RATING: Arancione.
GENERE:
Romantico, Malinconico.
AVVERTIMENTI:
Slash, AU,
Angst, Song-fic, Lime, sprazzi di OOC.
DEDICA:
I’ve
got a lot of resentment for old friends -for letting me go without a
fight. I
just want someone to call and say, "I miss you, how are you?". I just
want to call someone and say, "I miss you, I’m sorry".
NOTE: Ho il
cervello in fumo e i miei due neuroni sono sul punto di collassare, e
poco ci
manca che cominci a compiere qualche gesto inconsulto, tipo ululare o
scoppiare
a ridere istericamente. Lo stile a tratti vago e fumoso, non so nemmeno
io da
dove mi sia uscito.
Sono presenti pochi ma abbastanza corposi spoiler sul film J. Edgar, ergo se dovete ancora vederlo e
volete gustarvi la
sorpresa, perdonatemi ma dovevo proprio citarlo. A proposito, questo
è il link
della canzone (http://www.youtube.com/watch?v=QUypt2nvorM).
Non mi resta che
augurarvi buona lettura.
“Hey,
tu! Il
moretto con le orecchie grandi!”
Merlin alza
gli occhi al cielo, ringraziando ancora una volta gli eccellenti geni
paterni
responsabili dei suoi enormi padiglioni auricolari che gli sono valsi
tante di
quelle prese in giro, in quindici anni di goffaggine e ginocchia
nodose, che
potrebbe tranquillamente campare di rendita per il resto della sua
vita.
“Oh,
ma sei
sordo?”
Ignoralo-ignoralo-ignoralo-ignoralo,
si ripete
mentalmente Merlin. A
giudicare dal tono di voce non sembra particolarmente ostile.
Probabilmente è
solo uno dei tanti deficienti che infestano il liceo, uno di quegli
atleti
fisicati e con i capelli chiari che hanno una specie di radar per
individuare i
nerd intellettualoidi come lui. Ci ha già avuto a che fare,
e dall’alto della
sua esperienza sa che la tecnica di sopravvivenza più
efficace è far finta di
niente. Semplice.
“Sto
parlando con te!” Rumore affrettato di passi. Una mano gli
artiglia la spalla
destra, costringendolo a voltarsi di centottanta gradi.
Come
volevasi dimostrare: biondo, alto -ma non
come me, sogghigna interiormente Merlin- fisico da urlo e
sorriso da
copertina patinata. Eppure qualcosa non quadra. La camicia che gli
fascia le
spalle da nuotatore olimpionico è di una sfigatissima
fantasia a quadri, lunga
e larga come quelle che indossava Kurt Cobain quando era ancora vivo. I
jeans
sono sdruciti, bassi sui fianchi (è una macchia di
inchiostro quella sopra il
ginocchio?) e ai piedi porta delle
semplici All Star rosse, con i lacci luridi da far paura. Ha un aspetto
vagamente familiare.
“Hai
finito
di farmi la radiografia?” chiede infine il tipo, regalandogli
un sorriso un po’
sbilenco e molto sarcastico.
“Oh,
scusami
tanto: mi ero perso nella contemplazione del tuo delizioso outfit.
Stile
grunge, oserei dire” replica a tono Merlin, battendo le
ciglia con
affettazione.
“Mi
piacciono i Nirvana” ridacchia l’altro, scrutandolo
con i suoi occhi obliqui,
di un azzurro mai visto prima.
“Uhm,
per
caso adesso è il mio turno di venire esaminato ai raggi
X?” e affonda le mani
nelle tasche dei pantaloni, lievemente imbarazzato.
“Scusa”
scuote la testa il biondino. “Stavo pensando che hai proprio
una bella faccia”.
Che caz-? Merlin avvampa,
rifuggendo lo
sguardo del ragazzo.
“Oddio,
mica
avrai frainteso?” emette un risolino nervoso.
“Sta’ tranquillo, non ti voglio
molestare né ci sto provando. Intendevo dire che sei molto
telegenico. Hai un
viso che buca lo schermo; non propriamente bello, però
c’è qualcosa di speciale
in te che non riesco ancora a cogliere”.
“Ehm,
sicuro
che non ci stai provando? Perché davvero, non sei il mio
tipo” risponde lui,
perplesso.
“Oh
Merlin,
come osi rifiutarmi così? Dopo tutte le pare mentali che mi
sono fatto prima di
decidermi ad attaccare bottone con te?” esclama il biondo in
tono accorato,
esibendosi in una smorfia che vorrebbe essere drammatica ed invece
è solo
buffissima, per poi posare entrambe le mani sul cuore.
Scoppiano
entrambi a ridere, ed è l’inizio di qualcosa.
“Aspetta
un
attimo, come fai a sapere il mio nome?”
“Non
mi hai riconosciuto?”
l’altro aggrotta la fronte, con disappunto.
“Frequentiamo entrambi le lezioni
di letteratura della professoressa Morgan: tu ti siedi sempre al
secondo banco
della fila di sinistra, addossato alla parete. Sono Arthur-”.
“Pendragon”
completa per lui Merlin, improvvisamente capendo perché gli
sembrasse in qualche
modo familiare. “Scusami, sono un pessimo
fisionomista” borbotta poi,
abbassando colpevolmente gli occhi.
“Non
preoccuparti, non pretendo certo di essere indimenticabile”
cerca di
confortarlo Arthur. “Almeno
ti sei
ricordato il cognome”.
“Credimi,
chiunque se lo ricorderebbe: è talmente pomposo e
altisonante… Non ti dona
affatto. Cioè, volevo dire- sembri un tipo alla mano. Non ti
dai arie da principino
sul pisello, non so se mi spiego. Sei simpatico”.
E’
Arthur,
adesso, ad arrossire. “Grazie”.
E’
l’inizio
di qualcosa.
So
he said:
what's the problem, baby?
What's the problem, I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it.
Arthur sogna
di diventare un regista di fama internazionale. I suoi modelli sono
mostri
sacri come Clint Eastwood e Steven Spielberg e registi più
di nicchia, tipo Ang
Lee e Tim Burton e Milos Forman. Apprezza molto anche gli italiani:
Ozpetek,
Scola, Monicelli, Sorrentino.
E’
onnivoro,
Arthur. La sua camera è tappezzata di poster dei suoi film
preferiti, che guarda
caso coincidono con quelli di Merlin.
E’
sorprendente quanto si somiglino, nel loro essere nerd. Gironzolano per
ore nei
reparti della fornitissima libreria a due passi dal liceo, chiedendo
l’uno il
parere dell’altro su un tale autore e lisciando con le dita
le copertine dei
libri su cui hanno messo gli occhi. Poi, dopo esserseli prestati, ne
discutono
insieme. Sottolineano a matita i paragrafi più belli, le
frasi più d’impatto. Se
Arthur sogna di stare dietro ad una cinepresa, Merlin vorrebbe fare lo
sceneggiatore.
Quando, per il suo sedicesimo compleanno, Arthur gli regala due
cuccioli di
gatto (due sorelle, le hanno trovate in
un cassonetto dell’immondizia, spiega indignato
l’amico) a Merlin viene
spontaneo chiamarle Thelma e Louise, dall’omonimo film che
hanno visto giusto
la sera prima e che è stato peggio di un pugno nello stomaco
perché parla di
un’amicizia a tutti i costi, fino alla fine. Un po’
come la loro.
Occasionalmente
fumano, mai più di una sigaretta alla volta. Si dividono un
pacchetto di Camel
o Marlboro, che dura sempre un paio di mesi. Parlano e parlano e
parlano di
tutto, ma il loro passatempo preferito è ascoltare musica in
silenzio assoluto
stravaccati sul divano verde fango della taverna di casa Emrys; ad
Arthur
l’auricolare destro, a Merlin il sinistro.
How
much
longer will it take to cure this?
Just to cure it
‘cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna
turn
around and face me
But I don't know nothing 'bout love.
Arthur non
è
in grado di dire esattamente come, dove, quando e perché ha
capito di essersi
preso una cotta micidiale per il suo migliore amico. Sa solo che ad un
certo
punto ha cominciato a sognarlo tutte le notti -in situazioni non
propriamente caste
e pure- per poi svegliarsi, la mattina dopo, con un’erezione
svettante tra le
cosce e i boxer in condizioni pietose.
Come
on, come
on
Turn a little faster
Come on, come on
The world will follow after
Come on, come on
Cause everybody's after love.
So I said I'm a snowball running
Running down into the spring that's coming all this love
Melting under blue skies
Belting out sunlight
Shimmering love.
Da un
po’ di
tempo a questa parte Merlin ha delle serie difficoltà a
capire cosa passi per
la testa ad Arthur. E’ spesso intrattabile, si inalbera per
un nonnulla e due
brutte occhiaie scure gli solcano il volto. Si incupisce ogni qual
volta vede
l’altro chiacchierare con un loro compagno di corso, con la
commessa carina
della libreria e persino con l’autista dell’autobus
che li riporta a casa
finite le lezioni, santa pace! L’improvvisa
territorialità dell’amico lo
disorienta.
Well
baby I
surrender
To the strawberry ice cream
Never ever end of all this love
Well I didn't mean to do it
But there's no escaping your love.
Camera di
Arthur. Entrambi sono seduti a gambe incrociate sul pavimento, con la
schiena
appoggiata alla sponda del letto. Il fumo delle sigarette sale verso il
soffitto in una pigra spirale.
“Sai,
a
volte ho l’impressione di vivere in una specie di remake di Dawson’s Creek”
sbuffa Arthur.
“Perché
dici
così?” replica Merlin reclinando la testa
all’indietro, premendola contro il
materasso.
“Beh,
guarda
la mia stanza”.
“In
effetti
un po’ la ricorda” dà un’altra
boccata.
“Guarda
me”.
“Vi
somigliate solo perché siete entrambi biondi. Tu sei molto
meglio ” sorride
lui.
Arthur ce la
mette tutta per non andare in iperventilazione.
“Comunque
ho
capito cosa intendi” prosegue meditabondo Merlin.
“Considerando che avete anche
lo stesso sogno in comune, qualche similitudine la si può
trovare”. Ridacchia,
colpito da un’improvvisa illuminazione. “E quindi
io sarei l’alter ego di
Pacey? Cavoli, Arthur, ti manca solo di trovare una Joey di cui
innamorarti e
che ti spezzi il cuore e sei a posto”.
“Oh,
se è
per questo l’ho già trovata. E’
bellissima e totalmente all’oscuro dei miei
sentimenti”.
“La
conosco?”
“No”
risponde lui, spegnendo nervosamente la sua sigaretta sul tappeto.
Discorso
chiuso.
These lines of lightning
Mean we're never alone,
Never alone, no, no.
Come on, come on
Move a little closer
Come on, come on
I want to hear you whisper
Come on, come on
Settle down inside my love.
“E dai
Arthur, stavolta offro io! E’ il tuo compleanno sì
o no?”
“Merlin…”
“E’
inutile
che metti su il broncio: non mi freghi, caro mio”.
“Merlin,
non
vedo perché dovresti pagarmi tu il biglietto del
cinema”.
“Consideralo
il mio regalo per te, ok? Almeno una volta, permettimi di
ricambiare”.
“Va
bene” capitola
Arthur, senza alcun entusiasmo. “Posso almeno sapere che film
mi hai trascinato
a vedere?”
“Secondo
cartellone
a partire da destra” è la risposta di Merlin,
alzando il viso verso i pannelli
luminosi posizionati all’ingresso del multisala.
“J. Edgar?” sussurra
l’altro,
piacevolmente sgomento. Spalanca gli occhi, con lo stupore entusiasta
di un
bambino, e lo guarda. E’ commosso, il labbro inferiore trema
leggermente.
“Come…?”
“Tu
veneri il buon vecchio Clint. E poi
c’è un
cast stellare, la storia è intrigante e le recensioni tutte
estremamente
positive. Che dici, ho scelto bene?” conclude con un sorriso
dolcissimo, colmo
di affetto per il suo amico.
“E’
il più
bel regalo che potessi farmi, Merlin. Grazie”.
Come
on, come
on
Jump a little higher
Come on, come on
If you feel a little lighter
Come on, come on
We were once
Upon a time in love…
Protetto dal
buio
che regna in sala, Merlin si azzarda a lanciare un’occhiata
alla sua destra,
dove è seduto Arthur. Segue il film con
quell’espressione di rapimento che
riserva solo ad una pellicola cinematografica di qualità;
non si perde un
passaggio, pende dalle labbra degli attori.
“Sai,
tu mi stai molto a cuore, Clyde.
Davvero”.
“E io
ti amo, Edgar”.
Arthur si
irrigidisce.
Sente la gola secca, e deglutire fa improvvisamente male.
“Vuoi
che io sia una mezza persona?
Che rimanga incompleto, è questo che vuoi?”
E poi
scoppia a piangere, ingoiando lacrime silenziose, perché non
può fare altro.
We're
accidentally in love
Accidentally in love…
Accidentally
I'm In love, I'm in love,
I'm in love, I'm in love,
I'm in love, I'm in love,
Accidentally
Accidentally.
“Arthur?
Me ne vuoi parlare?” la voce di Merlin è morbido
velluto.
“No.
Lasciami stare, cazzo” ringhia lui.
“Te lo
sogni, asino che non sei altro. Sei mio amico, ho il dovere di
consolarti quando ti deprimi”.
“Chi
ha parlato di depressione, scusa?”
“Non
prendiamoci in giro, Arthur. Non sorridi più, hai perso
tutto il
tuo smalto, sei dimagrito e sei diventato alquanto possessivo nei miei
confronti”.
L’altro
distoglie lo sguardo, ma Merlin non demorde.
“Credevi
che non me ne fossi accorto?” incalza.
“Speravo
solo che fossi abbastanza sensibile da non rinfacciarmelo”.
“Cosa?
Io non ti sto rinfacciando un bel niente! Sono
preoccupato per te, cazzo, perché non ti avevo mai visto
piangere prima d’ora.
Perdonami se ho voluto comportarmi da amico, Arthur. Se ti
dà fastidio che io
mi interessi al tuo stato d’animo non hai che da
dirlo” mormora Merlin, amaro. I
suoi occhi blu si incupiscono come mare in tempesta.
“Vuoi
la verità? Vuoi la
fottuta maledettissima verità, Merlin? Io sono una
mezza persona. Sono
incompleto” sbotta, e Merlin quasi si incanta a sentire il
suo grido che viene
da dentro e che pare fatto di pietra e di pane. E’ un urlo
pieno e denso. Un
grido di battaglia e sconfitta, un urlo da guerriero.
E’ finita.
E’
finita.
E’
finita.
E’ finita.
Arthur lo sa.
Merlin posa una
mano sulla sua, sorride lieve. “Ed io ti amo,
Arthur”.
Come
on, come
on
Spin a little tighter
Come on, come on
And the world's a little brighter.
Merlin gli sfila
la camicia di dosso e il cuore di Arthur martella così forte
che pensa: se mi
bacia muoio.
Il suo corpo
reagisce con inaspettata naturalezza alle carezze dell’altro,
che prende a
baciarlo sul collo, leccando e mordicchiando la pelle sensibile della
giugulare. Inclina la testa all’indietro, insinuandosi con le
dita nei capelli
serici dell’altro e lasciandosi sfuggire un gemito quando
sente quella lingua
impertinente soffermarsi sulla mascella.
Lo fa stendere sul divano verde fango che tante volte ha offerto loro
rifugio
dal mondo esterno. Dissemina una scia confusa di baci sul suo petto,
devoto e
bramoso come un pellegrino errabondo giunto nella terra promessa.
Arthur geme
piano, mormorando il suo nome come se fosse un mantra. Merlin si ferma,
incerto
se continuare o meno.
C’è
così
tanto da vedere, anche nel più minuto gesto della persona
amata, se si aguzza
la vista; così tanto sentimento, una tale abbagliante
varietà di cose, immagini
e ricordi e idee, se le si lascia fluire. C’è
l’intera storia dell’esperienza
umana, il più universale nel più particolare, se
solo si riesce a vedere. E’
come poesia. Arthur non ha mai trovato poesia nella poesia, a dire il
vero. Ma
immagina che possa essere così per chi la capisce e
l’ama. Tende le braccia in
direzione di quel volto tanto a lungo agognato e annuisce con aria
solenne.
Il suo
ragazzo è bellissimo,
pensa Merlin.
E’ il respiro del mondo che corre.
Come on, come on
Just get yourself inside this
Love ... I'm in love.
Una
precisazione sul contenuto della storia. Molte di voi si staranno
chiedendo:
ohibò, com’è che anche Merlin
ricambiava Arthur e noi l’abbiamo scoperto solo
alla fine? Perché quella disgraziata dell’autrice
l’ha rivelato solo
all’ultimo? Il motivo, semplicemente, è che il POV
dominante è quello di Arthur:
Arthur che non capisce una cippa di niente e che, trincerato nel suo
presunto
amore infelice, non si accorge dei sentimenti dell’amico. La
solita vecchia
storia, insomma. Spero che i personaggi non vi siano risultati troppo
OOC -se
così fosse, mi consolerò pensando che si tratta
comunque di una AU.
Un bacio a
chiunque sia arrivato a leggere fin qui <3. *collassa sulla
tastiera*