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Autore: Chu    14/01/2012    8 recensioni
Scorpius Malfoy ha baciato Al Potter e ha riempito il corridoio di bolle di sapone.
[Partecipante al Panserhjerte - Contest di KaterineBratt e in attesa di giudizio]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Titolo: Bolle di sapone
Personaggi: e Scorpius Malfoy (marginalmente anche Albus Severus Potter)
Prompt: "Avevi paura del buio, ma lo affrontavi. E io ero il padre più orgoglioso del mondo." (Jo Nesbø - "Il leopardo")
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Rating: PG
Avvertimenti: possibile OOC (di Draco), slash
Note: inizialmente avrei voluto scrivere qualcosa di più… completo di questa storia, insomma, qualcosa di più lungo. Ma i problemi di tempo mi hanno impedito di farlo e quindi ecco qui XD tutto sommato, però, sono contenta di questo Scorpius e spero che si capisca come me lo sono immaginato.
Partecipante al Panserhjerte - Contest di KaterineBratt e ancora in attesa di giudizio XD

Bolle di sapone



La prima volta che Scorpius aveva fatto della magia involontaria era stato alla tenera età di quattro anni. Sua madre, non appena l’aveva visto, aveva esclamato di gioia, battendo le mani per incoraggiare il bambino, mentre suo padre aveva strabuzzato gli occhi in un’espressione che Scorpius gli avrebbe visto spesso tentare di nascondere, più in là negli anni. Il piccolo rampollo dei Malfoy era stato ritrovato in un mare di bolle di sapone nella sua cameretta: agli applausi di Astoria, il bimbo aveva riso e le bolle erano aumentate, finendo per riempire la stanza e costringendo i suoi a spalancare le finestre per farle uscire.
Quella era stata la prima volta, dopo anni, che l’austera Malfoy Manor veniva degnata di una magia così innocente.

A Scorpius non piacevano i pettegolezzi (specie se riguardavano lui) e nemmeno gli stereotipi. Odiava l’idea che il suo intero essere potesse essere racchiuso in una sola parola, quando lui si sentiva così complesso, così variegato, così completo.
I pettegolezzi erano un’altra storia: quando la voce che lui aveva baciato un ragazzo aveva iniziato a circolare si era sentito infastidito, non tanto perché non fosse vero, quanto perché l’intera scuola sembrava trovare la notizia sconcertante. Come se fosse strano baciare qualcuno.
Scorpius, comunque, si era lasciato alle spalle quel pettegolezzo, cercando poi di fare lo stesso anche con i successivi: Scorpius Malfoy sta con un ragazzo, Scorpius Malfoy è una checca, Scorpius Malfoy si veste da donna quando è in stanza da solo.
Il problema non era che parlassero di lui; il problema era la cattiveria.
Finché un giorno non era sembrato che una di quelle voci di corridoio operasse in qualche modo a suo favore.
“Allora ti piacciono veramente di più i ragazzi,” aveva detto Albus Potter, con quella sua faccia seria e il tono sempre difficile da interpretare, un po’ canzonatorio o forse no.
Scorpius aveva scrollato le spalle, sentendosi fragile in modi strani davanti a lui: era più basso e più mingherlino di Albus; era anche più cristallino e meno tetro, e si trovava a disagio davanti ad un libro che non aveva titolo e autore in bella mostra sulla copertina.
“Hai intenzione di fare qualcosa a riguardo?” gli aveva chiesto allora, perché l’altro lo fissava.
Albus, nella penombra, sembrava essere arrossito e aveva borbottato, spostando lo sguardo altrove.
A Scorpius era sembrato tenero e allora si era sporto in avanti ed aveva fatto qualcosa lui.
Scorpius Malfoy ha baciato Al Potter e ha riempito il corridoio di bolle di sapone.

Quando suo padre entrò in stanza, Scorpius gli vide sul viso quell’espressione. Non era esattamente deluso; non era nemmeno arrabbiato; non era affatto rassegnato, né complice, né accondiscendente.
Draco Malfoy era in conflitto.
Scorpius ricordava tutte le volte che gli aveva visto la faccia tirata in quel modo e mai una volta – non una – suo padre gli aveva detto cosa pensasse davvero.
Draco non gli aveva detto niente il giorno in cui era tornato a casa presto e l’aveva trovato a guardare fra i gioielli di sua madre, incantato davanti a due orecchini di zaffiro; non aveva proferito parola la volta in cui Astoria lo aveva portato a fare shopping a Diagon Alley e lui avevamo voluto per sé un paio di guanti lilla ed una Puffola Pigmea rosa; non aveva detto nulla in tanti anni di consapevolezza che no, probabilmente suo figlio non aveva nessuna intenzione di sposarsi con una Purosangue e che no, non aveva intenzione di avere relazioni con nessuna donna.
Suo padre sembrava sapere tutto di lui e Scorpius si sentiva in colpa costantemente per averlo deluso in tanti piccoli modi, nonostante fosse sempre stato viziato con affetto dalla sua famiglia, anche da quel padre che spesso indossava un’espressione indecifrabile.
I pettegolezzi, stavolta, erano arrivati fino alle sue orecchie, Scorpius lo sapeva.
Si guardarono negli occhi a lungo, come per cercare di capire quali limiti fossero stati improvvisamente aggiunti al loro spazio di padre e figlio, e quanto in là fosse possibile spingersi.
Scorpius sembrò vedere troppi muri e non riuscì a soffocare un singulto; un unico singhiozzo che sembrò riecheggiare nella stanza, nel corridoio, nella villa intera e nella sua mente. Bastò quello per fargli abbassare la testa, colpevole d’essere diverso da come voleva suo padre, da come avrebbe voluto essere per lui.
“Mi dispiace,” biascicò, una mano che nervosamente giocherellava con la bacchetta, l’altra che affondava in un ciuffo troppo lungo e biondo, lo stesso colore dei capelli di suo padre.
“Ti piace?” domandò invece Draco, fermo sulla porta, l’espressione immobile e il viso più pallido che mai, nella penombra del corridoio.
“Cosa?” Scorpius sollevò la testa, spiazzato e confuso, bloccando le dita attorcigliate dolorosamente nei capelli. Troppo lunghi, suo padre aveva ragione, ma ad Albus piacevano.
“Lui…” rispose impaziente Draco, quasi a disagio – ma suo padre non era mai a disagio, non poteva esserlo, no? “Il figlio di Potter…”
“Albus?”
Un cenno vago fu la risposta e poi gli occhi di Draco lo fissarono ancora, facendogli sentire freddo nel petto, come se qualcosa di liquido, gelido e pesante gli fosse colato all’improvviso fuori dal cuore, per riempirgli lo stomaco e bloccargli il respiro.
Singhiozzò ancora, arrossendo furiosamente di vergogna; la mano che giocava con la bacchetta si bloccò e dalla stecca iniziarono a venir fuori bolle di sapone. La stanza ne venne invasa ed era surreale vedere suo padre immerso in quello spettacolo.
“Scorpius…”
“Mi dispiace, papà,” gemette, prendendosi la testa fra le mani e tirando indietro i capelli. “Lo so che a te non piace, perché è suo figlio. E so anche che io non sono esattamente il tipo di figlio che volevi, non sono… Sono troppo effeminato e mi piacciono le cose che brillano e a scuola mi chiamano checca ed è vero che mi piace baciare i ragazzi, che mi piace baciare Albus, che mi piace Albus e che…”
“Avevi paura del buio,” lo interruppe all’improvviso suo padre, alzando la voce. Scorpius lo guardò sorpreso, ammutolendo per l’inaspettato cambio d’argomento, o forse anche solo per la sorpresa d’averlo sentito parlare. “Quand’eri piccolo, avevi paura del buio. Tua madre riempì la tua stanza d’incantesimi… Luci colorate, festoni, cose piacevoli per un bambino di quattro anni che non voleva dormire.”
Draco fece un passo avanti, ma aveva smesso di guardarlo; Scorpius era confuso e colpito dal modo in cui le labbra di suo padre si piegavano all’insù mentre ricordava ad alta voce.
“A te però piacevano le bolle di sapone, più di tutto. Così una sera fosti tu stesso a crearle… Magia involontaria insolita, ma adatta a te.”
“Cosa stai dicendo?” domandò Scorpius, stringendo la bacchetta dalla quale ormai non usciva più nulla. L’ultima bolla volteggiò incerta fino a suo padre, poi scoppiò, lasciando solo quell’espressione.
“Sto dicendo che avevi paura del buio, ma lo affrontavi. E io ero il padre più orgoglioso del mondo…”
Scorpius si portò una mano sulla bocca, guardandolo con occhi stretti e lucidi.
“Sono ancora il padre più orgoglioso del mondo, perché non hai mai fatto niente per nasconderti da nessuno, né dai tuoi compagni… né da me,” disse Draco e poi gli rivolse un’altra occhiata, così diversa da quelle che Scorpius aveva sempre pensato di vedere nei suoi occhi. Credeva d’averlo deluso, credeva che non lo volesse, credeva che suo padre provasse imbarazzo per lui; aveva sbagliato.
Si alzò dalla poltrona nella quale si era rannicchiato, correndo verso di lui, capelli svolazzanti e lacrime sul viso; Draco sembrò sorpreso e spiazzato quando lo abbracciò, aggrappandosi a lui come fanno i bambini appena caduti a terra.
Scorpius non si vergognò di piangere contro la sua spalla: dopo, pensò, le bolle di sapone avrebbero messo tutto a posto.
  
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