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Autore: Serenity Moon    17/01/2012    9 recensioni
"Mentre si frizionava i capelli con un asciugamani, lo sguardo gli cadde sulla sveglia digitale poggiata sul cassettone dove conservava i suoi vestiti. Rimase per un attimo impietrito, poi a grandi falcate percorse il poco spazio che li divideva e la prese fra le mani. Non poteva essere. Era già arrivato?
Il numero diciassette scintillava contento, quasi volesse pure improvvisare una danza per festeggiare che finalmente, dopo un anno, era di nuovo lì e non aspettava altro che ritornare."
Più passa il tempo, più mi convinco che Ryou Shirogane è un testardissimo ed orgogliosissimo Capricorno. Gli facciamo insieme gli auguri? Buon compleanno Ryou e buon compleanno Pu ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno Pu.

 

 

Un desiderio per Shirogane-kun

 

 

Svegliarsi presto a gennaio equivale quasi ad un suicidio bello e buono. Fa freddo, troppo freddo, e spogliarsi delle coperte accaldate per poggiare i piedi sul pavimento gelido, sembra proprio una sfida invincibile.

Ryou dovette far forzo su tutta la sua buona volontà per tirarsi su. Se non fosse stato perché ormai era sua abitudine da anni, non ce l'avrebbe mai fatta.

Si stiracchiò sbadigliando e si affrettò a stringersi la vestaglia di pile alla vita.

Fuori, gli ultimi residui della nevicata del giorno prima si scioglievano in sottili rivoletti, che di lì a poco si sarebbero persi per le strade dell'affollata Tokyo.

Si avvicinò alla finestra per ammirare meglio gli sprazzi di luce rosa che tingevano le poche nuvole del mattino. Visto così, nessuno avrebbe mai detto che solo poche ore prima, lì fuori, c'era stata una tormenta.

Il biondo si sgranchì il collo ed allungando le braccia in alto, si diresse verso il bagno per la sua consueta doccia risvegliante. Il getto caldo dell'acqua gli sciolse i muscoli irrigiditi dal freddo ed uscendo dalla nuvola di vapore che si era creata nella stanza, Ryou si sentì come rinato.

Mentre si frizionava i capelli con un asciugamani, lo sguardo gli cadde sulla sveglia digitale poggiata sul cassettone dove conservava i suoi vestiti. Rimase per un attimo impietrito, poi a grandi falcate percorse il poco spazio che li divideva e la prese fra le mani. Non poteva essere. Era già arrivato?

Il numero diciassette scintillava contento, quasi volesse pure improvvisare una danza per festeggiare che finalmente, dopo un anno, era di nuovo lì e non aspettava altro che ritornare.

Il ragazzo posò la sveglia, in un lampo si vestì ed andò al piano inferiore.

La sala del Caffé Mew Mew era deserta, in giro non si vedeva anima viva. Nemmeno di Keiichirou c'era ombra e Ryou si guardò intorno frastornato. Che stava succedendo? Gli venne subito in mente un pensiero. Una sorpresa, da parte dei suoi amici, di coloro che gli volevano bene. Cominciò a guardarsi intorno, curioso, ma niente. Era da solo.

Perlustrò ogni angolo del locale fino a quando, alla fine, dovette arrendersi all'idea che si era sbagliato. Non c'era nessuna festa per lui. Anzi, non c'era proprio un bel niente!

Si sedette su uno degli sgabelli della cucina ed attese, nemmeno lui sapeva cosa in realtà. Sperava solo che di lì a poco sentisse sbattere il portone del locale col solito, 'delicato' tonfo tipico della sola persona di cui quel giorno desiderava più che mai l'attenzione.

Voleva vederla entrare, impacciata come solo lei sapeva essere e dirigersi verso di lui con il suo mirabolante sorriso. Sarebbe stato il regalo perfetto per quel giorno, per il suo compleanno.

Aspettò per un'ora buona, poi finalmente, sentì un rumore proveniente dall'atrio e come un bambino corse a guardare. Sembrò che il suo desiderio si fosse esaudito.

Ichigo era arrivata, circondata dalle sue amiche, in compagnia di un Keiichirou dalle braccia stracolme di sacchetti della spesa, sorridente ed allegra. Si guardarono per qualche secondo, giusto il tempo perché il sangue nelle vene di Ryou si gelasse, poi lei distolse gli occhi castani e trotterellando, andò verso la cucina.

Niente. Non gli aveva detto nulla. Neanche quando gli era passata accanto e solo pochi centimetri si erano frapposti fra di loro. Ichigo era rimasta in silenzio.

Anche le altre ragazze, si limitarono a salutarlo e corsero a cambiarsi per mettersi a lavoro. Keiichirou gli fece l'occhiolino e prese il suo posto ai fornelli. Di lì a poco il locale si sarebbe riempito come un uovo e lui per l'appunto ne prese uno, che ruppe dentro una ciotola. La prima torta della giornata stava per nascere.

Ryou tornò a sedersi, stavolta ad uno dei tavoli più in disparte e si mise ad osservare l'operato delle sue ragazze. Nessuno avrebbe potuto negare quanto fossero splendide. Era orgogliosissimo di loro, non le avrebbe cambiate per nessun altro al mondo. In particolare lei, Ichigo, che ora si divertiva a sgambettare con quella sua divisa tutta colorata ed oscenamente corta in direzione di alcuni clienti appena arrivati.

Sospirò ancora una volta irritato con se stesso, per la sua codardia.

Tanto perché lui era grande, forte e coraggioso! Se vedeva Ichigo gli si rammollivano persino le ossa. Era bella, troppo bella perché lui restasse indifferente. Non poteva fingere che lei non gli procurasse alcun effetto, che le sue gambe, ancora poco avvezze a sostenere il peso di una donna da poco sbocciata, la sua pelle rosea, i capelli mossi, gli occhi scuri e le labbra di fiore fossero un'assurda e tormentosa fantasia della sua mente e che quindi come tutti gli altri pensieri sciocchi potevano essere ignorati. Era troppo anche per lui. Stette a guardarla per una quantità di tempo indefinibile e lei per un paio di volte se ne accorse pure. Ricambiò lo sguardo con un sorriso e continuò, chiedendosi nella sua mente cos'avesse Shirogane quel giorno, ma senza sapersi dare una vera risposta.

Annoiato, infine, Ryou decise di andare in laboratorio. Lì magari si sarebbe distratto un po', o perlomeno avrebbe avuto qualcosa da fare. Il fissare Ichigo era deleterio ed alquanto controproducente. Faceva solo sì che la brutta sensazione di non poterla avere crescesse, logorandolo. Si chiuse la pesante porta di ferro alle spalle e si concentrò sull'infinita mole di appunti del progetto Mew.

Fuori, il buio iniziava a calare, coprendo tutto. Le luci si accendevano e la giornata correva verso le sue ultime ore. Ryou nemmeno si accorse che si era già fatta sera fino a quando Retasu non bussò alla porta facendolo sobbalzare per la sorpresa.

«Noi andiamo via» gli disse col suo consueto sguardo impaurito da quella sorta di invadenza. «Buonanotte».

«Buonanotte» le augurò di rimando il biondo senza aggiungere altro. Lei dopotutto non sapeva, così come le altre. Solo Ichigo era a conoscenza della vera natura di quel diciassette ormai in dirittura di arrivo e proprio lei mise la testa dentro la stanza, affacciandosi da una fessura.

«Ecco dove ti eri cacciato. Che fai qui tutto da solo, Shirogane-kun? Fa anche un freddo tremendo qua dentro» esclamò strofinandosi le mani sulle braccia come a voler intensificare il concetto.

«Se hai freddo vattene» le rispose invece Ryou, sgarbato fino a rasentare la maleducazione.

Ichigo impietrì. Ma perché doveva sempre comportarsi così male con lei?

«Scusa, volevo solo salutarti prima di andare via» si limitò a mormorare la ragazza. Teneva gli occhi bassi, colpita dall'asprezza del tono che Shirogane aveva usato. Eppure era sicura di non avergli fatto niente.

«Te ne vai già? Non hai nulla da dirmi, Ichigo?» le chiese Ryou a sua volta ferito. Possibile che se ne fosse dimenticata?

La fissò a lungo, sperando in una qualche risposta che gli migliorasse l'umore, che lo facesse ricredere su tutto.

'Ti prego, Ichigo, dimmi qualcosa'.

«Non che mi ricordi» rispose invece lei, frastornata. Non capiva dove Ryou volesse arrivare. Da nessuna parte probabilmente, perché girò la sedia e dandole le spalle tornò al suo monitor luminoso, in viso l'espressione arrabbiata e ferita di chi resta deluso nel profondo.

Ichigo se ne accorse e mosse qualche passò verso di lui.

«Che ti prende Shirogane-kun? Cosa dovrei dirti?» gli domandò dapprima titubante, poi sempre più insistente, senza però ricevere alcuna risposta.

«Shirogane-kun, parla!» gli ordinò infine spazientita. Prese la poltroncina e la girò verso di sé, con la vana speranza che guardandola negli occhi, Ryou potesse convincersi a confessare.

«Non ho nulla da dirti Ichigo. Vattene!». Si trattenne dall'urlarle contro, ma l'indice fissato sulla porta ancora aperta era un chiaro segnale che Ryou aveva perso la calma.

«Non muoverò un passo finché non mi avrai detto cosa ti passa per la mente!».

«Bene allora sarò io ad andarmene!».

Ryou si alzò di botto, rischiando quasi di far cadere Ichigo a terra e senza voltarsi raggiunse le scale.

Dopo qualche attimo di smarrimento, lei si affrettò a seguirlo. Arrivò alla sala giusto in tempo per sentire il tonfo arrabbiato di una porta al piano superiore che si chiudeva sbattendo.

Anche Keiichirou si affacciò dalla cucina udendo quel rumore e quando vide Ichigo collegò un paio di pezzi. Avevano litigato di nuovo, ma il motivo almeno stavolta gli risultava sconosciuto. Asciugò le ultime stoviglie e con ancora lo strofinaccio in mano si avvicinò alla ragazza smarrita.

«Che è successo?».

«Vorrei proprio saperlo, Akasaka-san» rispose la rossa abbattuta. Era incerta se salire o meno le scale ed affrontare di nuovo Ryou. Keiichirou la incoraggiò silenziosamente. Conosceva Ryou. Ogni occasione per passare del tempo con lei era buona, anche se litigando.

Ichigo sospirò per prendere coraggio e, accettando la proposta dell'amico, si diresse verso le scale.

«Incrocia le dita per me, Akasaka-san». Poi sparì, un gradino dopo l'altro.

Arrivata alla porta, non bussò. L'aprì tanto lentamente che quasi il cigolio che ne scaturì sembrò un lamento doloroso.

Incerta, Ichigo sbirciò dentro e vide Ryou sdraiato sul letto, le gambe penzoloni ed un braccio piegato sul viso a nascondergli gli occhi.

Lo sentì respirare ed entrò. Pochi passi e gli fu accanto. Decisa, si sedette sul materasso vicino a lui, che non si mosse di un millimetro. Solo il petto muscoloso si alzava ed abbassava al ritmo del respiro regolare.

Quando si decise a parlare, dopo cinque interi minuti, Ichigo sobbalzò, colta di sorpresa.

«Avevo solo un desiderio per oggi. Volevo che almeno tu te ne ricordassi, che festeggiassimo insieme» disse, gli occhi ancora coperti, per evitare che la ragazza vi leggesse dentro chissà cosa.

Ichigo dal canto suo si sentiva confusa. Che stava dicendo?

«Ricordarmi cosa? Shirogane-kun, vuoi spiegarmi per piacere? Io non ci capisco più nulla» lo esortò sull'orlo di una crisi isterica.

Tre parole e lei trasalì di nuovo, stavolta sorpresa.

«Il mio compleanno».

Lo sguardo di Ichigo corse alla sveglia digitale, a quel diciassette luminoso che segnava quanto fosse stata stupida. Si portò un palmo alla fronte, affondando le dita fra i ciuffi della frangetta disordinata. Come aveva potuto dimenticarsi il compleanno di Ryou? Erano mesi che lo aspettava.

Non ci pensò più di tanto.

«Aspetta qui!» gli disse e in un lampo corse al piano di sotto. Doveva rimediare, fare qualcosa per il suo Shirogane-kun.

Aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa che grazie al cielo trovò e dopo si mise a rovistare per tutti i cassetti della cucina.

Dopo qualche minuto tornò in camera di Ryou, fra le mani, un piattino di ceramica con su una fetta di torta al cioccolato (la preferita del biondo) ed una candelina blu, una sola. L'accese con un fiammifero e tornò a sedersi di fianco a Ryou, sorpreso, incredulo, un po' rianimato per quella festicciola riparatrice. Non gli importava più di tanto. Ichigo dopotutto era lì. Per una volta sarebbe potuto andare oltre le solite stupidaggini del suo carattere impossibile e lasciarsi andare alla semplicità di quel gesto, improvvisato, ma fatto col cuore.

«Adesso possiamo festeggiare» gli disse. «Su, esprimi un desiderio».

Nel buio della stanza, rischiarato solo dalla luce di quella timida candela, Ryou si soffermò a guardare di nuovo Ichigo, per una volta da vicino, come in poche occasioni gli era stato concesso. La guardò e nei suoi occhi vide qualcosa, una scintilla diversa dal solito. Cos'era?

Lo capì solo dopo aver soffiato sulla candelina, quando l'oscurità si impadronì di tutto: aveva visto i suoi stessi occhi riflessi in quelli di lei, gli stessi sentimenti li aveva ritrovati lì, la stessa paura, lo stesso coraggio, la stessa speranza.

Non ci pensò due volte. Si avvicinò e la baciò.

E allora fu come se le porte del paradiso e dell'inferno si fossero spalancate contemporaneamente, permettendo ad angeli e demoni di danzare felici insieme come mai capitava. Fu lo scoppio colorato di un fuoco d'artificio, il profumo di un giacinto, il sapore di una lacrima, una goccia d'acqua che da vita ad un arcobaleno. Fu tutto. Fu incredibile.

Le guance di Ichigo si colorarono di porpora e Ryou sentì quanto fossero accaldate quando le accarezzò con tenerezza. Un sorriso spontaneo si aprì sui volti di entrambi.

«Posso sapere che desiderio hai espresso?» gli chiese prendendogli la mano.

Con naturalezza le loro dita si intrecciarono, quasi finalmente avessero trovato il loro giusto posto le une fra le altre.

«Non ha più importanza. Si è appena avverato» sussurrò avvicinandosi e rapendole di nuovo le labbra.

Ichigo scoppiò a ridere ed abbassò la testa.

Nel farlo, notò qualcosa sul suo polso. Le lancette fosforescenti del suo orologio stavano quasi per unirsi sulla sommità del quadrante. Era quasi mezzanotte. Se lo avvicinò agli occhi per vedere bene e per un attimo restò impietrita. Guardò la sveglia, poi Ryou e poi di nuovo il suo orologio, infine si mise a ridere più forte di prima.

«Mi sa che si è avverato anche un altro desiderio» gli disse mostrandogli il polso.

Ryou accese la luce e lo fissò curioso.

Un piccolo quadratino a destra segnava ancora il numero sedici.

«Sei uno scemo!» lo rimproverò amorevolmente Ichigo. «Di' la verità. Non hai sistemato la sveglia dopo il blackout di ieri, non è vero?».

«Che blackout?» rispose di rimando Ryou ed Ichigo si sbatté il palmo aperto sulla fronte, sconvolta, poi, ancora una volta, scoppiò a ridere di gusto, sollevata.

Non se n'era dimenticata, non avrebbe mai potuto e a conferma di ciò, scoccata la mezzanotte, tornò fra le braccia di Ryou.

«Buon compleanno, Shirogane-kun» gli sussurrò all'orecchio.

Il diciassette era appena arrivato e lo avrebbero trascorso tutto insieme, come lui desiderava.

 

 

Sì, urlate pure al miracolo, la vostra Serenity finalmente è arrivata, con un ritardo assurdo, lo so, ma sono qui.

Vi lascio due paroline per ringraziarvi come sempre, siete fantastici! Chiedo scusa se magari non è una delle mie migliori fan fiction, ma la fretta porta a questo, perdono.

Vi ricordo che mi trovate su facebook, se volete raggiungermi per conoscere le novità sul mio lavoro ed altre curiosità e che le altre fan fiction vi aspettano sempre qui su EFP. Presto, molto probabilmente appena chiusa la prima sessione di esami, troverete i tanto agognati aggiornamenti, cioè la nuova long, l'antefatto di Bitch (del quale prima o poi troverò un titolo) e l'ottavo capitolo di Beneath the Surface. Il settimo vi aspetta.

Baci, bacini, bacetti a tutti! Con tanto affetto, la vostra Serenity  

   
 
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