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Autore: Slyth    19/01/2012    2 recensioni
Ad una delle persone che ho amato di più al Mondo, e che, come capita spesso nella vita, ho perso. A una di quelle persone che sanno solo voler bene, incondizionatamente. A mio nonno, che ora non c'è più, ma che io sento vicino ogni giorno, e che occupa ogni mio pensiero.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nonno Ti ricordi nonno?
Le ricordi ad una ad una, le ore passate con me?
Perché io non riesco a dimenticarle, non potrei nemmeno se volessi.
La tua panda blu arrancava sulla salita di casa, quella casa alla quale ti hanno quasi costretto, e alla quale non appartenevi. Tu scendevi, sorridendo, ed io ero là, sotto il grande garage, non aspettavo altro che vederti scendere da lì, nonno. La tua testa calva, il tuo pancione immenso, e quegli occhi che avevano visto la guerra, ma che, quando mi guardavano, si riempivano di tutto l'amore del mondo.
Mi prendevi in braccio, posavi la mia mano sulla tua gamba e mi dicevi:
'Lo senti qui? Sì proprio qui.' mi stupivo ogni volta, toccando quella carne dura. 'è stata una granata'.
Capii solo quando crebbi cosa fosse una granata, nonno.
Mi mancavi quando non ti vedevo, mi mancava giocherellare con i lobi delle tue orecchie, sedermi sulle tue ginocchia e sentirti raccontarmi fiabe. Te ne inventavi sempre di nuove, lo facevi per me. Mai una volta perdesti la pazienza, mai che io ti abbia sentito alzare la voce, lamentarti. Perché eri così buono, nonno? Il Mondo si meritava che avessi un cuore così grande, così tanto amore da dare, nonostante tutto? Ed io, mi meritavo il tuo affetto?
Non ricordo se sono mai stata cattiva con te, nonno, ma Dio, se lo sono stata, perdonami, se ancora puoi.
Qualche volta venivi a trovarmi. Ottant'anni, e mezz'ora di macchina non ti spaventava minimanente. Ottant'anni, e lo spirito di un'immortale. Allora perché il tuo cuore non ha retto quel giorno, nonno?
Venivi a trovarmi, mangiavamo insieme, il suono della tua voce buona risuonava per tutta la stanza; anche ora, se mi siedo attorno al tavolo vuoto della cucina, mi sembra che tu sia lì, accanto a me, mentre mangi e ridi e scherzi come se il nostro tempo
in realtà non fosse mai finito.
Ti ricordi il mare, nonno?
Ci sei venuto con me ogni estate, finché la salute te lo ha permesso. La casa con i gechi, il tuo cappello da pescatore, la tua pelle arrossata dal troppo sole. Giorni felici, giorni caldi, caldi d'affetto.
Mamma dice che da piccola dormivo solo tra le tue braccia, nonno. Questo non lo ricordo, ma non faccio fatica a crederlo. Anche allora ti amavo, come ti ho amato in tutti gli anni che hai trascorso su questa Terra, e come in questi ultimi quattro, durante i quali non ci sei stato, durante i quali però in qualche modo mi eri vicino, proprio qui, all'altezza del cuore, forse. Oppure al mio fianco, semplicemente, sempe un passo avanti a me, pronto a sorreggermi.
Papà e zia non si parlano più, nonno. Eri davvero solo tu il loro unico legame?
A volte mi ritrovo a pensare 'nonno oggi avrebbe avuto 90 anni', sarebbe potuto essere ancora vivo.
E' tipico di me, nonno, crogiolarmi nei 'se' e nei 'ma'.
Cosa darei per riverderti un minuto soltanto!
Ma cosa ti direi allora?
Forse questo, nonno.
Sei fiero di me?
Potrò farcela a trovare me stessa in questo Mondo così spaventosamente grande?
Ma soprattuto, nonno, ti chiederei di perdonarmi, per non averti salutato un'ultima volta, quel giorno? Sono stata così vogliacca.
Io non sono come te, io non sono una persona buona.
Ho sbagliato, ho fatto cose ingiuste, ho odiato. Sono andata contro tanta gente, mi sono fatta voler male.
Ti ho sognato spesso, i primi giorni dopo il tuo funerale. Ho avuto paura, ti ho chiesto di smettere di apparirmi nel sonno, ti ho pregato. E tu non sei più comparso.
Ora, nonno, darei tutto quello che ho per poterti rivedere, anche in sogno, anche di sfuggita.
Vorrei sedermi adesso, da diciassettenne, nonno, sulle tue ginocchia, vorrei ascoltare la storia che tanto amavo da bambina, vorrei giocare di nuovo con i lobi delle tue orecchie, posare ancora una volta la testa sulla tua pancia e ridere, e dire 'è così grande che sembra un cocomero!'.
Vorrei poter vedere di nuovo la tua panda blu davanti casa mia, quella macchina che sapeva di te, di campagna, dell'uomo che eri.
Oppure vorrei essere andata all'ospedale quel giorno, nonno, vorrei aver raccolto un po' di coraggio, e avrei visto il tuo volto sorridermi per l'ultima volta.
Chiedesti di me, quel giorno, nonno, ed io non sono venuta, dopo che tu mi fosti accanto per anni interi.
Perdonami nonno, se ho peferito avere paura.
Forse un giorno ci rivedremo, e mi sorriderai, e ti sorriderò, e ci sorrideremo in un posto migliore.
Ti amo, Lucia.

  
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