Aste all’asta
A
Carlotta.
Draco Malfoy stava per
essere venduto.
Sì,
avete capito bene: venduto!
Idiozia
che stava per compiere a causa di una sola persona: Blaise
Zabini.
Come
al solito, il giovedì del poker, Zabini aveva perso,
ma questa volta aveva preteso la rivincita. Vuoi per il whisky, vuoi per l’ora
tarda – ormai non avevano più l’età per rimanere alzati fino a mezzanotte - Draco Malfoy era stato battuto. E
in un modo clamoroso.
Convintissimo
che le carte in mano fossero una scala semplice, ma pur sempre una scala, si
era giocato il tutto per tutto, perfino una stupida scommessa.
-
Se perdo – aveva esalato Zabini, dopo il quinto
bicchiere di whisky – Parteciperò a
quella stupida iniziativa che ha organizzato la Weasley…
com’è che si chiama? Ah, sì. Aste all’asta.
Avevano
giocato, ma avevano capito che era troppo tardi solo quando l’alcol aveva ormai
offuscato le loro menti. Draco Malfoy
non aveva nulla di vincente, fra le sue carte, ed era stato battuto da un
semplice tris.
Maledizione, Blaise, maledizione!
Ora
era lì, su quel fottuto palco, ad aspettare che una delle donne in platea lo comprasse per una notte di sesso. Doveva
ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto se una donna come la Greengrass lo avesse scelto, ma le uniche femmine
appetibili, in quella sala, erano anche le stesse che non chiudevano la bocca
nemmeno per dormire.
Sbuffò,
e Harry Potter, accanto a lui, si
aggiustò gli occhiali sul naso. Il Salvatore del Mondo Magico era agitato,
spostava il peso da un piede all’altro e si contorceva le mani ogni qual volta
una donna lo guardava.
C’è chi sta messo peggio
di me,
pensò l’altro, rincuorandosi.
Draco, benché preferisse un altro tipo di fauna
femminile, almeno sapeva che ogni buco
era trincea; Potter conosceva un solo tipo di buco: la sua fossa.
-
Buonasera a tutte! – Ginevra Weasley aveva
amplificato la sua voce, e, in quel momento, tutto il concentrato di feromoni
si spostò sulla sua esile figura – Diamo inizio all’asta di beneficenza! Il
ricavato sarà devoluto alle associazioni che si occupano della cura per il
Vaiolo di Drago – uno scroscio di applausi invase la sala.
-
L’asta si dividerà in modo semplice: io vi dirò il nome dell’uomo che vorrete
comprare – un gridolino si levò dalla folla – e chi vuole farà un’offerta. La
più alta, ovviamente, si aggiudicherà l’uomo dei suoi sogni per una notte!
Grida
estasiate delle donne fecero accapponare la pelle a Draco,
che ormai era disperato e stava calcolando se l’altezza del palco sarebbe
bastata a tramortirlo in una caduta.
Hermione Granger
affiancava Ginny Weasley,
mentre quest’ultima distribuiva delle palette alle donne disposte a fare di
tutto, l’amica della rossa era visibilmente contrariata da quell’iniziativa, ma
taceva e, cinerea in volto per la rabbia, cercava di ignorare le donne che le
pestavano le scarpe per accaparrarsene una.
Quando
tutte le donne la presero, tornarono ai loro posti, dunque Ginevra Weasley annunciò il primo nome.
-
Ronald Weasley!
Si
udì un chiacchiericcio eccitato, accompagnato dal gemito di disgusto da parte
di Malfoy.
Lavanda
Brown-Mano-Lesta alzò la paletta così velocemente che
lo spostamento d’aria rovinò l’acconciatura della donna che le era seduta
davanti.
-
Cinquanta galeoni! – urlò. Ron Weasley guardò
terrorizzato la sorella, che si limitò a scrollare le spalle, Harry Potter, vicino
a lui, gli posò una mano sulla spalla per consolarlo.
-Cento!
– il suo non era un grido vero e proprio, ma il tono della voce aveva fatto in
modo che lo fosse. Hannah Abbott era diventata di un
tenue color peperone che creava un contrasto con i suoi capelli color fieno.
-
Centocinquanta! – stavolta la voce di Lavanda Brown
era stizzita, difatti nessuno osò fare un’altra offerta.
Quando
Ron Weasley raggiunse Lavanda Brown,
Draco si accorse che quest’ultima saltellava dalla
felicità.
Bene, fuori una.
-
Michael Corner! – questa volta era stata Hermione Granger a pronunciare il nome, dato che la Weasley si era avvicinata al fratello e lo aveva costretto
a stare fra le braccia della Brown.
La
mano della Abbott non esitò – Cento Galeoni!
-
Centocinquanta! – Natalie McDonald si era alzata in piedi sulla sedia per
mostrare la sua paletta.
-
Duecentocinquanta! – la voce di Pansy Parkinson
giunse da un angolo lontano della sala.
-
Quattrocento! – una delle due gemelle Patil aveva
alzato con così tanta foga la paletta che le era sfuggita di mano ed era
atterrata sulla testa di Hermione Granger.
Dopo
quell’offerta, tutte le donne si guardarono per un momento, messaggi criptati
vagavano nei loro sguardi, e Draco, in quel preciso
istante, si chiese cosa ci trovassero in quello scopettino
del cesso che ormai era diventato Corner. Adesso andava di moda il ragazzo gracilino e smorto, più di
là che di qua?
-
Bene, ehm - la Granger si grattò la testa – direi che
Michael Corner ha trovato la sua, uhm, compagna.
Dopo
qualche interminabile minuto in cui Michael Corner aveva dispensato sorrisi a
tutte le donne presenti, la Patil – una delle due –
l’agguantò per il braccio e lo trascinò fuori dalla sala.
-
Harry Potter! – Ginny Weasley
era tornata al suo posto, scettro in mano, annunciando il nome del suo futuro
marito con malcelata serenità.
Un
silenzio tombale calò in sala e, quando l’altra Patil
rimasta provò ad alzare la paletta, Ginny Weasley le sorrise sorniona.
Nessun
altro osò avanzare proposte e Harry Potter si guardò intorno, ansioso di veder
spuntare una paletta da qualche parte.
-
Nessuno? Ok, bene – la rossa sorrise soddisfatta e guardò la lista che aveva in
mano – Draco Malfoy!
Il
sangue gli si ghiacciò nelle vene quando vide che cinque donne avevano espresso
il desiderio di stare con lui e si accorse che ognuna stava gridando un numero
diverso.
-
Parkinson, vai a ruminare altrove, vacca che non sei altro! – sbraitò la Patil.
-
Sta’ zitta, che vengo lì e ti strozzo con i tuoi stessi orribili capelli!
-
Almeno i suoi non sono tinti – borbottò la McDonald qualche sedia più in là.
A
quel punto Pansy Parkinson si alzò dalla sedia e, con
tutto il suo metro e sessanta per settanta chili, si scagliò contro Natalie
McDonald.
-
Ehi, ragazze, ma insomma! – Ginny Weasley
osservava con un ghigno le donne che si azzuffavano fra loro, mentre Hermione Granger guardava stupita
lo scontro che aveva avuto inizio.
La
rossa si allungò verso l’amica e le sussurrò qualcosa all’orecchio,
quest’ultima prima annuì, poi arrossì vistosamente. Boccheggiò verso l’amica,
dopodiché fissò Draco Malfoy
a lungo e, infine, sospirò.
-
Cinquecento galeoni – esclamò Hermione Granger con voce stridula.
Tutti
i presenti si voltarono verso di lei e la fissarono con tanto d’occhi, compreso
Malfoy. La Granger dava
l’idea di volersi sotterrare, mentre Ginny Weasley sorrideva maliziosa all’amica.
-
Qualcun altro? – domandò, ma sapeva benissimo che nessuno si sarebbe azzardato
a superare quell’offerta altissima. Oltretutto, Hermione
Granger era ricca, dato che diventare Ministro della
Magia aveva i suoi risvolti positivi.
-
Benissimo! – sorridendo alla riccia, Ginny Weasley le consegnò la chiave della camera.
Forse
aggiunse “divertitevi”, ma Draco Malfoy non ne era certo. Si
avvicinò alla donna e la prese per un gomito – Veloce, Granger.
Hermione Granger,
ancora stordita per la sua azione così coraggiosa, non comprese la situazione
finché non arrivarono nella camera loro assegnata.
Draco Malfoy si chiuse la
porta alle spalle e sbuffò, mormorò qualcosa e si buttò sul letto.
-
Ok – bofonchiò Hermione – Se usciamo tra tipo
mezz’ora nessuno si accorgerà di niente. Ginny mi
coprirà, tu fai come meglio credi.
Lui
la guardò con un sopraciglio inarcato.
-
Insomma, l’ho fatto solo per fermare quella rissa, mi pare ovvio. Ginny ha avuto una buona idea.
Draco si sforzò per non scoppiarle a ridere in
faccia.
-
Malfoy, hai le convulsioni? – domandò infastidita.
L’uomo
si alzò dal letto con uno scatto e si avvicinò a lei. Le posò una mano sul
fianco e l’altra dietro la testa, intrecciando le dita fra i capelli crespi.
-
C-Cosa stai facendo?! – sorpresa da quel gesto, cercò di allontanarsi, ma senza
risultati.
-
Quello per cui sono venuto a quest’asta.
E
posò le labbra su quelle di lei.
§
Ok, uhm, credo sia veramente la cosa più idiota che
potessi scrivere. E la colpa è tutta di Carlotta! Tsk.
Scherzi a parte, questa stupidaggine è nata da un
commento su Facebook e il mio cervello ci ha lavorato
sopra, ovviamente.
Un grazie super speciale va alla mia beta Santa-subito-Venenum
(Ti voglio Pene, davvero, non uccidermi… mai!).
Ringrazio le Blue Ladies, la colpa è anche un po’ loro, perciò, dopo che
andrete a cercare Carlotta, ricordatevi che ci sono sue seguaci in giro!
E, Anpuccia, tesoro,
adesso capirai perché non te l’ho fatta leggere prima.
Bye.