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Autore: Zomi    13/01/2012    6 recensioni
Nami tornò a fissare il cielo stellato, mentre cercava di ignorare il ridestarsi di quel maledetto pensiero. E dire che fino a pochi giorni prima, sarebbe stato uno scherzo esaudire quella piccola fantasia e togliersi per qualche giorno ancora quel capriccio che la tormentava.Capriccio?
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo in segno di dispiacere. In realtà era ben più di un semplice capriccio...
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ABSTAIN
 

 La notte era calma e serena. Non una nuvola nel cielo sterminato, che intralciasse lo sguardo di Nami, verso le luminose stelle splendenti nel firmamento. Le osservava attenta, studiandole con ostinazione, affacciata a quella finestrella. Tutto, pur di eliminare quel pensiero e di ignorare del tutto la presenza di lui. Con la coda dei suoi occhi color cioccolata, esaminò la superficie del castello di vedetta in cui si trovava. Il muro color crema correva circolare da destra verso sinistra, ricongiungendosi al punto di partenza e di arrivo, delimitato dalla cornice di legno della vetrata. Qualche piccola interruzione era data dalla presenza della porta e di altre piccole aperture che davano veduta sull’esterno. La navigatrice si tirò una ciocca dei suoi ramati capelli dietro l’orecchio destro e, di nascosto, iniziò a fissare il centro della vedetta, non limitandosi più ai soli contorni.
Lui era lì.
Proprio dietro le sue spalle. Continuava ad allenarsi, alzandosi e abbassandosi, in quelle sue stupidissime flessioni, appoggiando tutto il suo peso sulla semplice ed esile punta del dito indice sinistro. Concentrato, borbottava il conteggio dei piegamenti.
Millesettecento ottantaquattro… millesettecento ottantacinque…
Le dava la schiena, in tensione e ricoperta di tante piccole gocce di sudore. Quelle piccole sfuggenti goccioline, brillavano riflettendo la luce della mezza luna, mentre scendevano lente lungo il dorso del giovane, incurvando poi il loro lento e accattivante scivolare sulle spalle in movimento.
Nami tornò a fissare il cielo stellato, mentre cercava di ignorare il ridestarsi di quel maledetto pensiero. E dire che fino a pochi giorni prima, sarebbe stato uno scherzo esaudire quella piccola fantasia e togliersi per qualche giorno ancora quel capriccio che la tormentava.
Capriccio?
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo in segno di dispiacere. In realtà era ben più di un semplice capriccio. Era un vero è proprio bisogno. Una necessità primaria che si era andata a formare con il tempo. Un desiderio incontrollabile che era nato dall’incontro di quel ominide verdognolo, che proprio in quel momento si allenava bofonchiando alle sue spalle.
Millesettecento novanta… Millesettecento novantuno…
Un desiderio che celava ben altri sentimenti più nascosti e pericolosi. Mmh, quanto le sarebbe piaciuto scendere in cucina con Zoro, ancora una volta, sedersi sul bancone, lasciare che l'atmosfera si scaldasse come sempre accadeva tra loro, le mani che si sfioravano quasi per caso e…
La navigatrice scrollò con forza la chioma rossiccia. Era inutile vivere nei ricordi: ora come ora non si poteva più soddisfare quel prurito. Tutta colpa di Robin e Rufy che si erano fatti beccare stupidamente da Sanji, proprio in cucina, in una situazione analoga a quella in cui spesso lei e lo spadaccino si erano ritrovati innumerevoli volte all’oscuro di tutti gli altri. Nelle orecchie le risuonavano ancora le urla di orrore del cuoco, che l’avevano svegliata nel cuore della notte e fatta accorrere nella stanza. Lì, insieme ai compagni, aveva potuto assistere al tentato omicidio del capitano ad opera del biondo, fortunatamente sventato dall’intervento di Robin, rea insieme a Rufy di tutto quel trambusto.
-TI AMMAZZO, SCHIFOSO ANIMALE!!!- continuava ad urlare Sanji, bloccato da decine di mani dell’archeologa –…E TAGLIO LA GOLA A QUALSIASI ALTRO DI VOI BESTIE SE VI TROVO CON QUALCHE MIA DEA IN PIENA NOTTE NELLA MIA CUCINA!!!!-
Erano bastate quelle minacce, a far cessare gli incontri clandestini della coppia verde e arancione. Ma la buon volontà e la promessa di interrompere i loro rendez-vous, era vana di fronte a quel palpitante pensiero. Nami si passò una mano sulla fronte sudata, chiudendo gli occhi.
Dietro di lei, il tonfo di Zoro che si sedeva a terra e si asciugava il sudore di dosso con un asciugamano. Per quella sera si era allenato più che a sufficienza. Alzò il tenebroso sguardo sulla compagna che gli era di fronte. Era appollaiata sulla finestra a guardare il cielo. Le gambe tese incrociate tra loro in un ridotto paio di jeans, la schiena ricoperta da una cascata di onde di fuoco, il capo alzato al firmamento che si appoggiava a una mano tesa, mentre la sorella era solitaria sul bordo della vetrata.
Un ringhio goloso gli salì in gola, stuzzicandolo. Accidenti, quella stupida voglia era tornata ad infastidirlo. Si infilò la maglia e cercò di reprimere quel prurito fastidioso.
Non poteva.
Non potevano. Il rischio di essere scoperti dal damerino era troppo alto. Di certo, quel cuoco demente, stava perlustrando silenzioso e mimetizzato nell'ombra, il suo regno di pentole di rame. Coltello affilato in bocca, pronto ad assalire ogni invasore.
Sbuffò irritato. Tutta colpa di quel cretino di Rufy e di Robin. Stare attenti no, vero?
Meglio farsi beccare sul fatto dall’unico che non avrebbe lasciato correre l’accaduto. Il verde incrociò le braccia al petto. Perdiana, lui era Roronoa Zoro, futuro miglior spadaccino al mondo. Non era nemmeno pensabile che fosse alla mercè di un depravato biondo. Lui aveva bisogno di quel contatto con la mocciosa. Gli serviva per sopravvivere in quella gabbia di matti e per reprimere ben più pericolosi e pulsanti sentimenti.Lui doveva avere la possibilità di vederla ridere senza senso, il capo abbandonato sulla sua spalla, l'aria calda che gli circondava, le gote arrosate di lei e il suo respiro affannoso nel loro...
Sospirò. No, lui a tutto quello non voleva rinunciarci.
-Nami…- chiamò la rossa, -Né ho voglia!!- affermò sicuro di sé e pronto a tutto pur di soddisfare quel desiderio.
La navigatrice si voltò verso di lui lentamente e, incrociando le braccia la petto, puntò lo sguardo al pavimento.
-Non possiamo. Se Sanji ci scopre sono dolori…-
Zoro sbuffò alzandosi in piedi.
-Quel damerino guasta feste… E andiamo mocciosa!!! Ha beccato Rufy e Robin: per loro era inevitabile. Ma per noi, no. Noi siamo sempre silenziosi e invisibili, siamo abituati a muoverci nell'ombra e a passare innoservati. Non ci potrebbe scoprire nemmeno se lo facessimo sotto il suo naso…-
-Zoro, è troppo rischioso. Se ha scoperto Rufy e …-
-Rufy è come un elefante in mezzo a un prato di fiori: lo noti lontano un miglio!!! Si sarebbe fatto scoprire anche se fosse stato invisibile!!!-
-Ma era con Robin, e lei è sfuggita al governo per trent’anni… Invece con Sanji, è bastata una sera…-
-Si vede che l’influenza di stupidità del capitano è contagiosa!!!- sghignazzò lo spadaccino, avvicinandosi a Nami. Le prese la mano e gliela accarezzò con dolcezza.
-Ne ho bisogno…- sussurrò, fissando le loro mani toccarsi, -…Tu no?-
-Anch’io ne sento la mancanza ma… non voglio farci scoprire…-
Rispose stringendo la mano del compagno e sollevando gli occhi dal pavimento.
-Dobbiamo resistere fino alla prossima isola. Là troveremo una taverna e…-
-La pazienza non è il mio forte!!!- sbraitò adirato Zoro, lasciando la presa sulla mano della navigatrice e dirigendosi veloce alla porta della vedetta.
-Se tu hai troppa paura, fa niente… mi arrangio…- e così dicendo iniziò a scendere dall’albero maestro. Nami alzò nuovamente lo guardo al cielo esasperata, e lo seguì.
-Fermati buzzurro…- cercò di bloccarlo, -… così ti farai scoprire!!!-
-Me ne fotto!!!- le rispose continuando a camminare verso la cucina. Ma perché non capiva che ne aveva veramente bisogno? O lo facevano, rischiando di farsi beccare, o impazziva, ne era certo. Sentì una presa salda e morbida intorno al suo polso. Nami lo aveva raggiunto e ora lo tratteneva con forza.
-Non fare l‘idiota. È una pazzia. Se Sanji ci becca ci massacra…-
-Mi massacra…- la corresse Zoro -… al massimo per te si mette a piangere, quel pappamolle. E comunque ormai ho deciso-
-Sei un testardo…- gli ruggì contro.
-E tu una fifona-
-Cosa hai detto?Come osi? Io fifona? Ripetilo se hai il coraggio...- l’aveva punta su un tasto dolente.
-F-I-F-O-N-A... l'hai capito melgio ora che te l'ho sillabato?- continuò a irritarla.
-Lo vedremo…- lo sfidò Nami, superandolo e avviandosi battagliera sotto coperta. Lo spadaccino sorrise, per una volta vittorioso, e la seguì.
Entrarono silenziosi nel corridoio che collegava l’esterno con gli alloggi. Era buio pesto e camminavano rasenti il muro, leggermente incurvati in avanti e esplorando la strada con i palmi delle mani. Tenevano l’orecchio teso, pronti a scattare in una fuga verso il ponte nel caso avessero notato movimenti sospetti.  Erano ormai a pochi metri dalla porta che dava sulla cucina. Sarebbe bastato muovere ancora qualche piccolo passo, e la loro voglia comune sarebbe stata dissetata ancora una volta. Ancora qualche metro percorso seguendo la linea del muro di legno e…
Improvvisamente la luce della cucina si accese.
Lungo le schiene di Zoro e Nami, scivolò un freddo e raggelante brivido di paura.
-Ah è così allora…-
La voce polare e ferrosa di Sanji fuoriuscì minacciosa dall’uscio. I due balzarono in piedi nel mezzo del corridoio, impaurito da quel tono demoniaco.
-Credevo di essere stato chiaro la scorsa volta…-
Zoro deglutì, per la prima volta in vita sua, impaurito dal cuoco. Nami, davanti a lui, indietreggiò di un passo. Tremavano terrorizzati. Cacchio, eppure avevano cercato di essere silenziosissimi e di non emettere nessun suono possibile e immaginabile. Evidentemente, avevano sottovalutato le capacità uditive del loro compagno.
La navigatrice aveva gli occhi sbiaditi e spalancati.
Scoperti.
Erano stati scoperti.
Sentì il cuore pomparle a mille nella gola, mentre le gambe la reggevano appena. Lo spadaccino dietro alle sua spalle, fissava incredulo la luce giallognola. Sembrava la scena horror di un libro del terrore.
-Sa-sanji…- cercò di dire, ma la sua voce gli uscì dalle labbra instabile e insicura.
-Non me l’aspettavo da voi…-
Nami cercò dietro di lei la mano del compagno, per darsi un po’ di coraggio. La trovò, e la strinse spasmodica alla sua.
-Ca-calmati, S-sanji caro… no-non stavamo facendo niente di male in-infondo…- spiegò a mezza voce.
-Ti avevo avvisato…- la minaccia, di sicuro, rivolta a Zoro.
Questo deglutì, e decise di prendere la situazione nelle proprie mani. Si spostò davanti alla navigatrice, facendole da scudo e gonfiando il petto, pronto a un eventuale scontro.
-Senti cuochetto dei miei stivali…-
Sanji da dentro la cucina ringhiò inviperito. Lo spadaccino, per niente impaurito, continuò a parlare, stringendo la mano della compagna alla sua.
-Io e Nami ne abbiamo bisogno ok? Non possiamo starne senza. È il mostro modo di stare insieme, la base del nostro strampalato rapporto insieme ai nostri litigi infantili e le i soprannomi canzonatori… e tu non hai alcun diritto di…-
-TACI, POZZO SENZA FONDO!!!!-
Il verde sobbalzò per l’urlo. Accidenti, Sanji era proprio fuori di sè. Nel suo tono di voce, si sentiva chiaramente la sua rabbia e il desiderio di vendetta.
Poi però, Nami e Zoro, ripensarono alla frase: pozzo senza fondo? Zoro?
Ma non lo era Rufy?
-Sanji? Ma con chi parli, scusa?- domandò esile Nami, emergendo da dietro le spalle di Zoro a cui si appoggiava. Si guardarono entrambi interdetti.
-TI LEGO QUELLA LINGUA SENZA FINE CHE TI RITROVI E TI USO POI COME YO-YO, CHIARO?-
Da dentro la stanza il cuoco continuava a inveire a pieni polmoni. Zoro e Nami si guardarono e con un cenno del capo, decisero di avvicinarsi alla porta. Si sporsero appena verso l’interno e spalancarono la bocca stupiti da ciò che si trovarono davanti.
Nuovamente, Robin e Rufy si erano fatti beccare da Sanji nel rubare dal frigo della cucina una fetta ciascuno di torta, che il povero biondo aveva salvato dal pasto serale.
-PASSI CHE LA MIA DOLCE ROBIN ABBIA FAME E SI SFAMI, MA TU, TU, STOMACO CON LE GAMBE, TRIPPA ELASTICIZZATA, POZZO PRIVO DI FONDO, TU CHE HAI MANGIATO CON UN DANNATO POCHE ORE FA, TU CHE CAVOLO MANGI A FARE?!?-
Gamba nera stritolava per il collo il capitano, mentre seraficamente, Robin degustava una fetta di dolce alla panna, comodamente seduta accanto al bancone. Rufy mugugnava senza aria, mentre con le mani cercava di agguantare un’altra fetta della torta.
La navigatrice  e lo spadaccino erano esterrefatti. Ancora? Si erano fatti beccare ancora?
E loro che avevano tanta paura di essere scoperti nel bere un goccetto come erano solito fare, una delle loro solite gare di bevute, il loro modo di stare assieme e di sentire vicino l'altro. Invece, quei due, non avevano avuto nemmeno l’ombra del timore di farsi scoprire di nuovo.
-Oh… Ciao mia amata Nami? Ti ho forse svegliato? E tu Morimo che fai ancora cosciente a quest'ora?- chiese Sanji, accorgendosi della presenza dei due. La rossa si ridestò dallo stupore e scosse la testa.
-No, no, tranquillo… io e Zoro… ehm…niente, và… ora torniamo a letto tranquillo, torna pure a… ehm… strangolare Rufy…- e salutando Robin prese il verde per il polso, avviandosi verso le cabine private. Il cuoco tornò a tartassare il ragazzo di gomma.
-IO NON CE LA FACCIO PIU'!!!! BASTA!!! DA DOMANI BASTA RONDE NOTTURNE!!! TI LEGO AL TUO LETTO, RAZZA DI LOCUSTA DI GOMMA, E COSI' VEDIAMO COME FAI A SVUOTARE LA DISPENSA E IL FIRGO, PRIVANDO LE MIE DEE DEI LORO ALIMENTI!!!-
L’archeologa continuava, indisturbata, a godersi lo spettacolo e il dessert di mezzanotte.
-Incredibile…- balbettò Zoro, riprendendosi, mentre camminava -Quei due sono senza vergogna… e senza paura aggiungerei…-
-Già…- ridacchiò Nami continuando al suo fianco, -… farsi beccare due volte su due è a dir poco ridicolo se non stupido!!!-
Risero arrivando ai rispettivi alloggi affiancati. Si guardarono ancora una volta, sciogliendo l’intreccio delle loro mani, che avevano tenuto unite fino ad allora.
-Bhè, buonanotte ominide…- lo salutò lei, baciandolo leggermente su una guancia. Quello sorrise e annuì.
-Notte mocciosa… e comunque domani sera, gara di bevute, eh! Stavolta non mi scappi…- ghignò, cercando di punzecchiarla.
-E chi scappa? Non ne vedo l’ora…- rispose, con voce sensuale prima di entrare nella sua stanza Nami. Zoro arrossì e varcò la soglia della sua cabina. L’emergenza era finita. L’astensione all’alcol era conclusa. Lo spadaccino e la navigatrice avrebbero potuto riprendere a bere insieme di nascosto la notte. Tutto poteva tornare alla normalità. Se mai ce ne sia mai stata su quella nave…


ANGOLO DELL’AUTORE:
Vorrei poi sapere, quanti di voi hanno pensato male prima di arrivare alla fine del testo… Su le mani!!!

 Zomi
(in leggero delirio)

 

 

  
   
 
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