo detto che avrebbero capito. Eri tu quello scettico».

«L’intelligenza di Weasley e Potter non è tra le più lodate», commentò il ragazzo ed Hermione, per tutta risposta, gli diede una sberla sulla spalla.

«Ehi!» si lamentò lui alzandosi a sedere e costringendo anche lei a fare lo stesso. Hermione si andò a sedere a cavallo delle sue gambe guardandolo in attesa di scuse che non arrivarono.

«Malfoy devi piantarla di offenderli. Sono i miei due migliori amici».

«Andiamo, Granger. Accettare che siano tuoi amici», e calcò disgustato sulla parola, «è un conto, anche se non comprendo come tu possa stare in loro compagnia, ma evitare di offenderli è tutt’altra cosa!», si lamentò. L’unica risposta che ottenne fu un’occhiataccia.

«Tra l’altro Peldicarota e Mr. Occhialuto occupano continuamente il tuo tempo e io…»

«Dio, sei proprio un imbecille. Un imbecille geloso, per di più», disse Hermione mettendosi una mano sugli occhi. Draco afferrò la mano e se la portò alle labbra posandovi un tenero bacio.

«È vero, sono geloso e spesso possessivo ma…» Hermione si morsicò le labbra decisamente lusingata.

«Sei anche testardo e irascibile. In conclusione hai un pessimo carattere ma…»

«Se smetto di offenderli passerai più tempo con me e meno con loro?» Hermione scosse la testa sconsolata.

«Inizia e poi vedremo».

«Piccola, subdola serpe…»

«Ho imparato dal migliore».

«Ti amo», le sussurrò a fior di labbra ed Hermione gli lanciò le braccia al collo baciandolo con trasporto.

Perché, dopotutto, non si ama qualcuno perché è perfetto, ma per il fatto che non lo è.

   
 
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