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Autore: Valery_Ivanov    16/01/2012    5 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction! E' una mia versione alternativa del finale di Beyblade, parte dal momento in cui i Bladebreakers arrivano in Russia!
Dal Terzo Capitolo:
«Fata Bianca! A… aiutami… ti prego…» un bambino di circa cinque anni la stava guardando con occhi imploranti attraverso le inflessibili sbarre della sua prigione. La fata scivolò dentro la cella come prima e i suoi contorni divennero sfocati per pochi istanti, finchè lei non si sedette silenziosamente a terra e poggiò la testa del bambino sulla sua gonna morbida. «Non riesco… a dormire…» singhiozzò il piccolo, aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. La creatura schiuse le labbra e parlò per la prima volta, e la sua voce sembrava un soffio di brezza mattutina, fresca e leggera.
«Non preoccuparti…» sussurrò. Kai continuava ad osservare la scena alcuni metri più indietro.
«Grazie Fata Bianca…»
Lei gli accarezzò dolcemente la testa. «Non sono una Fata Bianca…» mormorò, mentre il respiro del bambino si faceva regolare e rilassato. «Puoi chiamarmi… Regina delle Nevi» concluse in un sussurro appena percettibile.
Un istante dopo la porta si spalancò e dei passi si affrettarono verso di loro. Kai fissò spaventato la fata e questa fece lo stesso; dalle profondità del cappuccio due iridi scure brillarono illuminate dal riflesso della luna. Kai si sentì afferrare e trascinare via; oppose resistenza, ma l’altro era più forte – no, gli altri; c’erano tante, troppe mani su di lui. Alzò nuovamente la testa, disperato, e vide la ragazza sillabare una parola. Poi qualcosa lo colpì, e lui perse i sensi.
«Cercami»
REVISIONATA e prossima alla fine!
Genere: Avventura, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui!! Sono riuscita ad aggiornare nuovamente in tempi umani!!

Un paio di appunti e poi vi lascio al capitolo: stavolta il punto di vista cambia nuovamente, avremo Boris (in viola) e Valeriya (in azzurro) a raccontarci cosa succede!! Mentre il punto di vista di Boris sarà sempre al presente, la parte di Valeriya sarà lei che racconta queste vicende ai Bladebreakers! Come avevo già detto questo è l’ultimo capitolo dei ricordi, il prossimo è l’ultimo e poi avremo l’epilogo! Buona lettura!

 

 

 

Capitolo XXVIII –  Ricordi: Katrina Lestavjosk

 

 

So che ricorderò questo scontro per il resto della mia vita: Artic, il bey di Yuri, è stato spazzato via come un fuscello da Valeriya, ancor prima che il suo proprietario potesse iniziare davvero a fare sul serio. Yuri non sa quello che sta facendo, non è in sé. Vale lo sa, ma sa anche che se non sconfigge Vorkov non potrà fare nulla per suo fratello. Tutto questo dolore ormai sembra essersi insediato nei nostri cuori così in fondo che mi chiedo se riusciremo mai a liberarcene.

Vorkov ovviamente non si è arreso quando Artic è stato disintegrato e ha dato a Yuri un bey nero che non conosco; Yuri lo lancia, gridando…

«Vai, Blackdranzer!!! Vieni a me Aquila Nera!!»

…questo non è possibile…

 

«Come ormai sapete Dranzer era il mio beyblade e l’unico con un bit power al suo interno, almeno fino a quel momento. Il fatto che Vorkov fosse riuscito a ricreare in laboratorio una di quelle creature magiche dimostrava che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di ottenere il potere. Fu il combattimento più difficile della mia vita: mio fratello piangeva disperatamente mentre la sua volontà era imprigionata dentro quel corpo che non gli obbediva più e vedere l’ombra della mia meravigliosa Aquila Rossa in quella creatura deformata e crudele era insopportabile. Lo confesso, non ci riuscii. Non riuscii a sconfiggerlo, a fargli del male, e non riuscii ad affrontare la gemella malvagia della mia Aquila. Vedete, il mio è un beyblade particolare: la sua potenza rispecchia la mia forza di volontà. In quel momento la mia volontà venne meno e il mio Avalanche cadde immobile al suolo»

 

Questo è… un incubo, non c’è altra spiegazione. Valeriya non ha mai perso contro Yuri!! Lei è la blader più forte di questo Monastero, forse del mondo intero!! La guardo terrorizzato e la vedo tremare: le braccia strette attorno al corpo come per ripararsi, il capo chino… non l’ho mai vista così. Ma è un essere umano anche lei… l’abbiamo sempre sopravvalutata. Pensavamo che per lei nulla fosse impossibile, ma Yuri è e rimarrà per sempre suo fratello, qualunque cosa accada. Il fratello che si è offerto volontario per il Monastero pur di permetterle di avere una vita. Il fratello che è sempre stato al suo fianco…

Oh, Katrina, come posso vivere senza di te? Come può un legame così forte essere troncato in modo così improvviso? Io non sono forte abbastanza… nessuno lo è. Neanche Valeriya.

Sposto lo sguardo di scatto nel sentire un urlo di dolore: Yuri si tiene la testa come se stesse per esplodergli e grida, grida, grida…

«Smettila!!» strilla Vale verso Vorkov. «Ha vinto, non ti basta?? Che cosa gli stai facendo, mostro?!»

Vorrei fermarla, davvero, ma il mio corpo non mi risponde più: la guardo lanciarsi verso Vorkov e graffiargli il volto, ma subito un gruppo di monaci si avventa su di lei e la immobilizza. Entrambi guardiamo impotenti Yuri che si dimena in preda all’agonia, finché la luce nera non lo avvolge.

 

«Blackdranzer è un beyblade maledetto perché contiene una creatura innaturale. E’ un beyblade che sconvolge l’ordine delle cose nel mondo: per questo chiunque lo impugna è destinato a perdere la cosa più preziosa che possiede. Sia nel caso di Kai che di Yuri, furono i loro ricordi. L’unica cosa che Vorkov non era ancora riuscito a portargli via»

 

Vorkov si tocca furioso il viso, dove dai tre sottili graffi è iniziato a colare un rivolo di sangue. Finalmente il mio corpo si sblocca e mi getto sui monaci, combattendo per liberare Valeriya, la figura di Yuri accasciata al suolo inchiodata nella mia mente nonostante io non lo stia più guardando.

I monaci sono troppi, lo so, l’abbiamo sempre saputo. Ci immobilizzano entrambi, stavolta, e vedo Vorkov sogghignare. Non ha gettato neanche uno sguardo al corpo di Yuri.

«Portate il ragazzino nella sala delle torture e prendetevi cura di lui… non preoccupatevi di andarci piano, ormai non mi serve più»

I monaci mi trascinano via e io sento un brivido di terrore gelido scendermi lungo la schiena. Valeriya sta urlando il mio nome, ma io non mi volto. Non ho le forze per farlo.

Forse la morte è davvero l’unico modo per abbandonare questo posto…

 

«Vorkov mi fece un lungo discorso su quanto io fossi preziosa per la sua organizzazione e di come sarei stata ripagata per i miei servigi, ma ormai non mi importava più di nulla: il mio unico desiderio era vendicarmi. Finché Vorkov non mi disse che Yuri non era morto, che Kai non era morto, e che non avrebbe ucciso nemmeno Boris se io mi fossi sottomessa docilmente al trattamento con le sue macchine per diventare la sua campionessa. E in quel momento realizzai che c’era un solo modo per sconfiggerlo, un solo modo per liberare tutti quanti dalle sue grinfie… così accettai»

 

I monaci hanno seguito alla lettera gli ordini del loro padrone: non ci sono andati piano. Mi chiedo se ci sia qualche centimetro del mio corpo che non sta gridando dal dolore. E sono stati anche veloci, cosa di cui in qualche modo sono grato. Sento dei passi e la voce di Vorkov che dice qualcosa, ma non riesco a capire, non mi interessa capire quello che dice. C’è qualcosa per cui vale la pena lottare, ormai? Perché dovrei cercare di andare avanti? Voglio solo scivolare nell’oblio…

All’improvviso sento una mano gentile sulla mia guancia e alzo lo testa. Valeriya è davanti a me, lo sguardo più determinato che mai. Cosa ha intenzione di fare?

«Boris, amico mio, ho deciso di sottopormi al trattamento e diventare la blader che Vorkov desidera. Ti prego, non cercare di farmi cambiare idea»

La guardo senza parole, ma c’è qualcosa… qualcosa non torna. La sua espressione è trionfante, come se…

«In cambio la tua vita e quella di Yuri verranno risparmiate» continua, e io annuisco. Non può essere solo questo, ne sono sicuro. Lei si china verso il mio volto e finge di darmi un bacio sulla guancia: so che Vorkov ci sta ascoltando, in piedi vicino alla porta. Un sussurro impercettibile mi arriva all’orecchio.

«E’ una finta, conosco un modo per eludere il trattamento… dammi corda, fingi di aver cambiato idea, di voler combattere per lui. Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano»

Si allontana lentamente e io la guardo profondamente negli occhi. Sì, lo farò. E’ questo che le sto dicendo e so che lei l’ha capito. Si alza e, con la regalità che le è sempre appartenuta, lascia la stanza, seguita dal ghigno soddisfatto di Vorkov.

E sorrido anch’io, sapendo che presto quel ghigno verrà cancellato per sempre da quel volto.

 

«Prima del trattamento chiesi di poter lasciare un beyblade a mio fratello, visto che avevo distrutto il suo. Vorkov acconsentì, ben felice che ad un altro dei suoi blader fosse consegnato il potere di un bit power. Così lasciai Glacier, il fratello di Avalanche – quello che voi oggi conoscete come Woolborg – accanto al letto su cui riposava mio fratello. Lui non fece mai domande sulla provenienza di quel beyblade, convinto che fosse stato Vorkov a darglielo. Poi tornammo in laboratorio e Vorkov commise un errore fatale: mi lasciò sola con uno scienziato e cinque monaci, e uscì per andare ad organizzare i suoi prossimi piani. In fondo la mutazione dura due o tre, perché sarebbe dovuto rimanere? Quello che non aveva calcolato è che la Volpe Artica non è un comune bit power: grazie alla sua magia creammo un illusione per ingannare le telecamere, mentre io uccidevo i monaci. Sì, li ho uccisi tutti e non me ne sono mai pentita. Vorkov mi ha resa davvero un mostro… ma era necessario per salvare le persone che amavo. Misi lo scienziato nella capsula, al mio posto, e feci partire il processo. Nelle due ore successive progettai il mio piano fino all’ultimo dettaglio insieme alla Volpe e ci rendemmo conto che io non sarei mai stata brava abbastanza a fingere da poter ingannare un uomo sospettoso come Vorkov. Shanti, allora – è il nome della Volpe Artica – mi parlò di un’antica magia che permetteva di separare in due parti l’anima di una persona, anche se solo una delle due avrebbe potuto avere un corpo reale. Era molto rischioso per la parte di anima che sarebbe rimasta sotto forma di spirito, ma Shanti mi disse anche che l’avrei potuta legare è lei. E’ difficile da spiegare… Shanti prese tutti i sentimenti positivi che albergavano in me – compassione, gentilezza, pietà – e li estrasse dal mio corpo, accogliendoli nel suo. In questo modo divenni una persona piena di rabbia, rancore, odio e divenni la Katrina che avete conosciuto. Conservai però tutti i miei ricordi e la capacità di ragionare a mente fredda; non dovevo fingere più di tanto perché era facile lasciarsi prendere dalla rabbia e apparire spietata come Vorkov mi aveva sempre voluta. Non avevamo calcolato però che Shanti non era abituata a portare sentimenti umani dentro di sé e questi la spinsero ad insediarsi nelle prigioni del Monastero per aiutare i bambini che stavano là. Io le dissi che era troppo pericoloso, Vorkov avrebbe potuto catturarla e sarebbe stata la fine di tutto: per questo ci hai viste litigare, Kai. Comunque quando il trattamento finì e lo scienziato ne uscì completamente privo di ricordi, uccisi anche lui: in questo modo non c’erano testimoni e le macchine segnalavano che una mutazione era appena stata portata a compimento con successo. Sulle telecamere trasmettemmo l’immagine di me che uscivo dalla capsula e uccidevo tutti i presenti in preda alla rabbia. Vorkov si precipitò immediatamente in laboratorio, ma quando vide quella che credeva ormai la sua blader più forte, perse immediatamente interesse per le vite di qualche sacrificabile monaco»

 

Mi hanno fatto uscire da quelle prigioni e curato frettolosamente e finalmente Vorkov mi ha fatto chiamare per fare la conoscenza della “nuova” Valeriya. Entro con il cuore che batte a mille nello studio di Vorkov e il mio sguardo viene catturato da una ragazza che non può essere Vale. Sento il terrore avvolgermi la gola mentre avanzo di qualche passo. Vorkov mi rivolge un ghigno ancor più soddisfatto di prima e io utilizzo tutte le mie forze per non mostrare alcuna reazione.

Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.

«Ah, Boris, benvenuto. Posso presentarti…?»

Valeriya si alza con grazia felina dalla poltrona su cui era adagiata: il suo corpo è fasciato da uno stretto completo di pelle nera e i capelli sono morbide ali di corvo che incorniciano un volto che non conosco. Le labbra sono tirate in un ghigno sadico e gli occhi sono due lame di ghiaccio prive di sentimenti. Rabbrividisco involontariamente e faccio un passo indietro mentre lei si avvicina.

«Niente male, eh?» commenta Vorkov, compiaciuto. «E vuoi sapere qual è il suo nome?»

Valeriya allunga una mano verso di me e la sua espressione superba e cattiva si acuisce ancora di più.

«Molto piacere di conoscerti, Boris. Il mio nome è Katrina Lestavjosk»

Rimango paralizzato per un istante, e in quell’attimo un lampo di complicità passa negli occhi della ragazza davanti a me, che lascia perdere la mano e si china a sfiorarmi la guancia con le labbra, esattamente come…

Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.

 

«Più tardi spiegai tutto a Boris. Scelsi di usare il nome di Katrina per ricordare sempre a Boris che il nostro scopo era la vendetta, che non potevamo lasciarci fermare da nulla perché una ragazza innocente e buona era morta a causa dell’avidità di un uomo. Cambiammo il cognome di Boris in Huznestov – Vorkov voleva eliminare qualsiasi cosa che potesse farmi tornare anche solo un pizzico dei miei ricordi – e Boris si rivelò l’alleato più prezioso che potessi avere. Vorkov si è pentito presto di avermi voluta spietata e senza ricordi: in quel modo non aveva più nulla con cui minacciarmi, non aveva più un briciolo di potere su di me. Presto iniziai a fare come volevo, potevo ignorare molti dei suoi ordini e comportarmi in modo sfacciato e aggressivo, finché non decise di utilizzarmi solo come ultima risorsa e si dedicò all’allenamento dei Demolition Boys. Il beyblade di Boris glielo regalai io, a insaputa di Vorkov, a cui lui disse di averlo vinto ad un ragazzo per strada. Vorkov rubò altri due bit power per Sergej e Ivan e presto smise di interessarsi a me, permettendomi di mandare Shanti alla ricerca di Kai. Quando finalmente lo trovò e mi disse che aveva perso tutti i ricordi, ma voleva partecipare al campionato, mi preparai per riceverlo. Sapevo che sarebbe arrivato fino alla finale e così è stato. Questa è tutta la storia, ragazzi. Ed ora che sono tornata nuovamente me stessa, è giunto il momento della resa dei conti»

 

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Credo che questo capitolo si commenti da solo, non trovate? Comunque ormai direi che è quasi tutto svelato, a parte piccoli dettagli che verranno chiariti nel prossimo! Spero che la spiegazione non vi abbia deluso… io l’avevo pensata così quando ho inventato la storia e non volevo né potevo cambiarla, anche se in alcuni punti è molto surreale… ma d’altronde qua si parla di bit power e magia, direi che non è un problema! xD

Fatemi sapere che ne pensate! Baci!

  
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