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Autore: LoryGreyRobsten    16/01/2012    11 recensioni
"forse la paura di una nuova delusione può far sì che tu non ti affezioni alle persone...
non lasciare che rabbia e qualche vecchio rancore non facciano uscire ciò che di buono hai nel cuore.."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap12

Ciao tesori!!!!!! Sono in ritardissimo, lo so....ma a volte la realtà ci costringe ad affrontare certe cose per cui dobbiamoa ccantonare le passioni che abbiamo....però son tornata!
Allora, piccolo anticipo, preparate qualcosa per la carie ai denti perchè mi sono sbilanciata nello scrivere questo capitolo in modo smieloso; ma sapete, a volte capitano delle situazioni nella vita che ti fanno immaginare cose che magari sono esagerate, ma che ti aiutano a credere che a volte un sogno è possibile, che qualcosa di positivo c'è là fuori e non è tutto sempre così impossibile. A volte ci aggrappiamo a questo quando cerchiamo 1 sorriso, a volte può sembrare noioso ma leggere un bell'episodio è quello che ci vuole.....ergo, ecco il capitolo 12.

Ok, ho finito di asciugarvi con le mie fisse mentali, vi lascio al capitolo e alla canzone che non vedevo l'ora di mettere, smielata come l'episodio ihihihihiihiiihihihihi ma le parole ci stanno TUTTE. Scusate se fa cagare, non è un bel periodo quindi non mi sono sforzata molto per farlo uscire carino, lo ammetto.

Giuro che ho finito di stressarvi, adios!
Ovviamente sempre un grazie di cuore a TUTTI, siete dei tesorini!
Lory

Pov Kristen

 

“Mi devi delle spiegazioni” mi guardò curioso, ma sapevo che mentiva.

“Non fare quella faccia da cazzo, Pattz, sputa il rospo!” il suo sguardo da curioso diventò divertito, mi stava chiaramente prendendo in giro e la cosa come sempre lo divertiva da morire, cosa ci trovava di divertente poi nel farmi incazzare ancora non lo so.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Vediamo se ti rinfresco la memoria: sveglia all’alba e due valigie” era chiaro che stessimo andando da qualche parte, ma non avevo idea di dove mi stesse portando e soprattutto perché, il che mi metteva una strana ansia, piacevole però.
“Beh, pensa a che giorno è oggi”
“E’ martedì”  alzò gli occhi al cielo e sbuffò, lo guardai ancora più curiosa. Accostò salendo praticamente su un marciapiede e mi guardò dritto negli occhi.

“Possibile che non ti ricordi quand’è il tuo compleanno?” restai a bocca aperta, io me ne ero completamente dimenticata, non avevo più la concezione del tempo da quando vivevo con lui.

“E tu ti sei ricordato?”
“E’ una data importante…” sorrisi alla sua affermazione.

“Che c’è?”
“Niente, pensavo che l’ultima volta che qualcuno si è ricordato del mio compleanno andavo ancora all’asilo, credo”
“Vuoi dirmi che..?”
“Già, mai festeggiato” cercai di sorridergli, ma la mente mi riportò agli anni precedenti, a quel 9 aprile che iniziavo a maledire. Mamma e papà non mi degnavano neanche degli auguri, i miei fratelli meno di loro, e Ryan di solito mi prometteva megafeste organizzate da lui ma poi finiva per sparire tutto il giorno a drogarsi chissà dove e tornava devastato e con la sola voglia di sfogarsi su di me. A poco a poco quindi avevo cercato di dimenticarmi del giorno in cui “per errore” venni al mondo, in fondo a quanto pare era stata una disgrazia per tutti, me compresa.  
Ma adesso lui me lo aveva ricordato.

“Quindi…BUON COMPLEANNO, Stewart.” Sorrise e i suoi occhi untati su di me mi costrinsero ad abbassare il viso per l’imbarazzo. Provai a parlare per paura che in quel silenzio avrebbe sentito il mio cuore che batteva all’impazzata.

“Ehm…grazie…Immagino tu abbia un piano quindi” alzai nuovamente lo sguardo e sentii un sorriso debole comparire sul mio viso.

“Preferivi forse startene chiusa in casa a far finta che oggi non è un giorno da festeggiare?
“Non che mi sarebbe cambiato molto” risi vedendo come iniziava a irritarsi. Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio
“Quindi dove andiamo? Perché ho capito che le valigie hanno a che fare col mio compleanno” 

“Lo deciderai tu!” Mi allontanai un po’ e lo osservai con fare curioso.
“In che senso?”

“Nel senso che andiamo in aeroporto, scegli un volo tra quelli disponibili e partiamo” Il suo gran sorriso a mille denti era la conferma che mi aveva spiazzata. Iniziavo a dubitare che fosse reale quel ragazzo.

“Ma sei pazzo?”
“So che ne hai bisogno, so che forse staccare ti farà bene, so che tutti meritano di festeggiare il proprio compleanno e so che non ti avrei lasciata andare sola”

Mi venne improvvisamente voglia di baciarlo; il nostro ‘accordo’ era stato messo in atto durante le ultime tre settimane, ma non mi ero più spinta oltre a qualche bacio sulle labbra anche se sarei voluta andare fino in fondo, avevo un bisogno strano di lui che non riuscivo a spiegarmi, o non volevo farlo.. Mi intristivo sempre quando magari usciva per lavoro, sempre vestito in modo elegante, e non poteva portarmi con sé. E quando tornava provavo una strana gioia, come se lo avessi aspettato anche per troppo tempo ed ero felice che finalmente fosse lì con me.

Sapere che non mi avrebbe mandata chissà dove da sola ma lui sarebbe stato con me mi tranquillizzò. Pensai per un secondo alla possibilità di staccarmi da lui per qualche giorno immaginando come sarebbe stato e…smisi di pensarci dopo qualche secondo per la paura. Momento di silenzio. 

Non è la prima volta, Kristen, che ti prende?

Mi avvicinai a lui cogliendolo di sorpresa, chiusi gli occhi e posai le labbra sulle sue provando un brivido lungo la schiena, dapprima si irrigidì, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare; portai una mano sul suo viso e gli accarezzai la guancia col pollice, lui perse il mio viso tra le mani come per volerlo portare ancora di più verso di sé, aprì un po’ di più la bocca permettendo alla mia lingua di entrarvi e trovare subito la sua, ma mi interruppi.

“Piano piano Rob…”
“Ok, scusami…andiamo adesso?”
“D’accordo” Ci riaccomodammo sui nostri rispettivi sedili e Robert mise di nuovo in marcia.

 

Arrivammo a Parigi con mezz’ora di ritardo, ma poco importava, eravamo già stati fortunati ad aver trovato disponibilità per il volo…e per l’albergo a Disneyland. Avevo scelto quella meta perché se proprio dovevo staccare dal mondo reale, dal mondo degli adulti, non ce’era posto più perfetto in Europa. Credevo che Robert mi avrebbe presa quando decisi la meta, invece era più felice di me all’idea di andare in uno dei pochi posti in cui suo padre non lo aveva portato.

“Come mai tra tutti i posti che hai visto tuo padre non ti ha mai portato qui?”
“Beh i suoi erano viaggi di lavoro, mi portava perché di solito si prendeva qualche giorno in più in modo da poter fare anche qualche giro turistico e gli faceva piacere che lo accompagnassi. Penso che lo facesse anche per non lasciarmi solo con Mike.”
“Tua madre veniva con voi?” i suoi occhi persero la vivacità in un secondo e con la mente andò chissà dove, ma fu questione di attimi, il solito Rob, il mio Rob, tornò nel giro di poco.

“Quindi sei pronta per vivere in una favola?” Scendemmo dal taxi che ci portò davanti alla grande entrata del parco, Rob prese le nostre valigie lasciandomi a mani vuote.

“Quanto sei esagerato!”

“E’ o non è il regno delle fiabe?”

“Quelle sono solo nei libri che leggevo da bambina, questa piuttosto chiamiamola illusione, finzione”
“Allora perché sei voluta venire qui? Non capisco, non sembra ti piaccia”
“Chi lo dice? E’ bello perdersi ogni tanto in un mondo non reale…e qualcuno non mi concede altri modi per farlo” lo guardai di sottecchi aspettando un altro cazziatone ma sorrise.

“Almeno mi dai retta ogni tanto”
“Ogni tanto”

“Comunque entriamo adesso o vogliamo stare qui tutta la settimana?” mi incamminai verso quel parco lasciandomi alle spalle tutto e lui mi seguì.

 

Una settimana volava in fretta e noi eravamo giunti all’ultima sera in quel mondo spettacolare, la mattina seguente saremmo tornati a Londra. Avevamo passato le giornate tra un’attrazione e l’altra, ‘giocando’ talvolta anche per i fatti nostri. Ce ne stavamo chiusi in quel parco 24 ore su 24 e il nostro rapporto in quei giorni era diventato qualcosa di più che una semplice amicizia, Robert si tratteneva sempre più a fatica quando ogni tanto mi sbilanciavo nei suoi confronti con una carezza, un bacio o anche solo una sguardo. Mi faceva male essere così provocatrice, ma avevo bisogno di un contatto con lui, più passava il tempo più non potevo farne a meno, in quei giorni il desiderio e la voglia di lui aumentarono a dismisura, il mio cuore prese a battere per ogni suo singolo respiro. Non ne ero contenta perché mi stavo lasciando andare mio malgrado, ma avevo deciso che gliene avrei parlato, lui meritava di sapere, nel bene e nel male.  

Quella sera gli proposi di andare in giro per le strade di Parigi, non ci ero mai stata e volevo vedere qualcosa prima di andar via. E avevo bisogno di tornare nella realtà, con lui.

Passeggiavamo sotto la Tour Eiffel che dava spettacoli di luce, sembrava in festa, quando a un certo punto gli presi la mano, lui non la lasciò, strinse la presa anche se sul suo viso l’espressione sorpresa non tardò ad arrivare.

“Come mai? Dico, la mano..”
“Ne ho voglia, se non ti sfioro per troppo tempo mi sento a disagio”

“Ah si?” si fermò davanti a me e abbassò il viso per avvicinarsi al mio

“Si..”
“Come ti senti adesso?”
“Non lo so Rob, sto bene..”
“Sei felice?”
“Si chiama così questo stato? Felicità?”
“Già..”
“Tu sei felice?”
“Da morire” sorrisi e posai le labbra sulle sue, ormai mi veniva spontaneo e ogni volta che lo facevo sentivo lo stomaco aggrovigliarsi, mi sentivo leggera e tutto sembrava bello intorno a me come non lo era mai stato. Stava succedendo nonostante credevo fossi convinta del contrario; mi veniva troppo facile con lui e non me ne pentivo, perché lui era buono. Lui era bellissimo. Iniziavo a convincermi che lui mi amava davvero, di un amore pulito, innocente, dolce. Me lo aveva dimostrato in tanti piccoli gesti, lo aveva sussurrato al mio cuore anche se ero stata troppo annebbiata dalla rabbia per capirlo, aveva fatto tutto così silenziosamente…era entrato in me in punta di piedi, senza che me ne rendessi conto.  E adesso lui era il mio amico, era la mia famiglia, era tutto per me. Non credevo sarei stata capace di sentirlo così, respingevo l’idea da tempo ormai, ma era successo senza che io potessi scegliere. Il mio cuore aveva scelto al posto mio aveva scelto lui. Ma tutto questo non faceva altro che terrorizzarmi.

Rimasi con le labbra posate sulle sue, avvicinai il mio corpo ancora di più al suo e gli strinsi i fianchi abbassando lo sguardo cercando di prendere fiato.

“Non so come sia possibile…”
“Cosa?”
“Io….io…”
“Tu cosa?”
“Niente, non ce la faccio” era tutto inutile, non riuscivo nemmeno a dire tre parole così semplici, a volte mi meravigliavo di quanto potessi essere stupida. Rob mi prese anche l’altra mano, ed ecco che come al solito era lui che dava conforto e tranquillità a me e mai viceversa.

“Kristen, coraggio…cos’hai?”
“Beh…”

“Mi sto innamorando” posò le labbra sui miei capelli lasciandovi un bacio, mi strinse fra le braccia.

“Kristen, siamo in vacanza in un mondo non reale, questo è compreso?” silenzio. Silenzio. Silenzio.

Respirò sui miei capelli ancora una volta, forse deluso di non aver sentito risposte da parte mia, e prima che potesse parlare nuovamente alzai lo sguardo e trovando non so dove la forza lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione…o l’angoscia.

“Ho scelto di venire qui stasera proprio perché fossimo nel mondo reale e ci avessi creduto…mi sto innamorando di te Robert” avevo paura che sentisse i battiti del mio cuore “ma non va bene”.
“Perché?” feci qualche passo evitando il suo sguardo fisso su di me, rischiavo di non farcela se lo stavo a guardare. Tremavo, ma ero convinta che non fosse per il freddo, non quella sera.
“Perché non l’ho deciso io, perché è una cosa che è nata senza il mio controllo, che non riesco a gestire; perché so che non porterà niente di buono e..”

“Shh…basta. Stai dicendo una marea di stronzate, lo sai?” mi prese tra le sue braccia e subito un po’ dell’ansia che si stava impadronendo d me svanì, era come magico.

“Perché Rob? Dammi tu dei buoni motivi per cui non dovrei avere paura! Succederebbe qualcosa che rovinerebbe tutto, ne sono certa, perché ogni volta che ho anche solo pensato alle parole ‘essere felice’ è successo qualcosa che me ne abbia fatto pentire” le lacrime rigarono il mio viso e a queste seguirono alcuni singhiozzi; avevo cercato di trattenermi per mostrargli che non ero più fragile, ma mentirgli, come ormai sapevo, era difficile.
“Non accadrà stavolta”
“E tu come lo sai?”
“Perché sono un fottuto egoista che pensa solo alla sua felicità. Ma adesso la mia felicità dipende dalla tua, quindi diciamo che lo farò per me, ti renderò felice perché lo sia io, ok?” poggiai le mani sul suo petto e lo fissai  nonostante le lacrime mi stessero devastando.
“Tu non mi lascerai sola? Tu non mi farai del male? Non mi tradirai? Perché io non potrei più sopportare  tutto questo un’altra volta, non ce la farei Rob..”
“Non avrei più il coraggio di vivere”

“Dimmi che mi ami Rob, ti prego” poggiai la testa sul suo petto e sentii i il suo cuore battere più velocemente. Il mio cuore rispose a sua volta.

 

Pov Robert

 

Rimasi in silenzio e sentii il suo cuore rispondere al mio con dei piccoli battiti veloci che si susseguivano. Non potevo crederci, fino a qualche momento prima non avevo pensato a cosa potesse succedere, ma stava accadendo, lei si stava lasciando andare. E io ero l’uomo più felice del pianeta. La strinsi di più a me, come per volerla imprigionare tra le mie braccia per farle capire che mai e poi mai l’avrei fatta scappare, e il suo corpo si adattò al mio.

 “Era ora Stew…ti stavo aspettando”
“Scusa se ci ho messo tanto”
“Non le accetto le tue scuse” scostò il viso di qualche centimetro giusto per guardarmi stupita.

“Non se me lo dici così”
“E come dovrei dirtelo?” mi avvicinai nuovamente ai suoi occhi, le nostre labbra quasi si sfioravano

“Che ne dici se mi dai questo primo bacio?”
“Ma ti ho baciato altre volte!”
“Si, ma questo sarebbe il ‘nostro’ primo bacio, finalmente” e mentre posava sorridente le sue labbra sulle mie la vidi arrossire.  Risposi subito al bacio muovendo le labbra dolcemente sulle sue, dischiuse appena la bocca e infilai piano la mia lingua che si incontrò con la sua subito. Infilai una mano tra i suoi capelli morbidi, il cuore ormai sentivo che sarebbe potuto esplodere dall’emozione, ero al settimo cielo.

“Dio quanto sei bella….” Aveva ancora gli occhi chiusi, trascinò fino al mio mento la fronte, dove lasciai un bacio piccolissimo.

“Lo dici tanto per dire…”

“Scherzi? Tu sei bella. Semplice. E semplicemente mia.”

“Tutta tua?” le presi il viso tra le mani e la guardai pieno di desiderio.

“Solo mia.” Mi voltai verso due passanti  poco distanti da noi e prendendola per mano li raggiunsi.
“Lei è solo mia, solo mia, SOLO MIA!!!!!” la sentii ridere mentre quei due mi guardavano impauriti, non l’avevo mai sentita così allegra, non avevo mai visto il suo viso così sereno.
“Rob ma che fai?”
“Devo dirlo a ogni singola persona di questo mondo che tu sei mia, a chiunque!”
“Sei pazzo”
“E’ colpa tua”
“Beh, sono abituata a prendermi le colpe per ogni cosa”
“Una cosa buona l’hai fatta però” si fermò tirando la mia mano e costringendomi a voltarmi verso di lei. Stava aspettando una risposta, come al solito. Sapevo che amava sentirselo dire, forse perché queste parole non gliele aveva mai dette nessuno, forse perché aveva bisogno di certezze, ma farlo per me era solo motivo di gioia, quella gioia che ti scalda anche se ti trovi nel posto più freddo del mondo, quella gioia che spazza via tutti i problemi, che ti fa sentire come se avessi appena ottenuto tutto dalla vita; quella gioia che niente e nessuno può minacciare perché è così forte che supera tutto.

“Non ti è chiaro? Mi hai reso l’uomo più ricco del pianeta.”
“Ma tu sei già ricco, sfondato per giunta”
“Ma il tuo amore è la mia vera ricchezza” senza pensarci due volte si avvicinò a me e posò pesantemente le labbra sulle mie, non mi lasciò neanche il tempo di dischiuderle che infilò la sua lingua, una sua mano si era intrufolata tra i miei capelli e li stringeva con forza, l’altra invece la appoggiò prima al petto, poi scese sempre più giù,  fino ad avvicinarsi al punto in cui la mia erezione cresceva.

“Kristen…” la voce roca mi impedì di continuare, sentivo i suoi gemiti tra un bacio e l’altro, non volevo smettere, l’avrei posseduta anche lì in mezzo alla strada……se fosse stata un’altra. Riprese a baciarmi e a sfiorarmi ovunque, fremeva dal desiderio e io con lei…ma non potevo.

“Tesoro, non qui, non è il momento….nè il luogo giusto”
“Chissenefrega, troviamo un posto più isolato Rob, non ce la faccio più ad aspettare”
“Tipo?”

“Tipo una panchina, la metro, il sottopassaggio, la Senna, il Louvre, la punta della Tour Eiffel. Ti voglio Rob, adesso.”

“No”

Si staccò improvvisamente da me, sembrava leggermente delusa e scioccata.

“Credevo mi volessi..”
“Ed è così infatti, senti…” portai la sua mano sulla mia erezione che pulsava da dentro i pantaloni, la vidi sorridere compiaciuta.

“Ma non farò sesso con la mia ragazza in un posto qualunque.”

“Io sarei la tua ragazza?”
“E chi senò?”
“E’ la prima volta che qualcuno mi chiama così”
“E’la prima volta che chiamo qualcuno così”

“E’ la sera delle prime volte?”
“A quanto are piccola lo è….e sarà anche la prima volta che non farai sesso” sgranò gli occhi e la bloccai prima che partisse in quarta col cazziatone,

“Frena frena frena! Fami finire, no?” le sorrisi e lei si calmò subito.

“Sarà la prima volta che non farai sesso perché…..sarà la prima volta che farai l’amore.” Alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sembrava un bambina quando faceva così, una bambina adorabile.

“Mi spieghi che differenza c’è?”
“Lo scoprirai tesoro, presto. E poi sarà anche per me la prima volta”
“Non sapevo riacquistassi la verginità Pattz!” scossi la testa ridendo
“Scema, non intendevo questo, ma…..sarà la prima volta che faccio l’amore con una donna che amo, LA donna che amo”
Mi guardò a bocca aperta come se avessi annunciato chissà cosa e un istante dopo vidi i suoi occhi diventare lucidi, si rifugiò nel mio petto e scoppiò a piangere, non capivo perché però. Allargai il giubbotto per farle un po’ di spazio e coprirla in quel freddo gelido e le accarezzai ai capelli dolcemente.
“Piccola, ho detto qualcosa che non va?”
“No, no…è che…Rob, perché ho il terrore che tutto finisca?”
“Non devi aver paura tesoro, non sempre nella vita va tutto storto…e io ne sarò la prova…se tu vuoi”
“Ma io voglio! Solo che ho paura”
“E’ normale, sai? Ma col tempo ti fiderai, l’importante è che tu ci credi” tirò su col naso e guardò l’orologio.

“E’ tardi, uffa! Dobbiamo rientrare nel mondo della finzione e abbandonare questa realtà che mi piaceva?”
“Non c’è bisogno di fingere, adesso sei libera di sognare, amore mio.”
Mi prese per mano e si incamminò alla ricerca di un taxi che ci portasse in quel piccolo mondo incantato, anche se adesso tutto era magico anche al di fuori di quei cancelli.
“Io ci credo”
“A cosa?”
“A noi, Rob, io ci credo, voglio crederci.”
“Grazie”
“Per averci creduto?” le strinsi la mano costringendola a fermarsi, mi misi di fronte a lei e abbassai il viso fino a raggiungere il suo.
“Per avermi permesso di entrare nel tuo cuore.”

   
 
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