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Autore: MrEvilside    15/01/2012    1 recensioni
«Allora adesso andiamo via?»
Ryouji si limitò ad assentire, un gesto a suo modo definitivo. «C’è solo un’ultima domanda che devo farti».
Minato lo osservò, curioso. «Quale?»
«Hai un ultimo desiderio?»

SPOILER del finale.
[ Partecipante alla community LJ @ diecielode ]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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{ Listening to: Kimi No Kioku

Nothing feels as real as you do
 
If the world should turn its back, you know that I’m still here
 
Fino a poco prima, il calore della leggera brezza estiva e delle dita di Aigis tra i suoi capelli lo aveva cullato, insieme al vociare sempre più vicino dei suoi amici, sprofondandolo a poco a poco nel sonno.
Adesso, al contrario, aveva freddo e non udiva altro che il più profondo silenzio.
Morire è così?, si domandò istintivamente. Sapeva di non appartenere più al mondo dei vivi – aveva perso quel diritto nel momento in cui aveva avuto l’ardire di spostarsi nella dimensione della Morte nel tentativo di sconfiggerla – ma non avrebbe mai immaginato la morte come quello stato di oscurità e silenzio, nel quale riusciva ancora a percepire i propri pensieri, a concepire se stesso come qualcosa di reale e tangibile.
Scoprì di potersi muovere, di possedere ancora un corpo e di provare la sensazione familiare di trovarsi seduto su una poltrona di velluto; allora aprì gli occhi e riconobbe la sala nella torre dell’orologio in cui soleva incontrare Igor.
«Finalmente ti sei svegliato, Minato-san».
Dietro la scrivania, sulla sedia che era appartenuta al vecchio custode della Sala di Velluto, era accomodato Ryouji. Non aveva più l’aspetto di Nyx, i capelli ricadevano scompigliati sulla sua fronte pallida, i suoi occhi azzurri lo scrutavano, a metà tra il serio e il divertito, e un leggero sorriso era dipinto sulle sue labbra sottili. Somigliava così tanto a Pharos; Minato provò una fitta di malinconia nel ricordare il ragazzino che era cresciuto dentro di lui a sua insaputa – avrebbe dovuto considerarlo un parassita e odiarlo, ma non ne era capace.
Forse avrebbe dovuto odiare anche Ryouji, perché non sembrava affatto pentito di averlo ucciso, eppure non riusciva a fare neppure quello.
«Come mai siamo qui?» chiese. La sua voce suonò strana, diversa da com’era abituato a udirla, ma allo stesso tempo familiare. In realtà tutto di sé gli sembrava uguale e differente insieme, così come Ryouji.
Lo conosceva bene, conosceva ogni singolo dettaglio del suo aspetto, tuttavia aveva l’impressione di vederlo adesso per la prima volta.
Ryouji accavallò le gambe, abbracciò la sala con un’occhiata e infine spostò nuovamente la propria attenzione su di lui, con calma, senza mai smettere quel suo sorriso caratteristico. «Sono venuto ad accompagnarti nell’aldilà. Hai dimenticato chi sono?»
Minato non disse nulla. Era chiaro, era stato uno sciocco a non capirlo. Ryouji era il messaggero della Morte, sebbene lui avesse sigillato Nyx il suo compito non era cambiato. «Allora adesso andiamo via?»
Ryouji si limitò ad assentire, un gesto a suo modo definitivo. «C’è solo un’ultima domanda che devo farti».
Minato lo osservò, curioso. «Quale?»
«Hai un ultimo desiderio?»
Un ultimo desiderio? Rivedere i suoi amici. Aigis, Junpei, Yukari e gli altri, che senza dubbio stavano piangendo la sua fine. Chissà se avevano recuperato i ricordi, gli sarebbe piaciuto saperlo. Quello era ciò che avrebbe dovuto volere, eppure non riusciva a pensare di accontentarsene. C’era dell’altro, qualcosa che fino ad allora aveva nascosto anche a se stesso. O meglio, non nascosto: semplicemente, erano accadute troppe cose e non aveva trovato il tempo di soffermarvisi.
«Voglio perdonarti».
Era chiaro che Ryouji non si aspettasse un’affermazione del genere. Sgranò gli occhi azzurri e socchiuse la bocca, sorpreso, prima d’essere capace di riacquistare il proprio contegno. Una nota di tristezza e commozione gli incrinò la voce. «Lo faresti davvero?»
Minato si alzò dalla sua sedia, ma una strana sensazione lo immobilizzò per un lungo istante. Non si era mai mosso nella Sala di Velluto, si era sempre limitato a parlare con Igor o Elizabeth. Camminare su quel pavimento che esisteva soltanto nella sua testa gli dava l’impressione di essere un’entità incorporea, poiché non riusciva a percepire la durezza del marmo sotto i piedi.
Sarebbe stato in grado di toccare Ryouji, oppure anche lui gli sarebbe parso un’illusione?
Il messaggero non si mosse dal suo posto dietro la scrivania, che Minato aggirò fino a trovarsi a una manciata di centimetri da lui. Si chinò e i loro occhi s’incatenarono in un gioco di sguardi così intenso che, al contrario di quella stanza, sembrava palpabile, paradossalmente.
«“Perdonare” non è la parola giusta» replicò, pensoso. «La verità è che io non ti ho mai biasimato. Nessuno di noi l’ha fatto, credo. Non è stata colpa tua, Ryouji-kun».
Senza dargli il tempo di dire alcunché, premette le labbra sulle sue. Contrariamente a quanto aveva temuto, Ryouji era reale, più reale di tutto il resto. Ciò avrebbe dovuto spaventarlo, perché significava che la Morte era davvero sopraggiunta per lui, eppure in quel momento non riusciva a colmarsi d’altro che dei ricordi del tempo trascorso insieme al ragazzo.
Ryouji che si iscriveva alla Gekkoukan, Ryouji che attirava l’attenzione di qualsiasi ragazza con il proprio bell’aspetto e i modi affabili, Ryouji che veniva in gita con loro e lo baciava per la prima volta, di nascosto dagli altri.
Quando poi il ragazzo aveva rivelato d’essere il messaggero dell’Apocalisse e che erano destinati a morire, Minato non aveva potuto credere che quello che era successo tra loro fosse stato soltanto una menzogna, un modo per passare il tempo in attesa dell’arrivo di Nyx e per prendersi gioco di lui, che l’aveva lasciato crescere dentro di sé sotto forma di Pharos.
Le sue carezze non erano mai state false, i suoi baci non avevano mai avuto il sapore di una bugia, i gemiti e i sospiri non erano mai stati esalati con l’intento d’ingannarlo.
«Questo mi rende straordinariamente felice, Minato-san». Ryouji sorrise, sincero, e gli strinse le mani nelle proprie quando Minato si ritrasse e interruppe il bacio. «Non puoi neppure immaginare quanto. Temevo che non avresti mai nemmeno considerato la possibilità di perdonarmi… Tu sei stato davvero importante per me. Il primo essere umano davvero importante. E anche il primo a non odiarmi, pare».
La sua voce giungeva ovattata alle orecchie del ragazzo, le sue dita intrecciate con le proprie avevano assunto una consistenza diversa, meno tangibile, e le pareti della Sala di Velluto si stavano lentamente cancellando.
«Non ti rivedrò mai più, vero?»
Minato non aveva paura di morire o di quello che avrebbe trovato al di là del cancello che nessun mortale poteva varcare, se non alla fine del proprio cammino. Se si fosse trovato a dover compiere nuovamente quella scelta, l’avrebbe fatto. Tutti muoiono, prima o dopo, e lui aveva avuto la fortuna di non avere rimpianti.
Se fosse morto con la consapevolezza di non aver avuto il coraggio di proteggere il mondo dal disastro che lui stesso, anche se a propria insaputa, aveva causato, non si sarebbe mai perdonato.
«No, mai più».
Il sorriso di Ryouji era tinto di malinconia.
Minato si sottrasse al tocco di una delle sue mani per appoggiare il palmo laddove avrebbe dovuto trovarsi il suo cuore. Si sorprese nello scoprire che, dopotutto, c’era un battito, dietro i vestiti e oltre la pelle.
«Rimarrò qui» promise.
  
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