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Autore: Saralasse    18/01/2012    11 recensioni
[...]C’era una volta. Le storie che narrano di principi e principesse, danzando attorno ai loro amori, cominciano così e solitamente terminano con E vissero felici e contenti. E questi personaggi portano nomi come Lancillotto e Ginevra, Siegfried e Odette, Orlando e Angelica, e così via, una masnada di nomi altisonanti che riportano subito alla mente castelli di pietra e città maestose.[...] Un esperimento! Enjoy it :)
Genere: Fantasy, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta. Le storie che narrano di principi e principesse, danzando attorno ai loro amori, cominciano così e solitamente terminano con E vissero felici e contenti. E questi personaggi portano nomi come Lancillotto e Ginevra, Siegfried e Odette, Orlando e Angelica, e così via, una masnada di nomi altisonanti che riportano subito alla mente castelli di pietra e città maestose.

Ma il protagonista di questa storia non è affatto un principe, né un cavaliere: è un piccolo drago, padrone di ogni tipo di fuoco e fiamme, che viveva in una fitta foresta con la sola compagnia degli animali che la popolavano.

Il suo era un nome semplice, che ricordasse l’estate, la stagione che amava di più: Natsu, il nome che gli aveva dato suo padre Igneel, prima di scomparire misteriosamente in una calda giornata di Luglio, abbandonando a se stesso il povero bambino che non aveva mai avuto madre e non conosceva altri affetti.

Natsu attese e attese, attese un intero anno che il genitore facesse ritorno alla casetta col tetto di paglia che condividevano, loro due soli; ma l’attesa fu vana, non lo rivide varcare la soglia della dimora annunciandogli di essere tornato.

“Lo cercherò io allora!”, si disse un giorno, stanco di attendere che suo padre tornasse. “Dev’essere da qualche parte, in questo mondo, e io lo troverò!”.

Natsu prese con sé lo stretto indispensabile, fece appello a tutta la sua determinazione e si mise in cammino allontanandosi verso ovest, la direzione in cui aveva visto sparire Igneel. Camminò e camminò, finchè giunse al fiume che scorreva intorno alla foresta che era la sua casa. Non si era mai allontanato così tanto ed ebbe paura ma vide qualcuno sugli argini del corso d’acqua e la curiosità fu più forte.

I suoi passi esitanti lo condussero fino a fermarsi a pochi passi dalla creatura che sguazzava con i piedi nell’acqua; questa si voltò a guardarlo e gli sorrise gentile.

“Chi sei?”, chiese senza smettere di guardarlo.

“N-Natsu”, rispose esitante il piccolo drago. “E tu come ti chiami? Sei un drago anche tu?”.

La bambina sorrise gentilmente, scuotendo la testa in segno di diniego. “Io sono Lucy. Sono un cigno”, disse tendendogli la mano. Vedendolo esitare, la ritrasse rivolgendogli un’occhiata delusa. “Cosa c’è? Forse non ti piacciono i cigni?”.

Natsu si affrettò ad avvicinarsi e le prese la mano. Era la prima volta che incontrava quella bambina che diceva di essere un cigno ma non voleva vederla triste comunque. “Non avevo mai visto i cigni… ma se sono tutti come te, sono bellissimi!”, esclamò convinto, facendo ridere Lucy.

“Anche tu mi piaci Natsu! E mi piacciono i draghi!”, disse il piccolo cigno ricambiando la stretta.

I due bambini trascorsero assieme tutto il giorno, giocando e parlando a volte; Natsu raccontò a Lucy della sua ricerca di Igneel e lei si intristì per la sua storia. Quando il sole scese sull’orizzonte, la piccola tornò in acqua, essendo giunta per lei l’ora di tornare alla sua casa.

“Domani tornerai?”, le chiese Natsu, entusiasta per quella nuova amicizia.

“Non lo so, Natsu… di solito non mi allontano mai tanto da casa, di sicuro i miei genitori si arrabbieranno”.

Natsu mise il broncio, incrociando le braccia al petto. “Io voglio rivederti, però!”.

“Se non dovessi tornare qui… perché non vieni tu?”.

“Dove?”.

“Non mi è concesso rivelarti dove vivo ma puoi cercarmi: gar tuht river, ger te rheged”, disse Lucy e prima che Natsu avesse il tempo di chiederle cosa significassero quelle strane parole, era scomparsa tra i flutti.

 

***

 

A crow flew to me
Kept its distance
Such a proud creation 
I saw its soul, envied its pride
But needed nothing it had

(Un corvo volò da me

Mantenne le distanze

Una così superba creatura

Vidi la sua anima, invidiai il suo orgoglio

Ma non avevo bisogno di nulla che lei avesse)

 

Quasi avesse predetto ciò che sarebbe accaduto, Lucy non tornò al fiume il giorno dopo, e neanche quello successivo: Natsu pensò che i suoi genitori dovevano essere davvero molto arrabbiati se non le consentivano più di tornare a giocare con lui. Il piccolo drago si sentì solo come non mai: era partito alla ricerca di Igneel e non appena aveva trovato qualcun altro a cui voler bene, anche questi gli veniva strappato.

Lucy, però, gli aveva detto di cercarla, e perciò decise di smetterla di compiangersi e iniziare la sua ricerca; non aveva dimenticato suo padre Igneel ma lei aveva lasciato una traccia, doveva soltanto cercare qualcuno che gli dicesse cosa significassero quelle strane parole che ricordava perfettamente.

‘Se vado sempre in una direzione prima o poi troverò qualcuno che mi possa rispondere!’, si disse mentre guadava il fiume, e una volta raggiunta l’altra sponda si incamminò dritto davanti a sé, dove si intravedevano le montagne.

Trascorsi pochi giorni di cammino, fu interrotto da qualcosa che gli si scaraventò addosso, in un turbinio di piume nere come pece.

“Chi va là?!”, intimò una voce femminile. Dal tono doveva appartenere a una persona particolarmente dura e inflessibile. “Più avanti su questa strada si trova il mio villaggio. Non posso consentirti di passare a meno che non mi dimostri che non hai cattive intenzioni”.

Ripresosi dallo spavento iniziale, Natsu riconquistò tutta la sua spavalderia. “Credi di spaventarmi?! Io sono un drago, non mi fanno paura le cornacchie!”.

Così dicendo attaccò la ragazza, che doveva avere pochi anni in più di lui ma molta più esperienza in fatto di combattimenti. Evitò facilmente il suo assalto e lo colpì a sua volta, facendolo finire a terra e questa stessa scena si ripetè innumerevoli volte finchè Natsu, esausto, rimase seduto, ansimante, a fissarla con astio. Era un corvo, senza dubbio una creatura superba, i cui capelli scarlatti avrebbero potuto rivaleggiare per colore con le fiamme di Igneel; il piccolo drago ebbe l’impressione di poter leggere la sua anima attraverso il suo modo di combattere e l’orgoglio di proteggere i propri cari che la contraddistingueva. Invidiò quell’orgoglio e desiderò impararlo perché un giorno anche lui avrebbe avuto di nuovo accanto le persone che desiderava tenere al sicuro ma non era qualcosa che lei potesse dargli.

“Come ti chiami?”, le chiese infine.

“Erza. Tu invece?”.

“Io sono Natsu, il figlio di Igneel!”, esclamò Natsu, pieno di quella fierezza che aveva appena appreso da lei. “E ti ringrazio Erza”.

“E di cosa? Non ho ancora fatto nulla per te, se non risparmiarti la vita. Ma sono una guerriera, se mi seguissi potrei insegnarti molte cose”.

Natsu scosse la testa, rialzandosi ancora dolorante. “Quello che potevo imparare da te, l’ho già preso. Non mi servono le tue doti di combattente”.

Erza alzò le spalle con noncuranza, impassibile alla decisione di Natsu. “Peggio per te, drago”, la sentì dire Natsu mentre si allontanava, riprendendo la sua ricerca.

Ancora ignorava quanto tempo avrebbe impiegato per ritrovare Lucy e Igneel, tuttavia di una cosa era certo: quando fosse accaduto non avrebbe più permesso a niente e nessuno di levare un dito su di loro, fiero di proteggerli.

 

***

 

An owl came to me
Old and wise
Pierced right through my youth
I learned its ways, envied its sense
But needed nothing it had

(Una civetta venne da me

Vecchia e saggia

Trafisse completamente la mia giovinezza

Imparai le sue vie, invidiai il suo buonsenso

Ma non avevo bisogno di nulla che lui avesse)

 

Il viaggio di Natsu proseguì per altri mesi, per un anno, senza che nessuno sapesse rivelargli il significato celato dietro alle parole di Lucy.

Gli incontri insoliti, però, si sa, non sono mai davvero casi isolati, e dopo il fiero corvo, Natsu trovò sul suo cammino una civetta, vecchia, vecchissima, almeno quanto la foresta quasi pietrificata in cui viveva. Il piccolo drago non osava parlare in sua presenza, intimorito dalla saggezza che la persona davanti a lui emanava come fosse un prolungamento del suo corpo; questi sembrava fosse dormiente ma d’un tratto levò il capo fissando dritto negli occhi Natsu, il quale rabbrividì fin nel profondo per quello sguardo così acuto che sembrava volesse trafiggerlo.

“Sei giovane”, disse la civetta. E tacque.

Natsu attese inutilmente che parlasse di nuovo, eppure non si allontanava da lui: in quello sguardo aveva letto conoscenza ed era certo che nella sua lunga vita la civetta avesse appreso innumerevoli cose e nozioni, che avrebbero potuto aiutarlo nella sua ricerca di Igneel e della sua amica Lucy.

Trascorsero altri giorni in quel luogo talmente silenzioso da sembrare morto, senza che la vecchia civetta interrompesse il suo apparente stato di sonno né il suo mutismo. Natsu fu costretto ad allontanarsi per trovare da mangiare e dell’acqua ma tornava sempre ai piedi dell’albero su cui lui sedeva, avido di ogni parola che avrebbe potuto pronunciare.

I minuti si susseguivano sempre uguali, e con essi le ore, i giorni, le settimane… gli anni. La civetta non parlava e il drago non si allontanava, sebbene fosse ormai un giovane uomo e del bambino impaziente che era non fosse rimasto quasi nulla. Andando a prendere l’acqua, Natsu si specchiò nel lago e si complimentò con se stesso per il buonsenso di aver atteso: la civetta si stava svegliando dal suo torpore e presto avrebbe potuto porgergli le domande che serbava nel cuore da tanto, troppo tempo.

“Come ti chiami, drago?”, lo sorprese la voce dell’uomo alle sue spalle.

“Natsu”.

“Io sono Makarov, Natsu. Hai avuto la pazienza di aspettare; adesso sei abbastanza adulto da apprendere da me le cose del mondo”.

“Non è quello che aspettavo”.

Natsu capì che Makarov dormiva da troppo tempo perché potesse sapere di Igneel; se almeno avesse saputo rivelargli il significato delle parole di Lucy, tutto quel tempo non sarebbe stato sprecato. Quel pensiero fu una rivelazione: quello che poteva apprendere dalla civetta lo aveva già imparato, il buonsenso di cogliere le occasioni, di comportarsi secondo ciò che la situazione richiedeva. Non gli serviva conoscere le cose del mondo, come le chiamava Makarov, per trovare Lucy o Igneel. Li avrebbe trovati comunque, a modo suo.

“Devo andare”, disse soltanto a Makarov che lo fissava attonito.

Tornò a sedersi sul suo ramo preferito, come se il sonno appena interrotto non fosse stato sufficiente. "Il fiume, ragazzo”, disse prima di riaddormentarsi.

Natsu scosse la testa, certo che la civetta non sapesse cosa volesse da lui e si allontanò riprendendo la sua cerca in giro per il mondo.

 

***

A dove came to me
Had no fear
It rested on my arm
I touched its calm, envied its love
But needed nothing it had

(Una colomba venne da me

Non ebbe paura

Riposò sul mio braccio

Toccai la sua calma, invidiai il suo amore

Ma non avevo bisogno di nulla che lei avesse)

 

Natsu si stupì non poco quando si rese conto che dopo tutto quel peregrinare era tornato proprio alla sua foresta, quella nella quale era cresciuto assieme a Igneel e nella quale aveva incontrato Lucy.

Quando si fu addentrato nel fitto degli alberi si fermò per qualche istante, guardandosi intorno. La foresta era cambiata negli anni passati ma l’odore che la permeava era sempre lo stesso, profumava sempre di sole e di fiori di campo. Si ritrovò a chiedersi cosa ne fosse stato della casa di Igneel, se fosse ancora in piedi oppure distrutta dalle intemperie; e si disse che sì, aveva tempo di controllare prima di rimettersi in viaggio.

La capanna era ancora dove l’aveva lasciata, intatta e apparentemente ben curata: sembrava che qualcuno se ne stesse prendendo cura e prima di pensare a cosa stesse facendo, Natsu si ritrovò a correre sperando che fosse Igneel quel qualcuno. All’interno non c’era nessuno e il drago si fermò sulla soglia, stringendo con forza l’uscio ancora semiaperto; le sue speranze si erano dissolte come fumo nell’aria e uscì di nuovo sbattendolo con forza.

Un urletto attirò la sua attenzione e vide una bambina ritta davanti a lui, fissarlo con i grandi occhi scuri. “C’è qualcosa che non va, signore?”.

“No… ti ho spaventata forse?”.

“Il rumore mi ha riscossa dai miei pensieri… ho urlato di sorpresa, non ho paura di te”.

“Cosa sei?”, chiese Natsu, incuriosito da quella piccola così calma e priva di paura. Era strano che vedendo una persona sconosciuta non si spaventasse, un’altra al suo posto sarebbe fuggita subito.

“Una colomba, mi chiamo Wendy”.

La piccola sorrise dolcemente e si avvicinò a Natsu, prendendogli la mano. “Vieni dentro signore, è quasi buio ormai”.

“Questa è la tua casa?”.

“Ci dormo ogni tanto ma non lo è. Me ne prendo cura fin quando tornerà il suo padrone”.

“E perché lo fai?”.

Wendy condusse Natsu all’interno e lo fece sedere a tavola. Gli servì da mangiare e prese posto di fronte a lui. “Perché non dovrei? Era abbandonata quando l’ho trovata, sarebbe crollata. Non c’è sempre un motivo per fare del bene, non trovi anche tu signore?”.

“Natsu. È questo il mio nome”.

“E’ un bel nome!”.

Natsu sorrise alla piccola Wendy, il primo sorriso di cuore dopo tanto tempo. Quella bambina sconosciuta gli aveva appena insegnato un’altra cosa che gli sarebbe tornata utile quando finalmente avesse ritrovato i suoi cari: come prendersi cura di loro in maniera totalmente disinteressata, senza aspettarsi nulla in cambio. Non era forse questa la maniera più bella d’amare?

Il mattino seguente, quando Natsu le disse che sarebbe ripartito, Wendy lo guardò con gli occhi lucidi di pianto; aveva trovato un amico finalmente e questi già andava via, lasciandola sola. “Resta con me Natsu! Ci divertiremo e io posso cucinare per te… se non hai altro posto dove andare puoi restare qui, sono sicura che il suo padrone non se la prenderà!”.

Il drago sorrise all’indirizzo della capanna. “Ne sono sicuro anche io… ma devo andare Wendy. Ci sono delle persone che aspettano che io le trovi, non posso fermarmi”.

Wendy lasciò andare un pesante sospiro prima di trovare la forza di sorridere di nuovo a Natsu. “Vai al fiume allora. Sulla sua superficie galleggiano spesso cose portate da molto lontano; forse porta con sé anche le persone”.

 

***

A swan of white she came to me
The lake mirrored her beauty sweet
I kissed her neck, adored her grace
But needed nothing she could give

(Un cigno candido, lei venne da me

Il lago riflesse la sua dolce bellezza

Baciai il suo collo, adorai la sua grazia

Ma non avevo bisogno di nulla che lei potesse darmi)

 

Man mano che avanzava fra gli alberi, verso il fiume, Natsu scorgeva più intenso il baluginare dei giochi di luce sulla sua superficie: era piena estate e il sole era così intenso da scaldare anche attraverso le fronde. Uscito finalmente dalla fitta foresta, dovette coprirsi gli occhi per non essere accecato dai riflessi sullo specchio liquido che era il corso d’acqua.

Quando le iridi si furono abituate all’intensa luminosità potè di nuovo osservare il mondo e ciò che vide lo lasciò senza fiato: qualcuno sedeva sull’argine del fiume, i piedi immersi nell’acqua che restituiva la sua stupenda immagine. Per un istante, Natsu rivide una bellissima bambina, dolce e gentile, che gli aveva insegnato a fidarsi degli altri esseri viventi.

“Lucy…”, disse con un filo di voce, eppure la diretta interessata lo udì ugualmente, si voltò verso di lui e ruppe l’incantesimo: non era più una bambina ma una splendida giovane donna che ora lo fissava a bocca aperta per lo stupore.

“Natsu!”, esclamò alzandosi e correndo da lui per poterlo abbracciare. “Sei tornato, finalmente sei tornato da me! Avevo quasi perso le speranze sai? Non sarei più venuta qui se non fossi arrivato oggi… perché hai tardato tanto?”.

Natsu le prese il viso fra le mani e zittì quel fiume di parole coprendo le sue labbra con le proprie, stringendola fra le braccia con la stessa brama con la quale avrebbe accolto un’oasi nel deserto; tutto acquisiva un senso ora, se non fosse partito per cercarla non avrebbe mai imparato come starle vicino degnamente, come amarla nella maniera che meritava, come affrontare il mondo per proteggerla sempre e non perderla mai.

“Ti ho cercata tanto”, disse quando la necessità d’aria li costrinse a separarsi. “Non riuscivo a trovarti”.

“Te lo avevo detto, ricordi? Gar tuht river, ger te rheged‘vai al fiume, giungerai in una terra incantata’. Il luogo dove vivo”, sorrise Lucy, sollevando una mano per accarezzargli il viso. “E dove forse vive anche Igneel. Ci sono molti draghi laggiù e forse posso trovare qualcuno che ti porti da loro perché ti diano notizie di tuo padre”.

Il ragazzo spalancò gli occhi, fissandola come se avesse detto chissà quale eresia: non poteva crederci, finalmente aveva ritrovato Lucy e adesso lei gli dava la possibilità di ritrovare Igneel! Sorrise, e ripresosi dallo stupore iniziale, le baciò la fronte, dolcemente, con delicatezza.

“Adesso non mi interessa dove puoi portarmi o le notizie che puoi darmi. Mi interessi tu”, le disse guardandola come se la vedesse per la prima volta, bellissima e aggraziata in una maniera che poche altre creature avrebbero potuto eguagliare, stupenda persino con quel rossore a dare colore al suo viso candido.

Lucy abbassò lo sguardo, intimorita dagli occhi di Natsu, imbarazzata come se lo vedesse per la prima volta. Il bambino che ricordava non aveva ancora quell’aspetto fiero, la consapevolezza di scegliere la cosa giusta al momento giusto, non sapeva amare in modo tanto delicato e perfetto; ma lei aveva sempre saputo che genere di persona sarebbe diventata, lo si intuiva di già dai suoi modi titubanti di bambino.

“Mi sei mancato”.

“Anche tu. Non sentiremo mai più questa mancanza, niente e nessuno ci separerà adesso che ci siamo ritrovati”, disse Natsu abbracciando Lucy con fare possessivo.

“Niente e nessuno”, ripetè Lucy, sorridendo radiosa.

 

Questa storia non parla di principi e principesse dai nomi altisonanti rinchiusi nei loro castelli di pietra. Però, anch’essa termina con E vissero felici e contenti.

 

Gar tuht river

Ger te rheged

 

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Buonase… ok, forse è il caso di dire buonanotte Nalu addicted XD

E per darvi la buonanotte, la vostra Saralasse vi lascia una bella (ma questo lo direte voi ;) ) favola in stile Fratelli Grimm… o almeno ci ho provato!

Non so bene cosa siano diventati i nostri maghi, se animali, umani travestiti da animali, animali antropizzati… immaginateli come preferite, io ho solo scritto sull’onda dell’emozione che mi trasmette questa bellissima canzone dei Nightwish, ovvero The Crow, the Owl and the Dove, di cui ho inserito le strofe nel testo. Anche la frase che dice Lucy è presa dalla canzone, è in cumbrico, un’antica lingua celtica che oggi sopravvive in qualche termine.

Che altro dirvi, vi ringrazio come sempre se siete arrivati a leggere i miei deliri e vi ringrazio in anticipo se vorrete dirmi cosa ne pensate, grazie davvero siete impagabili! Mi piacerebbe soprattutto sapere cosa pensate degli accostamenti animali-personaggi, li trovate azzeccati o li ho sbagliati del tutto? Tenete presente che per scegliere ho fatto riferimento non all'animale in sè ma alle caratteristiche che il signor Holopainen ha attribuito loro nel testo :)

Alla prossima <3

  
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