Era un lungo ed uggioso pomeriggio di metà novembre.
Amedeo guardava il cielo con aria malinconica, poi aprì la finestra e di poggiò con le braccia incrociate sul davanzale: adorava la leggera brezzolina appena riscaldata dal pallido sole novembrino.
Il vecchio Armando, vero grande amico della sua vita ormai non c’era più: il brutto male che aveva se l’era portato via da qualche giorno e lui era stato l’unico che, fra tanta gente presente al funerale, aveva avuto il coraggio di porre un fiore sulla pesante cassa di legno che racchiudeva il corpo esanime del caro amico. Il veccho Armando se n’era andato senza troppo rumore, come era solito fare, in punta di piedi, ed aveva lasciato in Amedeo un vuoto incolmabile.
“Ascolta sempre il prossimo”.
Quella frase quasi lapidaria risuonava nelle orecchie del giovane ragazzo. La frase del suo Amico, quella che era solita ripetere qualunque cosa stesse dicendo.
Ad un tratto una lacrima scese giù dall’occhio sinistro del ragazzo, per rigare tutta la guancia e cadere poi nel vuoto.
Era sempre stato capace di “Sentire” tutto quello che gli veniva detto: non aveva mai “Ascoltato” veramente.