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Autore: Ariel Bliss Russo    11/01/2012    4 recensioni
L'amore non è mai una coincidenza.
C'è sempre qualcuno che ci mette lo zampino, magari una bambina bionda e con gli occhi azzurri.
No, nessuna coincidenza.
Solo che a volte ci vuole del tempo, per capirlo davvero.
Ed è quello, il tempo, ciò di cui un ragazzo e una ragazza che si trovano per caso hanno bisogno.
Anche se, a volte, non basta l'amore a risolvere tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A nessuno in particolare,
a tutti in generale,
per dire grazie,
per ringraziare.


~La ragazza nella media.

«Tu e mio fratello dovete mettervi insieme!» saltò su Arianna, schizzando giù dalla sedia, non appena Pamela lasciò casa a noi due.
Il giorno dopo ero tornata, nel pomeriggio, a casa della bambina per farle compagnia e in quel momento eravamo in cucina a gustare un buonissimo tropical alla menta.
Pamela si era offerta di prepararlo prima di andare via, e noi due avevamo accettato di buon grado l’offerta, sedendoci attorno al tavolo lì accanto e salutando la donna mentre ci porgeva le tazze, con tanto di ghiaccio, e andava via.
Dato che stavo mandando giù un sorso della buonissima bevanda -a quanto pare non era l’unica ad amare lo sciroppo di menta!-, l’affermazione mi sorprese e confuse a tal punto da provocarmi un forte attacco di tosse, così che mi alzai velocemente dalla sedia alla disperata ricerca d’aria.
Ok, detta così sembrava una cosa ridicola, ma quanto stai bevendo qualcosa e qualcuno ti fa ridere o, come nel mio caso, spaventare, perdi la concentrazione e ti agiti, respirando e bevendo allo stesso tempo e pam!, ecco che non riesci più a smettere di tossire e lacrimare.
Le sue parole, poi, ebbero un doppio effetto su di me.
Prima di tutto, se, per esempio, fosse stata Lia, le avrei riso in faccia.
Andiamo, perchè mai dovrebbe piacermi uno sbruffone come lui, che si sente il più figo della terra e ti tratta come se fossi un perdente?
Non era il mio tipo, neanche un po’.
E io non ero il suo, sicuramente.
Certo, era bello, non lo mettevo in dubbio, ma era proprio vero che dietro la bellezza ci doveva essere altro.
E se quell’altro era un mucchio di arroganza e superiorità, beh, no, grazie!, non ci avrei perso la testa.
In secondo luogo, mi venne in mente la faccia che Arianna aveva fatto la sera prima, quando alla fine Daniele mi aveva riportata a casa con il suo motorino, e avevo pensato che stesse progettando qualcosa.
Era proprio un piccolo diavoletto quella tipa!
La sua manina mi dava dei colpetti sulla schiena, per aiutarmi, e la sentivo ridere vicino al mio orecchio.
Certo, lei rideva, io quasi morivo per mancanza d’ossigeno!
«Cosa?» riuscii a dire, con voce gracchiante e roca, e cercai di fare qualche altro colpetto di tosse per liberare la gola e parlare decentemente.
«Smettila, hai capito che voglio dire» sbuffò, scendendo dalla sedia su cui era salita per trovarsi alla mia altezza e tornando alla sua tazza bianca a poi verdi.
«Certo che ho sentito» borbottai, mettendomi di nuovo seduta.
«Quel ‘cosa?’, in poche parole, voleva dirti… ‘sei pazza?’» spiegai, gesticolando con una mano, mentre l’altra teneva saldamente la tazza per portarla alle labbra e bere, stavolta, senza il rischio di restarci secca.
Sbuffò di nuovo. «Non capisci nulla di romanticismo. Sareste perfetti insieme! Insomma, diciamocelo, Daniele è un idiota totale, ha bisogno di una come te» prese a dire, indicandomi col dito «per poter sperare di combinare qualcosa nella vita» annuì delle sue stesse parole, come per sottolinearne l’importanza.
Scossi la testa, per niente convinta, ma lei continuò.
«E Clarissa di certo non è un esemplare utile a questo scopo» borbottò, curvando le spalle, quasi a voler diventare ancora più piccola, poi prese un lungo sorso di tropical, imbronciata.
Feci una smorfia.
«Arianna, quando due persone si incontrano, non sempre, alla fine si innamo» mi bloccò ancora prima di lasciarmi finire.
«Naah, fidati di me. Riesco a capire subito quando due persone sono destinate a stare insieme» rivelò con un sorriso, senza smettere di fissarmi.
«E tu e mio fratello lo siete»
Era così convinta di ciò che diceva che quasi quasi ci credetti anch’io.
Poggiai un gomito sul tavolo, infilando la mano fra i capelli e sostenendomi il capo, pensierosa, e iniziai ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Arianna avesse avuto ragione.
Nei film accadeva, a volte, che la protagonista romantica e il ragazzo scontroso, alla fine, scoprivano di amarsi e si mettevano insieme.
Ora, pensai, trasportando questi fatti nella realtà, quante probabilità ci sono che si avverino?
Alzai la testa.
Pochissime.
«Non credo» risposi poi ad alta voce, incerta, dato che dalla sua espressione Arianna sembrava attendere un qualche segno di partecipazione da parte mia.
Senza una ragione valida, mi ritrovai a pensare alla sera precedente, quando Daniele mi aveva accompagnata in moto.
Non avevo provato ribrezzo o cose simili, del tipo ‘mi stai antipatico, non toccarmi’.
Sembrava più una di quelle scene in cui i soggetti sono costretti a stare vicini per fare qualcosa e poi scoprono che non è poi così male.
O almeno, ripensandoci, non era stato poi così male.
Avevamo scambiato giusto qualche parola, da soli, lui sulla moto e io accanto, e quando mi ero accorta che quelle piccole battute erano sembrate quasi un pretesto per fare conversazione ed evitare di farlo andare via, mi ero scostata sorpresa e lo avevo salutato.
Non me n’ero nemmeno accorta, di voler arrivare a quello!
Cioè, non è che volessi arrivarci, però mi ero quasi illusa che forse, la sua compagnia sarebbe stata più piacevole senza quella specie di barbie che gli stava attaccata come una cozza.
In più, il modo quasi imbarazzante in cui ero rimasta a guardarlo quando, la prima volta, ci siamo incrociati in cucina…
Mi feci piccola piccola sulla sedia, un po’ come aveva fatto poco prima Arianna, ma per l’imbarazzo.
L’avevo radiografato come se avessi avuto davanti a me Patrick Dempsey, anche se con Daniele non si somigliavano molto.
Non è che fossi una di quelle ragazze super popolari che accalappiavano ragazzi con un solo sguardo e un corpo -com’è che diceva Lia? Ah, si!- da stuzzicadenti.
Anzi.
Come la maggior parte delle ragazze della mia età, portavo i capelli rossicci e mossi, di lunghezza media, tale da superare un pò le spalle.
Avevo gli occhi grigi -anche se in estate sembravano azzurri- e di certo non ero alta.
Probabilmente arrivavo a fatica al metro e sessantacinque, avevo le curve giuste nei posti giusti, non ero uno stuzzicadenti, ma nemmeno una mongolfiera.
Ero magra, nella media, come il resto.
Se avessero voluto classificarmi, avrebbero detto che Giselle Davies -si, mio padre era inglese- era una ragazza nella media.
«Ci hai riflettuto abbastanza o devo darti qualche altra ora?» chiese sempre più imbronciata Arianna, che aveva finito di bere ma non si era mossa per posare la tazza.
Mi alzai, scolandomi l’ultimo sorso di tropical rimasto nella mia, poi presi anche quella della bambina e mi girai verso il lavello per lavarle entrambe, riponendole nello sportello giusto.
Tenendo le mani poggiate sul bordo della cucina, mi voltai a guardarla.
«Non credo di essere il suo tipo» ammisi.
Le si illuminarono gli occhi e prese battere le mani felice, di nuovo.
«Allora lo dici pure tu che ti piace!»
«Non ho detto questo!» protestai.
«Si, invece» mi riprese, con voce cantilenante, iniziando a girare intorno al tavolo e recitare, a bassa voce: «A Giselle piace Daniele», come fosse una canzoncina.
«E dai, non volevo dire questo!» ripetei, sospirando.
Si fermò, guardandomi seria. «Non ci faresti nemmeno un pensierino? Può essere anche idiota» e lì sorrise maliziosa «ma è anche un gran bel ragazzo. Sicura sicura?»
Arianna mi sconvolgeva sempre di più.
«Io, ehm..» balbettai, presa in contropiede.
Si rianimò, soddisfatta. «Visto che avevo ragione? Ti piace!»
«State parlando di me?»
Una voce esterna, un po’ più lontana, si intromise nella nostra discussione e mi fece sobbalzare.
Oh, ma tu guarda che fortuna…
Feci segno ad Arianna di non aprire bocca e lei sorrise, come se avesse già in mente di disubbidire.
Pregai di aver capito male.
«Perché dovremmo parlare di te?» chiesi, quasi deridendolo.
Quando apparve in cucina, era ancora meglio di come lo ricordassi mentre ne parlavo con sua sorella.
Sembrava essersi appena alzato, anche se l’ora di pranzo era passata da qualche ora, con i capelli tutti scompigliati e disordinati, ma che gli davano un’aria adorabile, se abbinati ai grandi occhi turchesi che mi stavano fissando.
Che mi stavano fissando, per la miseria!
Deglutii.
Divertito, scrollò le spalle.
«Mi sarò sbagliato» replicò.
Annuii, forse con troppa convinzione. «Appunto»
Arianna, accanto a me, si mosse.
Ma no!, era ancora lì?
«Ehi bel cavaliere, dove hai lasciato la strega cattiva?» domandò con una smorfia disgustata.
Lui diventò serio, guardando male la sorella.
«Perché non ti fai gli affari tuoi?»
Lei alzò le sopracciglia. «Il primo che è venuto a rompere sei stato tu, perciò non dirmi di farmi gli affari miei» ribatté, facendogli il verso nell’ultima parte.
Lo guardai, inclinando lievemente il capo, per capire se avrebbe replicato.
In quel momento sentimmo dei rumori, dal giardino, seguiti dalla porta che si apriva e richiudeva.
Poi qualcuno che, dal soggiorno, urlava: «Ehi Da, certo che casa tua è proprio enorme!»
O avevo capito male, oppure quella voce era molto, molto familiare.
«Grazie, amico» rispose Daniele, sporgendosi dalla porta della cucina.
Io e Arianna, sgomentate, osservavamo la scena.
«Sono in cucina, di qua»
Rientrò, guardandomi e facendo spallucce, e dalla porta spuntò il ragazzo che avevo riconosciuto quasi immediatamente dal suo tono di voce.
Vedendomi, lui si fermò e confuso, chiese: «Che ci fai qui?»
Gli andai incontro.
«Che ci fai tu qui!» esclamai ridendo.
Daniele ci osservava, incuriosito.
«Vi conoscete?»
«Se ci conosciamo?» ripetè Marco, dopo avermi abbracciata.
«Hai presente Lia, la mia ragazza, quella che ti ho fatto conoscere quando ci siamo incontrati, al cinema?»
Daniele annuì.
Sentendola nominare, sorrisi e presi parola.
«La conosco. Lia è la mia migliore amica»
 
Angolo autrice:
Mostruoso ritardo, ma ci sono.
Saaalve :D
Allora, ecco qui un altro capitolo.
Come promesso, da ora in poi sarà difficile non vedere o non sentire nominare Daniele.
Irresistibile, quel ragazzo!
Dunque, che ne pensate?
Recensitee :D
Ringrazio moltissimo anonimaG, Jennifer_Jareau, Julia_Phantomhive,_maryc e _Violet per le vostre STRA SPLENDIDE recensioni.
Questo capitolo è soprattutto per voi! **
E per tutti quelli che seguono/ricordano/preferiscono questa storia.
Col cuore, GRAZIE.
Baci,
Bliss
   
 
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