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Autore: Eralery    12/01/2012    11 recensioni
Sirius/Mary. | Introspettivo, Malinconico, Romantico. | Raccolta, Flash Fiction.
Tra pacchetti di sigarette e vestiti che sanno ancora di vita – spacchi di quotidianità che riaffiorano. Un susseguirsi di attimi vissuti assieme, di parole sussurrate all’altro, di sfide che facevano parte di loro. Cinquanta attimi per lei, Mary.
Cinquanta attimi per lui, Sirius.
Cinquanta attimi per loro e per un amore che li ha fatti salire in alto assieme e che li ha fatti crollare da soli.
Cinquanta attimi per due anime spezzate.
“Prova a ragionar sull’amore e perderai la ragione”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mary MacDonald, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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fifty
Autrice: Eralery.
Titolo: Fifty steps of a Love.
Personaggi: Sirius Black/Mary MacDonald.
Avvertimenti: Raccolta, Flash!, Drabble.
Genere: Introspettivo, Romantico, Malinconico, e forse un po' Drammatico.
Note: mmh. Alcuni pezzi potrebbero non avere senso, per voi, ma spero ce l'abbiamo più o meno tutte. Il banner è stato realizzato da Lights.




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Fifty steps of a Love.

Venuto dal sole o da spiagge gelate
venuto in novembre o col vento d'estate
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.

(Fabrizio De André - Amore Che Vieni, Amore Che Vai1)

#25: Quitting – Smettere di fumare.
Un pacchetto di sigarette mezzo vuoto giace per terra, ai piedi di uno dei due comodini gemelli. Sirius è in piedi, appoggiato allo stipite della porta, lo sguardo perso nei meandri dell’armadio che è stato volontariamente lasciato aperto. Un profumo buono – un profumo conosciuto, amato – esce da quel nascondiglio e si espande per la stanza. Gli è sempre piaciuta quella dolce fragranza che ricorda vagamente il melone, ma solo ora riesce a capire quanto sia – fosse – unica. È un qualcosa di palpabile e non palpabile al tempo stesso, la presenza di Mary.
Quel profumo è per Sirius come un allucinogeno – è come se lei fosse ancora lì, con lui.
Un pacchetto di sigarette mezzo vuoto giace per terra, ma Sirius ha smesso di fumare qualche giorno fa. La voglia di averla accanto a sé è più forte di qualunque sigaretta; dormire con un suo vestito premuto contro il naso è un bisogno primario che non riesce a sopprimere. Sirius ha smesso di fumare ed ha sostituito quel vizio con un altro, e pensa che quest’ultimo lo porterà presto al limite, ma finché la sente lì, tutto andrà bene.

#31: Smirk – Sorrisetto.

La lezione di Storia della Magia è iniziata da circa un’ora e gli studenti del quarto anno che la seguono sono già stati sfiancati dalle barbose nozioni storie che il professor Ruf sta loro impartendo.
Ad un certo punto, dal fondo dell’aula, si sente il tonfo tipico di qualcosa che sbatte a terra, seguito da un’imprecazione colorita. Sirius si è alzato in piedi, senza neanche accorgersene, come se il banco l’avesse scottato, con gli occhi ancora assonnati per via del sonno in cui era immerso fino a pochi istanti fa. I compagni trattengono forzatamente le risate, ripensando al «Morgana troia!» del ragazzo dai capelli neri.
Il fantasma lo guarda per qualche secondo, prima di ordinargli lentamente di uscire dall’aula.
Sirius obbedisce, le guance leggermente rosse, mentre James fa finta che gli sia caduta una matita per non farsi veder ridere dal professore.
Passando, Sirius quasi non si accorge del sorrisetto – molto simile ai suoi quando capita qualcosa di brutto ai Serpeverde – dipinto sul volto di una delle sue compagne di Casa, Mary MacDonald. Ma dopotutto le ragazze sono noiose, perché calcolarle più di tanto? Sono decisamente meglio le uscite con gli amici.


#8: Whiskey and Rum – Whiskey e Rum.
A volte si divertono a vedere chi perde la lucidità per primo, e a quel punto si stappano le bottiglie di Whiskey Incendiario o di Rum e si riempiono i bicchieri di vetro, facendoli poi incontrare in un tintinnio che sa di loro poco prima di iniziare.
Anche ora, mentre Sirius versa un po’ più di alcol nel bicchiere di Mary, che è già leggermente brilla ma qualcosa ancora riesce a capirla.

«Cosa stai facendo, Black? Non si bara!» lo sgrida, scoppiando a ridere sonoramente e colpendogli la spalla con un pugno non molto forte.
Il ragazzo si corruccia e la guarda con un cipiglio frustato. «Ma io non sto barando affatto! E ora bevi il tuo Whiskey, su, almeno prova a battermi».

«Ah, la metti così, eh? Staremo a vedere!» esclama, portandosi il bicchiere alle labbra e trattenendosi dal ridere nuovamente; Sirius la imita, nascondendo il sorriso affettuoso che gli si è dipinto sulle labbra sottili.
E adesso è rimasto solo poco liquido all’interno della bottiglia e Mary ha la testa appoggiata al tavolo, i capelli castani che le coprono parzialmente il volto sorridente.

«Ho vinto io» si vanta Sirius, avvicinandosi alla ragazza e passandole un braccio attorno alle spalle ed uno sotto le ginocchia per non rischiare che cada nel – vano – tentativo di alzarsi.
Lei sembra contrariata e ribatte: «Non è vero!».
Scoppiano a ridere entrambi, insieme, mentre Sirius la prende in braccio e si incammina verso la loro camera da letto. E la battaglia ricomincia, ma non è come quella di prima.

#5: Worry – Preoccuparsi.
«C’è stato un attacco ai danni degli Auror di pattuglia! Su, Lyton, MacDonald, Bones, sbrigatevi: è urgente!» grida il Capo Reparto, mentre due barelle fluttuano nel corridoio del quarto piano del San Mungo.
Nella mente di Mary riaffiorano le parole che quella mattina sono scivolate via dalle labbra di Sirius: «Oggi sono di pattuglia» e il suo cuore sembra perdere un battito.
Incerta, muove un passo dopo l’altro, velocizzandosi poco alla volta e finendo con il correre dietro alle barelle. Si ferma assieme ad esse e finalmente riesce a vedere i volti dei due Auror e no, nessuno dei due assomiglia anche solo vagamente a Sirius.

«Non avrai pensato che fossi io uno dei feriti, vero? Sono invincibile, dovresti saperlo» ridacchia una voce che conosce bene. Lei si volta così velocemente che Sirius quasi non se ne accorge. O almeno non se ne accorge finché non si ritrova il collo stretto dalle braccia della ragazza.

#11: Birthday – Compleanno.
È seduta in Sala Comune assieme a Lily, studiando per la lezione di Incantesimi del giorno dopo, quando alle loro orecchie giunge un urlo rabbioso e al contempo spaventato, proveniente dal dormitorio maschile. Le due amiche si scambiano uno sguardo dubbioso e rimangono in silenzio per qualche secondo; poi Lily si alza e si avvicina alla porta della scala chiocciola, aprendola cautamente.
Mary la segue, salgono le scale con passo felpato e, arrivate davanti alla camera del sesto anno, sentono un altro urlo. Appurano che i rumori arrivano dalla stanza dei Malandrini e, incuriosite, camminano fin lì; aprono la porta e si bloccano sulla soglia vedendo Sirius, che ha una faccia da assatanato, seduto sul proprio letto e James che tiene in braccio un gatto e guarda l’amico ridendo sguaiatamente.

«Voi due! Evans, portatelo via, non voglio più vedere né lui, né quel dannatissimo gatto!» grida Sirius, in preda all’isteria,mentre Mary inizia a ridacchiare e Lily si avvicina a James e al gatto.
«Ma dai, che esagerato: è solo un gatto!» ribatte James, senza smettere di ridere. «Anzi, dovresti ringraziarmi per il bel regalo di compleanno!».
«Sai dove te lo metto il regalo di compleanno?» ringhia Padfoot, assottigliando gli occhi.
«Tenete quel gatto, ragazzi, magari è la volta buona che ci liberiamo di Sirius» sogghigna Mary ed il viso del giovane Black si trasforma in una smorfia sbalordita.
«Tu! Traditrice!» ulula quasi, saltando giù dal letto con un balzo e correndo verso di lei. Avvolge il corpo esile della ragazza con un braccio e con la mano libera le scompiglia i capelli, facendola ridere.

#10: Weddings - Matrimoni.
Sirius si chiede il perché di tutti questi matrimoni appena usciti da Hogwarts; gli altri dicono che lo fanno perché c’è la guerra, ma lui non vuole sposarsi proprio per questo motivo. E allora, chi è che ha ragione?, chi è che ha davvero capito come vanno le cose?
Ne ha parlato qualche giorno prima con James, e quando quest’ultimo gli ha chiesto perché non avesse ancora chiesto a Mary di sposarlo, Sirius aveva risposto di non volerla rendere vedova così presto.

«Hai mai pensato che lei possa preferire perderti dopo averti sposato, anziché perderti con il rimorso di non esserci mai riuscita?» ha ribattuto James, passandosi una mano sul volto pallido.
Nessuno deve sapere che quella semplice frase è riuscita a farlo pensare, a fargli pensare davvero  a quell’opzione che, effettivamente, lui e Mary possono scegliere.
Ma è troppo tardi, perché nemmeno un mese dopo Mary gli verrà portata via e a lui rimarrà solo il ricordo di lei ed il rimpianto per non averle mai detto che lui l’avrebbe sposata subito, su due piedi.

#34: Serenade – Serenata.
Le dita pizzicano le corde della chitarra e note, che insieme non formano alcun suono melodico, rompono il silenzio concentrato del giardino.
Qualche mese fa, Sirius, frugando nel ciarpame della soffitta della casa che ha ereditato dallo zio Alphard, ha trovato una chitarra un po’ vecchia. Si è fatto spiegare da Peter come risistemare quelle corde, che, a causa del tempo che era stata lasciata a marcire in soffitta, si erano rovinate, e come tenerla tra le mani: il padre di Peter, da giovane, era stato un componente di un piccolo gruppo di quartiere, e quando Wormtail aveva compiuto cinque anni aveva preso ad impartirgli lezioni musicali basilari.
E nei momenti in cui non ha nient’altro da fare o vuole nascondersi per un po’ dal peso della realtà, Sirius va in giardino con la chitarra dello zio e prende a intonare qualche melodia inventata sul momento, più per riempirsi la testa di note che di urli e grida disperate.
Muove le dita rapidamente, e finalmente riesce a creare una sequenza decente. Ci riprova e ci riesce nuovamente.
Sorride: non appena Mary tornerà, quella sera, le farà sentire i suoi progressi e gioirà del suo dolce sorriso, quando le dirà che l’ha composta pensando anche a lei.


#7: Waste – Spreco.

Aspetta che Sirius si alzi e vada di là, per alzarsi anche lei, e di sentire il rumore della porta del bagno che si chiude e si guarda attorno, circospetta. Poi afferra il proprio piatto, contenente una poltiglia non meglio identificabile che Sirius ha voluto cucinare a tutti i costi per festeggiare un successo della squadra degli Auror.
Sente il rumore dello scarico del water e apre velocemente l’anta sotto al lavandino, che nasconde alla vista degli altri il secchio dell’immondizia. Prende un mestolo a caso ed inizia a gettare quella roba dentro al cassonetto.

«Cosa stai facendo?» chiede Sirius, comparso sulla soglia della cucina. La guarda con un sopracciglio inarcato e le braccia incrociate.
«Ah. Ehm» inizia la ragazza, tossicchiando ed alzandosi in piedi, nascondendo il piatto ormai vuoto dietro la schiena, «Stavo… stavo cercando un detersivo».
Se possibile, il sopracciglio del ragazzo schizza ancora più verso l’alto. «Ah, ma davvero? Dammi le mani, Mary, tesoro» la invita con voce affabile.
Lei scuote la testa, frustando l’aria con la coda di cavallo. «No».

«Mary».
«Pf». Gli tende una mano e Sirius la stringe con la propria; poi la guarda come a dire: e l’altra? Mary fa finta di non notarlo ed inizia a fischiettare sommessamente, guardandosi attorno con aria innocente.
Sirius approfitta di ciò e le afferra l’altro braccio, obbligandola a fargli vedere il piatto. Nasconde un ghigno e scuote la testa.

«Non devi sprecare così il cibo».
«Ma questo non è cib— Aehm. Volevo dire… be’, ecco, l’ho già finito, non l’ho mica sprecato! Era così buono» tenta, ridacchiando mentre il sangue le sale alle guance.
Sirius annuisce e si allontana da lei. «Be’, se è così» apre il forno e ne tira fuori una teglia piena della cosa misteriosa che prima abitava anche il piatto di Mary, che sbianca, «Mangiane un altro po’!».
Mary ringhia, ma annuisce forzatamente e si risiede a tavola. Guarda male la sottospecie di cibo che Sirius le rifila e pensa che il vero spreco sia mettere del cibo da cuocere in mano a Sirius.

#17: Belief – Fede.
«Manca ancora tanto?» domanda Sirius e Mary alza gli occhi al cielo, stizzita, e gli schiaffa una mano sulla bocca, così da bloccare il fiume di parole che premono per uscirvi.
Il prete, dietro all’altare della chiesa, alza un calice al cielo e poi ne beve; Sirius inclina la testa di lato, annoiato e in fondo un po’ divertito dal comportamento tipico che Mary adotta quando qualcosa le dà fastidio, e guarda il prete con aria assorta.
Mary è sempre stata una ragazza religiosa, l’aveva imparato a scuola, quando una volta che l’aveva sentito sparare un’imprecazione piuttosto colorita gli aveva scagliato contro uno dei tanti Stupeficium – anche se poi, dopo un po’, anche lei ci aveva fatto l’abitudine. Un’altra cosa che gli ricordava sempre la sua fede, era la collanina dorata che finiva con un ciondolo ovale – sempre dorato – dove alloggiava un’immagine intarsiata nel metallo. O ancora le varie volte in cui l’aveva sentita chiedere a qualcuno, lassù, che gli ha insegnato chiamarsi ‘Dio’, di aiutare lei e le altre persone che le stanno a cuore. A lui in fondo piace lo stesso, forse anche perché dopotutto si diverte a vederla cercare di mantenere la calma quando impreca.
Poi si guarda attorno: la chiesa dove Mary l’ha portato è piccola, ma piena di corone floreali e un organo che di tanto in tanto intona una canzone che a Sirius sembra vagamente lugubre; le finestre sono ampie, ma non vi entra molta luce poiché il cielo quel giorno è coperto da grosse nuvole di panna ingrigita.
Si gira verso Mary e la vede alzarsi piano, facendo il segno della croce; lei si volta verso di lui e gli sorride: a Sirius basta quel sorriso per illuminargli la domenica.

#20: Bane – Rovina.
Ci sono dei momenti in cui anche loro due riescono ad esser seri, per quanto strano possa sembrare.
Come in quel momento, sul tappeto del soggiorno davanti al fuoco, mentre guardano alla tv – Mary l’ha voluta in casa a tutti i costi – un film romantico, troppo romantico per loro, che, infatti, lo guardano solo per riderci sopra.

«Silente dice sempre che l’amore ci salverà» dice ad un certo punto Sirius, meditabondo. «Mentre questi film, nonostante ti dicano che l’amore è quel che c’è di più bello al mondo, ti fanno capire solo che può facilmente portarti alla rovina più totale. Ci hai mai pensato?».
Mary si corruccia e picchietta un dito sul pavimento, perplessa.
«Effettivamente hai ragione. Ma sinceramente, io mi fido più di Silente che di tipi come questi due,» ed indicò la televisione, «che non fanno altro che lamentarsi di tutto e cercare un posto dove appartarsi».
«Guarda che lo facevi anche tu, ad Hogwarts. Anzi, sono più le volte in cui tu ti sei voluta appartare con il sottoscritto, cara» la prende in giro, dimenticandosi rapidamente del discorso semi-serio appena accennato di poco prima.
«Mh. Non mi pare ti desse fastidio» borbottò allora lei, ghignando. «Anche perché le reazioni del tuo corpo dicevano tutt’altro. Ma questo era ovvio, dopotutto io sono io».
«E poi James dice che sono io il maniaco, tra noi due! Sarai la mia rovina, questo è ovvio».
E mentre le passa un braccio attorno alle spalle per tornare a ridere del film e prendersi in giro, Sirius non può sapere quanto sia vera la sua ultima affermazione.


#30: Just – Semplicemente.
A Sirius piace avere la pelle di Mary a contatto con la propria, lo fa sentire bene; lo sfregare dei loro corpi è qualcosa di dolce, di tenero: qualcosa che appartiene solo a loro e che loro soltanto possono comprendere appieno.
A Sirius piace lasciare dei baci sulla pelle di Mary; anche quando fanno il bagno assieme si diverte a baciarle la pelle umida e profumata di pulito, magari soffiandovi contro per farle un po’ di solletico – così, solo per sentire la gabbia toracica di lei vibrare contro la sua.
A Sirius piace avere Mary vicino: avere i suoi capelli che gli solleticano il viso quando dorme accovacciata contro il suo petto; avere le sue dita strette attorno alle proprie ciocche scure; avere le labbra di lei premute sulle proprie quando fanno l’amore, stretti l’uno all’altra, e cercano di far capire al compagno tutto quel che provano.
A Sirius piace pensare di esserci riuscito.
A Sirius piace vedere gli occhi di Mary allegri e spensierati – finalmente, dopo quel che le è successo. A Sirius piace come arriccia le labbra quando litiga con qualcuno – anche contro di lui: a volte infatti lo fa a posta – e difende le sue opinioni. A Sirius piace vederla sorridere davvero, anche con gli occhi.
A Sirius piace Mary, semplicemente.

#2: Waltz – Valzer.
Mary stringe le dita attorno al bicchiere con forza sempre crescente e gli occhi ridotti a due fessure azzurre; ha le iridi color del cielo puntate su Sirius e Marlene McKinnon, che ballano un lento valzer ai bordi della pista da ballo che è stata fatta comparire nel giardino di casa Potter per festeggiare al meglio i neosposi e il loro matrimonio.
Un ragazzo dai capelli rossi si avvicina a lei, con un sorrisino stampato sulle labbra carnose, e le chiede: «Dai, è solo un valzer».
Mary sposta finalmente lo sguardo via dai due e si gira verso Fabian, un po’ più calma ma anche più irritata a causa di quel sorriso che assomiglia più ad un ghigno.

«A te non dà fastidio?» replica, cercando di nascondere la curiosità. «Che Marlene balli con Sirius, intendo. Lo sai che a lui piaceva, al vostro ultimo anno».
Fabian scoppia a ridere sonoramente e le posa una mano sulla spalla coperta dal vestito a mezze maniche che indossa la ragazza. «Ma dai! Sono passati più di tre anni, non puoi pensarlo davvero!».
Lei stringe le labbra e solleva maggiormente il mento verso l’alto, osservando le stelle, ma lanciando di tanto in tanto occhiate verso il ragazzo e verso Sirius e l’altra. Poi sente due dita stringersi attorno al suo polso e si gira verso Fabian, perplessa. Il ragazzo, in cambio, le sorride ancora e dice:

«Vieni. Dopotutto anche Sirius è un tipo geloso, no? Bene: ripagalo con la stessa moneta. Che ne dici?».
Le labbra di Mary si distendono in un ghigno appena accennato e, dopo un attimo di incertezza, annuisce e si lascia condurre in pista, non troppo vicini a Sirius e Marlene.
Fabian è un amico, dopotutto, perciò non dice niente quando lui le poggia le mani sui fianchi – non troppo giù, né troppo in alto – e inizia ad ondeggiare sul posto, trascinandola con sé. Non sono una gran coppia di ballerini, ma dopotutto anche lei fa abbastanza pena, perciò va tutto bene.
Posa gli occhi azzurri su Sirius, e ne incrocia lo sguardo. Ghigna nello scorgere gelosia malcelata in quelle iride grigie e pensa: Uno a zero per Mary.

#37: Soliloquy – Soliloquio.
Mary ha quasi sedici anni ed indossa una gonna solo perché la McGranitt è del parere che dei pantaloni non siano il vestiario adatto ad una ragazza. Alle partite di Quidditch sbraita praticamente sempre ai giocatori e improvvisando un balletto a caso ad ogni vittoria del Grifondoro, coinvolgendo di malavoglia anche l’amica, Lily. Non cerca che un pretesto per attaccare briga con qualcuno, per dare il via ad una rissa – e quella ragazza, alla babbana, mena da far paura – o, più semplicemente, per far casino. Mary raccoglie sempre i capelli in una coda e sorride sempre, anche se spesso quel suo sorriso si trasforma in uno dei ghigni più spaventosi che Sirius abbia mai visto sul viso di una ragazza.
James trova che Mary sia un’ottima amica, ma niente di più; Sirius, invece, pensa che forse potrebbe essere lei la ragazza con cui non si troverebbe costantemente a disagio.
Poi James, Remus e Peter lo richiamano e lui distoglie lo sguardo dalla ragazza, dimenticandosene poco dopo, perché dopotutto quel soliloquio non ha praticamente nemmeno un senso – secondo un ragazzino di quasi sedici anni. 


#33: Stupidity - Stupidità.

Lo schiaffo arriva improvviso, doloroso, e il bruciore alla guancia non è per nulla paragonabile a quello che avverte al petto; ha il viso girato di lato, Sirius, spostato a causa di quel colpo che non ha visto arrivare. Si rigira lentamente, gli occhi sgranati, e quasi trema quando vede le lacrime affacciarsi agli occhi di Mary, minacciando di scenderle lungo le gote già rosse.

«Sei un cretino» sibila la ragazza, dandogli un ulteriore smacco morale.
Era tornato a casa un po’ prima, quel giorno, e l’aveva trovata sul divano a guardare il fuoco; le si era avvicinato e le aveva posato un bacio sulla guancia destra, quando lei si era girata verso di lui e gli aveva detto che suo fratello Regulus era venuto a ‘fare una visita’. Sirius non sa se quel che aveva provato in quel momento fosse delusione o rabbia – forse entrambe. Ma Regulus non era venuto per fare del male, solo per parlare con quel fratello che in realtà non poteva più nemmeno considerare tale; aveva parlato con Mary, le aveva chiesto di chiamare Sirius, ma lei non aveva potuto fare niente. E alla fine del suo discorso, dopo il suo “Devi sentire come sta tuo fratello, cosa voleva”, Sirius aveva risposto dicendo che Regulus non era più suo fratello.
Aveva toccato un tasto dolente, ma se n’era accorto troppo tardi.

«Tu… Tu» riprese Mary, con il respiro affannoso, «tu non sai cosa voglia dire perdere davvero la propria famiglia. La tua è ancora viva, anche se tu non la consideri più. Non è tuo fratello, eh? E allora cos’è? Cos’è, Sirius?». Il ragazzo non china il capo, ma regge il suo sguardo furente, mentre sente qualcosa che, dentro di lui, va spezzandosi. «Devi smetterla di fare il bambino, cazzo! Non hai più tredici anni e quello è tuo fratello! E tu sei un bambino, Sirius, perché se sapessi cosa vuol dire ‘non avere più» - la ragazza calca su quel ‘più’ - «un fratello non parleresti così!».
Così dicendo, scappa su per le scale, i capelli castani che assecondano i suoi movimenti affrettati. Sirius si passa una mano sul volto e rimane in silenzio, in quella stanza, con l’eco delle parole della sua ragazza che gli rimbombano nelle orecchie. Perché aveva detto una cosa del genere? La famiglia di Mary era stata sterminata in un attacco e lui lo sa. Ed è riuscito a farle del male – a deluderla – premendo su quel tasto.
Si maledice e sale lentamente le scale; arrivato davanti alla loro stanza, apre la porta stando bene attento a non fare rumore ed entra: Mary è sdraiata su un fianco e le spalle si alzano e si abbassavano rapidamente. Lui si avvicina e si sdraia accanto a lei; Mary si oppone, ma alla fine Sirius riesce comunque ad afferrarle la mano e a stringerla a sé.
Mentre Morfeo la chiama, sussurra: «Sei un cretino, Sirius».
Sirius pensa che la sua voce sia bella anche in quel momento, mentre lo insulta, rotta dal pianto.

#39: Share – Condividere.
Alcune cose non si dicono, si nascondono e basta. Lo si può fare per tanti motivi: perché ci si vergogna di ciò, perché si ha paura delle conseguenze, o più semplicemente perché non si vuole e basta.
Ci sono altre cose che tu non puoi dire, nemmeno se lo vuoi con tutto te stesso. Magari sei obbligato a tenertelo per te, sebbene tu sia consapevole che, così facendo, ferisci le persone che ti sono accanto. Ma quando la ‘cosa che non puoi dire’ riguarda uno dei primi che ti ha accettato per quel che sei, che ti tratta come un fratello, sarebbe davvero ignobile andarlo a dire in giro.
Sei, come si suol dire, tra l’incudine ed il martello.
Mary è preoccupata, Sirius lo vede ogni volta quando, le notti con la luna piena, si siede in Sala Comune e attende assieme a Lily il loro ritorno dalla Stamberga. Nessuna delle due sa niente, ma nei loro occhi si può vedere chiaramente il nervosismo sfumare in una delusione – delusione perché pensando di non essere abbastanza per sapere cosa succede. E sia Sirius che James vorrebbero urlar loro che, se solo potessero, direbbero tutto. Ma Remus è Remus, un Malandrino, un fratello di scelta: non si può tradire. Devono solo aspettare che Remus decida.
Ora sono in Infermeria, i raggi del sole accarezzano il volto del licantropo, che apre gli occhi. Vedendo le loro espressioni nervose e le loro continue occhiate alla grande porta, sospira e dice debolmente: «Sono ancora lì fuori, eh? Pot-potete dirglielo. Sono delle amiche, possiamo condividere con loro anche questo. Non- non se ne andranno urlando».

Mezz’ora e una dovuta spiegazione dopo, Mary e Lily stanno abbracciando dolcemente Remus, dicendogli che l’importante è come sei, non quel che sei.   

#35: Sarcasm – Sarcasmo.

«Non capisco come io abbia fatto ad ordinare pizze su pizze quando avevo un tale talento culinario in giro per casa» dice Mary, praticamente abbarbicata su Sirius, sarcastica, sfiorandogli il mento con le labbra e lanciando poi uno sguardo ai piatti quasi intatti che si trovano sul tavolino davanti a loro.
«Probabilmente da piccola ti sei bruciata la lingua e per questo sei così ignorante, in fatto di cibo».
«Quel ‘in fatto di cibo’ alla fine è per dare un doppiosenso alla frase, per caso?» indaga allora, ridendo.
«Merlino, poi James chiama me maniaco!».
«Be’, ma James non mi conosce in quel senso» sottolinea allora lei, scoppiando a ridere quando sente la presa di Sirius farsi più forte.
«E che resti così, donna» borbotta, abbassando il viso per poterle baciare dolcemente le labbra.
«Non eri tu la donna?».
«Non sei divertente, sappilo».
«Hai ragione, io sono sarcastica e tu sei un deficiente. Siamo complementari».
«Quel che hai detto non ha senso. Ma va bene lo stesso» dice Sirius, ponendo fine al discorso con un altro bacio.


#12: Blessing: Benedizione.
«Dai, Lils!» la prega Mary, congiungendo le mani sotto il mento dell’amica, il capo chino.
«Smettila» ribatte Lily, ma in realtà si sta semplicemente trattenendo dal ridere. Mary vuole una ‘bendizione’ da parte sua circa la storia di – con – Sirius, e Lily, non capendo perché, le sta facendo credere di non averne la benché minima voglia.
«Su, ma che ti costa? Un consiglio, un parere… non sto chiedendo molto, alla fine!».
Lily scoppia definitivamente a ridere e scuote la testa, facendo muovere i lunghi capelli rosso scuro. «Enne. O. No» dice, smettendo di ridere. E poi riprende, tenendosi la pancia con le mani.
Mary si corruccia ed incrocia le braccia al petto, guardandola di bieco. Poi ghigna e le si lancia contro; allunga le mani verso la vita dell’amica e inizia a farle il solletico, ridendo nel sentirla dibattersi sotto di sé.

«Così impari, Evans!».
«Basta, basta! Mi arrendo! Avete la mia benedizione, ma ora smettila, ti prego!».

#21: Quiet – Tranquilla.
Le coperte candide del letto dell’infermeria celano il suo corpo ancora acerbo, le finestre sono chiuse, non uno spiffero entra o le sferza il volto pallido e spossato, ma lei ha freddo lo stesso; come una ventata d’aria fredda che le accarezza la schiena e risale per la colonna vertebrale, facendole rizzare i corti capelli sulla nuca.
Ha i capelli raccolti in uno chignon fatto sul momento e gli occhi azzurri cerchiati da occhiaie marcate e violacee; ha l’aspetto di una persona che non dorme da giorni, e forse è proprio così.
Lily è accanto a lei e le stringe forte la mano piccola e tremante; lo sguardo della Evans è un misto di preoccupazione e dolore, ma al suo interno vi è, nascosto nel resto, anche rabbia. Sa già che Mulciber gliela pagherà cara, per quel che ha fatto all’amica. Ha anche ringraziato Potter – se stesse bene, in quel momento Mary la starebbe prendendo in giro dicendo che quella sì che era una data da segnare sul calendario -, perché è stato lui a ritrovare la sua migliore amica in biblioteca, nel Reparto Proibito, accovacciata per terra, scossa dai singulti, con gli occhi azzurri del tutto sgranati.
Nel letto davanti al loro, intanto, Remus Lupin si è appena addormentato ed i suoi amici si sorridono a vicenda; lasciano un pacchetto di Cioccorane sul comodino, salutano le altre ed escono. Poi Sirius rientra, perché ha lasciato la bacchetta sul letto di Remus, e decide di avvicinarsi al letto della compagna.

«Sta’ tranquilla, MacDonald. Quel cazzone avrà vita dura, d’ora in poi. Ah», s’interrompe, sorridendole leggermente ed affondando una mano nella tasca dei pantaloni: ne tira fuori un’altra Cioccorana e gliela mette nel palmo libero. «mangia un po’ di cioccolata. Con Remus funziona sempre».
La ragazza dai capelli scuri annuisce con aria assente, probabilmente non l’ha nemmeno ascoltato, e Lily non sa se ringraziarlo o meno; infine, sceglie che sia Mary a deciderlo, quando si sentirà meglio.

#3: Wishes – Desideri.
I fuochi d’artificio esplodono nel nero del cielo, sopra i loro sorrisi appena accennati, colorando gli occhi dei due di mille colori: giallo, verde, rosso, argento e tanti altri. È come se il cielo fosse una tavolozza di colori, come se gli occhi loro fossero le mani che tengono il pennello, come se i loro cuori fossero le tele da dipingere.
Il pollice destro di Mary accarezza dolcemente il dorso della mano sinistra di Sirius, che sorride impercettibilmente.

«Hai già espresso un desiderio?» le chiede, cercando di mostrarle tutte le sue conoscenze sulle usanze babbane. Lei scoppia a ridere e lui si corruccia. «Che c’è?».
«Il desiderio si esprime quando si vede una stella cadente, non un fuoco d’artificio» gli spiega, e lui si sente un idiota.
«Eh, vabbe’. Tu esprimilo lo stesso!» l’assilla Sirius, frustrato.
«Okay». Mary chiude gli occhi e muove le labbra, mentre parole invisibili si dissolvono nell’aria prima di arrivare alle orecchie di Sirius. Poi il viso di lei si scioglie in un sorriso, e Sirius pensa che, forse, è quella la stella cadente che attendeva di vedere.
«Che hai chiesto?» domanda, curioso.
«Non posso dirtelo, ma non è niente di che. Tutto quel che voglio ce l’ho già, alla fine» sussurra appena.
Sirius annuisce, ma lui ancora non ha tutto: dov’è la certezza che niente cambierà? Spera che il suo desiderio si avveri e cinge con un braccio le spalle esili di Mary mentre, davanti ai loro occhi, esplode l’ultimo fuoco d’artificio.

#18: Balloon – Palloncino.
Le dita di Mary sono intrecciate al filo candido di un palloncino azzurro; ha il sorriso sulle labbra e gli occhi troppo allegri per una ragazza così coinvolta nella guerra. E lei lo sa, ma continua a sorridere anche solo per contagiare gli altri, non solo per sé.

«Ti piace?».
Sirius sposta lo sguardo dalla vetrina che stava osservando e si gira verso di lei. Inarca le sopracciglia, divertito, e le chiede: «Cosa stai facendo con quel coso?».

«Pensavo» risponde, vaga.
«A quello?». Se possibile, le sopracciglia di Sirius scattano ancora di più verso l’alto; pensa che tra poco scoppierà a ridere sguaiatamente, ma per ora cerca di resistere, perché le botte di Mary fanno male – diamine, ricorda ancora il livido che gli aveva lasciato dopo avergli tirato un pugno al quarto anno!
Mary scuote la testa, continuando a sorridere. «Nah. Al fatto che, però, assomigliamo a dei palloncini. Ci hai mai pensato?».

«Sinceramente? Mai».
«Tsk. Questo perché sei un idiota» lo sfotte, riprendendo subito dopo: «Ma vedi, noi siamo simili ai palloncini più di quanto crediamo, soprattutto in questo periodo. Loro vengono gonfiati, noi nasciamo; loro vengono legati ad un filo, così da poter decidere le loro mosse, e noi veniamo educati e cresciuti dai nostri genitori secondo le loro convinzioni. E poi puff!, basta un nonnulla per farli scoppiare, così come bastano due semplici parole per togliere a noi la vita». La cosa più disarmante di quel discorso è il sorriso che ancora persiste sulle labbra della ragazza; Sirius è agghiacciato dalla piega che ha preso la conversazione, da come la sua ragazza riesca a collegare cose dolci come un palloncino ad altre macabre come la guerra.
«Tu non stai bene» sentenzia infine, fingendo che ciò che Mary ha detto non l’abbia toccato minimamente.
E lei sembra non curarsene ed annuisce di buon grado, afferrandogli la mano e intrecciando le dita con le proprie. Sirius sa che se Mary continuerà a stringergli la mano a quel modo, non scoppierà.

#26: Jump – Saltare.
Stare con Sirius è come un salto nel vuoto e Mary lo sa bene. E’ un Auror, fa parte dell’Ordine della Fenice ed è un traditore del suo sangue; lui è tutto, ma non è un porto sicuro.
Per certi versi le ricorda i tuffi in mare, quando si deve saltare dall’alto ma ridi comunque, perché sai che ci sono davvero pochissime possibilità di farti male; Sirius è un salto, è un tuffo nel buio: non sai come finirà, in quel momento ridi e basta perché vuoi vivere e vuoi viverlo, ma con lui ci sono tante possibilità di rimanere feriti.
Con lui è facile cadere e rompersi la testa, ma lei pensa che, in fondo, è meglio rompersela e poi curarsela piuttosto che fasciarsela prima di cadere. Ma ciò non cambia le cose: Sirius è un rischio e lo sarà sempre.
Mary lo sa, ne è consapevole, ma dopotutto in salti nel vuoto le sono sempre piaciuti.

#32: Sorrow – Dolore.
Mary è sdraiata a pancia in sotto sul suo letto, in dormitorio, sfogliando una rivista babbana che le ha prestato un’amica di Tassorosso. Lily, che dall’anno scorso è un Prefetto di Grifondoro, è dovuta andare alle riunioni organizzative, e in questo l’amica la sta aspettando per andare a cena.
«Avete visto quant’è bello Sirius Black, ragazze?» chiede ad un certo punto Vicky Owen, una delle ragazze con cui lei e Lily dividono il dormitorio.
Mary le lancia un’occhiata di sottecchi, un po’ perché non vuole ammettere che è vero, un po’ perché sa che sennò dovrà far parte di tutto il discorso, con annessi e connessi.
«Guarda che era così anche prima delle vacanze di Natale, Vicky!» ride Abigail, un’altra ragazza del loro anno dai capelli biondi e gli occhi scuri.
«Sì, ma prima stavo con Brian, non è che guardassi molto gli altri ragazzi… Cioè, li guardavo, ovvio, ma principalmente pensavo a Brian. E be’, pensavo di fare un po’ di amicizia con Black, mh?» continua Vicky, mentre Mary non sa se ridere o dare di matto.
Da una parte, quel che sta dicendo Vicky le dà piuttosto fastidio, perché dopotutto non è piacevole sentire le proprie compagne di stanza parlare così del ragazzo che – l’ha appena scoperto – ti piace. Dall’altra, però, pensa che forse dovrebbe riderne, perché di piangere non se ne parla nemmeno.
Mary non si è mai vista bella, al massimo carina, ma nulla di più. I problemi dell’anno precedente, poi, non hanno facilitato le cose: l’attacco di Mulciber, le crisi che ha comportato, i pianti nascosti agli occhi di tutti. Di stare ancora male, per qualunque ragione, non ne vuole sentir nemmeno parlare.
«Boh, non so. Peter una volta, mentre parlavamo in Sala Comune – ma te l’ho detto che gli piaccio, a Peter? Comunque dicevo… Ah, sì, mentre parlavamo in Sala Comune mi ha detto che a Black già interessa una» ribatte Abigail, meditabonda.
«Ah…» borbotta allora Vicky, ma poi si rallegra ancora. «E Jason Belby, di Corvonero?».
Nel frattempo, Mary pensa di essere assolutamente ridicola a trattenere le lacrime solo per colpa di Sirius Black.

Al massimo, darò la colpa al ciclo. Dopotutto dà fastidio –
fa male – anche quello, no?

#6: Whimsy – Capriccio.
Alcuni timidi raggi di un tiepido sole appena sorto s’introducono dolcemente dalle fessure delle tapparelle, che li filtrano nella stanza, striando il buio di essa con linee chiare e dorate come la crosta del pane appena tostato – forse solo un po’ più rosata.
La mano di Sirius si posa su un fianco di Mary e lo stringe possessivamente, senza accorgersene. Lei mugugna nel dormiveglia in cui è immersa e sorride istintivamente; la mano di Sirius è calda sulla pelle lasciata scoperta dalla canotta bianca, un tocco delicato sulla pelle morbida.
Mary si rigira sotto il lenzuolo color lavanda e affonda il viso nell’incavo del collo dell’altro, nascondendo il naso tra i suoi capelli scuri. Sirius si muove, un po’ infastidito, ed apre lentamente gli occhi; lentamente si abitua alla flebile luce della stanza e sorride contro la fronte chiara della ragazza.

«Ehi» sussurra con la voce impastata dal sonno appena concluso. È un capriccio, il suo: vuole solo vedere ancora i suoi occhi arrossati appena svegli e il sorriso leggermente ebete che ha stampato in faccia ogni mattina quando si alza.
Mary apre prima l’occhio destro, poi il sinistro; li strizza e li riapre, e a Sirius sembra un pulcino spaurito e un po’ tonto.

«Sei un pulcino tonto» le dice, senza riuscire a trattenersi.
Le labbra carnose di Mary si distendono nel sorriso tipico che Sirius adora vederle la mattina e ne escono frasi che è solito sentire, come: «E tu sei un cane demente».
È solo un capriccio, quello di vederla in certe condizioni, ma se a Mary va bene così, che problema c’è?

Era un capriccio di entrambi, alla fine.  

#13: Bias - Pregiudizio.
I pregiudizi, si sa, sono alla base di ogni cosa. Se in una cosa ci credi, è così e basta. Se non ci credi, possono dire quel che ti pare, ma tu sei di quel parere lo stesso.
Che Sirius sia un idiota, un coglione, un lunatico, un rompipalle e tante altre cose – che, diciamocelo, non sono poi tanto carine – Mary ne è convintissima. Con quel suo sorriso demente, quel suo carattere lunatico – prima è felice come una pasqua, ma nel giro di un minuto ti può mettere il muso per chissà cosa –, gli occhi di un colore triste come il grigio.
Seduta accanto a Lily al loro solito banco vicino alla finestra, Mary scrive su un foglio i pro e i contro di Sirius. Inutile dire che la lista dei contro è decisamente più corposa dell’altra. Si picchietta la penna sul mento e la campanella suona; butta la penna nella borsa e prende in mano il foglio, con l’intenzione di riguardarlo durante la strada per il dormitorio.
Si ferma sulla soglia della classe e aspetta l’amica. Mentre sta appallottolando la lista, quella le cade e subito arriva qualcuno a raccoglierla, come se fosse stato sempre lì – e forse, pensandoci bene, Sirius potrebbe davvero essersi appostato.

«Tieni. E sbrigati, che sabato è tra due giorni» le dice semplicemente e Mary si sorprende di pensare che, effettivamente, il suo sorriso non è tanto ebete. Ed il colore dei suoi occhi – tutto sommato – non è poi così brutto e triste.
Lui se ne va, regalandole un altro piccolo sorriso, e Mary sente i propri pregiudizi, le proprie convinzioni sbiadire lentamente, lasciandosi dietro solo le briciole di quel che ha pensato di lui per sei anni.  

#24: Quarrel – Lite.
Non appena si sente la campanella suonare con allegria la fine dell’ora di Pozioni, Mary getta alla rinfusa le sue cose nella borsa e, dopo aver salutato frettolosamente Lily, si precipita fuori, dietro ad una testa corvina che ben conosce.
«Siriu— Oh, diamine, fermati!» sbotta, vedendo il ragazzo accelerare il passo. «Non puoi ignorarmi per sempre, okay?».
Il ragazzo si arresta, ma rimane fermo lì, davanti a lei, dandole le spalle. Poi dice: «Tu dici?» e si gira, ghignando.
La ragazza ricambia il ghigno e ribatte: «Sì, dico, visto che mi hai appena parlato».
Sirius spalanca gli occhi, rendendosi conto di aver appena fatto la figura dell’idiota, ma si ricompone in fretta e ostenta distacco. L’ha delusa, lo sa, lei gliel’ha detto due settimane prima, e a lui non è andato del tutto giù; così ha smesso di parlarle da quella volta, da quando lei gli aveva chiesto di uscire e lui aveva detto di no. L’unica vera ragazza che abbia mai avuto risale a due anni prima: si chiama Claire, di Tassorosso, e lei lo aveva lasciato dopo tre settimane per mettersi con uno che a quel tempo faceva il settimo. C’è rimasto male e non gli va di legarsi a qualcun altro: perché lui lo sa, sa che si legherebbe facilente a Mary, se si mettessero insieme, e da quando è stato scaricato ha preso l’abitudine a lasciarle lui, le ragazze, prima di affezionarvisi troppo. Solo che Mary è sua ‘amica’ da un anno, sono già legati.
«Che vuoi?».
«Volevo chiederti scusa. Non avrei dovuto proporti di uscire» risponde semplicemente lei, abbozzando un sorriso. «Senti. Mi dispia—».
«Se stai per dire che ti dispiace giuro che ti Schianto» esclama Sirius ad un certo punto, allargando le braccia. «L’hai fatto, non ti dispiace, il problema non è quello. Okay?».
«E allora qual è il problema?» chiede Mary, inarcando le sopracciglia.
«Non voglio affezionarmi a te, okay? Non lo dico perché… perché sei tu. Cioè, sì, lo dico per questo. Oh, senti, vaffanculo» finisce con il mormorare a testa china, ma poi la rialza e parla a voce alta e chiara: «Litigare è inutile, ba’. Vuoi uscire? Usciamo».
E la prende per un braccio, trascinandola verso il portone di quercia dell’ingresso.
«Ma che… Oggi non si può andare ad Hogsmeade!» protesta infine Mary, dopo un attimo di stordimento. Ma che sta succedendo?
«Siamo maggiorenni, Mary. E anche io voglio uscire con te, quindi che si fottesse tutto il resto».


#23: Question – Domanda.
Le mani di Mary tremano violentemente e stringono in modo possessivo il bordo del pesante maglione che la ragazza indossa. Ha gli occhi socchiusi e Sirius sa per certo che lei ha già capito cosa vuole chiederle, ma decide di tentare lo stesso, perché magari è la volta buona.
Hanno diciassette anni, stanno assieme da quasi due mesi, tra poche settimane saranno passati due anni da quello. Perché lei non vuole aprirsi con lui a riguardo?

«… be’, volevo chiederti se ti andava di parlarne» finisce Sirius, guardandola con attenzione.
«Parlare di cosa, esattamente?» chiede lei, con la voce decisa ma al contempo incrinato da qualcosa che Sirius non può comprendere appieno.
«Di… di quel che è successo in biblioteca con Mulciber, Mary».
Mary spalanca di scatto gli occhi e Sirius quasi si spaventa di ciò; la ragazza ha la mascella contratta come se si stesse sforzando dall’urlargli contro le peggiori cose di questo mondo e quest’altro.
«Non ne voglio parlare».
«Ma, Mary…» inizia Sirius, ma Mary si alza in piedi rapidamente e, dopo avergli detto che doveva smetterla di insistere, se ne va a passo veloce. Lui non può che guardarla fuggire per l’ennesima volta davanti a quella domanda. Ma sa che, prima o poi, riuscirà a far sì che lei si fidi completamente di lui – perché ci tiene davvero e lui farà di tutto per farglielo capire.


#46: Horizon – Orizzonte2.
Ogni volta che guarda l’orizzonte, una sensazione d’impotenza la coglie all’improvviso, stordendola leggermente. È l’essere così dannatamente piccola rispetto al mondo, si ripete ogni volta Mary, ma in realtà ha semplicemente paura dell’enormità del mondo in cui abita – così ampio e vasto, così pieno di sorprese felici e drammatiche.
Ha delle buste in mano, Mary, ed è appoggiata al muro di uno dei palazzi della Londra babbana, aspettando che Sirius esca dal negozio di accessori motociclistici in cui è entrato, mentre la pioggia scende dal cielo e le gocce s’infrangono sull’asfalto. È lì dentro da quasi venti minuti, ma Mary, coperta dalla pioggia da uno dei balconi del palazzo, non dice niente, perché la mania di Sirius è divertente – sentirlo ciarlare per ore a riguardo è divertente, in un certo senso. O almeno lo è, quando Sirius gesticola a più non posso cercando di imitare i gesti che si fanno quando sei in sella ad una moto – o quando la fa salire sulla schiena e dice di essere la sua Harley Davidson, facendola ridere mentre lui corre per il giardino come se dovesse far divertire la propria bambina.
La pioggia si fa sempre più insistente e scrosciante e Sirius finalmente esce dal negozio; non ha buste o un nuovo portachiavi, porta con sé solo il suo sorriso, e anche Mary si sente felice di riflesso. Perché quel sorriso le piace da matti, così sincero e leggermente infantile che le dà l’impressione che non ci siano orizzonti infiniti ed impossibili da raggiungere – perché è questo che prova quando vede Sirius sorridere così, e le sembra ogni volta di vedere le scintille volare; forse è l’amore, forse è solo il senso di invincibilità che le infonde quel semplice incresparsi di labbra.
Sirius le sorride e la prende per mano, conducendola lungo la strada, stando attento a non farla bagnare. E poi lei si ferma e lo tira per una manica, facendolo voltare; fa scivolare i manici delle buste fino al gomito e posa le mani sul volto di lui, posando le proprie labbra sulle sue. È soltanto un semplice sfiorarsi, ma lei si sente evadere da quel mondo fatto di urla di persone innocenti e di orizzonti sempre troppo lontani.  

#9: War – Guerra.
Non ha paura di pronunciare quella parola, Sirius: potrebbe urlarla davanti a tutto il mondo senza scomporsi più di tanto, perché ciò non lo intimorisce. Morire per qualcosa, per qualcuno che ama va bene; è una cosa che va al di là dell’orgoglio o della voglia di gloria, è un impulso che ti coglie all’improvviso quando capisci che l’oggetto o la persona che reclama il tuo amore è in pericolo. Che sia James, che sia Lily, che sia Mary, che sia Peter, che sia Remus, che sia qualcuno dell’Ordine non ha importanza: come dice spesso Silente alle riunioni, morire per salvare l’amore è bello. Il Sirius di undici anni avrebbe timore di morire, di sentire il proprio cuore cessar di battere e le proprie membra scontrarsi con il pavimento, ma il Sirius diciannovenne pensa che per le persone che ama non sarebbe troppo. Non permetterà che la guerra gliele porti via, le salverà anche a costo di perire lui stesso, se l’è ripromesso. La guerra non distruggerà l’amore per i Malandrini, per Mary e per Lily – tutto questo partirà con lui quando giungerà il momento. Sirius non ha paura della guerra, ma di perdere chi ama. Sirius darebbe la vita per James, darebbe la vita per Remus, darebbe la vita per Peter, darebbe la vita per Lily. Sirius darebbe la vita per qualcuno, così come la darebbe per Mary.

Tempo un anno e mezzo, e Sirius si chiederà dove si fosse trovato, perché non fosse stato presente quando la guerra si portò via Mary.

#4: Wonder – Meravigliosa.
La teiera che è sul fuoco da tre minuti inizia a fischiare e Sirius chiama ad alta voce Mary, chiedendole di scendere per fermare l’orribile suono emesso dall’oggetto che la ragazza si è portata dietro dalla casa paterna. Sirius le ha detto più volte che non è adatta ad una casa in cui vive anche lui, che è troppo femminile, con quel suo metallo laccato di rosa confetto ed i fiorellini a decorarlo, ma lei ribatte sempre che non è vero, che è meravigliosa.
«L’unica cosa che fa bene è il tè» borbotta Sirius, quando la propria ragazza entrò in cucina con i capelli appena lavati raccolti in una coda fatta sul momento.
«Smettila» lo ammonisce lei, togliendo la teiera dal fuoco e versando l’acqua calda in due tazze con già la bustina aromatizzata dentro. «Non lamentarti tanto, visto che poi quel che fa te lo bevi anche te».
Si siede sulla sedia davanti a lui, ridacchiando da dietro i vapori che escono dalla tazza, e lui inizia a bere dalla propria.

«Tsk. È buono, ma c’è di meglio».
«Ma smettila, che è una meraviglia!» ribatte lei, contrariata. «Se non ti piace, poi, non lo bere. Non mi offendo mica».
«No, no, lo bevo» dice Sirius, facendola sorride ancora.
Non lo dirà mai, ma il tè di quella teiera è meraviglioso davvero, come è meravigliosa la vita assieme a Mary.

#44: Near – Vicino.
È seduto su una delle sedie scure di Grimmauld Place n. 12 ed ha in mano una foto; con le dita ne stringe convulsamente i bordi, che sono rovinati per via delle troppe volte che è stata maneggiata, accarezzata, sfiorata anche per sbaglio, guardata, pensata.
Una ragazza dai capelli scuri e gli occhi chiari ride, nella foto, e salta sulla schiena del ragazzo che è con lei; assomiglia tanto a lui, e, se dietro la foto non ci fosse scritto, con la calligrafia elegante di Lily, “Sirius&Mary, perché al peggio non c’è mai fine”, non riuscirebbe a credere che quello sia davvero se stesso.
Sirius sfrega nuovamente il pollice sulla carta traslucida della foto e la ragazza ride ancora: gli sembra di sentire la risata trillante di Mary lì, vicino a lui, ma capisce che è solo il suo ricordo ad essere vicino – sempre.

#40: Solitary – Solitario.
Mary pesca una carta dal mazzo, la guarda e poi la posa sul tavolo, in cima ad un altro mazzetto. Sirius legge La Gazzetta del Profeta e le lancia alcune occhiate di tanto in tanto. La ragazza strizza gli occhi sulle carte e poi sbuffa, ri-ammucchiandole tutte per riformare il mazzo originale; poi ricomincia il gioco di prima e Sirius chiude definitivamente la rivista, andandosi a sedere per terra accanto a lei.

«Cos’è?» le chiede, osservando con aria critica lo strano gioco di carte.
«Un solitario» risponde Mary, stringendosi nelle spalle senza staccare gli occhi dalle figure che pesca.
«Uhm. Interessante» conviene Sirius, schioccando poi la lingua sul palato. «E sarebbe?».
«Un gioco di carte».
«Questo lo vedo… In cosa consiste?».
«Non ci provo nemmeno a spiegartelo, guarda, è già la sedicesima volta che me lo chiedi» sospira lei, così da ricordargli tutte le altre volte che gliel’ha chiesto.
«Non esagerare, non sono sedici. Al massimo saranno—».
«Diciassette, hai ragione» annuisce lei, e Sirius, come al solito, le mischia tutte le carte, facendola andare su tutte le furie. «Black!».


#47: Valiant - Valoroso.
L’incantesimo rimbalza contro lo scudo magico evocato da Mulciber e perde lo scontro; la mano di Mary, quella che stringe la bacchetta, è ferma, ma, dentro, la sua proprietaria è tutta un tremolio: la consapevolezza la distrugge da dentro, sa che sta per arrivare ciò che era ovvio arrivasse, ma nonostante tutto non è ancora pronta a perdere ciò per cui ha lottato fino ad ora.
Sirius non è lì con lei, è di pattuglia per l’Ordine – accanto a lei ci sono Lily – con la pancia di quasi cinque mesi, ormai – e Remus, che lottano anch’essi contro altri Mangiamorte.

Hai venti anni, Mary, non puoi morire così, non puoi morire a quest’età – pensa, cercando di infondersi forza e coraggio.
Mulciber ghigna e la ragazza sa che no, non c’è niente da fare. Non può sfuggire, non può fare nulla se non tirare fuori l’orgoglio. E sì, le toglieranno la vita, ma solo quello. Il suo ricordo rimarrà impresso nelle menti di Lily, di James, di Peter, di Remus, di Sirius. E le va bene così: in fin dei conti, la sua più grande paura è venir dimentica. Ma sa che non sarà così e ciò le basta.
Nei suoi occhi azzurri si fa largo una scintilla e il sorriso di Mucliber si inclina un poco – non vuole che lei muoia così, con un principio di sorriso, deve morire chiedendo pietà. Ma lei non lo fa, non lo farebbe mai.

«Sapevo che eravate valorosi, voi Grifondoro, ma certe volte il vostro valore raggiunge l’idiozia» dice Mulciber, lanciando un altro lampo di luce verde acido verso la ragazza.
Mary evoca un Protego e poi scoppia a ridere, guardandolo orgogliosamente. «Tu di sicuro ne sai molto di idiozia, visto che tu sei l’idiozia fatta persona».
È solo un attimo, mentre lei ride, sprezzante ed orgogliosa, che Mulciber sferza l’aria con la mano e dalla sua bacchetta fuoriesce l’ennesimo guizzo luminoso e dalle sue labbra l’ultima sentenza: «Avada Kedavra!».
Il lampo passa sotto il suo braccio teso e la colpisce al petto. I suoi occhi si sgranano, ma conservano al loro interno l’orgoglio ed il valore di prima, che l’han caratterizzata fino ad allora. L’ultima cosa che sente è l’urlo di Lily, della sua migliore amica, e poi cade a terra.

«Le han tolto la vita, ma non sono riusciti a prenderle l’orgoglio3», dirà Lily, vedendo l’amico singhiozzare sulla poltrona con le mani tra i capelli.

#38(Gamma): Snow – Neve.
 
Per un secondo, Sirius sente un sibilo proprio accanto all’orecchio; non fa in tempo a girarsi che la risata di Mary riecheggia per il parco. Due bambini si voltano verso di loro, perplessi, ma poi vengono richiamati dalle loro madri ed essi corrono felici verso le loro braccia aperte.
«Che fai?» le chiede, avvicinandosi.
«Ti lanciavo una palla di neve, no?».
«Già» commenta semplicemente Sirius, prima di distendere le labbra sottili in un ghigno appena accennato. «Hai sempre avuto una pessima mira» aggiunge, e Mary, che nel frattempo gli si è fatta vicina, gli si aggrappa al collo, facendolo cadere a posta per terra, sull’erba ghiacciata e ricoperta di neve. «Mary!».
«Mmh» gli borbotta, posandogli un bacio leggero all’angolo destro della bocca.
«Mmh» le fa il verso lui, portandosi una mano dietro e raccogliendo della neve; poi, con un gesto rapido, mentre Mary fa per baciarlo di nuovo, gliela spiaccica sulle labbra, lasciandola basita. «Ti piace la neve, eh?». Scoppia a ridere, e Mary con lui, mentre stavolta è Sirius a posare le labbra sulle sue, fredde e gelate per colpa della neve.


#27: Jester – Giullare.
Mary pigia il pulsante della macchina fotografica e un flash acceca per un attimo James, Lily e Sirius, che, vestiti elegantemente, sono in posa davanti all’altare pieno di fiori. All’anulare sinistro della sua migliore amica, un anello nuziale cattura la luce di un sole settembrino; James ne ha uno uguale e sembra il ritratto della felicità, con un sorriso radioso sul volto. Sirius ha un braccio sulle spalle dell’altro e fa un sacco di facce buffe, facendo infuriare Mary, che vorrebbe solo avere una foto normale del matrimonio di Lily.

«Smettila di fare il giullare, Sirius!» lo sgrida Lily, ridendo. Mary sorride, felice che lo sia l’amica. «Solo una foto, e poi puoi ricominciare».
«Certo che ce le siamo scelte proprio bene, Prongs. Con un grande senso dell’umorismo, poi» ridacchia Sirius, scostandosi una ciocca scura da davanti agli occhi.
Poi piega le labbra in un vero sorriso e la macchina fotografica emette un altro accecante flash. I tre si girano verso Mary, che guarda allegramente una fotografia appena scattata.

«Be’, aveva smesso per un attimo di fare ‘il giullare’» inizia, prendendo un po’ in giro il modo di parlare dell’amica, facendola ridere ancora, «perciò ho scattato. Siete stupendi».
Sirius sbuffa e borbotta qualcosa che somiglia vagamente ad un «Che traditrice…», mentre la madre di Lily arriva lì velocemente e le prende la macchinetta.

«Va’ anche tu, faccio io la foto, dopotutto sei di famiglia, ormai. No?».
Mary annuisce e si mette in accanto a Sirius e sorride, e prima del flash lui le mormora all’orecchio che a casa gliela farà pagare. Il flash la prende mentre scoppia a ridere, ma va bene così.

#19: Balcony – Balcone.
I genitori lo hanno sempre messo in soggezione – con quei loro sguardi indagatori, da parte della madre, e intimidatori, dal padre. Anche in quel momento, mentre la signora MacDonald gli dice che la troverà in balcone con la sorellina.
Annuisce e va via rapidamente; sale le scale dell’abitazione ed imbocca la seconda porta a destra. La camera di Mary ha le pareti di un bianco sporco ed il letto dalle lenzuola di un pallido color lavanda, lo stesso profumo che aleggia tra quelle quattro pareti; i muri sono pieni di foto – di lei e Lily, di Hogwarts, della famiglia, di loro due assieme, di paesaggi che lui non ha mai visto e tanti altri soggetti – e sul comodino c'è una sciarpa rosso-oro.
Per sbaglio, mentre avanza nella stanza, quasi inciampa in una borsa lasciata a terra ed attira lo sguardo delle due ragazze sedute in balcone.

«Sirius? Non dovevi arrivare tra più di mezz’ora?» chiede Mary, e Sirius inarca le sopracciglia.
«Non mi vedi da sei giorni e la prima cosa che mi dici è questa? Ma che ragazza sei, scusa?».
«State insieme?» domanda invece la bambina di nove anni accanto a lei; ha i capelli biondi, ma gli occhi sono azzurri e grandi come quelli di Mary, solo che più innocenti.
Mary annuisce con aria allegra e risponde: «Già, Eleanor».
«Sei Remus Lupin?» chiede ancora, un po’ sospettosa, girandosi poi ancora verso Mary. «Ma Remus non aveva i capelli chiari?».
Sirius spalanca la bocca, mentre Mary sogghigna. «No, lui si chiama Sirius. Ora vi lascio un attimo soli, che devo andare a prendere una cosa in salotto» e così dicendo si alza ed esce, sfiorando la spalla di Sirius con la propria.
Quando non sentono più i passi di Mary, Eleanor si alza e gli si avvicina.
«Sei bello» decide infine, guardandolo con attenzione. «E stai con Mary». Sirius annuisce, scombussolato e incuriosito. «Quando vi sposate posso fare la damigella?».
A quella domanda, Sirius non può che scoppiare a ridere ed annuire, mentre Mary, da dietro la porta, sorride. 


#14: Burning – Bruciare.
Lo brucia da dentro: Sirius sente il cuore andare a fuoco ad ogni bacio, ad ogni carezza scambiata dietro un arazzo per essere sicuri di non essere visti, o in riva al Lago con la brezza primaverile che sferza i loro volti ed i piedi immersi nell’acqua fredda.
Sente un calore all’altezza del petto ad ogni sguardo, perché avere le sue iridi azzurre puntate nelle proprie è un qualcosa di troppo bello per non aver paura, anche solo per un istante, di scoppiare da un momento all’altro, di bruciare come una stella in quel cielo che sono i suoi occhi chiari.
È lei: è lei che brucia come il sole. E Sirius non può distogliere lo sguardo, perché quel bruciore lo fa sentire bene. Ogni giorno è un nuovo fuoco all’interno, è un sole che albeggia nel suo cuore e non tramonta mai. Se le fiamme dell’inferno bruciassero così, a Sirius non dispiacerebbe poi tanto andarvi.

#48: Virtuous – Talentuoso.
«Suoni bene la chitarra» se ne esce un giorno Mary, uscendo in giardino dalla porta della veranda. «Hai talento».
«Dici davvero?» chiede Sirius, perché dopotutto lui adora ricevere complimenti.
Mary ghigna: «No», e torna rapidamente dentro casa, ridendo.
E Sirius sorride, perché magari non è un talento con la chitarra, ma riesce sempre a farla ridere e questo basta.


#15: Breathing – Respirare.
Sirius posa le labbra sulle guance di Mary, privandole delle lacrime che fino a pochi secondi fa le rigava; è un tocco dolce e delicato che poi va a posarsi sulla bocca di Mary, che ha gli occhi pieni di lacrime ed una voglia matta di smetterla.
Respirare è semplice: socchiudi le labbra e aspetti che vi penetri l’aria. Questo lo sanno tutti, ma ci sono momenti in cui tutto sembra complicarsi, anche qualcosa di semplice come quell’azione del tutto spontanea. Senti la bocca che ti si chiude, il respiro farsi affannoso ed un peso nel petto, dove ci sono i polmoni. Ci sono volte, invece, in cui senti come se il mondo ti stesse cadendo addosso e vorresti solo farla finita e liberarti finalmente di quel peso che non fa che causarti dolore.
Ma ci sono persone che sono come soffi di primavera in giornate afose, labbra che quando sfiorano le tue riescono a far sfumare tutto, qualunque cosa ti faccia star male.
Mary risponde al bacio, aggrappandovisi con tutte le sue forze – cerca di cancellare l’immagine del Marchio Nero sul tetto della propria casa, usando le labbra di Sirius come se fossero una gomma. A Sirius va bene, basta che la faccia smettere di piangere.
Sirius è la gomma che le serve quando sta male, Sirius è un’ancora a cui aggrapparsi quando senti che stia andando tutto male. Mary non può non amarlo, e forse lo amerebbe anche se lui non facesse ciò. Dopotutto, amare Sirius è facile e spontaneo come respirare.

#45: Natural – Naturale.
La neve cade lentamente dal cielo di un grigio piombo e si posa delicatamente sull’asfalto di High Street, la via principale di Hogsmeade. Mary è seduta su una panchina, il collo avvolto in una sciarpa di lana rossa ed in testa un cappello del medesimo colore; Sirius ha insistito perché lei lo aspettasse fuori, dicendo di volerle fare una sorpresa. Inizialmente non si è fidata del tutto, ma poi lui le ha promesso che non avrebbe fatto niente di male ed è entrato a Mielandia. Ormai lo sapeva mezzo dormitorio Gryffindor che la ragazza adorava le caramelle.

«Ehi, MacDonald, come mai tutta sola soletta?» chiede una voce, e a lei si rizzano i capelli sulla nuca.
Più che odiarla, quella voce le fa paura; ogni volta che la sente, le ritorna in mente una sera del suo quinto anno, quando era rimasta in biblioteca un po’ più del previsto e si era imbattuta in Mulciber: lui aveva ghignato e si era avvicinato, dicendo qualcosa a riguardo del suo fidanzato dell’epoca, Chris Martin, e sul fatto che lui non la meritasse, sebbene anche lei fosse una Mezzosangue.

«Non sono sola» ribatte lei, artigliando con forza l’interno delle tasche della propria giacca.
«A me sembra il contrario» disse lui, gelido. «Per caso eri con Black? Non so se sia peggio quel Nato Babbano di Martin o Black il Traditore», aggiunse ironicamente. «Tu potresti avere di meglio».
«Con ‘meglio’ non alludi a te stesso, vero?» chiede Sirius, uscendo in quel momento dal negozio di dolciumi, le iridi lampeggianti e un ghigno sul volto. Quando fa così, assomiglia davvero ad un Black, e non più solo per l’aspetto.
Mulciber digrigna i denti e mormora: «Non sei nessuno, Black, dovresti mettertelo in testa. Sei solo un traditore, non conti più nulla. Valgo dodici volte più di te».
La risata tagliente e sarcastica di Sirius sferza l’aria tesa che si è andata a creare e Mary rabbrividisce al solo sentirla; poche volte ha visto Sirius così, e ciò non è affatto piacevole. «Se è così, il mondo sta davvero cadendo in malora. Cosa direbbero, poi, i tuoi fottutissimi genitori se ti vedessero ora, a tentartela con una Mezzosangue? E ora,» prosegue, ignorando le ingiurie dell’altro, «noi andiamo».
Si avvicina a Mary e le porge la mano; lei lo guarda un attimo, diffidente, ma poi lui abbozza un sorriso e lei annuisce e la afferra. Sirius le passa un braccio intorno alle spalle per averla più vicina e la ragazza sente distintamente Mulciber affermare: «Vuole solo una nuova puttana, Mezzosangue, tutto qui». Lei fa finta che la cosa non la tocchi minimamente e tira avanti, fermandosi lontana dalla vista del Serpeverde.

«Se vuoi solo portarmi a letto dillo subito, Black» sibila.
Lui scoppia in una risata del tutto diversa da quella di prima e dice: «Merlino, Mary, ma devi sempre fare così? Guarda che se uno ti sta vicino senza chiedere niente, non deve per forza avere un secondo fine! Mi è venuto naturale, tutto qui».

#28: Jousting – Giostra.
Sirius intravede gli occhi azzurri di Mary da dietro un cavallino di plastica di una piccola giostra natalizia; nelle iridi chiare di lei si riflettono i ghirigori dorati della giostra, mentre armeggia con i pulsanti del giocattolo, cercando di farlo fermare.

«Quanto manca?» domanda, corrucciato.
«E che ne so, io?».
«Sei tu che stai trafficando da secoli con quel coso!».
«E per caso noti dei cambiamenti?» chiede retoricamente lei, acida. Si scosta una ciocca di capelli dal viso e sbuffa sonoramente, rizzandosi a sedere e posandosi le mani sui fianchi. Ha le labbra strette, come a dover reprimere un’imprecazione, mentre guarda trucemente la giostra.
Poi Sirius scoppia in quella sua risata così simile ad un latrato e si alza in piedi; sorpassa il soggetto dell’ira di Mary e si siede accanto a quest’ultima e poggia le labbra sulle sue. Della voglia di aggiustare la giostra rimane ben poco.

#16: Breaking – Rotto.
Sirius non sa come mai la sua gabbia toracica continua ad alzarsi e ad abbassarsi ritmicamente, come se stesse seguendo l’andare di una melodia che un tempo aveva composto la sua vita ed ora costituiva solo una sorta di marcia funebre per un qualcosa di passato, di lasciato alle spalle, ma di mai dimenticato.
Sirius è convinto di avere qualcosa di rotto dentro, nascosto tra le costole, ed è per questo che ogni battito che rimbomba in quelle cella stretta e sudicia lo fa sempre sobbalzare dallo stupore e dalla rassegnazione – perché ciò che è rotto ha ancora qualcosa di integro, sfortunatamente.
E lui sa che è il suo cuore che continua a scandire il tempo che passa dietro quelle sbarre e sotto le stelle, che a volte vorrebbe fossero i suoi occhi, solo per potersi così convincere di poterli ancora vedere. Sa anche che l’ha amata, che l’ha amata più di qualunque altra cosa; lo aveva capito anche James, quando gli aveva detto: «Lo so che la ami, si vede. A volte sono anche invidioso, perché sì, io amo Lily, ma tu sei il mio migliore amico».
Ed il suo cuore rotto pompa ancora qualcosa, ma non crede sia sangue: ha sempre la pelle fredda e pallida, perciò saranno ricordi che i Dissennatori gli fanno ancora circolare dentro, così da permettergli di farsi del male praticamente da solo.
E lui vorrebbe strapparsi il cuore dal petto e scrivere sui muri neri con quel sangue che sa di ricordi; vorrebbe ricostruire una vita passata a rincorrere la felicità anche nei periodi più bui, a chiedere qualcosa ma volerne altre cento4
, passata tra le labbra e gli occhi di Mary e i sorrisi degli amici.
Ma se si sforza, a volte può decidere cosa pomparsi nelle vene: e quando può, opta sempre per quei momenti felici, per cercare di dimenticare il più a lungo possibile che ormai tutto quello non c’è più, che è solo un qualcosa di rotto che vive in lui. 


#1: Walking – Camminare.

La vita è come un filo: delicato, fragile, sottile, ma allo stesso tempo è forte, resiste alle intemperie della vita.
Vivere è come camminare su quel filo: non sai quando stai per cadere, quanto poco basta per perdere l’equilibrio, quanto manca alla fine del filo, quali ostacoli incontrerai durante la tua camminata, chi conoscerai, chi ti aiuterà o chi cercherà in tutti i modi di distruggerti.
C’è gente che, su quel filo, ci cammina sbattendo i piedi, facendo vedere che non ha paura di cadere, che quando arriverà la propria ora accetteranno tutto ciò di buon grado, senza lamentarsi troppo.
C’è gente che, su quel filo, ci cammina con attenzione, con la paura e la consapevolezza di quanto è facile che esso si spezzi sotto i propri piedi, facendoli crollare in quel buio che tanto temono.
C’è gente come Sirius che, su quel filo, ci cammina cercando di allontanare le altre persone dal buio e dal vuoto, preferendo di gran lunga cadervi loro piuttosto che lasciar andare i cari.

«Non ti lascerò cadere, Mary».

 

#29: Jewel – Gioiello.
Un oggetto da cui Mary non si separa mai è un braccialetto dall’aspetto non molto moderno che porta sempre al polso; è d’argento ed è leggero, come ha potuto scoprire un giorno che la ragazza se l’è stranamente sfilato prima del solito. È fatto a catena ed è piano di piccoli ciondoli: c’è una stella, una foglia, un cuore ed un semplice cerchio con una M incisa al centro. Non sa perché, ma quel tondo gli è sempre stato antipatico, in un certo senso, ma Sirius non ha mai capito perché: che ha di strano un cerchio? Cos’ha di particolare? Perché temere
segretamente una stupida figura geometrica? Sirius non è mai riuscito a trovare la risposta a queste domande.
Sirius non ha mai capito che non ne aveva paura, semplicemente lo invidiava: il cerchio di quel gioiello non ha fine, mentre loro, lì, .

#50: Defeat – Sconfitta.
Le urla di protesta dei Grifondoro e gli applausi entusiasti dei Serpeverde regnano al campo da Quidditch; gli studenti della Casa rosso-oro gridano qualcosa su un fallo o sul fatto che non poteva essere una coincidenza il fatto che due dei loro Cacciatori siano ricoverati in Infermeria.

«Ma per favore, è ovvio che non è stato un caso!» grida una quattordicenne dai capelli castani e le guance rosse per l’indignazione. «E poi su, anche io so giocare meglio di Dottle!».
La ragazza accanto a lei ridacchia e scuote la testa dai lunghi capelli rosso scuro. «Non esagerare, non è stata tanto male, quella Serpeverde…» tenta di farla ragionare, ma l’amica non sente ragioni e continua a protestare ad alta voce, mischiando quest’ultima assieme a tutte le altre.

«Tsk! Giocate anche sporco, ma tanto avete vinto una battaglia, mica la guerra!» continua a gridare, incurante del fatto che nessuno la stia ascoltando a parte Lily.
«Mary, abbiamo solo perso una partita, dai» prova ancora la rossa.
«Avete finito di urlare come due galline?» chiede Sirius, seduto sul posto davanti al loro, premendosi le mani sulle orecchie. «E poi tu, Evans, dici così solo perché Mocciosus è della Casa che ha vinto!».
Mary riesce a trattenere un sorrisino di vittoria, mentre Lily diventa rossa come i suoi capelli. Le labbra della MacDonald si distendono in un ghigno e la mano corre alla bacchetta: ogni motivo è buono per lanciare qualche incantesimo a degli idioti.

«Stupeficium!» dice con un tono di voce normale, sotto gli occhi agghiacciati degli altri due. Mentre cade all’indietro, Sirius pensa che non dirà mai a nessuno che non è stato solo il Grifondoro a subire una pesante sconfitta, quel giorno. 

#41: Nowhere – Da nessuna parte.

Mary lo faceva sentire bene, come se ci fosse stato un posto per lui anche quando non c’era.
Ora, senza Mary, Sirius sente di non appartenere a nessun posto, di non averlo avuto mai.
È come essere dovunque e, al contempo, non essere da nessuna parte.

#22: Quirks - Stranezze.
Un manto di foglie gialle, rosse e di un verde ormai spento formano un autunnale tappeto sul viottolo che stanno percorrendo; alla loro destra, un fiume scorre placidamente nel suo letto. Lo scrosciare dell’acqua lungo gli argini artificiali è un rumore appena accennato ma rilassante che sembra quasi cullarli in quel loro silenzio.
Sirius ha le mani nelle tasche e cammina fischiettando un motivetto probabilmente inventato sul momento; i capelli neri sono un po’ troppo lunghi e un principio di barba sul viso dalla pelle chiara. Mary cammina in modo strano, camminando dritta ma virando prima a destra e poi a sinistra – Sirius ha più volte dovuto afferrarle un braccio per non farla cadere, infatti –; indossa un impermeabile di un giallo sgargiante che fa quasi male agli occhi e che, sommato alle calosce nere, la fa sembrare una stramba ape.

«Hai finito di camminare così?» le chiede finalmente lui con un sopracciglio inarcato.
Sirius si ferma, mentre Mary continua a camminare come prima come se niente fosse, replicando: «Smettila di fare lo scocciato e fai l’ape con me».

«Fare cosa?».
«L’ape».
«Ape, eh? E da quando camminano, le api?». Mary fa per rispondergli, ma prima che possa farlo due braccia la sollevano per aria facendola ridere e sente Sirius mormorarle all’orecchio: «Le api volano, piccolo genio, non camminano».
«Ma io ero un’ape che cammina! Ero unica!».
«Sei sempre unica, perciò smettila di fare l’ape».
«Sei il solito rompiscatole».
«E tu la solita scema».
«Ti amo come l’ape operaia ama i suoi piccoli apini, sai?».
«Mary, le api operaie non fanno ‘piccoli apini’, quella è l’ape regina».
«Appunto».

#36: Sordid – Sordido.

Ha i capelli sporchi, Sirius: la polvere si è attaccata ai crini scuri – anche un po’ insanguinati, a dire il vero – e lui non sa come mandarli via.
Gli hanno sempre detto che Azkban era orribile, ne ha avuto paura, ma solo ora capisce quanto sia orribile. Non ti toglie solo le facoltà mentali, ma anche la dignità e una parte di te – quei capelli che Mary aveva tanto amato, che facevano parte di te e che godevano delle carezze lievi della mano di lei.
Non gli sono stati tolti ricordi, non gli è stato tolto niente di simile. Ma i momenti belli e felici sono stati trasfigurati in incubi ad occhi aperti, mentre i momenti orrendi già di loro sono come amplificati.
Prima si sentiva male, forte, ora si sente sporco. Tutti lo considerano un traditore, ma lui non ha mai tradito nessuno, o almeno non volontariamente. Tutti lo credono un pazzo, ma lui è pazzo solo di due cose – di rabbia, verso Wormtail, e nonostante tutto d’amore, per Mary, James e Lily. E per Harry, diamine, per Harry. Sebbene sia colpa sua – sua! Del suo padrino! – se non andrà mai a comparare la bacchetta con i genitori, se non andrà a prendere per la prima volta l’Hogwarts Express senza di loro. Harry ha perso tante cose a causa sua, ma anche lui ne ha perse tante per propria colpa: ha perso Mary, l’opportunità di salvarla e farla diventare madrina assieme a lui, di regalarle un matrimonio e, magari, anche un figlio.
E si sente sporco, Sirius, perché si è macchiato di innumerevoli colpe per cui non è mai stato punito, mentre adesso è lì, a scontare qualcosa che non ha fatto.
 

#49: Victory - Vittoria.
Si sente leggero, Sirius, mentre perde l’equilibrio e cade nel velo che, da dietro, lo attende. Si sente leggero, dopo tanto, troppo tempo; è come se quell’anima spezzata si sia finalmente liberata dall’involucro che la teneva prigioniera. Finalmente può cercare quell’altra, spezzata anche lei, che l’ha lasciato da solo quindici anni prima. Finalmente può provare a vincere, a riaverla – senza corpo, solo due anime che non dovevano separarsi così, che non dovevano separarsi e basta.

«Sirius». La sua voce, così chiara e allo stesso tempo flebile, gli penetrerebbe nel cervello; se avesse un corpo, Sirius avrebbe già iniziato a correre, per stringerla tra le sue braccia. Ma è solo un’anima, impossibile da toccare, e lei non è da meno.
Voci, emozioni – niente di corporeo. Sirius si rende conto che le loro anime erano legate, non loro. Se avesse delle labbra con cui farlo, Sirius sorriderebbe – ed è sicuro che lo farebbe anche lei.

«Mary».
Un altro sussurro, un altro nome.
E finalmente Sirius si sente completo – sente Mary accanto a sé, la sente dentro, ed è certo che lei sia lì. Ora c’è solo un’anima, un’anima integra, compatta. E hanno vinto: ci sono solo loro, insieme.

«Sei sempre stata accanto a me? Mi hai sempre aspettato?».
«Sempre».

 

 

 ***


1 - la canzone è questa, ma credo sia già parecchio conosciuta. ^^
2 - Flash vagamente ispirata alla canzone "Sparks Fly", di Taylor Swift.
3
- da "Pride (in the name of Love)", degli U2.

SIRIUS/MARY OTP. 
Okay, ora che l'ho detto, possiamo andare avanti. Ho lavorato a questa storia per due mesi, e sinceramente mi piace. A voi no? Shalla, a me piace da matti - un po' perché loro due sono il mio Otp, un po' perché, comunque, ormai mi ci sono affezionata molto.
I ringraziamenti, stavolta sono tanti. 
Ad Hayley, perché non avete idea di quanto mi abbia confortata e sostenuta. Sei meravigliosa, sverghi. 
A Blankette_Girl, perché è una beta fantastica, e spero che le piacciano anche le drabble/flash!fic che non le avevo inviato. Ehi, Ale, il 21 ti sgualcirò a forza di abbracci.
A Daphne, perché il suo 'Little-Genial-Teen' mi ha aiutata a superare un po' il problema della bassa autostima. Silvia, smettila però, perché tu sei una Genial-Teen e basta, okay? 
A hug_, ehi, Francesca, te l'ho già detto che ti adoro?
A Wynne, lei, che nonostante sia per Sirius e Dorcas mi sostiene sempre e comunque. Anna, sei di una tenerezza e gentilezza assurda, ti voglio bene.
A Joes e JaneNoir, vi voglio bene, ragazze, senza di voi non sarei qui.

E ovviamente, grazie anche te, perché diciotto pagine non sono poche.
Eralery.

   
 
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