Haiku, la bellezza della semplicità
con n. Xtristezza:/ tra le voci degli insetti/ una monaca sola
SE LA NEVE CONTINUA A CADERE
La novizia si era piegata in un inchino rispettoso prima di andarsene a piccoli passi attraverso il sentiero irregolarmente acciottolato del giardino e Satoko era rimasta sola. Il caldo cominciava a farsi sentire in quel finire di primavera, e i ciliegi erano già sfioriti. Il giardino era quieto, solo il ronzio insistente degli insetti che andava mescolandosi al gorgogliare dell’acqua graffiava, sul silenzio perfetto del meriggio, un ricamo di lievi rumori. Satoko, immobile dove l’aveva sorpresa a tradimento il pensiero, ricordava una primavera lontana, una primavera ghiacciata, coperta di neve.
Quanto tempo era passato? Vent’anni? Forse di più? Ma il tempo, ormai lo sapeva, non aveva più alcun significato. Anche sulla sua pelle, che una volta aveva rivaleggiato con la neve, non c’erano quasi tracce del suo passato. Una minuscola ruga tra le sopracciglia, forse dovuta allo sforzo continuo di ricondurre la sua mente a pensieri elevati; una piega appena accennata attorno alle labbra.
Ma il tempo, tutto quel tempo, se lo sentiva pesare addosso come una scomoda veste indossata per convenienza. La fanciulla intrisa d’amore e di disperazione non c’era più da molti, molti anni. Ora, nella badessa dai modi austeri, solamente una minuscola scintilla nel fondo dello sguardo a volte poteva rivelare – ma a chi? – una brace che si era sempre rifiutata di spegnersi. Una piccola luce che sarebbe morta con lei, perché tutto quello che ormai aspettava, nei riti quotidiani sempre uguali, nella pacata saggezza che si era scelta come vita, era di finire e dissolversi finalmente nel nulla.
Non per raggiungere Kiyoaki, ormai cenere da troppi anni, non per entrare nel nirvana, meta che le appariva sempre più sfuggente. No.
Soltanto perché finalmente si sciogliesse quella neve che nel suo cuore non aveva mai smesso di cadere.