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Autore: adelfasora    15/01/2012    2 recensioni
Opposti. Incoerenti con se stessi, impacciati.
Distanti ma vicini.
Gli opposti si attraggono - non proprio sempre - e non c'è proprio niente da fare.
(Mitsukuni Haninozuka e Reiko Kanazuki)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mitsukuni Haninozuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D i v e r s i.

 

 

 

Ho ragione a credere che mi abbia rubato l’anima. E con lei quello stupido organo che continua a battere come un forsennato nonostante continui a oppormi.

Io non mi sarei mai innamorata di lui. Mai.

Come può il buio amare la luce? Come può la dolcezza volersi avvicinare a ciò che significa terrore e odio?

Honey-senpai.

Quasi rise. Il nome più azzeccato possibile. Ed oltre ad essere dolce come ciò che mangiava, era anche biondo.

Continuò a ridere, sentendo dentro di se qualcosa che si spezzava sempre più irreparabilmente. Già, biondo. Tutto in lei evocava il nero, i colori grigi della vita.

La sua era così colorata.

 

 

Odioso. Sì, lei, Reiko Kanazuki, lo odiava. E odiava amarlo, e non per uno stupido ossimoro poetico. Ma perché sorrideva, mentre lei piangeva.

Lui era così simile a ciò che era lucente e bello, mentre lei era oscura e orribile.

Tutti, tutti avevano paura di lei, del suo club.

Invece lui e il suo club, no.

Lo amava,mentre lo odiava.

 

 E tutto questo perché lui era diverso.

Già, se ci pensava era tutta colpa sua. Lei aveva anche provato ad avvicinarsi a lui, ma era il diverso ad allontanarla. Così poco adatta, così inopportuna. Era sbagliata, o almeno lo era di fronte a lui.

Decise di odiare il diverso.

 

 

 

 

Da lontano, una ragazza dai lunghi capelli neri, statua onirica, si avvicinava ad un ragazzo, oltremodo basso per la sua altezza, e gli parlava.

Lui si ritrasse in un primo momento, ma poi, con un ampio sorriso, allontanò l’alta e scolpita figura che lo seguiva come un’ombra.

E appariva anche un’ombra, a dispetto di quei due.

Da soli erano notevoli. Insieme brillavano e rifulgevano.

 

Ora erano soli. E i loro respiri non si fondevano, i loro occhi non si perdevano in quelli dell’altro.

Un osservatore esterno avrebbe detto che erano maledettamente ottusi.

E forse lo erano; chissà, per l’ingenuità, la loro acerba giovinezza, l’incomprensione di sentimenti troppo profondi o la loro inesistenza.

Forse.

 

La ragazza si chinò su di lui, fino a tenere le sue braccia, esili, ad avvolgergli completamente le spalle. Due superiori ed estranei stati di epidermide che combaciavano, causando quel probabile e allo stesso tempo sconosciuto sfarfallio allo stomaco.

Quel normale desiderio di restare fermi in eterno, assieme. La convinzione, effimera e fasulla, di essere un unico “qualcosa”, per un attimo eterno.

La ragazza dovette abbassarsi molto, probabilmente. Lui era davvero basso.

Ma chissà, se fosse stato più alto non avrebbero colto l’attenzione come stanno facendo ora.

 

 

In pieno giorno. Nel bel mezzo di un corridoio. Uno di quelli affollati. Precisamente e tipicamente scolastici.

 

E gli attimi eterni non esistono, ovviamente. E la consapevolezza di “qualcosa” di imbarazzante si fece strada in lei molto più velocemente che in lui.

 

Lei era anche debole, e lui – nonostante, ironicamente, l’altezza – forte.

Lei era anche triste, lui talmente allegro da poterle infondere tanta di quella felicità senza sentirsene privato.

Lei era anche bisognosa di protezione, e lui era – nonostante la faccia adorabile di cucciolo riempito di gentilezze e dolciumi  – capace di dare attenzioni.

 

Un host non è mai un host con la persona che ama.”

 

Ma solo con la persona giusta.

La domanda era: lei, per lui, cos’era?

 

Se mi si avvicina, come mi comporterò? Magari potrei offrirle la mia adorata torta alle fragole, potremmo fare a metà.

Cerco di distendermi, di apparire dolce e adorabile come sono abituato, ma quando penso a lei non ce la faccio.

Sono assuefatto dalla sua presenza. Mi sento molto diverso dal solito, ma anche lo stesso. Mentre concepisco la parola “abbracciato” e la vedo arrossire, cosa innaturale per quella pelle diafana, ma che le dona in maniera assoluta.

E’ possibile che avrebbe arrossito solo per me? Perché in questo caso pretendo questa espressione costantemente sul suo viso, in mia presenza.

Un segno indelebile.

 

Ora che sono stato stretto ha lei, ho sentito quanto fosse delicata e poco spaventosa.

Ho sentito quanto, nonostante io sia tenero e grazioso di natura, sia pur sempre molto più robusto e forte di lei, al punto che avevo ricambiato il gesto sotto shock, tenendola come una bambola di porcellana.

Andrebbe d’accordo di certo con il mio coniglietto.

 

Penso sempre in maniera diversa per lei.

E’ un male?

Non sono certo stupido, eh.

Io l’ho capito cosa provo per lei.

Il problema è dirlo ad una ragazza che crede che crede di essere vittima di un sortilegio.

 

E sì, a lei l’avrebbe data quell’unica grande fragola al centro.

 

 

 

< Stiamo dando spettacolo. >

 

Nessuna risposta.

 

 

 

Ancora nessuna reazione.

 

< Oh, bhe, sai che può importarmene > disse tra lo sconcerto e il compito, forse un po’ troppo tesa e seria per manifestare effusioni < io sono qui ad abbracciarti mentre le donzelle che di solito ti coccolano e adorano sono qui a guardarmi esterrefatte! >

 

Continuava a tenerla stretta. Oh, questo era ben visibile.

< .. >

Non dava segno di cedere.

 

 

< Odio amare di essere diversa da te. >

 

Adesso lei non si sarebbe staccata neppure di fronte al più antico reperto di Magia Nera che avrebbe potuto offrirle la sua scuola.

Ed era solo colpa sua. Lui dopotutto le aveva rubato il cuore, mica poteva resistergli di tale maniera?

Avrebbe dovuto contenersi, santo cielo.

 

E invece stava lì, immerso con la testa sul suo petto, a permetterle che il suo profumo le annebbiasse i sensi e la ragione.. avevo ragione, lo sta facendo apposta.

Ma quando troverò quella bambolina vodoo, vedrà di cosa sarò capace.

 

 

Trattenne un moto di sorpresa, gradita per nostro ben pensare, perché lei ormai aveva la mente così vuota, che il suo ultimo neurone – ipotizziamo – si sia dato ad un party sfrenato abbandonandosi ai suoi istinti più dark.. una festa in puro stile per una componente del club di magia nera, per l’appunto.

 

Era troppo intenta a stare completamente schiacciata sul suo piccolo petto, ad abbracciarlo come un peluche accarezzandogli quella morbida capigliatura dorata, cosa poteva importarle?

Sapeva solo, ne aveva la consapevolezza, che quel tocco di epidermidi sarebbe durato per sempre, anche dopo, oltre, al di là e al di qua di tutto ciò che la riguardava.

 

Non si guardarono in faccia. O meglio, lei non ne ebbe il coraggio.

 

Ma un nuovo dolce abbraccio le fece capire che avrebbe anche potuto smettere di fantasticare.

E di fantasticare condannando quella maledizione orribile che l’aveva legata a lui. Lui, ai suoi occhi così piccolo e perfetto.

Perfetto per lei.

Ora probabilmente non si vergognava più di pensare quelle cose, di reagire spontaneamente a lui, di negare l’evidente evidenza della sua condizione di “innamorata involontaria”.

 

E’ solo colpa sua.

Ma speriamo non se ne accorga. Io non gli farò vedere di certo il mio scontento, perché io non sono di certo d’accordo, lo sto solo assecondando, andiamo..

 

Chissà se mi lascerebbe tenere il suo peluche rosa.

Ma solo per dipingerlo di nero, sia chiaro.

 

 

E le stava bene così, davvero.

Le distanze e  le diversità si erano annullate. Ed era stato davvero facile e bello.

Lui non la capì. Lui non la capiva mai.

Ma stavolta era diverso.

Ora avrebbe avuto tutto il tempo di avvicinarsi a lui, e far vedere come insieme fosse tutto ancora più assoluto.

Completo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

O forse a noi piace pensarla così.. o no?

 

 

 

 

 

 

__________________________________________________________

 

Amore senza confini per questa coppia così puccia! Una Honey x Reiko .. li ho trovati troppo perfettamente opposti per non buttare giù qualcosa, per quanto inutile e da obbrobrius – quale sono – v.v

Ade.

  
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