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Autore: _ L a l a    11/01/2012    2 recensioni
-mi hai appeso in faccia!-
- no, Alec, te l'ho detto. é caduta la linea -

molto meno angst di quello che avrebbe dovuto essere. T^T
(e questa intro fa schifo .__.)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Sempre.

 

{Broken pieces of a barely breathing story

Where there once was love,

Now there’s only me. And the loneliness.}

 

[Alex.. Alec. Se ti ho dato l’impressione di aver accettato l’idea della tua morte,

allora non posso fare altro che scusarmi.

Ci ho provato, pensavo davvero di esserci riuscito,

pur continuando ad immaginare di averti con me per altri cinquanta, sessant’anni,

pensando che magari a quel punto sarei stato capace di dirti addio.

Ma si tratta di te, e ora mi rendo conto che non sarò più pronto a perderti di quanto non lo sia ora.

Ovvero per niente]

 

~~~

 

 

.. È sempre stato così.

È una delle conseguenze dell’immortalità, com’è ovvio, e Magnus detesta doverci pensare.

Un attimo prima é accanto alla persona che ama, l’attimo dopo l’ha persa e tra le sue braccia non rimane che l’ombra di un ricordo.

Sempre così.

 

Lo stregone serra gli occhi, si rigira senza sosta nel letto, alla ricerca di una posizione comoda.  Vuole solo dormire, porca miseria, solo chiudere i battenti del cervello e smettere di pensare per un po’. Non chiede molto, alla fine.

 

.. I dubbi di Alec, infondo, sono anche i suoi.  L’unica differenza è che Magnus li sente ronzare in testa da secoli. Per Alec, invece, sono una scoperta che non dimenticherà tanto facilmente. Come si può dimenticare una cosa del genere?

Non c’è nulla di difficile, non ci sono spiegazioni logiche. È così e basta, insomma.

Inutile ribellarsi, inutile gridare, protestare, inutile cercare una soluzione – che non c’è.

 

Magnus sbuffa stizzito, e si rigira un’altra volta nel letto, tirando le coperte fin sopra i capelli. Ha imparato – ha dovuto imparare – a riconoscere quelle serate in cui il sonno non arriva, scacciato dalle troppe riflessioni angosciose.

 

.. Un girotondo di pensieri, un circolo che si chiude sempre nello stesso fottutissimo modo. Ecco cos’è.

Non riesce a liberarsi dall’idea che Alec ne rimarrà ferito. Che forse lo è già -anzi di sicuro.

Ma non è colpa sua, non ha scelto lui di nascere così, e se non fosse stato immortale Alec nemmeno l’avrebbe incontrato.

Qualche lato positivo c’è, insomma.

Il fatto è che non può pensare di lasciare Alec. Non sopporta più l’idea di dover andare avanti, un’altra volta.

Aver superato tutti quelli coloro che hanno lasciato questo mondo fa di Magnus una persona senza cuore? Può davvero riuscire a superare anche Alec?

Qualcosa gli suggerisce di no.

 

Non potendone più, di rimanere nel calore quasi opprimente delle coperte, Magnus si alza con la seria intenzione di soffocarsi di biscotti.  Così si dirige verso la cucina.

 

.. Per sempre.

È questa la sua condanna. Magnus non se n’è mai lamentato, non ne ha mai avuto seriamente motivo. Ha sempre creduto di essere relativamente fortunato: può fare quello che vuole, conoscere un sacco di persone, viaggiare..

 Ma ora si chiede quanta fortuna ci possa essere nel dover vedere Alec crescere – no, la parola invecchiare non la può nemmeno prendere in considerazione – e morire.

Gli si forma un nodo alla gola al solo pensiero.

Ha insistito così tanto per entrare a far parte della vita dell’altro, che non ha mai pensato alle conseguenze. E al fatto che, in realtà, non sarà mai completamente partecipe della vita di Alec.

Perché Magnus può permettersi di aspettare, ma Alec no. Magnus ha già visto un sacco di cose che Alec forse nemmeno mai vedrà. Magnus non potrà mai avere lo stupore di un mortale: dopo ottocento anni, non c’è più nulla di cui stupirsi. Magnus ha tempo, talmente tanto tempo che la vita di Alec sembra un battito di ciglia al confronto.

E saperlo fa male.

 

Lo stregone si passa le mani tra i capelli, appollaiato sul divano, mentre Presidente Miao si rannicchia sulle sue gambe facendo le fusa. Magnus lo carezza distrattamente, mentre lo schermo nero della TV gli rimanda la sua stessa immagine – che cosa l’ha preso a fare, quell’aggeggio?

 

Odia la situazione che è venuta a crearsi.

Odia dover dare ad Alec spiegazioni scomode circa sé stesso ed il proprio passato. Non ama ripensarci, per certi versi è stupido, per altri doloroso, in qualsiasi caso inutile.

Ogni tanto, Magnus, si sente stordito. Non è facile convivere con ottocento anni di ricordi, e capita che un oggetto qualsiasi gli rammenti una persona conosciuta. E non può fare a meno di chiedersi, sarà così anche per Alec?

Non vuole ricordare Alec attraverso degli oggetti: vuole averlo al suo fianco. Sempre.

È egoista, da parte sua. Ma non può più davvero vivere senza Alec.

Se non c’è, è preoccupato a morte. Non fa altro che pensare a lui. E si tratta spesso di qualche ora, nulla di più. Come potrebbe sopravvivere senza di lui per l’eternità?

 

Con uno schiocco di dita gli appare il telefono in mano, e digita quasi automaticamente il numero del ragazzo. Gli manca l’aria, aspetta con ansia che l’altro risponda, come in apnea.

- mmh. Ma lo sai che ore sono?  - mugugna Alec, sbadigliando. Magnus torna finalmente a respirare. E no, non sa che ore sono, e non gli interessa. Voleva solo sentire la voce di Alec, nient’altro – certo, sarebbe stato meglio averlo lì, ma per ora può accontentarsi.

Lo stregone non risponde, ascolta beato il respiro del ragazzo nella cornetta.

- Magnus? – domanda il ragazzo, titubante. Lo stregone può quasi vederlo: gli occhi ancora mezzi chiusi, i capelli in completo disordine ed una smorfia adorabilmente assonnata. – ehi? Ci sei? –

- Alec. – non dice nient’altro, il suo nome ha un sapore dolcissimo.

- lo so come mi chiamo, grazie – ribatte pungente il ragazzo, e Magnus si concede una risata.

- lo so anche io. –

- menomale. Iniziavo a preoccuparmi – borbotta il Cacciatore.

Magnus rimane in silenzio. Non gli interessa riempire quel momento con parole che non servirebbero a nulla. Gli basta anche stare così. Sapere di poter ancora godere della sua presenza, del suono della sua voce, lo rende incredibilmente più rilassato.

- ehi. Ma che hai? È successo qualcosa? – per qualche strano motivo, Alec è teso. Magnus sa che la colpa è sua, che non gli risponde, che non riesce nemmeno a mettere in moto il cervello.

- ti amo – è l’unica cosa che riesce a dire, e questa volta è Alec a zittirsi. – davvero. Mi dispiace di non averti detto del mio passato, ma è che quando ci sei tu non è importante, quasi nemmeno lo ricordo, e non volevo farti male cioè, insomma, io---

- Magnus. – lo interrompe il ragazzo. – Magnus, non importa. Cioè, si, importa, ma non così tanto. Posso.. posso capire.

- si? – domanda flebilmente lo stregone, stupito. Capire una cosa come l’immortalità non è semplice. Forse Alec intendeva accettare, ma a Magnus si riscalda il cuore lo stesso. Probabilmente anche altri avevano accettato la sua “condizione”, ma nessuno glielo aveva mai detto apertamente.

- si – ripete Alec, e Magnus lo trova molto convincente nonostante l’evidente imbarazzo presente nella voce dell’altro.

- non voglio nessun altro. Non vorrò mai più nessuno che non sia tu.  – dice allora lo stregone, solo per ricordarglielo. Alec, dall’altro capo della cornetta, sospira.

- mm. Lo sai che è impossibile.- mugola imbarazzato.

Magnus lo sa, ma non ne è più così convito. Non riesce ad immaginare qualcuno che possa farlo stare meglio di Alec. Non c’era mai stato nessuno, come lui.

Alec si schiarisce la voce. Poi torna il silenzio, interrotto solo dai loro respiri.

- Magnus, mi hai chiamato alle due di notte solo per questo? –

- ci tenevo a fartelo sapere – sostiene convinto lo stregone, grattando sotto il mento Presidente Miao, che fa le fusa soddisfatto.

Alec borbotta qualcosa d’imbarazzato e Magnus ride sommessamente.

L’imbarazzo di Alec è sempre così adorabile che a Magnus viene voglia di continuare a stuzzicarlo all’infinito, per vederlo arrossire ancora, ancora e ancora.

- sei sicuro sia tutto a posto? – borbotta il ragazzo. Poi starnutisce forte un paio di volta. – scusa un attimo – gli dice subito dopo, e Magnus lo sente appoggiare il telefono ed aprire qualche cassetto, per poi soffiarsi il naso.

- umh. Ci sono. – lo informa, tirando su con il naso. – quindi? –

- quindi cosa? – domanda Magnus, fingendo di aver dimenticato la questione precedente.

- stai bene? -  

Magnus sospira, chiude gli occhi per qualche secondo e i meccanismi della sua testa si mettono in funzione talmente velocemente che lui stesso fatica a seguirli. Apre gli occhi e sospira di nuovo. Poi appende.

 

- mi hai appeso in faccia! – esclama indispettito Alec, la mattina dopo, puntandogli al petto un dito, le guancie arrossate e le sopracciglia aggrottate.

- no, Alec, è caduta la linea, te l’ho detto – si difende Magnus, con un sorriso stanco che però tradisce le sue parole.

- lo so che stai mentendo, Bane – ribatte il ragazzo, fulminandolo. Di scatto il Cacciatore si ritrae, incrociando le braccia al petto. Lo fissa con sguardo furioso per qualche attimo, e Magnus non può fare a meno di pensare che anche quell’espressione offesa gli dona moltissimo.

Con uno sbuffo seccato, Alec ruota su sé stesso e si dirige con passo marziale verso l’uscita, fermandosi solo all’appendiabiti per recuperare la propria giacca.

- dove stai andando? – domanda divertito Magnus, seguendolo con calma ed osservando i suoi movimenti appoggiato allo stipite della porta della cucina. Si passa la lingua sulle labbra.

- fuori di qui – ringhia Alec, tirando su la zip della giacca scura con un colpo secco. – non ho intenzione di farmi prendere in giro da te –

- non ti sto prendendo in giro. –

Alec volta di scatto il viso verso di lui e a Magnus sembra quasi sia sul punto di urlargli addosso, ma poi il ragazzo prende un profondo respiro. Solo dopo aver contato fino a dieci almeno due volte Alec riapre gli occhi, puntandoli in quelli dell’altro con decisione.

- se non mi stai prendendo in giro – dice, fin troppo calmo, aggrottando le sopracciglia – allora spiegami perché  io sono costretto a prestarmi ai tuoi momenti da psicanalista che cerca di capire cosa non va in me, mentre tu nemmeno rispondi ad un semplice ‘come stai?’. – prende un respiro, necessitando d’aria dopo quel fiume di parole dette senza interruzione. – spiegamelo. –

Magnus lo guarda sorpreso, sbatte le palpebre e spera che Alec la pianti di guardarlo con quel fare accusatorio. Ma, com’è prevedibile, il ragazzo non ha alcuna intenzione di mollare.

Diretto. È quello che pensa Magnus senza riuscire ad impedirselo. La rabbia pacata e – mal – contenuta di Alec ormai non è più una novità ma, nonostante questo, lo stregone trova assurdo che l’altro riesca ancora ad arrivare sempre al punto, senza mai perdersi nemmeno una volta.

- non ho mai detto che c’è qualcosa che non va in te – commenta Magnus, tentando di sviare il discorso e Alec si morde forte le labbra.

È dallo sguardo di Alec  - forse un po’ offeso, sicuramente triste - che Magnus capisce di aver perso per l’ennesima volta. Se c’è una cosa che ha imparato di Alec è che è facilissimo confonderlo se ha la guardia abbassata, tanto quanto è difficile che il ragazzo distolga la mente dal proprio obbiettivo quando invece è attento. 

Ma Magnus non è abituato a dare spiegazioni e nemmeno gli piace. Per questo detesta i momenti in cui Alec è così ostinato.

- non è quello che ti ho chiesto, Magnus. Lo vedi che non fai altro che pre-

- non ti sto prendendo in giro. – lo ferma lo Stregone e, prima che l’altro possa aggiungere qualche commento sprezzante, sospira. – davvero. –

Alec non replica, lo guarda in silenzio con quello sguardo di chi vuole risposte che sa non arriveranno. e Magnus per un po’ si limita a fissarlo in silenzio, cercando di imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio dell’altro, dai capelli neri e spettinati fino alla punta delle scarpe da ginnastica bianche e sporche.

- come sto? – dice a voce bassa, portando lo sguardo su Presidente Miao che ha deciso di fare la sua entrata in scena in quel momento.  Gli si struscia sulle gambe, facendo le fusa e, dopo aver miagolato contento in direzione di Alec, zompetta in cucina con fare soddisfatto.  – secondo te come dovrei stare? –

Alec arriccia il naso indispettito e si abbassa la zip del giubbotto, riappoggiandolo sull’appendiabiti.  – non so leggere nel pensiero, Magnus. Se non me lo dici non posso saperlo –

- stanco. – mormora quasi a sé stesso lo stregone. Alec inarca un sopracciglio.

- come scusa? –

- stanco – ripete Magnus, a voce più alta. – e decisamente frustrato.  Sei contento ora? –

Alec continua a fissarlo, e Magnus crede di non essersi mai sentito così a disagio prima d’ora. forse perché a nessuno era mai interessato come si sentisse – men che meno a Camille. O forse perché nessuno l’aveva mai guardato con quella sorta di preoccupazione, mista ad una punta di amarezza che non avrebbe mai voluto vedere sul volto dell’altro. O forse è semplicemente Alec; magari è tutta colpa del fatto che Alec sia Alec e non qualcun altro.

Il ragazzo gli si avvicina, e pian piano la sua espressione si addolcisce.

- contento no – sussurra a qualche centimetro dalle sue labbra, e Magnus si chiede se riuscirà a contenersi. – però mi fa piacere che tu ti sia spontaneamente confidato con me –

Magnus emette un verso ironico, e Alec ride piano, strofinando il naso contro il suo mentre appoggia le mani sulle sue spalle – e Magnus si dice che no, non riuscirà a trattenersi ancora per molto. Sente già le mani prudere dal desiderio di toccare l’altro.

- e per una volta tanto non sono io, quello sotto analisi – commenta il Cacciatore, con tono pensieroso. – è una bella sensazione – conclude con un sorriso soddisfatto e imbarazzato, che manda il sangue di Magnus tutto verso le parti sbagliate.

- non ti ho mai messo sotto analisi – si difende lo Stregone, con un sorriso che non promette nulla di buono, decidendosi ad allacciare le braccia intorno alla vita di Alec ed avvicinandolo a sé.

- noo – è la risposta ironica del ragazzo, che alza gli occhi al cielo. – hai passato i primi giorni del nostro viaggio a chiedermi ‘è tutto ok, Alec?  o ‘stai bene Alec? Ti piace? Ti diverti?’

- avevi appena perso Max, era ovvio che io fossi preoccupato per te. –

Lo sguardo di Alec s’incupisce all’improvviso, e Magnus si morde le labbra per aver tirato in ballo l’ennesimo argomento delicato. I pensieri si rincorrono velocemente nella mente di Alec, e Magnus li vede riflessi nei suoi occhi, così chiari da starci male. Poi, il ragazzo tira un sospiro pesante.

- lo capisco. Ma anche io voglio sapere come stai tu, perché mi rendo conto che anche tu hai i tuoi problemi, e che spesso eviti di parlarmene, mentre io non faccio altro che riversarti addosso i miei. Preferisco di gran lunga condividere con te delle preoccupazioni piuttosto che essere all’oscuro di quello che pensi. –

Gli occhi di Alec sono insopportabilmente azzurri, troppo innocenti e colmi di talmente tanto amore incondizionato che Magnus non può fare a meno di sentirsi inadeguato di fronte a quel ragazzo che, in fin dei conti, rappresenta tutto quello che lui non è mai stato.

- i.. io – balbetta incoerentemente, dandosi dell’idiota perché si sta comportando come una ragazzina alla prima cotta.

Il ragazzo sorride, scuotendo piano la testa e i capelli neri gli ricadono sugli occhi.

- non devi rispondere. Volevo solo dirtelo –

C’è qualcosa, nello sguardo dell’altro, qualcosa che Magnus non vi ha mai scorto. Una sicurezza che nemmeno Alec sapeva di avere.

- bhe – dice, scogliendo il loro abbraccio con un sorriso imbarazzato. – sarà meglio che vada –

Ma prima che riesca ad allontanarsi anche di un solo passo, Magnus lo ferma e lo stringe contro di sé, premendo forte le labbra sulla sua bocca. Lo sente tremare di sorpresa e d’imbarazzo, e aggrapparsi con forza alle sue spalle mentre schiude le labbra per lasciare che il bacio si approfondisca.

Quando si staccano per mancanza di ossigeno, Magnus lo guarda e vede di nuovo quanto l’altro sia fiducioso. E fragile.  Lo stregone nasconde la propria malinconia dietro un sorriso dolce.

- rimani qui – dice, affondando il volto nella spalla dell’altro, mentre reprime con forza il resto della frase: per sempre.

 

 

Can the lonely take the place of you?

 

 

 

NdA

Gosh.

Non mi piace >.<

All’inizio doveva essere qualcosa di completamente diverso che poi è degenerato in quello che avete letto – se siete arrivati fino a qui l’avete letto, no?

In qualsiasi caso. Ispirato alla canzone the lonely di Christina Perri e dalle parole di Magnus in CoFA *scuoricina*

Mmh.  Boh.

Non mi convince per nulla. Ma non ho altro da fare, ed è più che giusto diffondere le Malec anche con questi turpi (?) mezzi u.u

(Perché a me? T^T)

Aaaal solito, recensioni, commenti, critiche e quant’altro seeempre ben accetti *lancia coriandoli*

See Ya!

_ L a la

 

   
 
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