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Autore: ___Luthien    12/01/2012    3 recensioni
"Mi si avvicinò tutto d’un tratto, e quando fummo così vicini da poter toccare i nostri rispettivi nasi, disse: "Ho ucciso mia sorella."
Poi si allontanò e ricominciò a ridere. "
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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<<Allora ci siamo capite? La sveglia va messa alle 6 in punto, alle 6.30 bisogna essere pronti per la corsa mattutina. Alle 7 sei libera di andare a farti una doccia e alle 7 e mezza devi essere nel salone blu per la colazione. Avrai esattamente 15 minuti di tempo per mangiare, in quanto le lezioni iniziano alle 8. Qui non accettiamo ritardi, sia chiaro. Ogni sua dimenticanza verrà seriamente punita>>  mi dice la Signora Kraford squadrandomi dal alto al basso. << Il pranzo verrà servito alle 13.30. Avrà a sua disposizione esattamente un’ora. Alle 15.00 deve svolgere le sue mansioni: dovrà pulire, rassettare, spazzare,lavare e aiutare in qualsiasi altra richiesta le venga fatta. Dalle 17.00 in poi è libera, può andare in stanza a studiare o svolgere qualche attività di gruppo. E severamente vietato uscire dai cancelli e togliere il proprio braccialetto di riconoscimento. Alle 21.00 bisogna essere in stanza, anche in questo caso non sono ammesse scuse. Alle 21.30 bisogna spegnere le luci. Solo il sabato è concesso di rientrare nelle stanze alle 23.00 e allo scoccare della mezzanotte saranno spente tutte le luci. Allora signorina Fujioka le è tutto chiaro? >>

<<Tutto chiaro>>  -Non potrebbe essere diversamente. Ho capito. Questo posto fa schifo.-

<<Perfetto! Ora venga con me le assegneremo una stanza>>  Mi condusse lungo uno stretto corridoio, illuminato da poche lampade a neon. Con l’enorme borsone a tracolla che mi portavo dietro, mi era difficile mantenere il suo passo, ma cercai di sforzarmi. Le mura erano di un grigio scuro e le porte quasi non si distinguevano. Iniziai a rallentare, ma la Signora Kraford non sembrava farci caso.  Stringevo a me il mio borsone, quel corridoio spoglio mi spaventava. Quando tornai a guardare di fronte, non c’era più nessuno.

<<Signora Kraford?>> Dissi con un filo di voce che echeggiò lungo tutto il corridoio. Continuavo a camminare, il mio passo si era fatto più svelto e la mia paura più elevata. Dopo pochi minuti arrivai ad un bivio.

<<Signor..>>  Guardai il primo corridoio. Notai che era molto breve e che alla fine vi era una porta molto piccola e angusta, chiusa accuratamente da un enorme lucchetto.


[…]


<<Cosa?!?!?! Com’è possibile che l’unica stanza rimasta sia quella??!>> Una voce mi riportò alla realtà. Dovevo trovare qualcuno. Imboccai il secondo corridoio e poco dopo uscii in una grande stanza illuminata.

<< Eccola finalmente!>> Mi disse la Signora Kraford venendomi incontro. <<Che fine aveva fatto?>>

<<Mi scusi, mi ero fermata un secondo…>> -Che fine avevo fatto? Mi ha lasciata in dietro senza mai voltarsi!-

<<Signora, non siamo riusciti a risolvere il problema. Purtroppo ultimamente siamo stati ondati di ragazzi, l’unica stanza libera è la 103>> disse con voce preoccupata una donna sulla quarantina; supposi fosse la segretaria… Possedeva un aspetto assai buffo. Aveva una corporatura minuta, ma in “compenso” aveva due enormi occhiali a fondo di bottiglia, che stonavano completamente con il suo viso.

<<Fujioka Lydia!>>
Scossi la testa, e guardai la Signora Kraford, intenta a richiamarmi alla realtà.

<<Abbiamo avuto dei problemi, purtroppo l’unica stanza libera è per metà occupata da un ragazzo. Non abbiamo altre sistemazioni quindi mi dispiace dirle che finché non si libererà un'altra camera femminile, dovrà convivere con un ragazzo. Questo  potrebbe crearle dei problemi?>> Mi domandò seria.

<<No. Va bene.>>

Attraversammo un'altra stanza e un corridoio, questa volta molto più bello. Alle pareti vi erano appese molte cornici e i colori erano molto vivaci.  Un leggero, sottile, impercettibile sorriso spuntò sulle mie labbra. Ogni porta era decorata dai ragazzi che convivevano nella stanza, e le scritte e i disegni mi trasmessero calore. Impiegammo dei minuti per arrivare al terzo piano, in quanto non vi erano ascensori. Alla fine di un lungo corridoio sulla destra notai una stanza. Era di colore nero, senza disegni, senza scritte. Era assolutamente nera. Rabbrividì al pensiero dei coinquilini che la occupavano, chissà che ragazzi erano. Continuai a camminare continuando a guardare quella porta, ma andai a sbattere contro la segretaria.

<<Mi scusi.>>

<<Tranquilla Tesoro… Puoi fermarti questa è la tua stanza>> disse gentilmente

Mi girai lentamente, molto lentamente. Davanti a me si presentò una grande porta. Una porta assolutamente nera.
Quella, era la camera 103.
Deglutii e aprii piano la porta. All’interno vi erano due letti. Uno era vicino alla finestra coperta da una tenda blu notte. L’altro era al suo opposto. Vi erano inoltre due scrivanie, un tappeto è un grande armadio a tre ande. Tutto era molto spoglio, solo una cornice adornava una scrivania. La presi tra le mani; vi era ritratta l’immagine di una bambina tra i 5 e i 6 anni, sorridente e con grandi occhi celesti. La riposai cautamente e andai a posare il mio enorme borsone sul letto adiacente alla finestra.

CLICK.

 Mi girai di scatto, la Signora Kraford e la buffa donna avevano chiuso la porta. -Potevano salutare - pensai.

Spostai la tenda e con stupore mi accorsi che alla finestra ci fossero delle sbarre. Rimasi a guardarle, e per un momento mi sentii in gabbia. Scossi la testa.   -Non devo pensare in negativo.-                                                              

Iniziai a disfare i bagagli ed a ordinarli negli spazi vuoti del armadio…    -I ragazzi saranno a lezione, sono appena le 9 e mezza.-                                                                                                                                                                      

Mi sdrai sul letto e senza accorgermene chiusi gli occhi.
 
<<Sveglia. Hei tu! Ragazza dai capelli color ruggine. Sveglia!>>

Riaprii leggermente gli occhi, a due passi dal mio viso vi era un ragazzo. Era completamente disteso su di me e con le sue braccia mi scuoteva per le spalle. Urlai per lo spavento e senza farlo apposta lo spinsi via. Cadde dal letto, sbattendo chiassosamente il sedere per terra.

<<Chi, chi sei tu?>> chiesi sorpresa

<<Dovrei chiedertelo io. Questa è la mia stanza>>

<<Ti sbagli, ora è…>> feci una pausa.. <<.. la nostra stanza>>  
Mi guardò con occhi perplessi, così decisi di spiegargli tutto.

<< … e così la Signora Kraford non riuscendo a trovarmi una coinquilina femmina, mi ha messo con te..>>  Iniziai a guardarlo. Era un ragazzo normale, aveva dei bei lineamenti e i suoi occhi erano chiari e limpidi come il cielo d’estate. I suoi capelli neri come la notte gli ricadevano perfettamente sul viso. Quando si alzò dal pavimento, notai inoltre che era incredibilmente alto.

<<Sapevi che ero io il tuo coinquilino?>> mi chiese con quella sua voce sexy… No. Volevo dire, profonda… VOCE PROFONDA.
<<Mmm no. A dire il vero non so nemmeno il tuo nome.>>

<<Edward.>>

<<Edward…?>>

<<Edward è basta.>>

Si diresse verso l’altro letto e ci si coricò sopra.. Dopo alcuni attimi di silenzio...

<<Tu invece come ti chiami?>> mi domandò senza neanche guardarmi.

<<Lydia… Lydia Fujioka.>>

<< E come mai sei qui, Lydia?>>

Non risposi.

Si alzò dal letto e iniziò a fissarmi.

Iniziò a ridere.
<< Tu Lydia, sai perché sono qui?>>

Scossi la testa.

<<Lo vuoi sapere?>> mi chiese con un tono di voce sempre sicuro.

<<Non lo so, se.. se vuoi dirmelo.. Io..>>

<<Oh, Lydia Lydia, devi essere più decisa e sincera.. Ti rifarò la domanda. Vuoi sapere perché sono in questo posto Lydia?>>

Lo guardai <<Si.>> fù la mia risposta.

Ricominciò a ridere.

<<È la scelta sbagliata mia cara Lydia.>>

Mi si avvicinò tutto d’un tratto, e quando fummo così vicini da poter toccare i nostri rispettivi nasi, disse: <<Ho ucciso mia sorella>>
Poi si allontanò e ricominciò a ridere.
Rimasi impietrita, dei brividi mi scorsero lungo tutto il corpo, e le mie mani tremavano.
 

Questo era quello che conteneva la numero 103.     
   
 
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