Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Prue786    13/01/2012    4 recensioni
“Cosa vuoi da me?” Sibilò a denti stretti il prigioniero, e una lieve condensa gli uscì fuori dalle labbra. L’eco di quelle poche parole sovrastò per un attimo il respiro, ancora lievemente affannoso, di Dale che si bloccò alla vista del ghigno sul volto dell’altro.
“Come se io ne sapessi qualcosa! Mi sei semplicemente capitato tra capo e collo. Secondo te me ne starei qui a controllare che uno sconosciuto qualunque abbia tutti gli arti al proprio posto di mia spontanea volontà?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una notte d’inverno uno sconosciuto

 

 

 “Allora, vediamo cos’ abbiamo qui!”

Gli occhi neri del giovane uomo scrutarono Dale; il ragazzo era seduto a terra con le mani legate dietro la schiena e la testa china; i capelli castani nascondevano gli occhi ma erano troppo corti per celare la smorfia dolorante che aveva dipinta in volto.

“Mi sembri ancora tutto interno, no?” Proseguì abbassandosi per guardarlo meglio in viso ed afferrargli il mento con due dita, sollevandolo di poco; nonostante la poca luce all’interno della baracca riuscì a notare il livido violaceo, che si stava allargando sullo zigomo, e il labbro spaccato dal quale il sangue aveva da poco smesso di uscire.

“Cosa vuoi da me?” Sibilò a denti stretti il prigioniero, e una lieve condensa gli uscì fuori dalle labbra. L’eco di quelle poche parole sovrastò per un attimo il respiro, ancora lievemente affannoso, di Dale che si bloccò alla vista del ghigno sul volto dell’altro.

“Come se io ne sapessi qualcosa! Mi sei semplicemente capitato tra capo e collo. Secondo te me ne starei qui a controllare che uno sconosciuto qualunque abbia tutti gli arti al proprio posto di mia spontanea volontà?” Una lieve e fredda risata risuonò tutt’intorno prima che il volto dell’uomo ritornasse serio “Non è un piacere per me essere qui, e vorrei restarci il meno possibile dato il freddo boia che c’è. Dimmi solo qual è il tuo nome così potrò tornarmene indietro!” 

“Avete l’abitudine di sequestrare le persone solo per fare la loro conoscenza? Alquanto bizzarra come abitudine.” Nonostante la frase fosse stata sussurrata, il sarcasmo nella voce di Dale si percepì distintamente e i due colossi che fino a quel momento erano rimasti immobili e in silenzio alle spalle dell’altro, dovettero trattenere gli sghignazzi.

“Noto con piacere che hai ancora il senso dell’umorismo!” si ritrovò a sputar fuori il moro, a denti stretti, prima di afferrarlo per la camicia candida e strattonarlo per riuscire a guardarlo negli occhi. Un brivido inatteso gli attraversò la spina dorsale quando le iridi nocciola incontrarono le sue; lo sguardo accigliato e frustrato del ragazzo lo irrigidì sul posto per qualche istante prima che riuscisse a scuotere vigorosamente la testa.

“Ragazzi, potete andar via, qui non c’è più nulla da fare!” il tono di voce era pacato ma risoluto.

“Ma, Ray, non avevi detto…?” 

“Dimentica quello che ho detto e lasciatemi solo! Chiudete la porta quando uscite.” Aggiunse senza guardarli.

I due si fissarono con aria dubbiosa prima di alzare le spalle e allontanarsi. “Ci si vede allora.”

“Sì, certo, ci si vede…” Mormorò Ray senza particolare entusiasmo rimanendo in silenzio fin quando non sentì un rumore secco, seguito da pochi cigolii metallici e dal rombo di un auto.

Socchiuse gli occhi con un lieve sospiro e si passò una mano sugli occhi, massaggiandoli delicatamente, prima di ritornare con lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui.

Dale non aveva proferito più parola, in compenso i suoi occhi erano rimasti a fissarle l’uomo con astio.

Ray avvicinò una mano al livido violaceo sfiorandolo appena; le sue labbra si incresparono in un mezzo ghigno quando il viso dell’altro tradì la sofferenza provata e con movimenti cauti abbassò la mano fino al collo, percorrendo la strada invisibile che conduceva al primo bottone della camicia.

“Cosa stai facendo?” Chiese Dale con una punta d’apprensione, ma il moro non rispose, cominciando a sbottonare l’indumento per poi rimanere a fissare la parte di pelle lasciata nuda.

L’uomo socchiuse le labbra avvicinandosi al volto del ragazzo per poi inclinare leggermente la testa soffiandogli fiato caldo sul collo.

“Ti ho chiesto cosa diavolo stai facendo!” riprovò Dale tentando di scostarsi per quanto glielo permettessero le braccia e le gambe legate.

“Un po’ di pazienza…” Gli sussurrò Ray all’orecchio, con voce arrochita, mentre una mano si faceva strada sull’addome in tensione raggiungendo un capezzolo e facendo sussultare il giovane.

“No! Non mi… lasciami stare…” protestò vivamente, iniziando a contorcersi, senza però riuscire a liberarsi delle grandi mani che continuavano a toccarlo e ad accarezzarlo con decisione.

Dale spalancò gli occhi quando la lingua dell’altro gli percorse il collo e l’addome, lasciando una scia calda ed umida, impossessandosi poi di un capezzolo, iniziando a succhiarlo lentamente e riuscendo a mandare in confusione il ragazzo, che non riuscì a trattenere un lieve gemito.

“Smettila! Non tocca… non toccarmi…” il tono di Dale perdeva determinazione ad ogni ansito involontario; le mani di Ray continuavano a percorrere il suo torace massaggiando e accarezzando ogni parte di pelle lasciata scoperta dalla camicia sbottonata e riuscendo a farlo rabbrividire piacevolmente con quella lenta tortura.

Con un movimento improvviso una delle mani si avventurò oltre lo stomaco, sfiorando i pantaloni scuri del ragazzo e toccando il rigonfiamento che tendeva la stoffa.

Il gemito soffocato che seguì l’atto spinse Ray a ritrarre la mano per continuare a dedicarsi al petto dell’altro per qualche secondo prima di sbottonargli con qualche difficoltà i pantaloni ed insinuarsi sotto l’elastico dei boxer.

“NO!” gridò di colpo Dale che, a quel contatto, aveva spalancato gli occhi, sbigottito.

Con un colpo di reni riuscì a spostare l’altro da sé, finendo disteso a terra. “Che diamine ti salta in mente, dannazione!” Urlò, leggermente affannato, cercando di strisciare supino, mettendo fra lui e il moro quanta più distanza possibile.

Ray non si scompose e lo raggiunse facilmente mettendosi cavalcioni sul suo stomaco e abbassandosi fino a raggiungere il volto nervoso e paonazzo. Avvicinò le labbra ad un orecchio “Non mi sembra, però, che il tuo corpo rifiuti le mie attenzioni…” sussurrò mollemente prima di mordergli il lobo.

“Ma cosa accidenti blateri?” Dale continuò a divincolarsi inutilmente mentre l’altro aveva ripreso a far correre le dita sul petto raggiungendo velocemente l’intimo del ragazzo con l’intenzione di proseguire da dove interrotto.

“Sei solo un fottuto pervertito!” Sibilò Dale prima di chiudere gli occhi lasciando andare indietro la testa e mordendo forte il labbro per frenare il gemito che gli affiorò alla gola quando le dita dell’altro strinsero la sua eccitazione.

“Maledizione…” riuscì a biascicare fra un ansito e l’altro, inarcando la schiena, bramando maggior contatto con la pelle dell’uomo e con quelle labbra che continuavo indisturbate a percorrergli il petto.

Più la mano aumentava il movimento ritmico più la mente del giovane si annebbiava; la squallida baracca in cui si trovava si dissolse e lo sconosciuto che gli stava regalando suo malgrado quelle intense emozioni non era più un nemico da temere ma l’amante perfetto per quel momento di totale pace dei sensi.

Strinse i denti nell’estremo tentativo di non urlare quando un brivido gli percorse la spina dorsale e con un sussulto lasciò che i muscoli del basso ventre si liberassero da ogni tensione.

Dale rimase a respirare affannosamente per alcuni minuti, con la testa abbandonata sul pavimento, e un’espressione esausta ma in qualche modo appagata in viso.

Sembrò ritornare in sé e prendere pienamente coscienza di ciò che era accaduto solo quando Ray si sollevò, allontanandosi dal suo corpo e lasciandolo improvvisamente al freddo.

“Bastardo…” sputò fuori con rabbia, spostando lo sguardo sul soffitto scuro “Perché cazzo l’hai fatto? Sei sempre così sadico con tutti i malcapitati che hanno la sfiga di incrociare il tuo cammino? Porca puttana!” La sua voce si spense e i passi dell’uomo riecheggiarono prepotentemente fra le quattro mura prima di fermarsi. Dale avvertì nuovamente la presenza dell’altro vicino a sé e chiuse gli occhi, con l’intenzione di ignorarlo ma, suo malgrado, si ritrovò ad alzare lo sguardo su Ray quando gli passò una mano sul viso, scostandogli i capelli umidi dalla fronte. Rimase per qualche secondo a fissare gli occhi neri stupendosi di come non sapesse neanche che volto avesse la persona che gli aveva fatto appena provare quelle forti emozioni, contro la propria volontà, naturalmente, ma non poteva negare a se stesso di aver provato un certo piacere; il perché, poi, neanche lui sapeva spiegarselo. Dale rimase in silenzio anche quando l’altro gli abbottonò rapidamente la camicia ormai stropicciata coprendolo con qualcosa che ricordava una vecchia coperta e che puzzava di muffa.

“Non ce ne facciamo nulla di un morto assiderato.” Borbottò solamente Ray, prima di uscire dalla bettola, richiudendosi la porta alle spalle.

“Stronzo…” si lasciò scivolare via fra le labbra Dale prima di sospirare e chiudere gli occhi, abbandonandosi completamente sul pavimento gelido.

 

 

 

 

“Perché sei ancora qui?” chiese Dale quasi ringhiando e per tutta risposta Ray gli morse lievemente il collo, fissandolo poi con un mezzo ghigno.

“Perché continui a comportarti in questo fottutissimo modo? E perché dopo due giorni sono ancora chiuso in questo cazzo di posto?”

L’uomo seguì i contorni del volto con un dito “Sei la nostra merce…”  sussurrò appena e il viso gli si rabbuiò un attimo prima che ritornasse velocemente a sfiorare il collo del giovane con le labbra, godendo dei brividi che riusciva a provocargli. “E, per inciso, non sono affari tuoi!” Senza attendere oltre corse con la mano lungo il corpo fino a raggiungere e superare i boxer.

“Da… danna… ah… ba-bastardo!” Dale lasciò andare la testa contro il muro alla sue spalle, e chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sensazioni provate. 

 

 

 

 

La porta si aprì di scatto, richiudendosi altrettanto violentemente.

Con poche falcate Ray fu di fronte al ragazzo e lo afferrò bruscamente per le spalle, avventandosi sulla sua bocca senza dargli il tempo di dir nulla.

Era completamente fradicio ma la cosa non sembrava causargli problemi.

Si allontanò solo per poter riprendere fiato, a pochi centimetri dal volto di Dale, prima di  ritornare prepotentemente sulle labbra rosee, insinuando la lingua fra di esse.

Le mani che artigliavano le spalle del ragazzo si mossero velocemente lungo il suo collo, strattonando con poco riguardo l’indumento del giovane e riuscendo a far saltare completamente i bottoni ancorati ad esso.

Un mugolio sommesso scosse Ray, facendogli interrompere quello che era diventato un bacio famelico e ricordandogli che i polmoni di entrambi avevo un disperato bisogno d’ossigeno.

“Perché hai… come…” Dale tentò di parlare nonostante fosse ancora in riserva d’aria ma l’altro lo anticipò avvicinandosi all’orecchio per morderlo e sussurrare “Perché ti sto baciando dopo tutti questi giorni?” Ray gli scoprì le braccia e cominciò ad armeggiare con la fune che le teneva immobilizzate dietro la schiena, con il viso premuto contro il collo del giovane.

“Sì, era più o meno questo che volevo chiedere.” Sussurrò Dale prima che l’altro ritornasse ad appropriarsi delle sue labbra, rubandogli ancora il respiro.

“Non mi sembrava il caso…” rispose Ray alzandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.

“La tua è una risposta del cazzo, lo sai?”

Sul viso dell’uomo spuntò un lieve sorriso “Probabile…” sussurrò e, con un ultimo strattone, riuscì a liberare le braccia di Dale e, con le mani, andò subito ad esplorare quel corpo ormai familiare ma di cui non riusciva ancora a saziarsi. 

Il giovane aspettò che gli arti riprendessero la loro normale mobilità prima di provare a muoverli. La lingua dell’uomo stava esplorando la sua bocca per l’ennesima volta, annebbiando i suoi sensi e impedendogli di ragionare con lucidità. Alzò le braccia, aggrappandosi al maglione fradicio e annullando la distanza fra i loro corpi prima di iniziare a sfilare l’indumento che appesantiva Ray; l’altro si allontanò con riluttanza, ma una volta privo di maglia si lasciò sfuggire un mugolio di soddisfazione.

Era la prima volta che Dale poteva toccarlo e si sorprese a pensare come avesse desiderato farlo più di una volta negli ultimi giorni. Le sua dita disegnarono cerchi immaginari sulla pelle umida di pioggia di Ray prima di accarezzarla lentamente e avidamente. Alzò improvvisamente un sopracciglio e socchiuse le labbra “Cosa…?” le labbra dell’uomo iniziarono a tormentargli un capezzolo impedendogli di formulare la domanda, e facendolo inarcare e socchiudere gli occhi. Senza attendere oltre Ray lo spinse su pavimento, distendendosi su di lui e provocandogli un gemito involontario quando la sua gamba toccò volutamente la sua eccitazione. L’uomo si morse un labbro, rimanendo qualche secondo a fissare il volto arrossato del giovane, con i capelli spettinati che ricadevano disordinatamente sulla fronte e gli occhi nocciola che in quel momento lo fissavano con desiderio.

Le mani tiepide di Dale avevano smesso di muoversi senza sosta ed ora se ne stavano aggrappate alla sua schiena, in una fiduciosa attesa.

Si abbassò a baciarlo prima di posargli una mano sul fianco mentre l’altra già si avventurava oltre gli indumenti e il giovane non si prese tanta pena per nascondere le proprie emozioni facendo sorridere Ray che continuò a dedicarsi avidamente alle sue labbra aumentando i movimenti al basso ventre.

Avvertiva l’alzarsi e l’abbassarsi frenetico del petto di Dale, i sussulti del suo addome caldo e imperlato di sudore; si sorprese a desiderare che quel momento non finisse troppo in fretta quando le unghie del giovane graffiarono prepotentemente la sua schiena e gli ansiti si fecero  più frequenti fino a quando Dale non si rilassò completamente sotto di lui, rimanendo immobile.

Ray si limitò a liberargli la fronte dai capelli sudati e rimase a guardarlo in silenzio fin quando l’altro non riaprì gli occhi sussurrando “Hai camminato sotto la pioggia, vero?” come se in quel momento fosse una constatazione di estrema importanza.

“Non che la cosa mi importi…”

Il giovane annuì solamente spostando lo sguardo sul soffitto “Hai delle cicatrici davvero bizzarre!”

Un lieve sghignazzo “Grazie per aver evidenziato l’ovvio… di nuovo!” Ray sospirò, facendo leva sulle braccia per sollevarsi dal corpo di Dale e carezzandogli lentamente un fianco, rimase a fissare il vuoto.

L’altro si accigliò di colpo e, con uno scatto, afferrò l’uomo per le spalle, inchiodandolo a terra.

“Cosa ti salta in mente?” Ray sembrava sorpreso.

“Sta zitto e non muoverti.” intimò Dale facendogli scorrere le mani sul petto e agganciando subito i pantaloni zuppi per slacciarli.

Ray sospirò senza dire nulla, lasciando che l’altro si prendesse cura del suo corpo, come lui aveva fatto con quello di Dale negli ultimi giorni. 

Le dita accarezzarono più e più volte le cicatrici ben evidenti sull’addome e sulle braccia, come a voler lenire un dolore passato da tempo; la bocca del giovane percorse il petto di Ray senza mai fermarsi, mordendo e stuzzicando, quasi prendendoci gusto mentre avvertiva l’uomo contorcesi e mugugnare di piacere.

Non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto quando il moro inarcò la schiena prima di abbandonarsi sul pavimento, con il respiro ancora irregolare.

“Sei strano…” sussurrò Ray mentre recuperava ossigeno, con gli occhi piacevolmente socchiusi.

“Tu sequestri un perfetto sconosciuto senza sapere il motivo ed io sarei quello strano?” ribatté Dale con tono stizzito, suscitando l’ilarità dell’altro che, però, si spense di colpo.

Si tirò a sedere con uno scatto improvviso “Dobbiamo andare!” Sbottò allungandosi per raggiungere la fune che ancora teneva legate le caviglie del giovane.

“Eh? Do-dove?” L’improvvisa urgenza preoccupò Dale che rimase a fissare l’uomo, in attesa di una risposta.

Ray scosse la testa “Qualcuno ha commesso un fottuto errore! Sei la persona sbagliata…” Fece una pausa, alzando lo sguardo sull’altro “Mi hanno mandato qui per eliminare le prove.”

Dale socchiuse le labbra “Stai dicendo che hai intenzione di farmi fuori?” La voce prese una nota più acuta “Sei venuto qui per piantarmi uno stramaledetto colpo di pistola in bocca dopo aver…” Deglutì alzandosi in piedi “Fottuto bastardo! Ti avevo detto che non c’entravo nulla con questa storia! Che non sapevo cosa cazzo volessero da me degli stronzi come voi!” Non si trattenne dal gridare, stringendo i pugni con rabbia e cercando con lo sguardo una via di fuga.

Ray non si scompose davanti alla reazione dell’altro e raccolse da terra il maglione, cominciando a rimetterlo “Cerca di calmarti, e rivestiti. Nessuno ti ha visto bene in faccia a parte me e non sarà difficile riprendere una vita quasi normale se sparirai dai dintorni.”

“Che cosa? Tu ti sei completamente bevuto il cervello! Pensi sul serio che mi accontenti di vivere come un fuggiasco senza far nulla?”

Ray gli lanciò un’occhiataccia “E chi pensi di denunciare? Me? E con quale nome?”

Dale rimase a fissarlo per qualche secondo, senza riuscire a trovare una risposta adeguata; il sospiro dell’altro lo fece irrigidire senza un motivo apparente.

“Resta un secondo qui, vado a prenderti un maglione!”

 

 

 

 

La pioggia battente rendeva difficoltosa la guida e l’azione continua dei tergicristalli facilitava solo in minima parte il compito del guidatore.

L’oscurità della strada sterrata venne dissolta per pochi secondi dai fari dell’auto che camminava a velocità sostenuta.

Dale fissava con aria accigliata le gocce che disegnavano infinite scie sul vetro lievemente annebbiato; sfiorò il maglione sformato e scolorito che poco prima gli era stato lanciato da Ray e strinse con forza i pugni prima di domandare, irritato “Dove stiamo andando?”

“Meno sai e meglio sarà per tutti!”

La voce atona dell’uomo gli fece montare ancora di più la rabbia; avvertì il sangue ribollirgli nelle vene “Certo, come se l’avermi sequestrato, fatto passare un inferno in questi giorni e probabilmente rovinato la vita per sempre non contasse nulla, porca puttana!” Colpì con forza lo sportello dell’auto “Perché devo essere l’unico a rimanere fregato dall’errore di qualche stronzo che neanche conosco?”

“Non farla tanta lunga, e ritieniti fortunato!” rispose l’altro con aria pacata, continuando a guardare la strada.

“Ah! Fortunato! Ma ascoltati quando parli e renditi conto della cazzate che spari…” Inspirò violentemente, non riuscendo a controllare il tremito nervoso delle mani “Essere molestato ogni notte da un fottuto sconosciuto dovrei considerarla pura fortuna, vero?” Sbottò con un ghigno irritato “Ma che cazzo dico, è così ovvio! Molestare tutti i malcapitati che non ti fanno troppo schifo dev’essere ormai un’abitudine… maledizione, come ho potuto dimenticarlo! Solo che ho avuto la fottuta fortuna di beccarti nel giorno migliore e quindi non ritroveranno il mio cadavere in fondo ad un pozzo, cazzo!”

L’auto inchiodò di colpo, e Ray spense il motore, afferrando Dale per il maglione, spingendolo con forza contro il sedile. “Modera il linguaggio, stronzetto, non sai neanche di che cazzo stai parlando!” Sussurrò a pochi centimetri dal viso. L’espressione furiosa dell’altro però non accennò a cambiare e l’uomo strinse di più la stretta sull’indumento “Non sputare sentenze come cazzo ti pare e piace… e non azzardarti più a parlarmi in questo modo, dannato ragazzino! Non sono un fottuto maniaco, intesi?” Le mani di Ray aumentarono ancora di più la pressione sul corpo del giovane che si ritrovò a boccheggiare per qualche attimo prima che l’altro allentasse di colpo la presa. “Non ho mai toccato una persona sequestrata… o almeno non in quel senso.” Il tono di voce era tornato pacato ma gli occhi neri continuavano a fissare Dale “E se la prima notte può esser anche stata una molestia, la mia, non sarei stato tanto sadico da perseverare se tutto quello che ho fatto avesse scatenato in te solo ribrezzo.” La voce diventò un sussurro “E non mi sembra che ciò sia accaduto, o sbaglio?”

Il giovane distolse lo sguardo salvo poi riportarlo sull’uomo quando questi riprese lentamente a parlare “Non pensare che per me sia una passeggiata tutta questa storia. Potrei finire nella merda e tutto solo per salvarti il culo, forse ancora non te ne sei reso conto, stupido rompicoglioni!”

Dale socchiuse le labbra, ma non riuscì a dire nulla e rimase imbambolato a fissare il volto di Ray nell’oscurità, prima di accigliarsi e sibilare “In fondo nessuno ti ha chiesto nulla, no? Stai facendo tutto da solo.”

L’altro si ritrovò a sghignazzare di fronte a quell’ennesimo tentativo di fargli saltare i nervi “Sei assurdo, maledizione…” Si avvicinò all’orecchio dell’altro per morderlo delicatamente prima di lasciare con la lingua una scia umida sul collo, salendo poi sulla mandibola. Si scostò di poco dal viso del giovane solo per poterne seguire i contorni con un dito, più e più volte afferrandogli infine il mento per baciarlo con trasporto. Le mani corsero sotto il maglione troppo grande, accarezzando la pelle calda del torace.

Dale ansimò sulle labbra dell’uomo socchiudendo gli occhi e sollevando le braccia, per aggrapparsi all’indumento dell’altro, avvicinandolo a sé; a quel gesto Ray interruppe un attimo il bacio, sorridendo al mugolio di dissenso che si lasciò scappare il ragazzo, e accostandogli le labbra all’orecchio sussurrò “Mi piaci, giovane sconosciuto.”

“Cosa…?” chiese Dale, un po’ spiazzato.

“Lo so, è una cazzo di fregatura, ma ormai è tardi.” Fece spallucce, andando a succhiargli lentamente la base del collo, prima di aggiungere “E tu, cos’hai da dire, invece?”

Lo sguardo di Dale vagò nel vuoto per qualche attimo; l’unico rumore era quello del temporale, che continuava ad imperversare fuori dall’abitacolo, fin quando la sua voce ruppe il breve silenzio “Non mi fai ribrezzo.” Mormorò prima che gli si dipingesse un ghigno divertito in volto.

“Stronzo…” Si limitò a sussurrare Ray con un sorriso, baciandogli lievemente le labbra e rimettendo in moto l’auto.

 

 

 

 

Fine

 

 

Note

Il titolo è ispirato a quello del romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.

Un ringraziamento speciale alla mia imouto-chan per le dritte e per aver apprezzato la storia nonostante io sia decisamente una dilettante nel genere yaoi.

E grazie ai lettori che sono arrivati fin qui.

Baci baci

Prue

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Prue786