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Autore: kymyit    18/01/2012    1 recensioni
Se vi chiedevate perché Lilithmon abbia concesso a Phelesmon una vacanza in compagnia con JetSilphymon costringendo quest'ultima... beh, tutto cominciò con un'importante scoperta da parte del diavolo.
Una scoperta scientifica molto interessante.
E una piccola vendetta.
[accenni shoujo ai]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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La seconda storia scritta per la challenge: Chi, con chi, che cosa facevano.
Si lega alla storia: Non solo manie di protagonismo, di cui è l'antefatto.
 Questa è la lista dei personaggi scelti:

  1. 1.      Lilithmon
  2. 2.      Taiki Kudou
  3. 3.      Phelesmon
  4. 4.      Vamdemon
  5. 5.      Metalseadramon
  6. 6.      Mugendramon
  7. 7.      Piemon
  8. 8.      Taichi Yagami
  9. 9.      Yamato Ishida
  10. 10.  Beelzebumon (xros wars)
Non immaginate neppure lontanamente le assurdità che dovrò scrivere *ride come una pazza*
Inoltre, Phelesmon ha avuto fortuna, Yamato... qualcuno lo odia. Ma che hanno tutti contro il numero 9? *sospiro* e Vabbè. Alla prossima!!


Prompt:
Quel furbacchione di 3 ha scattato delle foto piccanti a 1 e ora minaccia di mostrarle in giro. Se 3 non conosce l’esistenza delle macchine fotografiche, tanto meglio.





Le grandi scoperte portano grandi vantaggi.
Ma non per tutti.




Solita riunione settimanale, solita storia.
Phelesmon aveva da riferire tante di quelle novità che non sapeva da dove iniziare. La sua principale preoccupazione era far capire alla Maestra Lilithmon che non era colpa sua se era “costretto” a partecipare a quelle riunioni. Il Maestro Belphemon dormiva da chissà quanto tempo, se si svegliava una volta al mese per un minuto non era certo colpa sua. Qualcuno doveva pur tirare avanti la baracca, no?
Sospirò divertito.
In realtà c’era una ricompensa al tanto penare e, suddetta ricompensa, aveva morbidi capelli azzurri e occhi rossi come il sangue, un caratterino focoso e anche un gran bel fisico. E un’ingombrante armatura che prima o poi le avrebbe sfilato di dosso.
Una volta entrato nel castello, la gentile donzella lo fece accomodare nel salone in attesa che sopraggiungessero anche gli altri attesi ospiti. Il digimon diavolo attraversò la stanza ammirando estasiato i quadri alle pareti e la ricchezza artistica di ogni singolo pezzo d’arredamento. I ritratti trasudavano di una sensualità non indifferente ed erano senz’altro opera di un grande artista poiché erano realistici e il giusto contrasto fra luci e ombre poteva essere realizzato solo da un digimon con una grande esperienza alle spalle o un grande genio artistico.
Nel distogliere lo sguardo dal maestoso ritratto della Demon Lady della Lussuria, il diavolo vide su uno dei pregiati mobili uno strano oggetto rettangolare argentato.
-Cos’è?- domandò rigirandoselo fra le mani e scattando all’indietro non appena l’oggetto infernale lampeggiò accecandolo.
Jet Silphymon, che se n’era rimasta zitta ostentando indifferenza per tutto il tempo, non riuscì a trattenere una risatina sincera e cristallina. Il diavolo arrossì vistosamente (dire che divenne ancora più rosso di quello che era, sarebbe riduttivo) e ripose l’oggetto sul ripiano.
-Che cos’è questa… questa…-
-Diavoleria?- suggerì la digimon sogghignando.
-Questa cosa.- concluse il diavolo senza staccare gli occhi dall’oggetto, ignorando la battutaccia.
-E’ una macchina fotografica digitale.- gli rispose la digimon con aria saccente –Non mi dirai che non sai cos’è davvero perché non posso credere che tu sia così fuori dal mondo.-
Coraggiosamente, Phelesmon riprese in mano l’oggetto e iniziò a prendervi confidenza, scoprendo così come far scorrere l’obbiettivo e la magia dello zoom. Dopo aver scattato due o tre accidentali foto al muro si voltò nuovamente verso la digimon e le domandò –Ma a che serve?-
JetSilphymon ci provò davvero a controllarsi ma non ci riuscì e si ritrovò piegata in due sul mobile a ridere a crepapelle davanti al suo peggior nemico.
-O Goddramon, non posso credere che tu…- neppure riusciva a prendere fiato, soffocata dalle risate.
Lui proprio non ci vedeva nulla da ridere –Beh, scusa tanto se ho gusto per il vintage, io.-
-Più che gusto per il vintage direi che sei rimasto all’età della pietra.- lo derise e avrebbe certo ribattuto, Phelesmon, se gli ospiti importanti non avessero fatto la loro entrata in scena.
Daemon, Barbamon, il gigantesco Leviamon. Mancavano Lucemon e Beelzebumon per ovvi motivi e certamente non sarebbero arrivati, per cui, la riunione poteva iniziare. Phelesmon seguì i Demon Lords dopo aver lanciato a JetSilphymon un’occhiataccia, meditando vendetta, tremenda vendetta.
Una volta riuniti in sala e fatto rapporto, scambiati pareri ed esposti i piani d’attacco, Phelesmon si permise di domandare a Barbamon e Daemon cosa accidenti fosse una macchina fotografica digitale, suscitando così l’ilarità del Demone dell’Ira. Alla fine però uscì dalla sala con un malefico piano ad arrovellargli il cervello diabolico e, ma guarda che fortuna, la macchina fotografica era proprio dove l’aveva lasciata.





Bussarono alla porta della stanza. Lilithmon si rigirò fra le lenzuola, infastidita, colpendo leggermente il corpo di JetSilphymon col piede per indurla ad alzarsi e aprire, ma la digimon dormiva nella grossa, esausta e non dava segni di volersi svegliare, così, all’insistente battere del digimon suicida, Lilithmon dovette trascinarsi di persona ad aprire. Attraverso lo spiraglio scorse Phelesmon e lo liquidò immediatamente.
-Che diavolo vuoi?!- gli disse con aria di sufficienza, ma lui non se la prese.
Non se la prendeva mai, era un tipo molto paziente (certo prima o poi scoppiava, ma poteva definirsi un santo) e quindi non si scompose affatto, anzi, malignamente mostrò alla Demon Lady la macchina fotografica, facendola inorridire.
-Come hai osato?!- sbottò Lilithmon tentando di contenersi dall’urlare contro quel dannato pervertito che aveva osato fotografarla (non sapeva come e non sapeva perché lui fosse ancora lì dopo la riunione) in dolce compagnia e in pose tutt’altro che decenti.
-Si calmi, Maestra.- la rassicurò lui mettendo avanti le mani –Era solo una curiosità personale, volevo solo fare qualche fotografia e… ma se vuole, le renderò la macchina immediatamente.-
Lei inarcò il sopracciglio e allungò la mano verso l’apparecchio digitale –Ecco, bravo, ridammela e sparisci.-
-Prima però…- gliel’allontanò lui, costringendola a sporgersi di più fuori dalla stanza, coperta solo dal lenzuolo.
-Phelesmon!- lo ammonì la Demon Lady con gli occhi iniettati di sangue e la testa fumante di rabbia –Non permetterti! Ridammi quella dannata macchina fotografica!-
-E’ un desiderio questo?- domandò malignamente spalancando gli occhi ambrati in maniera così inquietante da suscitare persino in Lilithmon un terrore primordiale.
Esprimere un desiderio significava stringere un patto con lui.
Un patto col diavolo!
Con Phelesmon poi… meglio si decapitava seduta stante. Imbronciò le labbra sporche di rossetto e socchiuse gli occhi, Lilithmon –Che cosa vuoi, Phelesmon?- gli domandò.
Lui si grattò il pizzetto e, con dipinta sul volto un’espressione vaga, rivolse lo sguardo di lato.
-Ci sarebbe una cosetta…-

Dormiva JetSilphymon, ignara che la richiesta del diavolo riguardasse proprio lei.
   
 
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