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Autore: Spark of Shadow    18/01/2012    3 recensioni
"Dove vuoi andare, Trent?"..."Ovunque mi porti il cuore..."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trent
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscii a dormire, avevo provato perfino un sonnifero, ma niente.

Il pensiero di ciò che era accaduto tempo fa, mi tormentava ancora, tornava nei miei pensieri, nei miei sogni. Ormai la notte era lunga, più del giorno, era strano che a volte le palpebre si chiudessero da sole, altre volte, invece, nemmeno i mezzi più potenti, potessero farmi addormentare.

Forse era una forma di rifiuto, era come se il mio cuore si volesse rifugiare in un mondo dove dolore, tristezza, odio e rancore, non esistono.

“Questi sono i sentimenti di un essere umano, odio, amore, tristezza, felicità.”

Non ne potevo più di discorsi filosofici nella mia testa, nessuno riuscirebbe a togliermi dalla testa quella persona. Decisi di uscire indossando i primi vestiti che trovai in giro e una giacca.

“Dove vuoi andare, Trent?” questa fu la domanda che mi posi.

“Ovunque mi porti il cuore...”

Cominciai a camminare, senza una vera meta, sapevo che dovevo affidarmi al cuore, non importa dove sarei finito.

Mi ritrovai sotto una casa, non troppo grande, non troppo bella.

Tutto era buio lì, eccetto una piccola finestra.

C'erano due ombre che potevo vedere, due ombre fin troppo note.

Restai lì per un po', non saprei dire perchè, forse volevo semplicemente guardarla, felice, con l'uomo che ama o forse volevo che mi notasse, che mi sorridesse, che mi dicesse che le manco.

“Mi manchi Gwen...”

Abbassai la testa, in segno di resa.

Abbozzai un sorriso prima di alzare la testa e sorridere davvero, pensando a lei.

Mi girai verso la finestrella ancora una volta e la vidi affacciata, la luce spenta e lei che guardava la luna, incantata, adorante, rispettosa della sua maestà.

Restai fermo a rimirarla per qualche secondo.

Una delle qualità che più amavo in lei, il silenzio che sapeva creare, per gustare come si deve una vera e propria opera d'arte.

La vidi chiudere gli occhi come se stesse ascoltando una sinfonia e stesse gustando la cascata di note che sapeva percepire.

Abbassò lo sguardo per osservare la strada silenziosa e godersi il rumore del vento tra le foglie.

Allora mi vide, i nostri occhi si incontrarono e non si allontanarono per un istante che mi sembrò un secolo. Che dolce sensazione mi pervase. Una sensazione che solo lei mi poteva donare.

Il suo sorriso mutò, la sua espressione era quella di una persona addolorata.

Chiusi gli occhi, ma il mio sorriso era ancora stampato sulle mie labbra. Istantaneamente li riaprii e lei sussurrò qualcosa.

La guardai ancora e mi voltai e tornando a casa sussurrai: “Ti amo ancora, Gwen... e ti amerò sempre...”

  
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